Arena (ARE) Roncadin e la nuova era! (8 lettori)

ricpast

Sono un tipo serio
Asereje ha scritto:
operaio di borsa e ricpast...

siete da ignorare, avete proprio pessimo gusto.

operaio di borsa, continua a fare l'operaio e risponditi da solo.

dici???

:cool: :cool: :lol: :lol: :lol:
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operaio di borsa

Nuovo forumer
Asereje ha scritto:
operaio di borsa e ricpast...

siete da ignorare, avete proprio pessimo gusto.

operaio di borsa, continua a fare l'operaio e risponditi da solo.


:eek: :eek: :eek:

Caro Asereje, aje ,aje ,scusa ma mi sembri una canzone, senza rancore
cos'è tutta questa acredine per averti fatto una semplice domanda?
Ti ho anche detto che l'avatar non è offensivo per i partecipanti al forum , tanto meno a te.
Capisco che siamo nervosi perchè brancoliamo nel buio mentre il titolo nel quale speriamo in una salita ,scende continuamente.

E comunque non sto cercando lavoro nè te lo chiedo
Ciao
 

ethica

Nuovo forumer
Quel che resta dei polli
Da un'Opa ostile - quella del gruppo Arena sulla Roncadin - è nato un grande gruppo alimentare tutto italiano con una padrone - Dante Di Dario - un po' «rognoso» che ora dovrà ristrutturare. Ovvero licenziare
ALLEGRA RIZZOLI
Si chiama Roncadin, ma si legge Arena: è una delle poche aziende alimentari italiane sopravvissute alla grande moria degli ultimi due anni, che ha mietuto vittime illustri come Cirio e Parmalat. Ma lo ha fatto dopo una battaglia sanguinosa (in termini economici) che risale all'estate 2004: con Arena che ha lanciato un'offerta pubblica d'acquisto ostile sulla Roncadin. E l'ha chiusa con successo, rischiando però a sua volta di restare in braghe di tela. L'operazione, grazie al sostegno del sistema bancario è riuscita: ancora oggi, tuttavia, la nuova Roncadin (che in teoria in borsa sarebbe dovuta essere rinominata Arena Alimentari) ne paga il prezzo. Il mese scorso è stata costretta a vendere l'intera divisione gelati al fondo americano di private equity Oaktree: la cessione ha fruttato (tra cassa e debito deconsolidato) oltre 150 milioni di euro. Un'iniezione di liquidità che permetterà al gruppo di chiudere in utile il 2005, di ripagare il bond da 135 milioni in scadenza il prossimo giugno (è l'eredità dei tempi d'oro di inizio millennio, quando emettere un'obbligazione era un gioco da ragazzi) e di rilanciare gli altri due business aziendali, quelli dei surgelati e del pollo. Influenza aviaria permettendo. Fin qui le note positive. Quelle ufficiali. I retroscena, invece, sono meno rassicuranti. Il padre padrone del gruppo è tale Dante Di Dario, un molisano con la passione per l'industria e per gli affari. Un personaggio controverso, che in tempi non sospetti sosteneva che Arena stesse al Molise come la Fiat al Piemonte. Chi ha lavorato al suo fianco parla di un manager mosso da grande passione, ma dal carattere piuttosto difficile. Di un presidente, questa è la sua carica nella nuova Arena, che vuole avere parola su tutto e su tutti, anche laddove le competenze non glielo dovrebbero permettere. Non si spiegherebbe altrimenti l'emorragia di manager degli ultimi mesi: Giovanni Barberis, che di Arena è stato amministratore delegato, ha passato la mano a inizio autunno.

Un addio doloroso, che a Piazza Affari molti operatori hanno accolto con disappunto: Barberis era stato l'artefice della scalata a Roncadin, aveva controbilanciato gli eccessi di Di Dario imponendo una politica di bilancio rigorosa, assicurato il sostegno del sistema bancario; aveva - insomma - stretto i bulloni di un'azienda che traballava. Veniva, Barberis, da un'altra società alimentare: Cremonini. E se ne è andato a lavorare in tutt'altro campo: all'emiliana Hera, utility emergente che ha appena chiuso l'opa sulla conterranea Meta e si propone come player energetico dell'Italia centrale. Il suo posto è stato preso da Maurizio Spampinato, ex-manager Barilla. «Un uomo di marketing - sottolineano a Piazza Affari - Barberis era un'altra cosa, ma resistere a Di Dario è un'impresa per tutti». E infatti, pure Spampinato - dicono i maligni - prima di accettare il pur prestigioso incarico, ha tentennato parecchio. E negli ultimi tempi è più volte circolata l'indiscrezione (sempre smentita da Arena) delle sue dimissioni. Un altro addio eccellente è stato quello di Marco Sabelli, attuale amministratore delegato di Piaggio, che nel consiglio di Roncadin sedeva come amministratore indipendente. L'addio ha fatto venire meno il numero legale in cda e costringerà a rieleggere l'intero organo il prossimo 14 gennaio.

Resta, infine, da sciogliere anche il nodo del piano industriale. Annunciato a più riprese da Spampinato e Di Dario per fine novembre (o al massimo a inizio dicembre) e mai presentato alla comunità finanziaria, se non alle banche creditrici. Arena, che recentemente ha ceduto anche la divisione delle pizze surgelate, ha annunciato comunque che si focalizzerà soprattutto sul pollo e sul pesce surgelato. Le strategie? Eliminare i doppioni di organico a ogni livello, soprattutto nel segmento delle vendite. Il che significa - nella peggiore delle ipotesi - razionalizzare e cioè tagliare personale. E ancora: la produzione ittica sarà spostata nei Paesi emergenti, nel Far East e in Sud America, per il resto saranno ceduti altri piccoli settori di business per fare cassa e risanare ulteriormente il bilancio.

Sarà questo il destino di un'impresa come Arena, partita per comprare e risanare Roncadin e rimasta impantanata a causa della frenata dei consumi italiani, della forte concorrenza straniera e di un bilancio indebolito dalla gloriosa scalata. Chi pagherà il prezzo di tutto ciò? Non certo Di Dario, che chiuderà il 2005 in utile, non certo i manager - che al massimo devono sorbirsi le sfuriate del presidente in consiglio d'amministrazione - ma soprattutto la base dell'azienda. C'è da scommettere che, nel giro di pochi mesi, la parola esuberi comincerà a circolare in casa Arena-Roncadin. E le banche creditrici non potranno che caldeggiare una soluzione drastica del problema.






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