Titoli di Stato area Euro SLOVENIA - Operativo titoli di stato

Slovenia's Economy Shrank in Second Quarter as Exports Eased

By Boris Cerni on August 31, 2012







Slovenia s economy shrank more than analysts expected in the second quarter as exports to Europe slowed and investments and consumption faltered after the governments austerity measures.

Gross domestic product contracted 3.2 percent from a year earlier, compared with a 0.2 percent drop in the first three months, the statistics office in Ljubljana said on its website. A survey of six economists forecast a 1.2 percent drop.

The result in the first quarter was clearly a positive surprise that will not be repeated in the second quarter, Wolfgang Ernst, an analyst at Raiffeisen Bank International AG (RBI) in Vienna said before the report. Given weak retail sales data, especially in May and June, and ongoing weak industrial production, I would expect GDP to fall up to 2 percent.

Economists from London to Warsaw have said Slovenia is on course to seek international assistance as the economy is on the verge of entering its second recession in three years and its lenders rely on the European Central Bank loans for liquidity. Slovenia credit rating was cut by Moody's Investors Service, Fitch Ratings and Standard & Poor's in early August because of domestic banks need for fresh capital. All three rating companies keep a negative outlook on the sovereign.


Yields Climb

Slovenias borrowing costs surged above 7 percent earlier this month, a threshold that forced Ireland and Portugal to ask for an international bailout.

Government bond yields have been over 7 percent for much of the past few weeks, but for now the government appears to be OK with these borrowing costs,
William Jackson, an emerging- markets economist at Capital Economics Ltd. in London, said yesterday. For the government to seek help, it would probably require a fresh flare-up in tensions in the euro zone, causing local bond yields to spike and making borrowing prohibitively costly.

The government of Prime Minister Janez Jansa, which came to power in February after early elections, has denied it will seek assistance from the European Union to prop up its banking industry. The administration is also pushing to implement spending cuts and tax increases to gain investor confidence as the debt crisis that started more than two years ago in Greece continues to roil markets.



To contact the reporter on this story: Boris Cerni in Ljubljana at [email protected]
 
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[FONT=verdana,]IL COMMENTO[/FONT]

[FONT=verdana,]Slovenia in crisi[/FONT]






La Slovenia è in crisi. Le misure di contenimento della spesa non sembrano aver sortito gli effetti sperati e all’orizzonte si prospettano altri drastici tagli e un reale calo del tenore di vita. Sui giornali internazionali e nazionali non mancano le speculazioni secondo cui proprio Lubiana potrebbe essere la prossima a chiedere l’aiuto finanziario dell’Unione europea.

Il primo a ipotizzarlo è stato addirittura il premier Janez Janša, che a fine giugno aveva ventilato uno scenario greco e la necessità di aiuti internazionali nel caso il Parlamento non approvasse la modifica costituzionale che impone il pareggio di bilancio. La dichiarazione fatta ad uso interno, con il fine di ottenere alla Camera la maggioranza necessaria per far passare il provvedimento, non ha suscitato gli effetti sperati in patria, ma non sembra essere passata inosservata all’estero.

Per Janša, del resto, l’inserimento nella Costituzione del patto fiscale sembra essere diventato un vero e proprio mantra, ma per poter attuare il suo progetto ha bisogno dei voti dell’opposizione di centrosinistra. Socialdemocratici e Slovenia Positiva non sembrano volerglieli concedere e dicono che basti approvare un’adeguata legge come hanno fatto in Francia.

La questione più che di sostanza è di prestigio e per ora nessuno vuole cedere. A luglio si è persino rischiata la crisi di governo, tanto che Janša aveva ipotizzato di voler chiedere la fiducia sull’approvazione del provvedimento e non è escluso che possa farlo a settembre. Le colpe di un eventuale fallimento potrebbero così essere scaricate sulla poco consistente opposizione, già ora additata di essere incapace di contribuire a mettere in atto le riforme necessarie nel Paese.



Una chiave di lettura semplice, questa, buona per gli elettori di Janša e forse per i suoi alleati europei. La realtà però appare più complessa. I problemi finanziari sloveni, ovviamente, non sono destinati a risolversi con l’inserimento nella Costituzione di una norma che maggioranza e opposizione dicono, comunque, di voler applicare. La Slovenia ha ancora un debito pubblico relativamente contenuto, ben al di sotto dei criteri di Maastricht, ma che negli ultimi anni è stato in costante crescita e alla fine del 2012 sfiorerà il 52% del Pil.

Quello che oggi paga Lubiana è la bolla immobiliare, con i crediti concessi allegramente dalle banche controllate dallo stato alle imprese edili, che ora stanno fallendo l’una dopo l’altra e i finanziamenti concessi a manager - considerati fino a ieri maghi della finanza, ma con importanti agganci politici - per una serie d’improbabili scalate alle aziende. Sta di fatto che le banche hanno seri problemi e proprio questa è stata la ragione principale che ha portato Moody’s a declassare pesantemente la Slovenia, portandola da livello A2 a Baa2. In agosto, così, non si è fermata la speculazione sui titoli di stato decennali, che hanno mantenuto rendimenti sopra al 7 percento, un tasso d’interesse ritenuto insostenibile a lungo termine.

Il Paese che era stato visto per anni come il fulgido esempio di una transizione di successo, sembra bloccato dall’incapacità della sua classe politica di trovare adeguate soluzioni. Nel precedente mandato fu proprio il partito del premier Janez Janša a dare un contributo fondamentale al fallimento di una serie di riforme ritenute indispensabili dal governo del debole Pahor e fatte cadere a colpi di referendum. Prima fra tutte quella previdenziale, che adesso si vorrebbe riproporre con qualche modifica.

All’orizzonte ci sarebbero una serie di altri provvedimenti da mettere in atto, tra cui anche la riforma del mercato del lavoro. Per l’Esecutivo i tempi dovrebbero essere rapidissimi, ma nuovi referendum non sono esclusi e d’altra parte il centrosinistra non sembra entusiasta di concedere troppa mano libera a Janša. Il premier, battuto alle ultime elezioni, è arrivato alla guida dell’Esecutivo sloveno grazie ai giochi di palazzo e per molti rappresenta, nel bene e nel male, la figura dell’uomo forte. Alcuni vedono in lui il messianico salvatore che ha portato il paese all’indipendenza e che ora sembra essere il fiero condottiero in grado di portare la Slovenia fuori dal guado, altri invece lo ritengono un politico cinico e dalle pericolose tendenze autoritarie.

Lui ed i suoi uomini, del resto, hanno fatto poco o nulla per fugare quest’ultime paure. All’inizio di questo mandato avevano solennemente promesso ai loro partner di coalizione ed al Paese che non avrebbero aperto temi di carattere ideologico, ma hanno subito cominciato a tagliare teste, non hanno voluto le bandiere dei partigiani, con le loro stelle rosse, all’ultima cerimonia della giornata dello stato, alcuni ministri e rappresentanti di Nuova Slovenia, il più piccolo partito di governo, hanno presenziato alla commemorazione della fondazione della prima unità collaborazionista slovena nella Seconda guerra mondiale ed è stato cancellato il nome del leggendario comandante partigiano France Rozman Stane da una caserma dell’esercito sloveno. Come se ciò non bastasse, allo storico triestino Jože Pirjevec è stato impedito di parlare ad una celebrazione organizzata dall’associazione per l’amicizia sloveno russa a cui ha partecipato il premier Janša.

Ad ogni modo nel Paese la crisi economica e la “guerra culturale” sembrano avanzare di pari passo e la paura per il futuro viene accompagnata da uno scontro permanete sul passato. Nel centrosinistra si ritiene che i valori fondanti del paese debbano restare ancorati alla resistenza, alla lotta al nazifascismo e non si vuole negare che anche la Jugoslavia di Tito avesse portato qualcosa di buono agli sloveni. Democratici e Nuova Slovenia invece vorrebbero una nuova ridefinizione nazionale basata su una critica feroce del passato comunista e fondata su quella che viene chiamata la “guerra d’indipendenza” e sul processo di emancipazione dalla Jugoslavia, di cui l’eroe indiscusso sarebbe proprio Janez Janša, definito, recentemente, con toni agiografici, da un giornale a lui vicino, “il più grande sloveno della storia”.
Stefano Lusa
(La Voce del Popolo - Fiume)
 
Slovenia/ Ocse: Lubiana non ha bisogno di piano salvataggio

Ma deve procedere rapidamente con riforme





Roma, 3 set. (TMNews) - Il segretario generale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) Angel Gurria ritiene che la Slovenia non abbia bisogno di un piano di salvataggio ma ha esortato il governo sloveno ad agire senza indugio a mettere in campo politiche per uscire dalla crisi.

"C'è molto margine e molto lavoro da fare", ha spiegato Gurria, parlando con i giornalisti a margine di una conferenza a Bled. Gurria ha spiegato che i responsabili politici sloveni conoscono le misure che è necessario prendere e li ha esortati a "trovare gli ambiti di consenso sufficienti a realizzarle".

Queste misure, a dire di Gurria, potrebbero evitare il ricorso a un piano di salvataggio. "Perché non dedicare un po' di tempo a cercare d'avanzare sulla riforma del mercato del lavoro, la riforma bancaria, il processo d'aggiustamento di bilancio, prima di domandarsi se ci dirigiamo verso un piano di salvatasggio o no?" ha commentato.

"Se voi doveste fare tutto quel che dovete fare e, malgrado questo, i mercati continuassero ad attaccarvi, allora io direi che potremmo domandare un colpo di mano alla famiglia" europea, ha continuato il capo dell'Ocse.
 
Crisi: spread,Slovenia considera emissione titoli in dollari

04 settembre, 15:53




(ANSAmed) - LUBIANA, 4 SET - Per finanziare le spese e il debito pubblico, il governo sloveno sta considerando di emettere nuove obbligazioni a scadenza decennale, ma denominate in dollari e sul mercato finanziario americano, cercando cosi' di evitare gli alti tassi d interesse, tra il 6 e il 7 per cento in caso di emissione di titoli di stato in euro. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze sloveno, Janez Sustercic, al giornale economico di Lubiana Finance.

Il valore nominale delle obbligazioni, che saranno emesse nella seconda meta' di ottobre o agli inizi di novembre, dovrebbe essere circa 1,5 miliardi di dollari.

Dopo che in aprile gli interessi richiesti sui titolo in euro hanno superato il tasso di 5 per cento annuo, il ministero delle Finanze ha rinunciato di piazzare 1,5 miliardi di euro di titoli di stato in attesa di un cambiamento delle tendenze sui mercati internazionali. Nel frattempo pero', a giugno l'interesse richiesto ha per alcuni giorni superato il 7 per cento, ritenuto insostenibile, per scendere poi al 6,2 per cento registrato la settimana scorsa.

''A questo punto ci aspettiamo che il rendimento su titoli denominati in dollari e piazzati negli Stati uniti dovrebbe essere inferiore a quello chiesto in titoli in euro'', ha spiegato il ministro. ''Si tratta di un ottimo piano - ha commentato per il giornale Lutz Roehmeyer, esperto della Landesbank Berlin - i costi saranno minori, i tassi referenziali della Federal Reserve sono inferiori di quelli della Bce, e l'indebitamento anche per somme ingenti e molto piu' veloce''.

Il governo conservatore di Janez Jansa si e' proposto lo scorso febbraio, al momento dell'insediamento, di ridurre il deficit dei conti pubblici dal 6,4 per cento del 2011 al circa 4 per cento quest'anno, con una serie di misure di risparmio e tagli ai stipendi dei dipendenti pubblici e statali e alle pensioni.

Gli alti costi dell' indebitamento e problemi di solvenza delle maggiori banche slovene stanno pero' creando gravi problemi alle finanze pubbliche e da alcuni mesi sono sempre piu' insistenti le voci, smentite in varie occasioni da Jansa, che anche la Slovenia potrebbe chiedere aiuto al fondo salva stati europeo.

***
Sarà interessante monitorare la possibilità di effettuare una simile asta... e chi compra.
 
Slovenia: “Danger for Austrian Banks is Limited”

Published: Yesterday 21:30 · (FriedlNews)
Although Austria would be most affected by a Slovenian national bankruptcy, the likeliness of this scenario is rather low, analysts say.


“In the worst case, Austria is clearly highly affected. Austria´s banking industry has the biggest exposure in Slovenia.” William Jackson at Capital Economics told APA. However, Slovenia´s GDP only comes at € 35bn. A bail-out of € 5bn would be no problem for the EU and the IMF, Jackson says. Thus, the danger for Austrian banks in Slovenia is rather limited, he explains. In Hungary, Austrian banks have a much bigger exposure, Jackson argues.


Until the end of 2013, Slovenia has a funding requirement of € 3.5bn. The capital shortfall in the Slovenian banking industry is estimated to range from € 4.0bn to € 8.0bn. “Although the government has initiated austerity measures, it will not depend on the government whether help from the IMF or from the EU will be needed.” Jackson said. If investors think that the capital shortfall cannot be covered by the government, there would be a sale-out of Slovenian sovereign bonds. Since 2008, Slovenia´s public debt quota almost doubled to 48% of GDP.


In the medium term, the outlook for Slovenia is bad. Due to the recession, the lower tax intake and the austerity policy, the country would face a vicious circle. As a result, Slovenia may have to devaluate its economy internally, Jackson concludes.
 
Slovenia heads to last chance saloon



By John Geddie and Sudip Roy
Fri Sep 7, 2012 2:07pm IST






LONDON, Sept 7 (IFR) - Slovenia's planned debut in the US dollar market looks like a last-ditch effort to win over international investors before it is forced to seek official sector aid for its debt-ridden, state-owned lenders, bankers said.

The troubled eurozone member is desperate to issue an international bond as it attempts to get a handle on a budget deficit that soared to 6.4% of GDP in 2011.


After failing to issue in its own currency earlier in the year, it's a sign of Slovenia's diminished status that it is now going after yield-hungry emerging markets investors expected to demand over 7% for a slated 10-year issue in the coming months.


"They are trying to exhaust all options," said one banker strongly linked to the investor roadshow for the upcoming US dollar trade.
"Slovenia hasn't been able to access the long term debt markets at all this year and is facing a critical funding gap," he added.


Slovenia's largely-domestic T-Bill programme should be enough to refinance the remaining EUR355m of redemptions until year end, although its banks are reported to be reaching saturation point with the paper. In 2013, the country has EUR1.5bn of redemptions to tackle before it can even begin to chip away at other expenditures.


Slovenia has only issued in euros since it adopted the currency in 2007. Bankers have in the past tried to encourage the country to develop a track record in dollars but Slovenia always resisted. Now they have no choice.


Unfamiliar


Emerging markets investors could be amenable to buying the sovereign's debt but it will not be a straightforward process. Most are unfamiliar with the credit and will require details about the government's reform plans, economic fundamentals and crucially the outlook for the banking sector.
They will also want to know why Slovenia's traditional investor base has walked away.


But despite its woes, yield-driven fund managers told IFR that they would consider buying a Slovenia dollar bond if the price was attractive. "If they pay up they will get something through," said one investor, adding that emerging markets investors have plenty of experience of buying credits with difficult economic and political conditions.


What the price would be remains to be seen but as all Slovenia's long-dated euro bonds are trading with a 7% handle, US dollar investors will demand a premium over that level.


Some financiers are sceptical that Slovenia can afford to issue at those levels so may be forced to consider a more short-dated trade.
"If they are targeting a 10-year trade they would have pay a premium to their euro-denominated bonds which yield around 7%. It would be much more feasible to do something in a shorter maturity," said Sohail Malik, portfolio manager at asset manager ECM's special situations team.


The trouble is that emerging markets investors, especially in the US, have a preference for 10-year paper. Anything shorter may not reap the amount that Slovenia needs to stave off a bailout.


One banker, in fact, reckons irrespective of what happens with a dollar bond the government will eventually become the sixth eurozone member to seek aid. "A dollar transaction would only buy time," he said.


Weighed down


Slovenia's economy is being weighed down by its banking sector, which has been loss-making for two years with an NPL ratio of 15.5% at the end of 2011, according to RBS. The government already owns 20% of the sector, which has total assets-to-GDP of 128%.


Its fortunes in the bond market contrast sharply with its lower-rated neighbouring countries, Bulgaria and Romania, both of which have successfully issued in the euro market this year. The latter, in fact, sold a bond in that market this week with a EUR750m re-opening of its June 2018 notes.


In the dollar market, Slovenia will be heartened by the Slovak Republic's successful debut in May this year with a USD1.5bn 10-year offering.
However, as investors well know, Slovenia and Slovakia are very different propositions. Slovakia recorded GDP growth of nearly 3% in the first half of this year, while Slovenia's GDP contracted 1% over the same period.


"With an emerging market audience you are usually selling a growth story, but Slovenia feels more like short-term, stop-gap funding need," said Malik at ECM.


"It is very different to an emerging market story. It is a typical European austerity and recessionary story," he added. (Reporting by John Geddie and Sudip Roy; Editing by Matthew Davies)


***
Ci hanno provato anche i croati con una emissione in dollari, ma non è riuscita molto bene ...
 

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