FTSE Mib Futures solo fib fatto bene 2009

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
medio al rialzo appesantendo la posizione su etf xbear ftse mib già in carico a 53,48.
punto sul risciacquo con centrifuga tra le 17 e le 17,15. poi a seconda dei volumi degli ultimi 9 minuti o vado in overnight o liquido le posizioni odierne. quelle di giovedi le tengo in carico
 
:eek::eek::eek:
Senza polemiche, raga, mi sa che prima di investire soldi veri dovreste studiare un bel po'...
Cercate nel forum alla sezione "didattica" e prendeteVi, se siete "smart" un annetto di tempo.
Io studio circa dal 2000 e mi sembra sempre di non sapere abbastanza.:help:

Ciao

Mi associo, io studio dal 2006 ed ancora mi sento un neonato...
Vilfredo
 
vix a 31,09 dopo un massimo a 31,24 . target 31,50 alla cui rottura aumentano volatilità e volumi in maniera esponenziale. se lo fa prima della nostra chiusura .........
 
Brutta roba per i TS il movimento orrizontale basta che non sia con i piedi in avanti.:D

Vedi Belluscone e anche te Megano, l'è dura.
 
non gli si può nascondere proprio nulla a questi analisti

ALERT USA: PERICOLO STAGFLAZIONE
di WSI
Un balzo del 60% dei prezzi della benzina potrebbe provocare quest’anno un’impennata inflativa, cosi’ come avvenuto nel 2008, rappresentando un altro ingombrante ostacolo nella strada verso il recupero.

L'allarme arriva dagli Stati Uniti ma riguarda tutto il mondo. Stando a quanto affermato da un gruppo nutrito di analisti, l'accelerazione del 60% dei prezzi della benzina vista di recente, potrebbe provocare un'impennata dell'inflazione nel 2009, cosi' come avvenuto l'anno scorso, mettendo seriamente in dubbio la ripresa dell'economia.

"Potrebbe aprirsi un nuovo scenario in cui regnera’ la stagflazione", ha avvertito David Hensley, direttore del coordimamento di economia globale per JP Morgan Chase. "C’e’ il rischio che il recupero economico venga compromesso".

La scorsa settimana i prezzi della benzina erano in rialzo di $2.59 per gallone di media su base nazionale, rispetto ai +$2.05 del primo maggio. Un incremento di 50 centesimi per gallone toglie circa $70 miliardi di dollari dal potere di acquisto annuale dei consumatori, secondo i calcoli di James Hamilton, professore di economia all’University di California, a San Diego.
I prezzi rimarranno ancora sotto i livelli record di $4.11 stabiliti il 15 luglio scorso, che hanno contribuito in quel mese a spingere l’inflazione al 5.6% su base tendenziale, sui massimi di 17 anni.

Durante una conferenza stampa tenuta il 14 maggio scorso, Gregory Hayes, vice presidente e direttore finanziario di UTC, ha detto che sta tenendo sotto controllo il movimento dei prezzi perche’ le sue divisioni di ascensori e aria condizionata acquistano circa 75-80 milioni di libbre di rame l'anno.

Il metallo e’ ancora in ribasso di oltre il 40% dai massimi di tutti i tempi di circa $4 registrati l’anno scorso, e questa e’ una buona notizia per UTC, secondo quanto dichiarato a Bloomberg dallo stesso Hayes. "Vedremo dove arriveranno", ha detto, riferendosi ai prezzi.

Dai minimi di quasi sette anni toccati il 18 febbraio, l’indice delle commodity S&P GSCI Total Return, che misura l’andamento delle materie prime, come i metalli e le risorse utilizzate nel settore agricolo ed energetico, ha fatto un balzo del 39%. Le preoccupazioni circa le pressioni inflative si stanno riflettendo sul differenziale tra i tassi di rendimento sul benchmark decennale del Tesoro e i titoli protetti da inflazione, che utlimamente si e' progressivamente allargato.

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Lo spread era vicino ai massimi di nove mesi di 2.01% il 5 giugno scorso, dopo che il governo ha annunciato che l’economa ha perso 345 mila posti di lavoro in maggio, la contrazione piu’ contenuta dallo scorso settembre.

Ad alimentare il rally delle commodity sono una serie di fattori, tra cui la crescita dell’interesse da parte degli investitori, i segnali di un recupero dell’economia mondiale - in particolare in Cina, il maggiore consumatore di minerali ferrosi, zinco, rame e caucciu’ - e l’indebolimento del dollaro, che negli ultimi tre mesi ha perso l’11%.

Il rialzo delle quotazioni delle materie prime ricorda quello registrato negli anni ‘70 e a inizio anni ‘80, quando un balzo di dieci volte dei prezzi dell’oro nero ha fatto salire il tasso di disoccupazione e l’inflazione sopra il 10%. Gli economisti hanno coniato la frase "stagflazione" per descrivere quello che viene interpretato come un fenomeno di accelerazione dell'inflazione accompagnata da una domanda stangnante.

Secondo Hensley il rischio che si verifichi di nuovo un evento del genere e’ piu’ basso rispetto al terzo trimestre, quando i prezzi piu’ cari della benzina hanno spinto al rialzo l’inflazione annualizzata al 4% dall’1.4% del periodo precedente, deprimendo la domanda dei consumatori. "Si tratta senza dubbio di una cattiva notizia per i consumatori, che stanno gia’ subendo l’impatto negativo del calo dei loro salari e il collasso dei prezzi delle case", commenta Ian Shepherdson, chief economist Usa di High Frequency Economics.

La sensibilita’ dei consumatori ai prezzi del gas, e’ "straordinariamente elevata", secondo il parere di Richard Hastings, consumer strategist di Global Hunter Securities LLC. "Non serve tornare al record storico stabilito dai prezzi del carburante perche’ l’economia venga danneggiata", ha aggiunto Hastings.

Nella testimonianza tenuta lo scorso 3 giugno davanti al Congresso, il numero uno della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha riconosciuto che i prezzi di petrolio e altre materie prime sono in progressivo aumento, ma ha sottolineato che i livelli della capacita’ produttiva economica metteranno un freno all’inflazione. Nel mese di aprile le fabbriche, le miniere e le utility Usa hanno eseguito le loro operazioni con una capacita’ minima record del 69.1%, stando alle cifre fornite dalla Fed.
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