fo64
Forumer storico
Dal sito del Corriere della Sera
Silvio disse: il maggioritario è una religione
Le oscillazioni della Cdl sulle elezioni. La Russa era netto: il proporzionale sa di muffa. Fini si era convertito al «turno secco»
Sarà divertente vedere Ignazio La Russa votare la riforma elettorale che ha in mente la destra. Sul tema era stato infatti di maschia nettezza: «Il proporzionale trasmette un ricordo di vecchiume, intrighi, guerriglie nei partiti». Insomma: «Sa di muffa». E due mesi fa aveva confermato: «An rifiuta il ritorno al proporzionale». Ri-fiu-ta.
Arrossendo d'imbarazzo, però, si consoli: sarà in folta compagnia.
Poche materie infatti come quella elettorale han visto tutti dire il contrario di tutto.
A partire da Silvio Berlusconi che, alla millesima giravolta, ebbe pure a lagnarsi di chi gliela faceva notare: «Con coerenza assoluta dico sempre le stesse cose». Una coerenza da latticini: mungitura il martedì, scadenza il venerdì.
Elencare tutte le posizioni che ha preso via via è impossibile.
Riassunto in pillole: «Il maggioritario per noi è quasi una religione, l’80% degli italiani ha approvato il referendum».
«Se le cose stan così tanto vale tornare al proporzionale».
«Il maggioritario è contro la partitocrazia».
«Sono per il doppio turno di coalizione ma anche il proporzionale dà stabilità».
«Ora sono anch'io convinto che la strada migliore sia quella d'un sistema uninominale secco a un turno, come in Gran Bretagna».
«Il maggioritario è stato stravolto con l'introduzione della quota proporzionale. Va eliminata per togliere alla nomenklatura la possibilità di entrare in Parlamento attraverso una scorciatoia».
«Prima regola: in una democrazia maggioritaria governa chi ha vinto le elezioni».
«Sono per il doppio turno, una scelta più meditata, ragionevole».
«C'è chi vuol tornare al Grande Centro, al sistema proporzionale, alla palude del consociativismo!».
«Anch'io avevo sperato nel maggioritario ma si è vista la frammentazione».
«Modello tedesco con premio di maggioranza? Sono più che favorevole». Insomma? Boh.
Obiezione: anche a sinistra c'è chi, sia pure meno ondivagando, si è battuto per anni per il proporzionale e invece ora si leva furente contro l'iniziativa della destra. Vero. Verissimo.
Ma la risposta, su questo punto, va lasciata ancora a Berlusconi che dieci mesi prima (dieci mesi) delle «politiche» del 2001 che si avviava a vincere, respinse l'idea di una riforma elettorale proposta dall'Ulivo e assai meno radicale di quella di oggi, con queste parole: «Il tempo è scaduto». Tesi rilanciata dai coristi con minime varianti.
Alfredo Urso: «Non si cambiano le regole del gioco in campagna elettorale». Gianfranco Fini: «Non si cambiano le regole a partita iniziata». Rocco Buttiglione: «Le riforme elettorali non si fanno in campagna elettorale». Giulio Tremonti: «Non si cambia la legge elettorale a colpi di maggioranza, non si cambiano le regole se la campagna elettorale è già iniziata».
E il futuro «garante» dei lavori parlamentari Pier Ferdinando Casini ammiccava: «Capisco che Rutelli voglia vincere le elezioni e proponga di cambiare la legge elettorale ma nel mezzo della partita non si cambiano le regole».
L'accusa? La spiegava ancora il Cavaliere: «Quella proposta dal centro sinistra è una legge per il suo bene e per il male del Paese».
Mentre il forum di Forza Italia (www.forzaitalia.it/sms) viene intasato di decine di messaggi quasi tutti contro la svolta («se lo fate non vi voto più», scrive ad esempio Camillo: «è un giro di valzer indecente»), val dunque la pena di ricordare almeno alcune delle chicche consegnate agli archivi.
Antonio Martino, in un momento in cui il Cavaliere si sentiva proporzionalista: «Il maggioritario era il cuore del programma di Forza Italia nel '94 come nel '98. Io ho la tessera numero 2 e, in otto delle undici cassette che nel '94 abbiamo dato ai candidati per prepararsi alla campagna elettorale, ero io a parlare. La decisione di Berlusconi mi crea grossi problemi».
Maurizio Gasparri, l'estate scorsa: «Nessuno pensi di tornare al "suk" al mercato arabo dei tempi andati. Se qualcuno lo proponesse ritornerebbe sui suoi passi con le pive nel sacco. Vanno bene tutti i sistemi, quello regionale, quello comunale, quello in vigore adesso per il Parlamento, ma deve essere un sistema bipolare e comunque maggioritario».
Renato Schifani, un mese fa: «Ormai il Paese è abituato alla logica del bipolarismo, del maggioritario. La battaglia referendaria dell'abolizione del proporzionale ha tracciato un solco che ritengo irreversibile».
Il più interessante da seguire nella curva a gomito, però, è forse il ministro degli esteri Fini. Il quale, gagliardamente contro il maggioritario quando pensava lo danneggiasse («L'uninominale è un sistema elettorale voluto dalla Dc, dal Psi dal Pds, dalla cupola di Confindustria e dal potere sindacale per salvare la partitocrazia e riciclare i partiti sepolti da Tangentopoli») si convertì solo quando si rese conto che il nuovo sistema poteva essergli invece utile.
Ma fece seguire alla conversione il furore dei convertiti: «Noi siamo per il maggioritario a turno secco». Tesi ribadita per anni, fino a promuovere il referendum per l'abolizione di quel 25% rimasto di proporzionale e a sfidare D'Alema: «Se davvero vuol dialogare con noi, lo invitiamo ad uscire dall'ambiguità: impegni la parte della sua maggioranza che crede nel bipolarismo a sostenere una nuova legge elettorale, che rafforzi il maggioritario e che recepisca lo spirito del referendum Segni». Ancora: «La legge elettorale proporzionale è il mastice di quanti hanno nostalgia del pentapartito». «An non cambia idea sulla legge elettorale, quindi è indisponibile a intese basate su una legge proporzionale».
E via così... Per dirla con La Russa: uffa, la muffa!
Gian Antonio Stella
15 settembre 2005
Silvio disse: il maggioritario è una religione
Le oscillazioni della Cdl sulle elezioni. La Russa era netto: il proporzionale sa di muffa. Fini si era convertito al «turno secco»
Sarà divertente vedere Ignazio La Russa votare la riforma elettorale che ha in mente la destra. Sul tema era stato infatti di maschia nettezza: «Il proporzionale trasmette un ricordo di vecchiume, intrighi, guerriglie nei partiti». Insomma: «Sa di muffa». E due mesi fa aveva confermato: «An rifiuta il ritorno al proporzionale». Ri-fiu-ta.
Arrossendo d'imbarazzo, però, si consoli: sarà in folta compagnia.
Poche materie infatti come quella elettorale han visto tutti dire il contrario di tutto.
A partire da Silvio Berlusconi che, alla millesima giravolta, ebbe pure a lagnarsi di chi gliela faceva notare: «Con coerenza assoluta dico sempre le stesse cose». Una coerenza da latticini: mungitura il martedì, scadenza il venerdì.
Elencare tutte le posizioni che ha preso via via è impossibile.
Riassunto in pillole: «Il maggioritario per noi è quasi una religione, l’80% degli italiani ha approvato il referendum».
«Se le cose stan così tanto vale tornare al proporzionale».
«Il maggioritario è contro la partitocrazia».
«Sono per il doppio turno di coalizione ma anche il proporzionale dà stabilità».
«Ora sono anch'io convinto che la strada migliore sia quella d'un sistema uninominale secco a un turno, come in Gran Bretagna».
«Il maggioritario è stato stravolto con l'introduzione della quota proporzionale. Va eliminata per togliere alla nomenklatura la possibilità di entrare in Parlamento attraverso una scorciatoia».
«Prima regola: in una democrazia maggioritaria governa chi ha vinto le elezioni».
«Sono per il doppio turno, una scelta più meditata, ragionevole».
«C'è chi vuol tornare al Grande Centro, al sistema proporzionale, alla palude del consociativismo!».
«Anch'io avevo sperato nel maggioritario ma si è vista la frammentazione».
«Modello tedesco con premio di maggioranza? Sono più che favorevole». Insomma? Boh.
Obiezione: anche a sinistra c'è chi, sia pure meno ondivagando, si è battuto per anni per il proporzionale e invece ora si leva furente contro l'iniziativa della destra. Vero. Verissimo.
Ma la risposta, su questo punto, va lasciata ancora a Berlusconi che dieci mesi prima (dieci mesi) delle «politiche» del 2001 che si avviava a vincere, respinse l'idea di una riforma elettorale proposta dall'Ulivo e assai meno radicale di quella di oggi, con queste parole: «Il tempo è scaduto». Tesi rilanciata dai coristi con minime varianti.
Alfredo Urso: «Non si cambiano le regole del gioco in campagna elettorale». Gianfranco Fini: «Non si cambiano le regole a partita iniziata». Rocco Buttiglione: «Le riforme elettorali non si fanno in campagna elettorale». Giulio Tremonti: «Non si cambia la legge elettorale a colpi di maggioranza, non si cambiano le regole se la campagna elettorale è già iniziata».
E il futuro «garante» dei lavori parlamentari Pier Ferdinando Casini ammiccava: «Capisco che Rutelli voglia vincere le elezioni e proponga di cambiare la legge elettorale ma nel mezzo della partita non si cambiano le regole».
L'accusa? La spiegava ancora il Cavaliere: «Quella proposta dal centro sinistra è una legge per il suo bene e per il male del Paese».
Mentre il forum di Forza Italia (www.forzaitalia.it/sms) viene intasato di decine di messaggi quasi tutti contro la svolta («se lo fate non vi voto più», scrive ad esempio Camillo: «è un giro di valzer indecente»), val dunque la pena di ricordare almeno alcune delle chicche consegnate agli archivi.
Antonio Martino, in un momento in cui il Cavaliere si sentiva proporzionalista: «Il maggioritario era il cuore del programma di Forza Italia nel '94 come nel '98. Io ho la tessera numero 2 e, in otto delle undici cassette che nel '94 abbiamo dato ai candidati per prepararsi alla campagna elettorale, ero io a parlare. La decisione di Berlusconi mi crea grossi problemi».
Maurizio Gasparri, l'estate scorsa: «Nessuno pensi di tornare al "suk" al mercato arabo dei tempi andati. Se qualcuno lo proponesse ritornerebbe sui suoi passi con le pive nel sacco. Vanno bene tutti i sistemi, quello regionale, quello comunale, quello in vigore adesso per il Parlamento, ma deve essere un sistema bipolare e comunque maggioritario».
Renato Schifani, un mese fa: «Ormai il Paese è abituato alla logica del bipolarismo, del maggioritario. La battaglia referendaria dell'abolizione del proporzionale ha tracciato un solco che ritengo irreversibile».
Il più interessante da seguire nella curva a gomito, però, è forse il ministro degli esteri Fini. Il quale, gagliardamente contro il maggioritario quando pensava lo danneggiasse («L'uninominale è un sistema elettorale voluto dalla Dc, dal Psi dal Pds, dalla cupola di Confindustria e dal potere sindacale per salvare la partitocrazia e riciclare i partiti sepolti da Tangentopoli») si convertì solo quando si rese conto che il nuovo sistema poteva essergli invece utile.
Ma fece seguire alla conversione il furore dei convertiti: «Noi siamo per il maggioritario a turno secco». Tesi ribadita per anni, fino a promuovere il referendum per l'abolizione di quel 25% rimasto di proporzionale e a sfidare D'Alema: «Se davvero vuol dialogare con noi, lo invitiamo ad uscire dall'ambiguità: impegni la parte della sua maggioranza che crede nel bipolarismo a sostenere una nuova legge elettorale, che rafforzi il maggioritario e che recepisca lo spirito del referendum Segni». Ancora: «La legge elettorale proporzionale è il mastice di quanti hanno nostalgia del pentapartito». «An non cambia idea sulla legge elettorale, quindi è indisponibile a intese basate su una legge proporzionale».
E via così... Per dirla con La Russa: uffa, la muffa!
Gian Antonio Stella
15 settembre 2005