Pure il razzismo può incidere sulla salute pubblica.
Citiamo ancora
Lancet con un articolo, pubblicato nel 2021, il cui titolo già dice tutto:
È ora di prendere sul serio la teoria critica della razza: andare oltre una lente di genere daltonica nella salute globale.
Nell’articolo si può leggere che
«occorre accogliere la razza come un fattore onnipresente che influenza la pratica,
la ricerca e i risultati della salute globale».
Nel settembre di quest’anno gli ha fatto eco la prestigiosa rivista
New England Journal of Medicine
con un articolo dal titolo
Azione affermativa, salute della popolazione e importanza delle opportunità e della speranza.
L’azione affermativa è uno strumento politico che mira a privilegiare ingiustamente in ambito sociale
alcune persone perché hanno certe caratteristiche etniche, sessuali e sociali c
he sono minoritarie e/o sottorappresentate in alcuni contesti.
Sono quote rosa declinate secondo l’etnia,
il sesso,
l’orientamento sessuale,
etc.
e che portano ad esempio gli studenti di colore ad avere corsie privilegiate nelle prove di ingresso in alcune università.
Non si premia la bravura, ma il colore della pelle.
L’articolo di cui sopra considera l’azione affermativa come una questione di salute pubblica:
«l’azione affermativa può anche svolgere un ruolo nel plasmare la salute della popolazione. […]
I divieti statali sull'azione affermativa sono stati associati a un aumento ampio e persistente
di comportamenti avversi legati alla salute (fumo e consumo di alcol)
tra gli adolescenti neri, ispanici, indiani d'America e nativi dell'Alaska».
Compreso?
Se non privilegi ingiustamente lo studente di colore questo diventa un ubriacone.
Ciò vuol dire che ha qualche problema il ragazzo,
non l’università che si rifiuta di adottare il criterio dell’azione affermativa.
Ma quello che rileva in questa sede è il tentativo di creare una connessione tra discriminazione e salute pubblica.