SENZA EMOZIONI... E' SOLO TEMPO CHE PASSA.

Una risatina ce la possiamo fare......e Lei soprattutto....


Dal caviale alle ostriche il passo è stato brevissimo.
Ecco la barricadera Susanna Camusso pizzicata sulla spiaggia di Santa Severa, a nord della Capitale,
mentre festeggia (la mancia dispensata da Renzi sulle pensioni nella manovra finanziaria?) al ristorante «Isola del pescatore».

Niente di male, ovviamente, la segretaria della Cgil è libera di spendere come le pare il suo tempo libero....ed i suoi soldi.....

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Ecco un altro pollo ......


"Lui come massimo (di stipendio, ndr) poteva avere 170mila euro e io gli ho fatto avere 160mila.
Tant'è che Sarmi stesso gliel'ha detto ad Angelino (Alfano, ndr): 'Io ho tolto 10mila euro d'accordo con Lino (Pizza, ndr)', per poi evitare.

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Adesso va dicendo che l'ho fottuto perché non gli ho fatto dare 170mila".

La telefonata con cui Raffaele Pizza, uomo vicino al ministro dell'Interno Angelino Alfano
, si vantava di aver facilitato,
anche grazie ai suoi rapporti con l'ex ad di Poste Massimo Sarmi, l'assunzione di Alessandro Alfano a Postecom
è stata lo spunto colto da Milena Gabanelli per costruirci sopra una puntata di Report.
Al centro della trasmissione proprio la carriera lampo del fratello di ministro.

L'appuntamento è per questa sera, su Rai 3

Il servizio ricostruisce tutta la trafila di aumenti dal 2013, anno in cui Alfano jr viene assunto a Postecome,
società controllata al 100% da Poste Italiane, con uno stipendio da 160mila euro l'anno.

Nel giro di pochi mesi, però, viene trasferito a Poste Tributi, un'altra società del gruppo, e lo stipendio lievita a 180mila euro.

Lo scorso maggio, poi, un altro trasferimento (questa volta a Poste) spinge lo stipendio a 200mila euro.

Secondo il Fatto Quotidiano, sarebbe stato "proprio Francesco Caio, l'uomo scelto da Matteo Renzi per risanare le Poste, a vistare per l'occasione l'ennesimo aumento".

Se la ricostruzione di questi fatti dovesse andare in onda, Alfano sarà pronto a trascinare la Gabanelli in tribunale.
 
PORTO TORRES. Un parapiglia violento tra diverse etnie di migranti all’interno della struttura di accoglienza di Li Lioni
ha portato ieri sera all’arresto di 10 persone con l’accusa di rissa aggravata (con sei feriti) e danneggiamento del centro.
I migranti sono ora rinchiusi, dopo la decisione del magistrato di turno, nel carcere di Bancali.

Lo scontro è cominciato all’ora di pranzo, tra migranti nigeriani e somali, ed è poi proseguito all’esterno della struttura con una zuffa senza esclusione di colpi.
Il responsabile del centro, Cheick Dankha, si è preoccupato della piega che stava assumendo la vicenda e ha chiamato immediatamente i carabinieri,
che una volta arrivati sul posto hanno chiesto anche il supporto di due pattuglie della polizia stradale e di altrettante della polizia locale

Stando al racconto di Cheick Diankha, proprio all’ora di pranzo c’è stato un primo momento di tensione che ha coinvolto migranti nigeriani e somali:

«I primi hanno mangiato regolarmente i pasti uguali per tutti gli ospiti, mentre i secondi non hanno gradito le stesse pietanze che mangiavano i nigeriani».
 
La violenza, pero, non e una novità in Somalia, un paese in guerra dal 1991, senza contare la repressione sorda ma più raffinata di Mohamed Siad Barre. Gli islamisti somali, come le altre correnti politiche, si sono divisi sull’uso della violenza. I Fratelli Musulmani essenzialmente hanno puntato su una reislamizzazione della società dal basso, mediante progetti sociali e educativi. Hanno segnato punti essenziali, perche il sistema educativo nel Somaliland, nel Puntland e nel Sud del paese e oggi influenzato dal loro programma. Una parte dei salafiti somali ha fatto la scelta contraria e dal 1991 si e organizzata come movimento politico-militare. Questo movimento, combattuto dall’Etiopia e dalle fazioni claniche, ha dovuto gettare la spugna nel 1997. Una parte dei suoi membri e tornata alla vita civile, dedicandosi ai commerci e alle opere sociali in progetti finanziati dalle ONG islamiche del Golfo (molte delle quali sono nell’elenco americano delle organizzazioni terroristiche). L’altra parte, minoritaria e ancora più radicale, ha fondato una nuova organizzazione politico-militare (che dal 2005 e servita da base per la costituzione di un movimento jihadista).

Le cose stavano cosi l’11 settembre 2001. Da quella data una guerra clandestina ha visto contrapposti gli islamisti radicali e gli operatori somali finanziati dai servizi di sicurezza americani ed etiopi. In quella sequenza di omicidi mirati e di sequestri, la popolazione ha visto solo la mano dello straniero e si e ritrovata cosi accanto a chi non aveva mai sostenuto prima. Le vittime dei droni americani sono numerose, ma ci sono poche o nessuna fotografia a testimoniarlo e non ci sono state vittime occidentali. Per questo il fatto non sussiste. Il 2006 era stato l’anno delle speranze, soffocate una dopo l’altra con la massima violenza. Il governo uscito dalla conferenza di Mbagathi, in Kenya (2002-04), finalmente riunificato, si e dimostrato incapace di valutare la portata dell’eliminazione delle fazioni claniche a Mogadiscio nel giugno 2006, cosi come non ha saputo riconoscere la natura assai eterogenea dell’Unione delle Corti islamiche che ha assunto di colpo il potere nella capitale. Sentendosi minacciato, il governo ha spinto per lo scontro e per un impegno internazionale che e suonato come una provocazione. Al Shabaab non ha esitato ad attaccare il presidente e le divisioni interne hanno indotto le Corti islamiche a un’incoerenza politica, nonostante i profondi contrasti con al Shabaab. Solo l’Unione europea ha tentato una mediazione. Nel dicembre 2006, l’intervento militare etiope e arrivato a “liberare” la Somalia dai suoi demoni. L’euforia dei vincitori non e pero durata a lungo, perche la guerra e ricominciata coniugando richiami nazionalistici e parole d’ordine islamiche: la disfatta politica etiope e stata totale ed e costata il crollo del governo somalo e l’elezione di un nuovo presidente uscito dalle Corti islamiche nel gennaio 2009.
 
e noi ce li portiamo in casa .......

La guerra in Somalia continua e si sta già ripercuotendo su altri paesi della regione. Si sta formando un legame con lo Yemen che domani potrebbe riguardare anche la Libia e i paesi del Sahel. L’interrogativo che sorge e duplice. Si tratta prima di tutto di capire se si e disposti a considerare i problemi politici insiti in un’insurrezione di questo tipo e a trarne le debite conseguenze. Si tratta inoltre di sapere quale sia l’ordine che s’intende sostenere nella regione: in Africa, come nel Vicino Oriente, questa guerra contro al Qaeda o Daesh rappresenta una fantastica rendita diplomatica che permette a certi di evitare la Corte penale internazionale, ad altri di sottrarsi alle critiche per un regime autoritario nel quale le elezioni si vincono con il 100% dei voti, a tutti di ammantarsi del vessillo della laicità democratica per conservarsi al potere a onta di tutto e contro tutto.
 
Ohohohohohoh oooooooooooooo


ROMA – M5S: Fico guida la rivolta contro Di Maio e “Gallo Cedrone” Di Battista.
L’attivismo di Luigi Di Maio, gli incontri con i direttori, gli ambasciatori, le lobby, il suo parlare da leader in pectore
sono agli antipodi della condivisione orizzontale della leadership dei duri e puri dei 5 Stelle che cominciano, sebbene divisi,
a coalizzarsi: sarà per questo che dopo il forfait di Cernobbio, ha disertato anche il convegno dei giovani imprenditori di Confindustria a Capri del prossimo week end.

La rivolta interna (si parla di una settantina di parlamentari) è catalizzata da Roberto Fico, più di dieci anni di militanza,
che non vuol vedere il Movimento diventare un “partito” e che, insieme alle “talebane” Roberta Lombardi e Paola Taverna, a Carla Ruocco
è impegnato contro quella che all’interno è già chiamata la “triade” (Di Maio, Di Battista e Davide Casaleggio).

E’ tutto documentato nella pubblicazione in uscita “Supernova. Come è stato ucciso il Movimento cinque stelle” di Nicola Biondo e Marco Canestrari,
stralci del quale anticipano un clima tutt’altro che idilliaco, a cominciare da Beppe Grillo, distante e circuito dalla Triade e finire con l’iper protagonismo del “Gallo Cedrone” Di Battista.
 
“La settimana scorsa in pausa pranzo ho mangiato tre piatti di fagioli (so che non avrei dovuto).

Una volta tornata a casa, il mio fidanzato sembrava molto eccitato e mi ha detto: “tesoro, ho una sorpresa per cena”.
Poi mi ha bendata e fatto sedere su di una sedia attorno al tavolo. Lui è tornato da me scusandosi per averci messo tanto.

Mi ha chiesto se avessi sbirciato dalla benda e io gli ho assicurato di no. A quel punto mi ha tolto la benda.
Davanti a me c’erano dodici commensali che con il naso turato mi hanno detto in coro: ‘Buon compleanno’”.
 
LONDRA – Protagonista della storia raccontata dal Mirror è Daniel Medforth, un muratore inglese 36enne di Withernsea, nel Regno Unito,
che ha ingerito la bellezza di 35 pillole di Viagra nell’arco di un’ora dopo essersi preso una bella sbronza.

Subito dopo aver ingerito le 35 pillole di viagra, scrive il tabloid, Daniel ha accusato gravi giramenti di testa e nausea:
così ha deciso di andare in ospedale. I medici hanno voluto ricoverarlo immediatamente e hanno potuto attestare un’erezione record durata la bellezza di cinque giorni.

“Mi sono sentito malissimo. Avevo le vertigini, le allucinazioni: vedevo verde. Avevo un’erezione pazzesca, non andava via ed è durata ben cinque giorni”.
 
VICENZA – Si va a schiantare contro il guard rail, l’auto si accartoccia, ma lui ne esce miracolosamente illeso.
Poi se ne torna a casa a piedi. E’ accaduto nella notte tra sabato 15 e domenica 16 ottobre a Schio, in provincia di Vicenza.
Protagonista dello spaventoso incidente un 49enne, T.D., residente in città.

L’uomo, che viaggiava a bordo di una Daewoo Captiva, stava percorrendo via Maestri del Lavoro, nella zona industriale di Schio.
Intorno all’1.30 di notte ha perso il controllo del mezzo ed è finito contro il guard rail. L’impatto è stato talmente violento che l’auto si è sventrata.

Neanche un graffio per il 49enne, che una volta riuscito a liberarsi dalle lamiere, si è incamminato verso casa, abbandonando il mezzo incidentato.
Lo ha ritrovato sabato mattina, alle 8.30, una pattuglia della polizia locale Alto Vicentino.

Mentre i vigili erano intenti ad effettuare i dovuti rilievi, si è presentato il proprietario accompagnato da un carro attrezzi per la rimozione.
Per disincastrare l’auto è stato necessario tagliare il guard rail.
 

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