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eurasiatica, Unione Eurasiatica, Vladimir Putin, Xi Jinping
122 tonnellate d’oro segretamente rimpatriate nei Paesi Bassi

novembre 26, 2014 1 commento

Mark O’Byrne, Global Research, 25 novembre 2014La banca centrale olandese aveva detto che rimpatriava parte delle sue riserve auree dagli Stati Uniti, divenendo l’ultima banca centrale europea ad esprimere pubblicamente preoccupazione sulla sicurezza dell’oro a seguito della crisi del debito della zona euro. Mentre il dibattito se la Svizzera debba mantenere la maggior parte delle sue riserve d’oro su suolo svizzero è al culmine, il referendum si svolgerà domenica, gli olandesi annunciano di aver appena segretamente rimpatriato ad Amsterdam 122 tonnellate di riserve auree da New York. L’oro, del valore di 5 miliardi di dollari oggi, rappresenta il 20% delle riserve dei Paesi Bassi. Ora il 31% delle riserve è ad Amsterdam. Un altro 31% sarebbe a New York, mentre il resto tra Ottawa e Londra, gli stessi luoghi in cui la maggior parte dell’oro svizzero sarebbe conservato. La tendenza al rimpatrio dell’oro iniziò con Hugo Chavez che riportò a Caracas l’oro venezuelano, nel 2011. Fu seguito da altre grandi nazioni e banche centrali, in particolare la Germania. Il rimpatrio è indotto dal sospetto che la Federal Reserve e altre banche centrali abbiano prestato o venduto l’oro che detenevano ad altri Paesi e che sia stato utilizzato per comprimere il prezzo dell’oro negli ultimi anni. Stranamente, le riserve auree della Federal Reserve non sono verificate da oltre 50 anni. L’ultimo controllo e l’ultima visita pubblica avvenne nel 1953, poco dopo che il presidente Dwight Eisenhower assunse l’incarico. Nessun esperto fu autorizzato a presenziare a tale verifica e la squadra vi rilevò solo il 5% dell’oro. Quindi, non c’è stata una verifica completa di Fort Knox in oltre 60 anni.
Le richieste di rimpatrio dell’oro sono aumentate dal crollo di Lehman e con la crisi finanziaria globale, causate dalle preoccupazioni che se gli Stati Uniti e il mondo subiscono un crollo sistemico o la crisi del dollaro, le nazioni avrebbero difficoltà a proteggere le proprie riserve auree. La preoccupazione è che una FED disperata possa nazionalizzare le riserve auree internazionali, per evitare il crollo del dollaro o ricostruirne la fiducia dopo una crisi valutaria. E’ interessante notare che, mentre alcuni economisti occidentali come Paul Krugman continuano a denigrare l’oro, le banche centrali occidentali non sembrano vederlo come una “reliquia della barbarie”. Né le controparti orientali e cinesi, che tranquillamente riducono le loro riserve in dollari, euro e sterlina aumentando quelle auree, negli ultimi anni. La banca centrale olandese s’è spinta ad affermare che l’azione era volta a creare fiducia sulla capacità della banca centrale nel gestire le crisi. La prospettiva di ulteriori spedizioni dagli Stati Uniti rimane aperta, mantenendo il segreto sui dettagli logistici. Vi sono domande su come gli olandesi hanno potuto rimpatriare un tale volume di oro quando la richiesta della Germania è stata tralasciata. Forse l’approccio discreto degli olandesi ha consentito alla Federal Reserve di agire, permettendosi di raccogliere il metallo sul mercato. Analisti scettici hanno suggerito che la diminuzione delle riserve auree potrebbe rivelarsi utile per la Federal Reserve di New York. Vi sono anche domande sul fato delle riserve auree ucraine dopo che l’oro è scomparso dalla banca centrale ucraina subito dopo il colpo di Stato sponsorizzato dagli Stati Uniti che ha imposto un nuovo governo.
Gli olandesi vedono l’oro favorevolmente quale importante patrimonio monetario e hanno anche hanno dimostrato la loro convinzione che possedere oro sicuro sia della massima importanza. Anche se la Banca centrale tedesca ha dichiarato fiducia nella custodia statunitense delle riserve auree, nonostante gli sia stato negato l’accesso più volte a New York, la campagna per il rimpatrio dell’oro della Germania rimane alta. Se l’iniziativa sull’oro svizzero passa o meno, va notato che la maggioranza degli svizzeri è ben consapevole del ruolo che l’oro svolge soprattutto in tempi di crisi. Durante la riforma in Europa fu in questi tre Paesi, Germania, Svizzera e Paesi Bassi, che fiorì il pensiero indipendente. Le popolazioni sono “stordite” negli ultimi anni, ma queste nazioni hanno ancora un alto livello di dibattito pubblico e l’importanza su prudenza, risparmio e oro è ben compreso da molti. Crediamo che le altre banche centrali potrebbero avere già tranquillamente cercato o cercheranno di rimpatriare il loro oro da New York, Ottawa e London. Ciò può creare a breve pressione sulle banche centrali costrette ad entrare nel mercato per acquisire lingotti fisici che si pensa già possiedano. Se questi custodi non sono in possesso dell’oro che sostengono di avere, saranno costretti a comprare oro sul mercato aperto, dove l’offerta è estremamente ristretta visto che l’oro è assai richiesto. Crediamo, come gli olandesi, che possedere lingotti d’oro o conservarli in luoghi sicuri come Singapore, Hong Kong e Zurigo, possa essere considerato una sicurezza.Mark O’Byrne è direttore della ricerca di GoldCore.com da lui fondata nel 2003. GoldCore è uno dei principali broker dell’oro nel mondo e ha oltre 4000 clienti in 40 Paesi e con oltre 200 milioni di dollari di patrimonio gestito e depositato tra Londra, Zurigo, Singapore, Hong Kong, Dubai e Perth.
Copyright © 2014 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


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9 MILIONI DI EURO ''RUSSI'' AL FRONT NATIONAL. MARINE LE PEN: ''PRESTITO REGOLARE, ISCRITTO A BILANCIO E SARA' RESO''

martedì 25 novembre 2014
PARIGI - Nove milioni di euro prestati a Marine Le Pen da Vladimir Putin, attraverso la First Czech Russian Bank, fondata nell'ex Cecoslovacchia ma ormai basata a Mosca e di proprietà di Roman Yakubovich Popov, magnate vicino al Cremlino. La leader del Front National, con il vento in poppa dei sondaggi e in ottima posizione per le future presidenziali francesi, non ha affatto smentito, anzi ha rilanciato: si tratta, ha detto, di "un'operazione regolare, trasparente e cristallina", rispettosa delle leggi francesi sul finanziamento dei privati ai partiti, soldi ovviamente dichiarati in bilancio e che verranno restituiti. "Dopo che" ha aggiunto "nessuna banca francese ha voluto farci credito".
Su questo argomento in Francia si e' scatenata una bagarre dei media di sinistra, che mettono in collegamento la linea anti-euro e anti-Europa della Le Pen con i denari di Putin, che notoriamente con l'Europa ha il dente avvelenato, dopo le stupide sanzioni. Ma e' anche vero che l'antieuropeismo del Front National e' storico, il prestito e' recente. Resta il fatto che con i partiti ovunque a caccia di soldi, in Europa come in Italia, con le leggi sui finanziamenti pubblici che ovunque tendono - giustamente - a farsi restrittivi, una Russia che decida di aiutare chi si oppone a Bruxelles e alla moneta unica puo' preludere a sviluppi clamorosi.
La Lega, alleata del Front National nell'Europarlamento, e' subito entrata nel mirino della stessa "confraternita" di media di sinistra. Il segretario Matteo Salvini non ha mai fatto nulla per nascondere la propria ammirazione verso Putin, come dimostra sia il recente viaggio in Crimea, sia i colloqui con Putin in persona avvenuti a Milano in occasione della presenza del presidente russo al Vertice Asem. E sul tema del finanziamento "russo" a Marine Le Pen il segretario del Carroccio ha dichiarato: "Invidio la Le Pen, ma io di quattrini ne vedo girare pochi. Pero' qualsiasi contributo trasparente lo accetto volentieri".
Certo è che il mondo sembra sia sia capovolto. Durante la Guerra fredda, erano i dirigenti del Pci a tornare da Mosca con la valigia carica di rubli, mentre il dipartimento di Stato americano, e anche la Cia, appoggiavano a suon di milioni di dollari all'anno gli esponenti della Dc e dei partitelli alleati dei democristiani. E, quanto alla Francia, e' pur vero che Nicolas Sarkozy e' accusato di avere avuto finanziamenti illegali dalla Libia di Gheddafi (finiti i quali sarebbe scattata la ritorsione armata), nonche' dai business con Algeria e Tunisia. Resta il fatto che l'Urss aveva l'interesse a finanziare in Occidente i partiti anti-atlantici comunisti e socialisti, Putin finanzia invece i movimenti di destra anti euro e anti Ue.
Putin vorrebbe così facendo destabilizzare l'Unione Europea? Non ce n'è bisogno, arriva tardi.
L'Europa si sta già destabilizzando da sola. La sua politica estera a dir poco ambigua, se non inesistente; quella economica ancora peggio. Angela Merkel e la Germania sono state per anni le migliori amiche di Putin, piu' o meno come Silvio Berlusconi, salvo farsi promotrici dell'allargamento ad Est - compresa la Nato - e ora cavalcare le sanzioni.
Quanto ai problemi economici interni della Ue e dell'euro, non c'e' neppure bisogno di parlarne: siamo sulla soglia di una catastrofe, le condizioni economiche complessive della Ue sono da spavento.
In altri termini, la disaffezione verso la politica dei cittadini europei (non solo italiani), e ancor di piu' la ribellione montante degli stessi europei verso l'Unione europea e la moneta che la rappresenta, sono già prossime al culmine.
Ribellione che va dalla Francia alla Gran Bretagna, dall'Italia alla Germania, senza scordare l'Austria, la Polonia, il Belgio, i Paesi scandinavi e per ultima la Spagna, dove il nuovo partito "Podemos" nato neppure un anno fa è già in testa ai sondaggi. E vuole la fine della Ue e la "rinegoziazione" degli interessi sui titoli di stato spagnoli. Quello che i banchieri europei chiamano: default.
Redazione Milano.

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Bankitalia: debito pubblico aumentato di 64,2 miliardi nel 2014

ECONOMIA, NEWS venerdì, 14, novembre, 2014


14 nov. – Il debito pubblico e’ diminuito in settembre di 14,4 miliardi, a 2.134 miliardi, mentre nei primi nove mesi dell’anno e’ aumentato di 64,2 miliardi. Lo rileva la Banca d’Italia. Il calo di settembre, spiega via Nazionale, e’ stato determinato dalla “riduzione di 30,9 miliardi delle disponibilita’ liquide del Tesoro (pari a […]
 
Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio

27 novembre

UN CONTROLLO FINANZIARIO GLOBALE DOMINA SULLA POLITICA

Nel 1919 si rivelava impossibile riproporre il sistema finanziario in vigore prima della Grande Guerra, per questo i poteri forti del capitalismo finanziario dell'epoca si prefissero u...n obbiettivo di ben piu' vasta portata: Nient'altro che la creazione di un SISTEMA MONDIALE DI CONTROLLO FINANZIARIO NELLE MANI DI RISTRETTI GRUPPI DI PRIVATI IN GRADO DI DOMINARE IL SISTEMA POLITICO DI OGNI PAESE E L'ECONOMIA GLOBALE DEL MONDO

Tale sistema doveva essere organizzato in un SISTEMA FUDALE INCENTRATO SULLE BANCHE CENTRALI DI TUTTO IL MONDO o in grado di agire di concerto, attraverso accordi segreti raggiunti nei frequenti incontri privati e nelle conferenze al vertice. Il culmine del sistema doveva essere la Bank fur Internationalen Zahlungsausgleich, o BANK of INTERNATIONAL SETTLEMENTS, la Banca dei Regolamenti Internazionali di BASILEA in Svizzera, una banca privata di proprietà, e sotto controllo delle banche centrali mondiali, a loro volta istituti privati.

Ogni banca centrale, nelle mani di governatori come Montagu Norman della Bank of England, Benjamin Strong della Federal Reserve Bank of New York, Charles Rist della Banque de France e Hjalmar Schacht* della Reichsbank, si prefiggeva di DOMINARE I RISPETTIVI GOVERNI grazie alla capacità di controllare i PRESTITI del Tesoro, gli interventi sul corso delle valute estere, l'influenza esercita sul livello delle attività economiche nazionali e di condizionare i politici disposti a collaborare con incentivi premiali di business. (Carroll Quigley)

*Hjalmar Horace Greeley Schacht, massone di alto grado, fu governatore della Reichsbank dal 1923 al 1930 nella Repubblica di Weimer e dal 1933 al 1939 durante il Terzo Reich, nonché ministro delle Finanze di Hitler dal 1934 al 1937, periodo in cui divenne uno dei principali protagonisti del "miracolo economico" tedesco, grazie anche ai finanziamenti della City e di Wall Street. Altro...





 
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RENZI FA IL LOBBISTA PER IL DENARO DIGITALE DI BILL GATES
Postato il Giovedì, 27 novembre @ 07:52:57 GMT di davide
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FONTE: COMIDAD.ORG
Al di fuori della comunicazione ufficiale, molti commentatori hanno opportunamente notato che le dichiarazioni di Matteo Renzi sul prossimo abbandono dello scontrino fiscale in nome della mitica "tracciabilità", hanno come vero obiettivo l'eliminazione del contante per adottare il denaro elettronico, altrimenti detto, all'anglosassone, "denaro digitale".Una parte consistente della stampa di corte è andata immediatamente in appoggio delle dichiarazioni depistanti di Renzi, prospettando un quadro catastrofico dell'evasione fiscale che sarebbe favorita dallo scontrino.
Nella foto: Melinda e Bill Gates


Per rendere credibili dei dati di dubbia consistenza, si è collocata alla testa della classifica dell'evasione la solita Napoli. Ancora una volta il razzismo antimeridionale è stato usato dalla propaganda ufficiale come veicolante per altre mistificazioni.
Ma per veicolare la propaganda a favore del denaro elettronico, ci si è serviti anche di un tema come la lotta all'evasione fiscale, ritenuta un cavallo di battaglia della "sinistra". In realtà l'utopia della giustizia fiscale consiste solo nella proiezione di un fantasma vittimistico della destra, che descrive i ricchi sempre sotto la minaccia di un presunto "esproprio proletario". Il vittimismo dei ricchi è sempre la coperta propagandistica dell'assistenzialismo per ricchi; in questo caso assistenzialismo per banchieri, poiché il denaro elettronico non soltanto rende obbligatoria la carta di credito, ma costringerà anche l'evasione fiscale a passare esclusivamente per le banche. Con adeguati software, l'elettronica può servire non solo a "tracciare", ma anche a stornare i profitti, magari intestandoli a società di comodo. Con la carta di credito occorre versare la tangente alle banche per ogni passaggio di denaro; con la carta di credito obbligatoria, la tangente sarà dovuta anche per l'evasione fiscale dei piccoli dettaglianti.
Il depistaggio informativo costituisce un espediente costante del lobbying finanziario. Anche il fumoso "Jobs Act" concentra l'attenzione su una "libertà di licenziare" che già esiste ampiamente, in modo da distrarre dal vero obiettivo, cioè una generale privatizzazione/finanziarizzazione della previdenza e degli ammortizzatori sociali. Si tratta, in definitiva, di svaligiare quella ben provvista cassaforte che è l'INPS, ed anche di dotare i lavoratori di carta di credito per poter riscuotere le indennità di disoccupazione. Non si capiva infatti perché i disoccupati sinora avessero il privilegio di essere esentati dal versare la tangente alle banche.
Ma nella circostanza sarebbe un errore sottovalutare lo squallore del personaggio Renzi, mancando di notare la puntualità servile della sua attività di lobbying. La maggiore lobby internazionale del denaro digitale è la "Bill e Melinda Gates Foundation", che da anni sperimenta in Africa l'introduzione di forme di "banchizzazione" elettronica delle masse di poveri, ovviamente con il pretesto di sollevarli dalla loro misera condizione. Il sito della fondazione ci offre con dovizia di particolari la cronaca di questa evangelizzazione delle masse al nuovo credo digital-finanziario.
Bill Gates, il "fondatore" di Microsoft, fa parte, come i Steve Jobs e i Mark Zuckerberg, di quella cerchia di finti "capitalisti per caso", che si sono arricchiti commercializzando le tecnologie ottenute dalla ricerca finanziata dal Pentagono con il denaro pubblico. Attualmente Bill Gates, insieme con la moglie Melinda - che proviene anch'essa da Microsoft -, svolge a tempo pieno l'attività di "filantropo", cioè di lobbista e di allevatore di lobbisti a pro delle multinazionali. La stampa compiacente ci "informa" sul fatto che Bill Gates e Mark Zuckerberg abbiano versato per la lotta contro l'epidemia-Ebola più di Cina e India messe assieme. Un dato del genere sarebbe sufficiente da solo per togliere all'emergenza-Ebola ogni attendibilità.
La coincidenza vuole che proprio negli stessi giorni in cui Melinda Gates era a Roma per essere ricevuta a Palazzo Chigi, Renzi abbia rilasciato le sue dichiarazioni contro lo scontrino fiscale ed a favore della "tracciabilità" che sarebbe consentita dal denaro elettronico. La "visita" della Gates a Renzi ha dato immediatamente i suoi frutti.
Il colonialismo filantropico riduce gli Stati a feudi personali di soggetti privati, e ciò non vale solo per l'Africa. L'esponente di una fondazione privata è stata ricevuta da un capo di governo italiano con più onori di quelli tributati ad un capo di Stato. La foto ufficiale dell'incontro fra Renzi e la Gates ci mostra il Presidente del Consiglio nella posa untuosa del paggetto timido e deferente, pronto a ricevere le istruzioni dal padrone.
Fonte: C.O.M.I.D.A.D.
Link: RENZI FA IL LOBBISTA PER IL DENARO DIGITALE DI BILL GATES - C.O.M.I.D.A.D.
27.11.2014
 
"L’attuazione di tali misure è decisivo per il futuro della Francia", scrive la leader del Front National marie le pen e il rimpatrio dell oroPrima la Germania, poi l'Olanda, forse la Svizzera questo fine settimana, e ora il Front National, prima forza in Francia alle elezioni del Parlamento europeo di maggio, e la cui leader, Marine Le Pen, è attualmente in testa ai sondaggi sulle intenzioni di voto in un'ipotetica elezione presidenziale, davanti a presidente Hollande, ha inviato una lettera al governatore della Banca centrale francese, la Banque de France, chiedendo che la Francia si unisca all’elenco di nazioni che hanno rimpatriato, o almeno tentato di farlo, il proprio oro.

Dalla lettera a Christian Noyer, ecco l'elenco completo delle richieste francesi:

• Rimpatrio urgente sul suolo francese di tutte le nostre riserve auree situate all'estero.
• L'interruzione immediata dei programmi di cessione dell'oro.
• Al contrario, una ricollocazione progressiva delle riserve valutarie a bilancio della Banca di Francia per acquistare invece oro, in ogni momento di ribasso significativo dei corsi dell'oncia (20% è il calo raccomandato)
• La sospensione di tutti i contratti relativi a impegni finanziari o prestiti che vedono impegnate le nostre riserve auree
• Il bilancio patrimoniale e finanziario delle operazioni di cessione dell'oro" stabiliti nel 2004 da Nicolas Sarkozy.

“Secondo la nostra visione strategica e sovrana, l'oro non appartiene allo Stato o alla banca centrale della Francia ma al popolo francese e di riflesso serve come garanzia ultima del debito pubblico e della nostra moneta", scrive la Le Pen, che aggiunge "L’attuazione di tali misure è decisivo per il futuro della Francia, viste le crisi socio-economiche che rischiano di prodursi".
Tratto da:L'Antidiplomatico
 
l'obiettivo degli Usa ora si sposta verso la Svizzera e il suo referendum...
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Dopo l'annuncio trionfante nel gennaio 2013 fatto dalla Bundesbank per rimpatriare le 674 tonnellate di oro presenti nella Fed di New York e nella Banca centrale francese, un anno dopo la Bundesbank ha dovuto ammettere che delle 84 tonnellate di oro che contava di riprendere durante i 12 mesi ne aveva ottenute solo 37 (e solo 5 dalla FED).

La Bundesbank ha spiegato il tutto sostenendo come i trasporti da Parigi sono più semplici e, pertanto, sono stati in grado di avviarli rapidamente. Ma la domanda che si pone Zero Hedge è: “come avviene esattamente un trasporto di tonnellate di oro? E perché dovrebbe essere più semplice da Parigi che non da New York? Il viaggio dalla Fed avviene in auto lungo la parte inferiore dell'Atlantico e l'oro francese da uno scooter fuori dal paese?”

Presumibilmente, c'era un altro motivo, continua ad ironizzare il blog americano che si è occupato spesso della questione: "Il metallo prezioso conservato a Parigi ha già la forma allungata con i bordi smussati dello "standard London Good Delivery”, mentre i lingotti nella Fed hanno ancora una forma precedente e la capacità delle fonderie americane è al momento limitata”.

La farsa si è conclusa nel mese di giugno di quest'anno, quando, invece di continuare con le ipocrisie, la Germania ha semplicemente rinunciato nel suo intento, fornendo una ragione ancora più ridicola del trasporto o della scritta sui lingotti. Berlino ha improvvisamente deciso che il suo oro era al sicuro nelle mani degli americani. "Gli americani stanno prendendo cura del nostro oro," ha dichiarato Norbert Barthle, il portavoce per le questioni di bilancio di Angela Merkel in Parlamento. "Oggettivamente, non c'è assolutamente alcun motivo di sfiducia."

Non una sola parola di più sul rimpatrio oro fallito. Fino a questa settimana, quando Deutsche Bank ha rivelato al mondo la vera ragione che sta dietro il fallimento. Dalla relazione speciale di Robin Winkler:
All'inizio del 2013, la Bundesbank ha annunciato di voler rimpatriare 300 tonnellate di oro conservato negli Stati Uniti entro il 2020. E' in notevole ritardo, citando difficoltà logistiche. Eppure, con maggiore probabilità, sono le difficoltà diplomatiche la causa principale del ritardo, dato che la Bundesbank ha dimostrato la sua capacità di organizzare i trasporti in oro su larga scala. Nei primi anni 2000, la Bundesbank ha rimpatriato 930 tonnellate di oro tedesco detenute dalla Banca d'Inghilterra.

Perché se qualcuno sa cosa è realmente accaduto dietro le quinte in Germania, e al suo interno porte chiuse presso la Bundesbank, è Deutsche Bank, uno dei motori decisionali principali a Berlino. Non erano il trasporto, i "buoni standard di consegna", o “è al sicuro nelle mani degli americani" le preoccupazioni, ma esattamente l'opposto: la Germania è stata messa sotto pressione per mantenere il suo oro in Stati Uniti per una scelta "diplomatica" della Fed, con la minaccia della stabilità dei prezzi a cui tiene tanto la Bundesbank.

Ora, conclude Zero Hedge, la domanda è, quanto sarà la pressione “diplomatica” degli Stati Uniti la Svizzera per assicurarsi che il suo referendum sul rimpatrio del suo oro non riesca. Perché se la Germania ha fallito nell'ottenere le sue 674 tonnellate di oro nel 2013, la Svizzera ha un obiettivo che è doppio...
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Notizia del: 17/11/2014​
 
ricordate di quella 'misteriosa operazione protetta dal buio della notte' dello scorso marzo?
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Lo scorso marzo, mentre il colpo di stato facilitato dal Dipartimento di Stato americano contro l'ex presidente Victor Yanukovich si stava concludendo, il FMI certificava che le riserve auree ufficiali dell’Ucraina alla fine di febbraio ammontavano a 42,3 tonnellate, pari all'8% delle riserve. ..

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... e che, in particolare sotto il presidente tanto "odiato", le riserve auree dell'Ucraina erano costantemente aumentate, toccando un livello record poco prima del colpo di stato contro Yanukovic ...

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Zerohedge aveva riportato di uno strano incidente che aveva avuto luogo subito dopo la deposizione del presidente ucraino, vale a dire che, secondo almeno una fonte, "in un'operazione misteriosa, le riserve auree dell'Ucraina erano state caricate a bordo di un aereo senza tratti identificativi nell’aeroporto Borispol di Kiev che aveva poi trasportato l'oro negli Stati Uniti ".

Così Iskra-News riportava la notizia:

“Stanotte, verso le 2:00, un aereo da trasporto non registrato è decollato dall'aeroporto di Boryspil.

Secondo il personale del Boryspil, prima che comparisse l'aereo, sono arrivati all'aeroporto quattro autocarri e due furgoni, tutti privi di targa. Sono scese quindici persone in uniforme nera, mascherate e con giubbotti antiproiettile, alcune armate di mitra. Queste persone hanno caricato sull'aereo oltre quaranta pesanti scatole.

Dopo aver fatto questo, parecchi misteriosi uomini sono arrivati entrando anche nell'aereo. Il carico è stato effettuato in fretta.

Dopo lo scarico gli automezzi privi di targa hanno lasciato immediatamente la pista e l'aereo è decollato con una procedura di emergenza.

I funzionari dell'aeroporto che hanno visto questa misteriosa "operazione speciale" lo hanno immediatamente comunicato all'amministrazione dell'aeroporto, che però ha consigliato loro vivamente di "non immischiarsi negli affari altrui".

Successivamente, i redattori sono stati chiamati da uno dei funzionari superiori dell'ex Ministero delle Entrate e dei Tributi, che ha riferito che, secondo lui, stanotte per ordine di uno dei "nuovi leader" ucraini tutte le risorse auree dell'Ucraina sono state portate negli Stati Uniti...”


Inutile dire che non ci sono state conferme ufficiali su quanto successe quella notte e che la riflessione del blog americano sul se il "prezzo della liberazione dell'Ucraina" fosse stato la consegna del proprio oro alla Fed in un momento in cui la Germania si era attivata per cercare di rimpatriare il suo ha portato alla solita presa in giro dei media mainstream.

Finora.

In un'intervista a Ukraine TV, niente meno che il capo della Banca Centrale Ucraina ha fatto un’ammissione mozzafiato sostenendo che "nelle casse della banca centrale non c'è rimasto quasi più oro. C'è solo una piccola quantità di lingotti d'oro, ma è solo 1% delle riserve.”




Come riconosce Ukraine TV, questa splendida rivelazione significa che non solo l'Ucraina esaurirà tranquillamente il suo oro nel corso dell’anno, ma che l'ultimo numero ufficiale, secondo il quale le riserve auree dell’Ucraina erano 8 volte superiore a quelle reali, è stato fabbricato e che l’ammontare reale è inferiore di circa il 90%.

Ora che la scomparsa dell’oro dell’Ucraina è stata confermata, conclude ZeroHedge, forse è il momento di aggiornare la storia "non confermata" che subito dopo la presa del potere da parte del nuovo governo ucraino la maggior parte dell'oro dell'Ucraina è stata presa dagli Stati Uniti.
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Notizia del: 19/11/2014​
 

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