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L'OSSERVATORE ROMANO PREOCCUPATO: INCHIESTA A ROMA BLOCCA ''GRANDI INVESTIMENTI''

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4 dicembre - L'inchiesta sulla cupola affaristica romana ''assume contorni sempre piu' inquietanti''. Lo scrive l'Osservatore Romano sottolineando che ''la preoccupazione e' che l'inchiesta e il terremoto politico che ne e' seguito possano portare a ripercussioni anche sull'attivita' del Campidoglio, con il rischio di paralisi per le delibere che il Comune e' chiamato a varare, alcune delle quali riguardano il bilancio della Capitale e importanti progetti di investimento''. (investimento, che fa guadagnare chi?)
 
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NOTIZIA CENSURATA / RACCOLTE UN MILIONE DI FIRME IN EUROPA CONTRO IL TRATTATO USA-UE CHE DA' CARTA BIANCA AI COLOSSI USA

giovedì 4 dicembre 2014
Gli opponenti del discusso e criticatissimo trattato commerciale Usa-Ue hanno raccolto oltre un milione di firme per una petizione che sperano possa convincere Bruxelles ad abbandonare l'intesa. I negoziatori europei e statunitensi lavorano da oltre un anno per creare la più grande intesa mondiale per il ibero commercio e gli investimenti, la Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP).
I negoziati, che inaugurano un nuovo round a febbraio, hanno attirato pesanti critiche su una serie di questioni, dalla possibilità di superare le leggi locali alle accuse che i colloqui sono segreti a beneficio degli interessi delle grandi società. La coalizione Stop TTIP, composta da ong e attivisti, ha annunciato di aver raggiunto un milione di firme nell'ambito dell'European Citizens Initiative che chiede alla Ue di lasciar cadere l'intesa così come un accordo dello stesso tenore con il Canada.
"Stop TTIP ha raccolto più di un milione di firme in tempi record" ha detto John Hilary, membro della coalizione che raccoglie 320 gruppi di 24 Paesi. "E' particolarmente imbarazzante per la Commissione europea che ha tentato a più riprese di bloccare il coinvolgimento dei cittadini nel modo in cui questi trattati vengono negoziati e nell'esito che dovrebbero avere i colloqui" ha detto.
In base alle norme Ue, una iniziativa che raccoglie oltre un milione di firme obbliga la Commissione europea a rivedere le sue scelte e a essere ascoltata dal Parlamento europeo. Ma già a settembre la Commissione ha respinto preventivamente l'iniziativa, affermando che l'obiettivo dichiarato di fermare un negoziato in corso non è valido sul piano legale. Stop TTIP si è rivolta alla Corte di giustizia Ue.
Il nuovo presidente della Commissione Ue, il Re dell'evasione fiscale, Jean-Claude Juncker, ha fatto ovviamente della TTIP una parte centrale della sua agenda per i prossimi cinque anni, ma ha anche promesso di accogliere le critiche al progetto, esternazione che ha prodotto ancor più crirtiche al trattato, dato il passato di Juncker che da primo ministro di un paradiso fiscale qual è il Lussemburgo ha tramato patti e accordi segreti con multinazionali soprattutto americane al fine di aggirare le leggi.
Il commissario europeo al Commercio Cecilia Malmstroem, che si è insediata come Juncker un mese fa, ha promesso un pieno coinvolgimento nella TTIP, con particolare attenzione ai timori e alle preoccupazioni, ma tutti sanno a Bruxelles che costei è una semplice marionetta nelle mani del boss della Commissione Ue.
Durante una visita a Bruxelles martedì il segretario di Stato Usa John Kerry ha detto che la TTIP è vittima di "un malinteso che dobbiamo risolvere e risolveremo nei prossimi mesi. Questo è un accordo che punta ad elevare le pratiche al massimo livello, non ad abbassarle al minimo" ha detto al colmo dell'ipocrisia con la quale ha provato a nascondere i formidabili interessi commerciali delle multinazionali alimentari e farmaceutiche americane.
Nel tentativo di rianimare i colloqui che si sono arenati su una serie di questioni come l'uso degli antibiotici e degli ogm nei prodotti alimentari, Malmstroem sarà a Washington la prossima settimana per incontrare il rappresentante per il commercio Usa Michael Froman. "TTIP è un'opportunità per gli Usa e per la Ue, abbiamo valori comuni, lavorare insieme e promuovere standard più elevati in tutto il mondo" ha detto Froman, servetto anch'egli dei colossi Usa.
Redazione Milano

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Olanda e Germania hanno un piano “B” in caso di Eurodisastro! I dettagli segreti del “Piano Florijn”

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All’inizio del 2012 i governi olandese e tedesco avevano un piano “B” nel caso di rottura dell’Eurozona!
Lo documentano EU Observer e Bloomberg.
Martedi’ 18 novembre, durante il programma televisivo olandese “Argos Medialogica”, sono emersi documenti (anonomi) di un piano per l’uscita dall’Eurozona da parte dell’Olanda nel caso di collasso dell’Euro.
Il Piano (nome in codice: “Florijn”), e’ stato comunque confermato da un’intervista al settimanale RTLZ dal Ministro delle Finanze Olandese Jeroen Dijsselbloem; esso prevedeva (e prevede) un ritorno al fiorino olandese nel caso di Eurodisastro (il nome “Florijn” significa in effetti, “Fiorino”).
Dai documenti emersi, il piano sarebbe stato previsto nei primi mesi del 2012, pochi mesi dopo le dimissioni del Premier greco Georgios Papandreus e di quello italiano Silvio Berlusconi (ovvero all’apice delle crisi politico-finanziarie greca e italiana).
Dijsselbloem ha dichiarato che:
“il Governo Olandese e’ intenzionato a fare parte della zona Euro e a collaborare con gli altri partners dell’Eurozona: ma abbiamo anche esaminato, ed era nostro dovere, prevedere cosa sarebbe potuto succedere (e cosa potra’ succedere) in caso di fallimento dell’Eurozona. E’ per questo motivo che e’ stato preparato il Piano Florijn”.
In ogni caso il Governo Olandese, nonostante il varo del Piano Florijn, NON ha provveduto a stampare nuove banconote in valuta nazionale.
Il Piano, come abbiamo gia’ scritto, sarebbe stato varato al culmine della crisi finanziaria della Grecia; il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, dichiaro’ che l’Eurozona poteva sopravvivere e fare a meno della Grecia ma in verita’ non si potevano prevedere gli effetti destabilizzanti di un’uscita della Grecia dalla zona Euro.
Dijsselbloem ha detto che non vi e’ alcun motivo per essere “reticenti” circa le rivelazioni del Piano Florijn, ma sarebbe tuttavia arrischiato aprire un ampio dibattito pubblico sulla questione perche’ si potrebbe diffondere il panico sui mercati finanziari.
Il precedente Ministro delle Finanze Olandesi (dal febbraio 2010 al novembre 2012), Jan Kees de Jager, ha pubblicamente riconosciuto che:
l’Olanda, insieme alla Germania, hanno messo in piedi un team con il fine di prevedere possibili scenari finanziari catastrofici dell’Eurozona e le eventuali soluzioni alle crisi”.
Wolfgang Schauble, Ministro delle Finanze tedesco, NON ha negato che la Germania abbia preso in considerazione un piano di uscita dall’Euro, insieme con l’Olanda, ma si e’ limitato ad affermare che
“Noi e i Paesi Bassi, siamo stati e siamo tuttora determinati a fare tutto il possibile per evitare una rottura dell’Eurozona”.
E’ interessante osservare che, non a caso, Olanda e Germania sono le due principali nazioni europee che hanno chiesto il rimpatrio del proprio oro.
Il rientro in patria delle riserve auree e’ funzionale al Piano Florijn?
Ovvero le due nazioni si preparano a un’eventuale (sottolineo: eventuale) futura dell’Eurozona con ritorno alle valute nazionali?
E’ quantomeno lecito domandarselo.
E’ chiaro che un’eventuale rottura della zona Euro per le cause piu’ disparate (depressione deflazionistica o depressione inflazionistica; oppure collasso bancario sistemico o crollo di una banca d’affari europea in stile Lehman Brothers ecc.) sarebbe catastrofico perche’, a parte Olanda e Germania che hanno previsto dei Piani “B” per un ipotetico ritorno alle valute nazionali (con rientro delle riserve auree), tutte le altre nazioni sono impreparate a simili scenari.
Possiamo anche supporre che Olanda e Germania abbiano predisposto questi piani anche in virtu’ del fatto che i loro popoli, insoddisfatti della gestione dell’Euro da parte della BCE e di altri Organi Elettivi Europei, insofferenti del progetto dell’Eurozona in generale, decidano in futuro di non volere piu’ farne parte, eleggendo partiti anti-euro nei rispettivi futuri Governi.
Quindi, non possiamo escludere che il Piano Florijn sia tuttora “potenzialmente” attivo e in vigore.
 
Abbattiamo la Frode Bancaria e il Signoraggio


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CEDERE SOVRANITA' FA DAVVERO BENE?
Lo dicono Draghi, Napolitano, Renzi e Padoan. L'Italia deve cedere sovrnaità all'Unione europea per tornare a crescere. Ma è davvero un bene?
Lo ripete Draghi e Renzi lo applaude, Napolitano dovrebbe difendere la Costituzione ma da anni si prodiga per smantellare quel che resta dell’indipendenza italiana a vantaggio dell’amatissima Unione Europea.
L’ultimo caso è di Padoan, la cui appartenenza all’establishment filoeuropeista e globalista, è nota agli addetti ai lavori. L’altro giorno intervenendo in aula in Senato ha tenuto un discorso a modo suo esemplare, che il Sole24Ore ha correttamente titolato così: Padoan: sì all’unione fiscale, bisogna cedere altra sovranità alla Ue.
La tesi è che cedendo sovranità alla Ue l’Italia ritroverà il cammino della crescita.
La storia recente rivela il contrario: da quando l’Italia ha ceduto quote di sovranità ha subito un processo di ingiustificata e finora irreversibile deindustrializzazione e di crescente impoverimento della popolazione.
Suvvia, italiani, non siate scortesi. E cedetela questa sovranità! Tra un po’ non avrete più nulla da perdere…
http://blog.ilgiornale.it/…/suvvia-italiani-cedete-sovrani…/





Suvvia italiani, cedete sovranità: sarete felici! – il Blog di Marcello Foa
Due esempi colti al volo su come sia facile orientare i media. Uno clamoroso: il video del salvataggio di un...
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GERMANIA VUOLE - ANZI PRETENDE - CHE LA BCE ALZI I TASSI DI INTERESSE E NON PRESTI DENARO AGLI STATI DEL SUD (ITALIA)venerdì 5 dicembre 2014

BERLINO - Stanno venendo a galla, in Germania, i contenuti profondi della spaccatura all'interno della Bce tra il blocco dei paesi nord e centro europei e tutti gli altri del sud. E sono contenuti che non ammettono mediazioni o compromessi. Chiarissima, al riguardo, l'intervista al quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung", del presidente dell'Istituto di ricerca economica Ifo, Hans-Werner Sinn, che parla della politica ad interessi zero della Bce, delle perdite dei tedeschi e del beneficio per i Paesi del Sud Europa fortemente indebitati. L'Ifo da sempre è considerato la "voce ufficiosa" del governo Merkel.
"L'interesse sta perdendo la sua funzione selettiva: se i crediti non costano nulla, non si riesce piu' a distinguere i progetti di investimento buoni e quelli meno buoni, e si incentiva una pessima gestione degli investimenti", dichiara il presidente di Ifo, che giova ricordare è anche il più autorevole e considerato centro di studi economici di tutta la Germania.
"Basta pensare a cosa e' successo nei dieci anni prima dello scoppio della crisi; in quel periodo i tedeschi hanno investito i loro risparmi attraverso le banche e i gruppi assicurativi nei settori immobiliari dei Paesi del Sud Europa che, a causa dei bassi interessi, si sono fortemente indebitati. I soldi sono stati spesi in progetti che hanno dilapidato ricchezza anziche' generarla", accusa Sinn.
Dopo la crisi erano pochi gli investitori disposti a investire nel Sud Europa: i mercati di capitali erano decisi a correggere le cattive allocazioni delle risorse e strutturare i loro portafogli diversamente, ad esempio investendo nell'immobiliare tedesco. Questa tendenza ha accelerato il boom edilizio tedesco, contribuendo alla crescita economica del paese. Ma la politica - accusa Sinn - "ha stabilito che non possa esserci un'inversione dei flussi di capitali: dobbiamo continuare a bruciare capitali nel Sud Europa. Questo e' quanto succede con la comunitarizzazione delle garanzie e con la stampa di denaro a bassi interessi", ha dichiarato il numero uno di Ifo.
Sono parole pesanti e gravide di rabbia, esattamente quello che non serve per trovare una posizione comune nella Bce e quindi in tutta la Ue, e al tempo stesso sono il segnale fortissimo che la pazienza - per così dire - è finita, in Germania.
max parisi


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