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BERLUSCONI: ''NUOVA MONETA A FIANCO EURO IN ITALIA, NO TAX SULLA VENDITA CASE''

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5 dicembre - Accanto alla 'Flat tax', con un'aliquota unica al 20% e una 'No tax area' per i pensionati e i redditi fino a 13 mila euro annui, Silvio Berlusconi annuncia che ''nei prossimi giorni presenteremo in Parlamento molte altre misure per il rilancio dell'economia, come ad esempio la non tassazione sulla compravendita di immobili per almeno sei mesi, una moneta nazionale da affiancare all'euro e un aumento del limite della spesa in contanti sino a ottomila euro come negli Stati Uniti''. Ottimo.
 



C/c n.001314774C,movimenti:50 milioni euro,firma:Andreotti. Segretaria mi disse"Il presidente non ricorda aver avuto conto allo Ior"
 
probabilmente chi da ordini al pentagono sa bene come forzare la mano russa .. lo schifo attuale viene da chi comanda negli usa , poche storie .. e putin prova a rimediare nell'unico modo di difesa che egli conosce , ..... sono proprio vili quelli che mandano avanti la baracca in america , se ne saranno resi conto vero ? Perchè poi ne dovranno rendere conto ! Quell'aquila che è come simbolo sopra la fed è falsa , un impostore e va rimosso !
 
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Grass: "Noi tedeschi siamo indebitati e corrotti: non poss...
Günter Grass: "Noi tedeschi siamo indebitati e corrotti: non possiamo dare lezioni"

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L'autore di “Europa Schande” (La Vergogna dell’Europa): "In questo modo si rianimano in modo sgradevole cliché antitedeschi"

Notizia presa dal sito L'Antidiplomatico visita L'Antidiplomatico


Un articolo di Icebergfinanza del 2013 molto interessante da leggere oggi:

Mentre in Italia i fans delle telenovelas continuano a pensare che solo in Italia si nascondano indebitamento pubblico e virtù private, con contorno di corruzione e mafia, in Germania ogni tanto qualcuno spiega agli altri che in fondo mondo è paese, anche se questo non significa necessariamente abbassare la guardia sui crimini politici e privati che hanno devastato il nostro Paese…
”In un’intervista alla tv tedesca il premio Nobel di Danzica critica la Cancelliera per le politiche di austerità: «Siamo indebitati e corrotti, non possiamo dare lezioni»
Durissimo attacco alle politiche europee di rigore della cancelliera tedesca Angela Merkel da parte del premio Nobel per la letteratura Guenter Grass. «Trovo vergognoso, e ci rimette in una posizione percepita come arroganza tedesca, il fatto che la Repubblica federale, Paese altamente indebitato, costringa altri Paesi a percorrere una rigorosa via di risparmio», ha detto Grass secondo l’anticipazione di un’intervista concessa alla televisione tedesca Phoenix. LaStampa
Ma come la Germania paese altamente indebitato diranno le belle addormentate nel bosco della politica italiana…
In termini assoluti quello tedesco ” staatsverschuldung ” è il più alto debito in Europa 2.249 miliardi.
Mancano qua e la qualche miliarduccio, si quelli che noi italiani abbiamo gentilmente donato attraverso i fondi salvastati altrui per aiutare le disederate banche tedesche, facendo finta di aiutare le popolazioni greche, irlandesi, portoghesi, spagnole e ora anche cipriote.
Ma torniamo a noi…
Non c’è alcun motivo per avere un atteggiamento tanto arrogante come quello che dimostra la signora Merkel», ha attaccato Grass: «Così ci rende nemici. In questo modo si rianimano in modo sgradevole cliché antitedeschi». Una politica intelligente,«come quella che (l’allora cancelliere) Willy Brandt ha dovuto praticare in tempi molto più difficili – ha poi continuato Grass, ex iscritto alla socialdemocratica Spd -, avrebbe saputo capire come evitarlo». Secondo l’85enne, da molti tedeschi considerato un’autorità morale, la Germania è inoltre un Paese segnato dalla corruzione, a partire dalle banche per arrivare al mondo dello sport.
Il celebre scrittore tedesco non è nuovo a questo genere di attacchi: giusto un anno fa pubblicava sulla Sueddeutsche Zeitung una poesia, dal titolo “Europa Schande” (La Vergogna dell’Europa), in cui criticava aspramente l’atteggiamento dell’Unione Europea in generale e della Germania in particolare nei confronti della Grecia, tracciando un controverso parallelo con l’occupazione tedesca in terra greca durante la Seconda Guerra Mondiale.
Notizia presa dal sito L'Antidiplomatico visita L'Antidiplomatico





Notizia del: 05/12/2014​
 
La Germania ha più debiti di noi ma finge di non saperlo


Il Paese più virtuoso sul fronte del debito nell'eurozona? É l'Italia, molto migliore della Germania. Non è uno scherzo, ma il frutto di un serissimo studio della fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft, presieduta dall'economista Bernd Raffelhüschen, professore di Scienze finanziarie all'Università di Friburgo. Dopo la telefonata Merkel-Monti ripubblichiamo la nostra analisi.



Giovanni Del Re



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Parole chiave:
europa / debito / Germania / Eurozona / Stiftung Marktwirtschaft



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Il Paese più virtuoso sul fronte del debito nell'eurozona? É l'Italia, molto migliore della Germania. Non è uno scherzo, ma il frutto di un serissimo studio della fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft ("Economia di mercato"), presieduta dall'economista Bernd Raffelhüschen, professore di Scienze finanziarie presso l'Università di Friburgo, in Germania, ed esperto di evoluzione demografica. Due giorni fa il professore, elogiando l'Italia, ha accusato il governo tedesco di seguire un percorso di indebitamente insostenibile a colpi di «regali» nel campo dello Stato sociale.
Lo studio della Fondazione - pubblicato a fine 2011 ma passato, curiosamente, piuttosto inosservato, almeno dalle nostre parti - stila una vera e propria classifica della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche (sulla base dei dati 2010) dei 12 Stati fondatori dell'euro (esclusi sono dunque i cinque "ultimi arrivati": Slovenia, Slovacchia, Estonia, Cipro e Malta). Il titolo del relativo comunicato stampa la dice lunga: «Italia urrà, Lussemburgo puah». La classifica tiene conto non solo di quello che la fondazione chiama «esplicito» (il «classico» debito pubblico, pari a circa il 120% del pil per l'Italia), ma anche il debito implicito legato soprattutto all'invecchiamento: pensioni in maturazione nei prossimi anni, la spesa sanitaria, il saldo primario e quant'altro.
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«Sono possibili calcoli molto precisi sulla scorta dei dati ufficiali, ad esempio sul numero di persone che andranno in pensione nei prossimi anni», spiega a chi scrive lo stesso Raffelhüschen. «Il debito implicito - aggiunge - dipende in modo decisivo dal previsto aumento delle spese legate all'invecchiamento». Per la Germania, ha detto il professore a Berlino, il quadro non è allegro: riforma fiscale, pensionistica (con generose integrazioni delle minime), aumento delle prestazioni sanitarie per alcune malattie tipiche della cosiddetta terza età (ad esempio l'Alzheimer), faranno esplodere nei prossimi anni il debito tedesco. Una cifra per tutte: secondo il professore nel 2050 lo Stato tedesco e i länder dovranno spendere 1.360 miliardi di euro solo per le pensioni (di cui 870 miliardi di euro per 1,38 milioni di dipendenti pubblici). Una cifra colossale, se si pensa che l'attuale debito pubblico della Germania (quello "esplicito") è intorno ai 1.900 miliardi.
Per l'Italia, invece, il quadro è molto migliore: il Belpaese, dice l'economista, «dopo la Francia (che comunque è solo quinta nella «classifica», ndr) secondo le nostre stime sarà il Paese con il più basso incremento di spese per pensioni, sanità e assistenza per anziani». Inoltre, sottolinea l'economista, «il saldo primario italiano è molto incoraggiante». In questo senso, si legge nello studio, «l'Italia non solo precede chiaramente la "locomotiva" Germania, ma anche tutti gli altri stati dell'Euro a 12. E dunque l'Italia può contare, a lungo termine, su uno sviluppo positivo delle finanze pubbliche».
Passiamo alle cifre: secondo lo studio, nel 2010 il debito «esplicito» italiano era pari al 118,4% del Pil, quello «implicito», per le ragioni già indicate, al 27,6%, il più basso di tutta l'eurozona a 12. Il totale del debito «vero» dell'Italia in quell'anno era dunque, secondo lo studio, pari al 146% del Pil: di qui il primo posto. Se andiamo a vedere la Germania, seconda «classificata», il debito «esplicito» era dell'83,2% del Pil, ma quello «implicito» del 109,4 per cento. Totale: 192,6%, quasi il 50% più dell'Italia. La cosa più sorprendente, però, è chi troviamo nei piani bassi della classifica, come si intuiva dal titolo: se all'ultimo posto è l'Irlanda, Paese già sotto programma di aiuti, che arriva alla quota complessiva di 1.497,2% del Pil (di cui 1.404,7% di debito «implicito»), al penultimo, però, e peggio della Grecia (terzultimo posto), troviamo nientemeno che il ricco e tranquillo Lussemburgo: se il suo debito pubblico «ufficiale» nel 2010 era pari ad appena il 19,1% del Pil (e infatti il Granducato è considerato tra i paesi più «virtuosi» dell'eurozona), la bomba previdenziale-demografica porta al 1.096,5% del Pil il debito «implicito», per un debito totale del 1.115,6% del Pil.
«Il sistema pensionistico e previdenziale lussemburghese - spiega ancora Raffelhüschen - è follemente generoso e completamente insostenibile a lungo termine. Del Granducato si può dire che ha davanti a sé tutte le riforme che paesi come Italia o Spagna stanno attuando dolorosamente in questi anni». Del resto non molto bene sta la "virtuosa" Olanda, ottava in classifica, che a fronte di un debito «dichiarato» del 61% del Pil, secondo lo studio della Stiftung Martkwirtschaft ha un debito implicito del 431,8% del Pil, per un totale del 494,6%. Certamente sta peggio del Portogallo (sesto in classifica), e appena meglio della Spagna (nono posto).
L'Italia, sostiene l'economista, invece «non deve fare altro che proseguire il cammino iniziato, guai a invertire la rotta e tornare ad aumentare la spesa per lo Stato sociale». Un monito che a molti, certo, dalle nostra parti non piacerà tanto. Se però Raffelhüschen ha ragione, questa situazione ci consentirà, tra qualche decennio, di stare molto meglio di paesi come il Lussemburgo, ma anche la Germania. E infatti nei calcoli della sua Fondazione, l'Italia - rispetto ai dati del 2010 - ha un reale bisogno di correzione, per garantire la piena sostenibilità del debito, del 2,4% del Pil (una quarantina di miliardi di euro) - contro, ad esempio, il 12% del Lussemburgo, o il 4% della Germania.
«Sempre che - commenta cinico l'economista - qualcosa non ammazzi prima l'Italia». Perché se a lungo termine, come abbiamo visto, le prospettive italiane sono piuttosto buone, il problema è «a breve-medio termine», spiega il professore. «Vista la bassa crescita - recita il rapporto - gli avanzi primari basteranno al massimo a stabilizzare il debito italiano nei prossimi anni, ma resteranno ben lungi dal ridurlo in modo significativo». Ed è quello cui, ahimé, guardano i mercati, i quali, aggiunge serafico lo studioso, «ragionano in orizzonti molto più brevi, non hanno la pazienza di guardare alle prospettive nell'arco di decenni». E già, perché se dessero retta alla classifica di lungo termine del professor Raffelhüschen, gli spread tra Italia e la Germania dovrebbero essere esattamente al contrario. Magari ci arrivano.




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un’intervista di Handelsblatt a Andrei Kostin, uomo di fiducia di Putin, in cui si dice chiaramente che le sanzioni economiche sono solo una nuova forma di guerra non convenzionale che provoca gravissimi danni senza sparare un colpo – e si avverte il mondo intero che se l’Occidente supera la linea rossa la guerra economica si può trasformare in una guerra vecchio stile.

di Mikhail Klikushin, 4 Dicembre 2014
Un importante banchiere russo molto vicino al presidente Vladimir Putin ha inviato un messaggio forte all’Occidente.
Vladimir Putin non crede alla storia che le dure sanzioni economiche severe imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dai suoi alleati europei siano solo una punizione per le politiche della Russia nei confronti dell’Ucraina, la sua annessione della Crimea, ed il suo sostegno ai combattenti separatisti dell’Ucraina dell’Est. Questa mattina, parlando ai rappresentanti dell’Assemblea federale al Cremlino, ha affermato che “la crisi in Ucraina è stata solo un pretesto formale per le sanzioni” e si è detto convinto che “se tutto questo non fosse mai accaduto, sarebbe stata cercata un’altra scusa qualsiasi” per portare avanti la “politica di contenimento [della Russia] che non è stata inventata ieri, ma viene condotta contro il nostro paese da decenni, se non da secoli.”
Le parole dure di Putin riflettono il fatto che le sanzioni economiche nei confronti della Russia – e le contro-sanzioni da parte della Russia verso i paesi dell’Unione europea – dal suo punto di vista non sono nient’altro che un sostituto delle guerre vecchio stile. Infatti, danneggiano le economie di tutte le parti in causa, senza sparare un solo colpo.
La velocità di questa nuova guerra ha lasciato senza respiro. La Russia sospetta che gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita stiano dietro la caduta dei prezzi del petrolio, che sono crollati da 100 dollari al barile a meno di $ 70. Per far quadrare il suo bilancio, la Russia ha dovuto far crollare il rublo di oltre il 40%. Anche l’Unione europea ha imposto delle sanzioni nei confronti delle imprese russe, ma le contr-sanzioni russe sui prodotti agricoli europei sono devastanti per la Spagna, la Polonia e i paesi baltici. Non appena in Europa sono girate voci sull’intenzione di minare la posizione del gas russo nei suoi mercati tradizionali attraverso il fracking o il GNL, Putin ha firmato un contratto di 30 anni con la Cina per la costruzione del gasdotto che dovrebbe rifornire la Cina di una quantità illimitata di gas siberiano, alludendo alla possibilità di lasciare l’Europa a zero di gas russo nel giro di alcuni anni. Poi, quando l’Europa ha soppresso il gasdotto South Stream, i russi hanno risposto riconvertendolo verso la Turchia, uccidendo le speranze di paesi come la Bulgaria e la Serbia (attraverso il cui territorio il South Stream avrebbe dovuto essere costruito) di poter mai godere di una parte della prosperità europea. Le sanzioni mirate sui settori russi delle armi e della finanza non hanno costretto la Russia a cambiare la sua posizione sull’Ucraina, almeno non ancora.
Ma c’è una nuova minaccia incombente per la quale la Russia sembra finora non avere risposta. Ed è la possibilità di tagliar fuori la Russia dal SWIFT- il sistema elettronico per le transazione bancarie internazionali. La possibilità era già stata prospettata all’inizio di questa estate, e a quel tempo Bruce Johnston, un analista di Morgan, Lewis & Bockius con sede a Londra aveva detto a Business Insider “Questa sarebbe una grave escalation delle sanzioni. La maggior parte dei pagamenti internazionali passano attraverso SWIFT. Bannare le banche e le società russe da SWIFT effettivamente vorrebbe dire tagliar fuori le aziende russe dal resto del mondo”. Una misura così aggressiva come l’esclusione da SWIFT era stata utilizzata nel 2012 contro l’Iran e si è dimostrata essere estremamente efficace nel danneggiare l’economia iraniana.
Ora, un gruppo di senatori americani sta facendo pressioni per l’adozione di questa misura, e la Gran Bretagna e la Polonia hanno espresso parere favorevole. Il resto dei paesi europei non ne sono così sicuri.
Ma per la Russia, si tratta di una linea rossa da non superare.
Ieri, il quotidiano tedesco Handelsblatt ha pubblicato un’intervista che non è ancora uscita in nessun quotidiano di lingua inglese con il capo della seconda più grande banca russa VTB-Bank (settore commercio estero), Andrei Kostin. Mr. Kostin ha dichiarato: “Certamente, c’è un piano B [nel caso che la Russia sia tagliata fuori dal sistema bancario SWIFT], ma il mio parere personale è che questo significherebbe guerra – se venisse introdotto questo tipo di sanzione. L’America e l’Europa l’hanno già fatto contro l’Iran, ma con l’Iran a quel tempo non c’erano relazioni diplomatiche, solo un contenimento militare … Se l’accesso delle banche russe al sistema SWIFT sarà vietato, l’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca dovrebbe partire il giorno stesso. Le relazioni diplomatiche dovrebbero essere interrotte. Il settore bancario è la parte più vulnerabile dell’economia russa, perché il sistema è basato molto fortemente sul dollaro e sull’euro.”
Gli osservatori esperti della Russia troveranno difficile credere che queste parole riflettano solo l’opinione personale del signor Kostin. Forbes sottolinea che “non solo VTB è controllata dallo Stato, ma il 51enne Kostin è un caro amico del presidente Vladimir Putin, e membro del consiglio di amministrazione di Rosneft, piccolo ma potente rivale di Gazprom.” Secondo l’influente quotidiano russo Vedomosti, il signor Kostin è al 2 ° posto tra tutti i politici russi per la frequenza dei suoi incontri tête-à-tête con Putin.
La Russia sta giocando contro il tempo – a maggio 2015 la Banca Centrale del paese prevede di introdurre un proprio sistema nazionale analogo a SWIFT. Fino ad allora, la Russia vuole che il mondo intero sappia dove si ferma la nuova guerra delle sanzioni economiche e dove comincia la guerra vecchio stile.
 
la signora di cui sopra opera solo a comando delle loggie massoniche di cui e' membro- nella sostanza la loggia in oggetto e' la Parsifal ,val halla .......magnamose i tortelli. va.....mondo di m............
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