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interna al sistema. L'unica ...
"Non esiste una soluzione alla crisi interna al sistema. L'unica via è uscirne". Alain de Benoist

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"Questa miscela è esplosiva. La vera domanda è se ci dirigiamo verso un'esplosione o verso un'implosione"

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di Alessandro Bianchi

Alain de Benoist.
Filosofo politico francese e saggista. Fondatore del movimento culturale denominato Nouvelle Droite. Direttore delle riviste Nouvelle Ecole e Krisis. Autore di “L'impero interiore. Mito, autorità, potere nell'Europa moderna e contemporanea”, “Sull'orlo del baratro. Il fallimento annunciato del sistema denaro” e "La fine della sovranità".


- Nel suo libro La fine della sovranità (Arianna, 2014), Lei scrive che la crisi attuale del capitalismo, iniziata con il fallimento della Lehman Brothers nel 2008, è una « crisi strutturale ». Secondo la sua visione, nessuno riuscirà a trovare soluzioni valide seguendo i meccanismi interni al sistema e l’unica via percorribile è quella che definisce « un nuovo inizio ». Ci può spiegare meglio a cosa si riferisce?

Parlo di crisi “strutturale” in opposizione alle crisi di natura essenzialmente congiunturali, perché il sistema capitalista, nella sua interezza, deve oggi affrontare una prospettiva di grave deprezzamento del valore del capitale. Si tratta di una fase inevitabile nel passaggio da un capitalismo principalmente industriale ad uno principalmente speculativo e finanziario.
All'indomani della questione dei subprimes, scoppiata nel 2008 negli Stati Uniti e poi estesa al mondo intero, i governi hanno perfino aiutato le banche ed i fondi pensionistici, elargendo loro milioni di dollari. Hanno scelto perciò di indebitarsi pesantemente con i mercati finanziari, cioè con il settore privato, mentre molti di essi affrontavano già deficit di bilancio sostenuti. Gli stati hanno poi attuato delle politiche di austerità insopportabili, immaginando, erroneamente, che avrebbero potuto ristabilire l'equilibrio in questo modo. Ma niente di tutto questo si è verificato. La politica del debito raggiunge oggi un tale livello che la si può paragonare ad una forma moderna di usura: incapaci di onorare i loro debiti regressi, gli Stati sono costretti ad indebitarsi ulteriormente per pagare gli interessi, il che aumenta nello stesso tempo l'ammontare principale del debito e quello degli interessi. Si tratta di un vortice mortale che non potrà durare a lungo. Ad un certo punto, la realtà finirà per prevalere sulla fuga in avanti. Il problema è che non esiste una soluzione interna al sistema. L'unica via è uscire dal sistema. È quello che intendo con nuovo inizio.


- Con le politiche di austerità, i paesi dell’Europa del sud sono stati catapultati nella depressione, nella deflazione e nella disoccupazione di massa. Nessun paese è al momento in grado di frenare la caduta della sua economia e Lei scrive di attendersi un’ « esplosione generalizzata ». Fino a che livello potrebbero arrivare i conflitti sociali in Europa ? E quale l'ultima goccia che potrebbe far traboccare il vaso?

Non pretendo di leggere nel futuro e la storia è per definizione imprevedibile! Ma sono a volte infimi eventi (che Lei chiama goccia d'acqua) che hanno le conseguenze più deflagranti. Una cosa certa, è che la società è oggi totalmente bloccata. Nessuno dei programmi adottati per migliorare la situazione ha funzionato. La disoccupazione ed i programmi sociali si moltiplicano, le delocalizzazioni proseguono, come la deindustrializzazione. In Francia, il debito ha raggiunto i 2000 miliardi d'euro, quasi il 100% del PIL. Tanti giovani preferiscono espatriare verso destinazioni lontane. Le classi popolari e le classi medie sono le più colpite. Nonostante tutto questo, gli ambienti liberali rimangono convinti che bisogna mantenere la rotta, accelerando anzi in quella direzione. Quanto alla situazione politica, è anch'essa bloccata, con una classe dirigente sempre più lontana dal popolo, che cerca di negare la sovranità popolare e che non nasconde di preferire la sottomissione alla globalizzazione economica piuttosto che badare agli interessi delle nazioni. Aggiungiamo a questo una crisi decisionale generalizzata. Questa miscela è esplosiva. La vera domanda è se ci dirigiamo verso un'esplosione o verso un'implosione, vale a dire un crollo.


- L’introduzione del Mes e del Fiscal Compact, oltre al commissariamento vero e proprio di interi paesi da parte dell’Europa, ha portato intellettuali come Raoul Marc Jennar e Paolo Becchi a parlare di « colpo di stato ». Gli Stati hanno rinunciato alle loro prerogative principali, in particolare la sovranità fiscale, trasformando Parlamenti e governi in meri passacarte di decisioni prese altrove. I partiti storici di destra e sinistra hanno accettato la fine della sovranità, in favore di un modello che sta distruggendo le Costituzioni e i diritti sociali garantiti. Credete che esistano nuove forze politiche in grado di riconquistare la sovranità persa? Qual è il modello socio-economico a cui dovrebbero far riferimento?

I colpi di stato sono generalmente degli atti politici. Bisognerebbe trovare un'altra espressione per descrivere il modo in cui gli Stati hanno rinunciato alla loro sovranità per collocarsi sotto l'autorità dei mercati finanziari. Il vero punto in causa è la presa di possesso della sfera politica tramite quella economica. Rovesciare tale priorità non è facile, perché non basta proclamare che bisogna “ritrovare la sovranità perduta” per riacquisirla effettivamente. Ci si può anche chiedere se degli Stati-nazione isolati possano raggiungere tale obiettivo. È la ragione per cui sono abbastanza pessimista su questo punto. Credo più nella capacità del sistema nell'autodistruzione, suo malgrado s'intende, piuttosto che nella capacità dei suoi avversari ad abbatterlo. Per quanto riguarda i modelli da seguire, credo che bisogna prima inventarli!


- In passato, sosteneva di essere favorevole ad una federazione politica dell’Europa e non considerava l'euro un problema per gli stati membri. Nella « fine della sovranità » riconoscete tuttavia che la federazione politica sembra ormai irrealizzabile e che la nuova integrazione (Mes e Fiscal Compact) serve solo a tutelare i crediti della grande finanza a danno degli Stati. Non crede che, al momento, per uscire dalla crisi l’unica soluzione sia un ritorno alle monete nazionali e la riconquista di una piena sovranità monetaria, con una Banca centrale di nuovo dipendente dal Tesoro?

Una federazione politica è realizzabile in principio, ma, nelle circostanze odierne, implicherebbe trasferimenti di capitali massicci ai quali i paesi più ricchi, a cominciare dalla Germania, non consentirebbero, ovviamente. Rimango legato al principio della moneta unica, fosse solo per far fronte al dollaro, ma sono anche il primo a riconoscere che la sua introduzione si è fatta contro ogni logica. Considerando la disparità dei livelli economici, delle legislazioni fiscali e sociali, etc., la grande maggioranza dei paesi europei non era in grado di usare una moneta tanto forte quanto lo era allora il marco tedesco. Questa sopravvalutazione dell'euro ha incontestabilmente aggravato la crisi finanziaria globale degli ultimi anni. Per quanto riguarda il ritorno alle valute nazionali, alcuni economisti lo consigliano, ma, ad ora, nessuno Stato lo vuole. Al contrario, tutti dimostrano di essere pronti a “salvare l'euro” – il che non significa certo che ci riusciranno. D'altronde, un “ritorno alle monete nazionali” non implica per forza di riprendere la lira, il franco, la peseta, etc. Si potrebbe anche immaginare vari euro nazionali (un euro tedesco, uno francese, un italiano), persino un euro per il Nord-Europa e un euro per il Sud, esattamente come esiste un dollaro statunitense, un dollaro canadese, etc. Ma credo anche che, se si abbandonasse l'euro come moneta unica, sarebbe necessario conservarlo come moneta comune per gli scambi extraeuropei. Moneta unica e moneta comune non solo la stessa cosa...


- Lo scorso settembre, l’Ue ha firmato un trattato di libero scambio con il Canada (Ceta) e sta negoziando con gli Usa (TTIP), la via scelta sembra quella della privatizzazioni di massa, delle agevolazioni per i capitali internazionali e dei benefici per le multinazionali, a danno ulteriore delle piccole imprese e dei lavoratori. Lei scrive che con il TTIP il progetto di Washington e di Bruxelles sarebbe quello di un’unione politica transatlantico, in cui la sovranità dei Parlamenti nazionali sarebbe soggetta alle volontà degli Stati Uniti (con la mediazione di Bruxelles). Siamo ancora in tempo per fermare questo scenario drammatico?

È difficile da sapere. L'Unione europea è nell'insieme molto favorevole alla conclusione di quell'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, ma il progetto del Trattato transatlantico si arena su due punti essenziali: gli ostacoli non tariffari, vale a dire la questione delle norme sociali, fiscali, ambientali, etc., che non sono le stesse dai due lati dell'Atlantico. Il rischio più grande è che le norme europee siano abbandonate a favore delle norme americane, considerate meno vincolanti. Il secondo problema riguarda le procedure che permetterebbero a delle multinazionali di intavolare delle procedure giudiziarie contro gli Stati o altre collettività che potrebbero prendere decisioni considerate dalle società in questione pericolose per i loro interessi ed i loro profitti. È difficile venire a capo di questi due punti, a meno di seguire supini la linea di Washington. Per gli Americani, quest'unione commerciale transatlantica non sarebbe infatti che una tappa verso un'unione politica. Ma faccio comunque fatica ad immaginare che una tale unione possa venire alla luce, vista la divergenza degli interessi americani ed europei: sarebbe contraria ai dati geopolitici più elementari. Detto ciò, il fatto più preoccupante risiede nell'opacità nella quale si svolgono attualmente i negoziati, così come nell'indifferenza dei cittadini nei confronti di questo progetto che sembra così lontano.


- Con l’introduzione delle sanzioni contro la Russia, Mosca ha iniziato ad intensificare le sue relazioni con la Cina, azionando un processo domino di de-dollarizzazione, che riguarda ormai tutti i paesi Brics e non solo. Si è arrivati all’accordo di Fortaleza che, nell'ottica dei paesi firmatari, dovrebe offrire un modello alternativo al cosiddetto Washington consensus. Ritiene davvero che si riuscirà a formare un sistema finanziario internazionale capace di sfidare l’egemonia americana e può essere questo lo strumento di emancipazione da sfruttare per l'Europa ?

Il sistema finanziario internazionale è oggi stremato. I Russi, i Cinesi e la maggior parte dei paesi emergenti intendono rimpiazzarlo con un altro sistema più equilibrato. Aspettando che sia possibile, assistiamo già al moltiplicarsi di scambi bilaterali che non ricorrono più al dollaro (pagamenti in euro, rubli, yuan, escudo, etc.). L'aggressività degli Stati Uniti nei confronti della Russia, il ritorno della guerra fredda, l'adozione delle sanzioni controproducenti contro il Cremlino come conseguenza della crisi ucraina, hanno avuto come unico effetto quello di spingere Vladimir Putin ad avvicinarsi sempre più alla Cina e ai BRICS, e ad accelerare l'attuazione del suo progetto di unione economica eurasiatica. In questo senso, non è esagerato parlare di un inizio di dedollarizzazione. Ora, bisogna vedere fin dove può arrivare. Gli Stati Uniti che sono ormai sulla difensiva, faranno ovviamente di tutto per opporvisi. Ma si troveranno di fronte a partner più risoluti a far valere i propri interessi di quanto lo siano gli Europei. Si tratta, come sempre, di un rapporto di forza, in cui il politico è chiamato a giocare il ruolo essenziale
 
governi sono praticamente degli zombie nei loro vani tentativ...
"I governi sono praticamente degli zombie nei loro vani tentativi di manipolare l'economia". Martin Armstrong

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Il caso Italia dimostra come tassi perennemente bassi alimentino la deflazione...

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I governi sono praticamente degli zombie nei loro vani tentativi di manipolare l'economia: pensano che l'abbassamento dei tassi di interesse potrà "stimolare" l'economia e indurre la gente a prendere in prestito. E' una strategia, scrive Martin Armstrong nel suo ultimo articolo, che non ha mai funzionato perché le persone rispondono ai trend e si basano su questi. La forza motrice principale è piuttosto semplice: perché c'è una bolla inflazionistica? Le persone prevedono che i prezzi continueranno a salire ed acquistano ora perché in futuro sarà più costoso. Il Giappone ha visto un aumento delle vendite al dettaglio il mese precedente di quando era previsto l'aumento del tasso di imposta di consumo. Le persone non sono così stupide come sospetti di governo .

Al contrario, tassi d'interesse perennemente bassi alimentano la deflazione. Non solo riducono i redditi delle persone più anziane che vedono i loro risparmi senza introiti, ma si riflette anche in una diminuzione nelle vendite al dettaglio. Perché comprare oggi se domani sarà più conveniente?

Reuters ha curato un approfondimento dal titolo: “Special Report: Why Italy’s stay-home shoppers terrify the euro zone”. Reuters scrive: “le persone sono preoccupate perché sanno che i prezzi saranno minori nel mese successivo”, ha dichiarato Santambrogio, presidente di Vege,un'associazione che tutela 1,500 supermercati e altri negozi di distribuzione. “I consumatori stanno chiedendo sempre più sconti”. Ma far passare questi concetti nell'accademia e nella politica sembra impossibile. E' molto difficile comprendere in questa finta scienza definita economia, che i governi non hanno mai investigato a fondo per capire come funzionino i processi, ma si interessano solo di manipolare l'economia per farla funzionare con la forza rispetto ai loro desideri.
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Notizia del: 30/11/2014​
 
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Renzi e le cinque certezze di finire schiantati.

domenica 30 novembre 2014
A che punto è la notte europea? Bisogna mettere in fila alcune ultime - e definitve - certezze. La prima, e senza dubbio più rilevante di ogni altra sul piano sia economico che politico, è la colossale presa per i fondelli del "piano Juncker" per la Ue. Dai 300 miliardi di euro di "investimenti per sostenere la ripresa" il progettino dell'inconcepibile presidente della Commissione europea è planato a 20 e in tre anni e suddivisi fra tutti i paesi in crisi. Ne consegue che non esiste alcun piano. E nessun investimento Ue. Ciascuno per sè e l'euro per tutti, la medesima dinamica che ha portato l'Europa nel vicolo cieco in cui si trova adesso.
La seconda certezza, è il fallimento delle sanzioni Ue. I danni che stanno provocando all'Europa e nell'Europa prima fra tutti alla Germania seguita subito dopo dall'Italia non sono compensati da simmetrici danni alla Russia. Agli stupidi oligarchi di Bruxelles è sfuggito che la Russia è stracolma di materie prime che, se non sono più vendute in Occidente, trovano bramosi acquirenti in Oriente. E infatti così è stato. Oriente asiatico, che a differenza dell'Europa è in continua espansione economica e ha già superato gli Stati Uniti per il prodotto interno lordo. Putin dovrebbe quasi ringraziare l'imbecille che ha deciso le sanzioni contro Mosca. Se non ci fossero state, l'immenso mercato cinese sarebbe ancora lontano e di là da venire. Oggi, è un tesoro da 400 miliardi di dollari finito nei forzieri russi.
La terza certezza, è che a tutti gli appuntamenti elettorali nei prossimi due anni, ad iniziare da maggio 2015 in Gran Bretagna fino alle presidenziali francesi del 2017 (sempre che Hollande non venga cacciato prima) passando per le politiche in Austria e in Spagna, hanno altissime probabilità di vittoria partiti contrari alla Ue e avversi all'euro. In Belgio - la nazione che "ospita" le oligarchie Ue a Bruxelles - addirittura in questi giorni e fino a Natale sono previsti scioperi generali a catena contro la Ue, giusto per capire che aria tira anche nella capitale del tirannico impero.
La quarta certezza è data dal fallimento di tutte le iniziative fin qua messe in atto dalla Bce per risollevare le sorti dell'eurozona. Draghi le ha indiscutibilmente sbagliate tutte: la lotta alla deflazione è fallita, la riduzione a zero del tasso d'interesse non ha prodotto investimenti, l'offerta di acquistare perfino titoli-spazzatura di banche e imprese è stata respinta dal mercato, la riduzione del valore di cambio dell'euro non è avvenuta se non marginalmente rispetto ai massimi speculativi di sei mesi fa e non certo in linea con quanto chiedono disperatamente Francia e Italia, e cioè la parità con il dollaro americano.
La quinta certezza riguarda l'Italia. Tutti gli indicatori economici segnano tempesta. Ormai, è un esercizio ripetitivo e noioso elecarli.Disoccupazione in crescita, fallimenti alle stelle, debito pubblico mostruoso, invasione dal mare di masse di disperati, Paese in rivolta sociale, Roma - intesa come municipalità - prossima al default da 5 miliardi di euro. E le politiche attuate dal governo Renzi risultano - ad essere moderati nel dire - inefficaci, ininfluenti, inutili.
Ebbene, di fronte a questa realtà, c'è ancora qualcuno che non sia in malafede che possa davvero pensare che l'euro e la Ue dureranno in eterno?
C'è ancora qualcuno che possa sinceramente affermare che l'euro e la Ue sono stati e sono atti di progresso per l'Europa?
C'è ancora qualcuno che voglia insistere sulla strada tremendamente errata di perseguire impossibili "salvataggi" dell'euro e della Ue attraverso iperboliche quanto sconsiderate strategie economiche "riformiste" laddove alla parola riforme corrisponde il taglio degli stipendi, la libertà di licenziare chiunque per qualsiasi motivo, il taglio delle pensioni, della sanità, dei servizi scolastici?
Sì. C'è.
E' il signor Matteo Renzi.
max parisi
 
RIPRENDIAMOCI LA PROPRIETA' DEI NOSTRI SOLDI

OGGI la NOSTRA MONETA nasce di PROPRIETA’ della banca che la emette prestandocela. Noi vogliamo che nasca di PROPRIETA’ dei CITTADINI e che sia ACCREDITATA ad ognuno come "REDDITO DI CITTADINANZ...A".

Per scrivere questa frase che è valida per tutte le monete in circolazione sono occorsi 36 anni di studi universitari ( tesi di laurea, convegni ecc.) presso l'ateneo di giurisprudenza di Teramo e "La Sapienza" di Roma.

Poiché democrazia significa sovranità politica popolare, il popolo deve avere anche la SOVRANITA' MONETARIA che di quella politica è parte costitutiva ed essenziale in un sistema di democrazia vera o integrale in cui la moneta va dichiarata, a titolo originario, DI PROPRIETA' DEI CITTADINI SIN DAL MOMENTO DELLA SUA EMISSIONE.

Giacinto Auriti. Altro...






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militare, tecnologia missilistica
La sorprendente lista dei banchieri morti

dicembre 1, 2014 2 commenti

Sott 28 novembre 2014
Se avete dubbi sulla morte dei banchieri, date un’occhiata a questa lista e come queste persone sono morte. Semplicemente incredibile.1. novembre, Shawn Miller, 42, banchiere trovato morto in una vasca da bagno con la gola tagliata.
2. ottobre, Edmund Reilly, 47, commerciale presso il gruppo Vertical di Midtown, si gettò sotto un treno a piena velocità (Long Island Rail Road).
3. luglio, Julian Knott, 45, amministratore delegato di JPMorgan, Global Tier 3 Network Operations, si sarebbe sparato.
4. giugno, Richard Gravina, 49, caposquadra attuazione, JPMorgan, causa della morte improvvisa sconosciuta.
5. giugno, James McDonald, presidente e CEO di Rockefeller & Co. si sarebbe sparato.
6. maggio, Thomas Schenkman, 42, amministratore delegato di Global Infrastructure, JPMorgan, morte improvvisa, causa sconosciuta.
7. maggio, Naseem Mubeen, assistente vicepresidente di ZBTL Bank, Islamabad, suicida.
8. maggio, Daniel Leaf, senior manager presso Bank of Scotland, Manager/Direttore dei fondi Brash, caduto da una scogliera
9. maggio, Nigel Sharvin, senior relationship manager dell’Ulster Bank gestiva portafogli di società in difficoltà, annegato.
10. aprile, Lydia (senza nome) 52, Banca popolare di Francia – Bred, suicida.
11. aprile, Li Jianhua, 49, Dipartimento supervisione delle istituzioni finanziarie non-bancarie del regolatore, infarto.
12. aprile, Benoit Philippens, direttore/manager della banca di Ans-Saint-Nicolas, assassinato a freddo assieme alla moglie e con più colpi, da un uomo armato che si nascondeva dietro casa.
13. aprile, Tanji Dewberry, assistente vicepresidente di Credit Suisse, incendio in casa
14. aprile, Amir Kess, co-fondatore e amministratore delegato del fondo di private equity Markstone Capital Group, investito da un’auto.
15. aprile, Juergen Frick, Bank Frick & Co. AG, assassinato.
16. aprile, Peter Schmittmann, ex-amministratore delegato della banca olandese ABN Amro, possibile suicidio con arma da fuoco
17. aprile, Andrew Jarzyk, assistente vicepresidente, servizio imprese della PNC Financial Services Group, scomparso.
18. marzo, Mohamed Hamwi, analista di sistema della Trepp, servizio anali dati finanziari, ucciso.
19. marzo, Joseph Giampapa, avvocato JPMorgan, investito da un minibus.
20. marzo, Kenneth Bellandro, ex-JPMorgan, suicida
21. febbraio, John Ruiz, analista sui debiti della Morgan Stanley Municipal Debt, morto improvvisamente, causa ignota
22. febbraio, Jason Alan Salais, 34, specialista delle tecnologie dell’informazione di JPMorgan, trovato morto presso una farmacia
23. febbraio, Autumn Radtke, CEO di First Meta, ditta di scambio monete informatiche, suicidio.
24. febbraio, James Stuart, Jr., ex-amministratore delegato della National Bank of Commerce, trovato morto.
25. febbraio, Edmund (Eddie) Reilly, commerciale del gruppo Vertical di Midtown, suicidio
26. febbraio, Li Junjie, JPMorgan, suicidio
27. febbraio, Ryan Henry Crane, JPMorgan, causa della morte improvvisa sconosciuta
28. febbraio, Richard Talley, causa sconosciuta
29. gennaio, Gabriel Magee, vicepresidente di JPMorgan, suicidio
30. gennaio, William ‘Bill’ Broeksmit, impiccato, possibile suicidio
31. gennaio, Mike Dueker, Russell Investments, causa della morte improvvisa sconosciuta
32. gennaio, Carl Slym, Tata Motors, suicidio
33. gennaio, Tim Dickenson, causa della morte improvvisa sconosciuta
34. dicembre 2013, Robert Wilson, fondatore di hedge fund, suicida gettandosi dal 16° piano.
35. dicembre 2013, Joseph Ambrosio, 34, analista finanziario presso JPMorgan, morto improvvisamente per sindrome respiratoria acuta
36. dicembre 2013, Benjamin Idim, Deutsche Bank, incidente stradale
37. dicembre 2013, Susan Hewitt, Deutsche Bank, annegata
38. novembre 2013, Patrick Sheehan, incidente stradale
39. novembre 2013, Michael Anthony Turner, banchiere, causa sconosciuta
40. novembre 2013, Venera Minakhmetova, ex-analista finanziario presso Bank of America Merrill Lynch, investita
41. ottobre 2013, Michael Burdin, suicidio
42. ottobre 2013, Ezdehar Husainat, ex-banchiere di JPMorgan, ucciso in uno strano incidente quando il suo 4×4 l’ha messo sotto.
43. settembre 2013, Guy Ratovondrahona, Banca Centrale del Madagascar, morte improvvisa.
44. agosto 2013, Pierre Wauthier, CEO di Zurich Insurance, suicidio
45. agosto 2013, Moritz Erhardt stagista in una banca di Londra, morto per superlavoro
46. luglio 2013, Hussain Najadi, CEO della banca commerciale AIAK Group, ucciso
47. luglio 2013, Carsten Schloter, suicidio
48. luglio 2013, Sascha Schornstein, finanziaria RBS, scomparsa
49. aprile 2013, David William Waygood, Monte dei Paschi di Siena, suicidio
50. marzo 2013, David Rossi, Direttore comunicazione della Monte dei Paschi di Siena (MPS), suicidio.
51. Fang Fang, JPMorgan, CEO di Chase & Co. e della banca d’investimento della Cina, licenziato con disonore.
52. Nick Bagnall, direttore della Bank of Tokyo-Mitsubishi, accidentalmente ucciso nella rappresentazione dell’impiccagione di un Tudor.
53. Robin Clark, RP Martin, ferito da arma da fuoco.
54. Kevin Bespolka, Citi Capital Advisors, Dresdner Bank, Merrill Lynch e Morgan Stanley, gravemente ferito, il figlio morto.
55. Robert Wheeler, 49, consulente finanziario di Deutsche Bank, licenziato con disonore.
56. Chris Latham, Bank of America, ucciso su commissione.
57. Igor Artamonov, West Siberian Bank della Sberbank, la figlia l’ha trovato morto (possibile suicidio).
58. Hector Sants, Barclays, dimesso per stress e stanchezza, dopo essere stato informato che avrebbe potuto subire conseguenze più gravi per la salute se avesse continuato a lavorare.
59. 21 aprile, Bruce A. Schaal, 63, morto improvvisamente.
60. 20 aprile, Keith Barnish, 58, morto improvvisamente (era senior managing director della Doral Financial Corporation. Prima alla Bear Stearns, vicepresidente di Bank of America).
61. 12 marzo, Jeffrey Corzine, 31, figlio del CEO e presidente di MF Global Jon Corzine, coinvolto in crimini bancari, apparente suicidio.
62. Keiran Toman, 39, ex-banchiere, si credeva rintracciato da una troupe tv, morto di fame in una stanza d’albergo. L’inchiesta aperta dopo la morte nel luglio 2010, quando la famiglia chiese una seconda audizione perché non ne fu informata. La polizia trovò gli effetti personali di Toman in camera, ma nonostante i documenti non disse alla famiglia che era morto.
63. Nicholas Austin, 49, ex-direttore della Banca di Hersden morto per aver bevuto antigelo per “sballarsi”. Trovato in coma dalla moglie Lynn, in casa, a Blackthorne Road, il 5 ottobre. Morì quel giorno.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
 

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