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Ahahahahahah poveretti, ora devono inventarsi qualcosa per sopravvivere.

Gli odiatori, iscritti all’Albo:
i Giannini,
i Formigli,
i de Benedetti,
i Lerner,
i Fratelloni Ruotolo,
i Carofiglio,
le Concite,
le Cuzzocrea,
i Montanari,
le Bindi,
le Gruber,
i Santoro.
 
Controllate sempre l'etichetta quando acquistate i prodotti.

Stando ai risultati dell’indagine svolta da Affari Italiani,
i marchi che fanno uso al 100% di grano italiano sono :

Agnesi,

Alce Nero,

Antonio Amato,

Barilla,

Baronia,

Conad per la linea Verso Natura,

Eurospin per la Pasta Tre Mulini della serie “Bronzo”,

Girolomoni,

Granoro,

La Molisana,

La Pasta di Camerino,

Libera terra,

Liguori,

Pasta Armando,

Pasta Coop,

Pasta Despar,

Rummo,

Valle del Grano,

Vivi Verde Coop

Voiello.
 
Boicottare l'europa. E' un mantra.
BASTA GUERRA. Si arrangino da soli.

“Abbiamo finito? No.
Abbiamo ancora del terreno da percorrere? Sì”.

Così la presidente della Bce Christine Lagarde ha annunciato il nuovo, folle rialzo dei tassi in Europa,
lasciando intendere che non è ancora finita e che nei prossimi mesi aumenteranno ancora.

La traduzione pratica di questa cosa è un’ulteriore impennata del costo della vita per i cittadini,
già abbastanza stremati da quanto patito in questi ultimi 3 anni,
prima con la disastrosa gestione del Covid poi con quella della guerra.

Con la nuova stretta della Banca centrale europea
(+25 punti base, fino a quota 4,00% per il tasso principale e 3,50% per quello sui depositi)
quali saranno le conseguenze?

Schizzeranno alle stelle i mutui.

E così la scelta della Lagarde è l’ennesimo schiaffo europeo alle sofferenze di famiglie e imprese.
 
Questo è infatti l’ottavo rialzo consecutivo,
in attesa di quello atteso per luglio
e di uno assai probabile per settembre,
a meno che la Lagarde non venga destituita per salvare gli Stati membri.

“L’inflazione è in calo ma si prevede che rimarrà troppo alta per troppo tempo”,
ha sottolineato la presidente della Bce in conferenza stampa.

La stretta, ha detto, è stata “decisa con un consenso molto ampio” del Consiglio direttivo.
Non l’unanimità, ovviamente.

E ancora: “I tassi saranno mantenuti a tali livelli per tutto il tempo necessario”.

Ha senso questa politica della Bce tesa a ridurre gli “zero virgola” dell’inflazione
affamando famiglie e mandando a gambe all’aria le imprese?

NOOOOO, come non hanno senso le iniziative sul clima.
 
In nome della biodiversità, e sull’altare della nuova ossessione “green”
che pervade le istituzioni dell’Unione europea,
potremmo dover rinunciare a una parte della nostra produzione agricola.

Non pensiamo che convenga, ad esempio al nostro Paese,
in cui la produzione agroalimentare è tra le poche eccellenze che ancora possiamo vantare
(le altre, oramai, sono quasi tutte in mano straniera).

Quando “ce lo chiede l’Europa”, che in realtà ce lo impone, sovente la beffa è dietro l’angolo.

La normativa allo studio è la legge sul Ripristino della natura,
la Nature restoration law,
proposta dalla Commissione europea nel giugno del 2022:
sarebbe la prima a livello europeo che fissa degli obiettivi vincolanti per i governi
per il ripristino degli ecosistemi degradati.

Vediamo cosa prevede.
 
Folli e dementi allo stato puro.

Ripristinare la biodiversità sia nelle aree naturali terrestri che in quelle marine,
nonché nelle zone agricole e in quelle urbane,
è il nobile obiettivo che la Commissione ha dichiarato di voler perseguire,
in ragione del “cambiamento climatico”.


In Europa si stima che circa l’80 % degli habitat sia “in cattive condizioni”,
come è scritto nella proposta di legge.

Ecco, dunque, la soluzione:

almeno il 10% della superficie agricola totale
(che per l’Italia equivalgono a 1.250.000 ettari di terreni coltivabili)
dovrebbe essere destinato a infrastrutture verdi
che sostengano “la biodiversità degli agro-ecosistemi”.



La realtà dei contadini e dei produttori del comparto agroalimentare che, naturalmente, si oppongono,
preoccupati da oneri eccessivi, calo della produttività e conseguenti perdite di reddito.

La battaglia sulle questioni ambientali prosegue e le associazioni di categoria,
tra cui la nostra Confagricoltura, sono già sul piede di guerra.

La stessa Confagricoltura reputa “inadeguati e praticamente irrealizzabili”
gli obiettivi fissati dalla Commissione, per gli agricoltori e silvicoltori, anche perché

“molti fattori esogeni, che esulano dall’operato dei gestori del territorio o degli agricoltori,
possono avere un impatto sugli indicatori“
,

dei quali le emissioni di CO2 è solo uno dei tanti:

la proposta della Commissione
individua come indicatori di benessere

l’indice delle farfalle comuni e degli uccelli,

lo stock di carbonio organico nei suoli minerali delle terre coltivate

e la percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici
del paesaggio con elevata diversità.
 
Va segnalato che proprio ieri, 15 giugno,
si è svolta la votazione in commissione Ambiente a Strasburgo
e l’emendamento di rigetto della proposta di legge non è passato.

Occorrerà attendere la nuova riunione fissata il 27 giugno.

L’obiettivo della legge di “togliere dalla produzione il 10% dei terreni agricoli”,
secondo i Popolari europei, sarebbe “un attacco diretto ai diritti di proprietà privata“.

Si punta, quantomeno, a trasformare la misura su base volontaria.
 
Purtroppo ci sono delle zavorre. Incapaci di prendere decisioni.
Silvio, la vedo male dall'inizio.

«Congresso?Ci sono tempi tecnici.Quest’anno impossibile»

“Ci sono dei tempi che dovremo studiare:
non era previsto nulla di ciò che sta purtroppo accadendo,
ci sono una serie di adempimenti.

Giovedì ci sarà il comitato di presidenza
e man mano studieremo le date, quest’anno è impossibile,
non ci sono i tempi fisici”
 
Un povero diavolo segue un altro povero diavolo (europa)
che si mette in coda ad altri poveri diavoli. (il popolo)

Per il Fmi
la massima priorità politica a breve termine
è continuare a ridurre l’inflazione all’obiettivo,
preservando al tempo stesso la stabilità finanziaria”
,

ha indicato Georgieva presentando alla stampa il rapporto sull'Eurozona.

Georgieva ha spiegato che secondo il Fmi occorre a questo fine che

“la politica monetaria continui a inasprirsi
e poi rimanga in territorio restrittivo per un periodo,
per mantenere saldamente ancorate le aspettative di inflazione;


che la politica di bilancio nel periodo 2023-24 sia restrittiva per ridurre la domanda complessiva,
attenuare la pressione al rialzo sui tassi di interesse
e contribuire a ridurre il rischio di perturbazioni del mercato finanziario”.
 
Chi è ? Quanto guadagna ?
Il chi è lo trovi. Indovinate da chi è sponsorizzata.
Quanto guadagna impossibile trovarne notizia.


Lo scorso luglio, il seggio vacante è stato oggi assegnato alla bulgara Kristalina Georgieva.
Si tratta della seconda donna a guidare l'Fmi.
La nomina, ufficializzata il 25 settembre, entrerà a pieno regime l'1 ottobre.

L'Fmi ha dovuto modificare il proprio statuto sul limite d'età per la carica di direttore generale
affinché la candidatura di Georgieva, che ha compiuto 66 anni lo scorso 13 agosto, fosse valida.

Dal 1951, infatti, il regolamento del Fondo poneva un limite massimo di 65 anni per questo ruolo.

"La modifica del regolamento adottato dal consiglio direttivo,
che entrerà in vigore immediatamente, rende le condizioni per la nomina del direttore generale
coerenti con quelle applicabili ai membri del consiglio di amministrazione,
presieduto dal direttore generale e dal presidente della Banca Mondiale,
che non è soggetta a limiti di età".


Nel 2014 riceve da George Soros il premio della Open Society Foundation
ed entra nella Commissione guidata da Jean-Claude Juncker
assumendo l’incarico di vice-presidente e di commissario europeo per il Bilancio e le risorse umane.

Fondamentale il suo ruolo di mediatrice per l’approvazione del bilancio Ue da 161 miliardi di euro.

Riesce a triplicare i fondi per le crisi migratorie
e destina aiuti alla Grecia in difficoltà.

"Il commercio è buono per la crescita, per il lavoro, per ridurre la povertà,
ma ci sono Paesi, comunità, persone che non ne hanno beneficiato molto.
Bisogna dare attenzione a coloro che sono rimasti fuori dagli effetti positivi,
altrimenti rischiamo una crescita del protezionismo.
L’equità del commercio e dei suoi benefici
rappresentano un argomento di discussione molto importante per la Banca mondiale.
Ma non vogliamo assistere a un’inversione di rotta:
la torta è diventata più grande e non vogliamo che rimpicciolisca".
 

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