Snia Bdp (SN) SNIA sembra risvegliarsi (1 Viewer)

secoli

Utente Senior
notizia vecchia, ma . . .

fino ad ora nn rilevata dal popolo di snia almeno su questo illustre forum !!

SNIA/ HOPA SIGLA INTESA PER CEDERE IL 23% A ENERCHEM(SOLE-24 ORE)
06/11/2005 10:11

Milano, 6 nov. (Apcom) - Hopa, la finanziaria di Emilio Gnutti, ha raggiunto ieri un accordo con Enerchem per cedere la sua quota di rifermineto in Snia. Stando a quanto risulta a Il Sole-24 Ore e ad altri quotidiani, la Enerchem ha rilevato un'opzione a 30 giorni in base alla quale l'holding bresciana si impegna a cedere il 23% di Snia, in azioni e obbligazioni convertibili. Il prezzo fissato è pari a 0,12 euro per azione, con un premio del 15% rispetto alla media del titolo negli ultimi mesi.

La Enerchem è una società bergamasca che opera nel settore chimico ed è presieduta da Giorgio Mazzanti, ex numero uno dell'Eni. Se l'operazione con Hopa dovesse andare in porto (la due diligence è appena partita), Enerchem deterrebbe il 23% di Snia, Interbanca il 9%, Mps il 6% e Hopa il 6% circa. Il presidente sarebbe Mazzanti e l'amministratore delegato Achille Erba, ex numero uno di Polimeri Europa.

La cessione della quota Snia si inserisce nel programma di Hopa di attuare dismissioni per riequilibrare la sua struttura finanziaria.


Questa Enerchem di Mazzanti sembra quasi una società fantasma, ricercandola su google, si trova ben poco e una posssibile potrebbe essere questa:
ENERCHEM (S.A.S.)
Disincrostazioni Chimiche E Disincrostanti VIA BRESOLIN 7
21049 Tradate - VA
Tel 0331810797

Cosa ci può essere sotto questa acquisizione da parte di una società misconosciuta ?

saluti
 

giuseppe.d'orta

Forumer storico
Su F&M di oggi c'è un articolo che racconta la vita di Mazzanti, pezzo grosso della politica e della finanza anni '70 ed '80. Vediamo come viene la copia al volo.


Giorgio Mazzanti, chi era costui?
Analisti, gestori, operatori.
Nessuno dei boys, 35 anni al
massimo, che «fanno» la Borsa
italiana ha un’idea seppur vaga
di chi fosse il professore. Lacuna
grave, gravissima se si
vuol capire qualcosa delle radici
della società italiana e delle
sue occasioni perdute: la fine
della chimica italiana. Giorgio
Mazzanti, passati i Settanta, non è solo il rappresentante
italiano della Enerchem del Canada (la terra in
cui elesse domicilio Eugenio Cefis una volta sbattuta
la porta di Montedison) che dispone di un’opzione per
rilevare da Hopa il 23% di Snia. La sua avventura, al
contrario, è una fetta importante, e controversa, nella
storia della chimica italiana. Oltre che una meteora,
violenta, che ha attraversato il cielo dell’Eni, dal febbraio
al dicembre del 1979, uno dei momenti più drammatici
della storia della Repubblica.
Una storia, il capitolo Eni-Petronim (dal nome della
società con sede a Riyad), in cui si mescolano tutti gli
ingredienti più tragici: la P2, cui il professore si era
iscritto; lo scontro ai vertici del Psi (da cui, azzerato
Claudio Signorile, emergerà appieno l’astro di Bettino
Craxi); l’ombra di tangenti mai provate (forse riguardavano
la sola famiglia reale saudita) ma che, si sospettava
all’epoca, dovevano servire a comprare la Rizzoli-
Corsera; le forniture di petrolio, a prezzo scontato,
che i sauditi, esasperati, a un certo punto interruppero.
Insomma, un gran pasticcio internazionale da cui
l’Eni uscì con le ossa rotte. E di cui Enrico Cuccia seppe
approfittare da par suo, preparando il rientro dei
privati alla testa di Montedison: prima l’interregno di
Giuseppe Medici, poi l’operazione Gemina che preparò
la strada all’ingresso in scena di Mario Schimberni.
E qui comincia un’altra storia, forse più nota. Ma pochi
sanno che a dare l’avallo all’ingresso di Schimberni
fu Francesco Cossiga in persona. E che fu lo stesso
Cossiga a decretare la sospensione e poi il congedo di
Giorgio Mazzanti dall’Eni. E pensare che Mazzanti
aveva investito, assieme a Bp, 60 miliardi dell’epoca
(1974-1978) per uno stabilimento in Sardegna, a Sarroch
(vicino alla ridente Pula), che doveva produrre
100mila tonnellate di farine proteiche: l’impianto, già
ultimato, venne messo fuori legge dall’istituto superiore
della Sanità, stessa sorte subita dall’analogo investimento
in Calabria (tutto a carico del denaro pubblico)
della Liquichimica di Raffaele Ursini.
Eppure Mazzanti aveva tutti i numeri del manager
rampante nel settore emergente dell’economia italiana
uscita dal boom: la chimica. Di lui, allievo del premio
Nobel Giulio Natta, le cronache economiche cominciano
a occuparsi nel ’68, quando Raffaele Girotti, allora
luogotenente di Cefis, viene spedito all’Eni, per rimettere
in ordine la disastrata Montecatini di Giorgio
Valerio. Mazzanti, capo della ricerca, viene messo alla
guida dell’azienda. Comincia qui la gimcana dell’ingegnere,
in un’Italia dove non è facile evitare i siluri: la
guerra chimica è guerra vera, Cefis contro Girotti, Cuccia
assieme a Cefis (straordinario il racconto del viaggio
dei due in Somalia, quando Cuccia passeggia sulla
banchina del porto all’equatore in cappotto nero e lobbia),
Andreotti contro Fanfani, Bisaglia contro tutti, i
socialisti a caccia di uno strascico di potere. Il tutto
sullo sfondo di un Paese traversato dalle Br e dallo
scandalo Lockeed. Il risultato? Nel 1976 il vicepresidente
dell’Eni, lo stesso Mazzanti, traccia questo bilancio
sulla chimica: 3.500 miliardi di investimenti (più
della Francia o della Gran Bretagna), ma una voragine
di perdite, più di 200 miliardi per la sola Montedison.
È il salvataggio della chimica,
del resto, la missione che Mazzanti,
primo socialista a salire
sulla tolda dell’Eni, deve affrontare
nel ’79 con la benedizione,
novità importante, del Pci («Abbiamo
fiducia in lui», disse Andrea
Margheri, allora responsabile
economico del partito). Ma
arrivò Petronim. In sostanza,
con la mediazione di Andreotti
l’Eni chiude un contratto per
l’acquisto a prezzi vantaggiosi
di 12,5 milioni di tonnellate di
petrolio saudita. Ma occorre pagare
una «commissione», pari al
7%, attraverso un intermediario
persiano, Parviz Mina. Chi s’intascherà la tangente
di quest’affare comunque «ottimo», come sostiene nella
sua monumentale storia dell’impresa pubblica, Franco
Briatico, ex eminenza grigia ai tempi di Cefis? Il
mistero, tutto sommato, resiste ancora. Una volta dissipato
il polverone della cronaca, c’è perfino il sospetto
che quei soldi erano davvero destinati ai sauditi
(che, alla fine, ruppero il contratto per le insinuazioni
in arrivo da Roma). Ma è un fatto che per mesi la Repubblica
venne messa in scacco dai ricatti incrociati.
Licio Gelli, a esempio, minaccia nella famosa suite
dell’Excelsior lo stesso Mazzanti avvertendolo di
aver preparato un grosso dossier che scotta. Rino Formica
strepita, Craxi pure. Finché Cossiga non decide
di sacrificare Mazzanti. Forse, anzi probabilmente, ha
ragione lui. Ma con la sua cacciata si farà un piacere a
Craxi, determinante per le sorti del governo. E si placherà
l’ira dello sceicco Yamani, che pretende scuse
per le «chiacchiere» italiane contro la corte saudita.
«Povero Mazzanti - commentò Cefis - fin dall’inizio mi
sono chiesto come sarebbe riuscito a onorare tutte le
promesse fatte ai partiti». Nell’Italia di ieri andava così.
E oggi? A salvare i cocci della chimica, in fin dei conti sono
gli stessi protagonisti di ieri.
 

secoli

Utente Senior
[ Giorgio
Mazzanti, passati i Settanta, non è solo il rappresentante
italiano della Enerchem del Canada (la terra in
cui elesse domicilio Eugenio Cefis una volta sbattuta
la porta di Montedison) che dispone di un’opzione per
rilevare da Hopa il 23% di Snia. .[/quote]

Allora Mazzanti fa capo alla :
Enerchem International Inc. ??????
1406 - 8 Street
Nisku, Alberta
Canada T9E 7M1

ma nn mi risulta che questa società operi con qualche succursale in Italia, e l'articolo su snia parlava di una societa bergamasca che tutt'ora nn si sa bene dove e cosa produca.

Comunque l'articolo postato da Giuseppe mette ancora in risalto, se ce ne fossimo dimenticati, come tangettopoli nn abbia scalfito il sitema corrotto e clientelare che ancora domina l'Italia: mafia e politica al sud - politica e poteri forti al nord.

saluti
 

Luky

Nuovo forumer
MILANO (MF-DJ)--Snia informa che, lunedi'' scorso, ha ricevuto da

EnerChem una lettera con l''avvenuta sottoscrizione di un accordo per una

opzione di acquisto di 48.053.819 azioni Snia e di obbligazioni cv in

96.107.638 azioni Snia.



L''opzione, si legge in una nota, scade il prossimo 9 dicembre.



Il contenuto della lettera -conclude il comunicato- verra'' sottoposto

alla valutazione da parte del Cda di Snia in agenda venerdi'' per

l''approvazione dei conti del 3* trimestre.
 

chagans

Banned
secoli ha scritto:
Allora Mazzanti fa capo alla :
Enerchem International Inc. ??????
1406 - 8 Street
Nisku, Alberta
Canada T9E 7M1

ma nn mi risulta che questa società operi con qualche succursale in Italia, e l'articolo su snia parlava di una societa bergamasca che tutt'ora nn si sa bene dove e cosa produca.

Comunque l'articolo postato da Giuseppe mette ancora in risalto, se ce ne fossimo dimenticati, come tangettopoli nn abbia scalfito il sitema corrotto e clientelare che ancora domina l'Italia: mafia e politica al sud - politica e poteri forti al nord.

saluti

In effetti non si trova nulla in rete di questa enerchem di mazzanti, se non le agenzie che hanno riportato la notizia della cessione della call per le quote di gnutti.

Inizio a pensare che sia una scatola vuota costituita per l'occasione...
 

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