La lista di temi da filtrare per un pubblico minorenne,
apparentemente, è più che
ragionevole.
Ma è molto probabile che man mano che il filtro del Parental Control verrà applicato dai provider,
tale lista diventi
oggetto di scontro.
Tutta la questione ruota intorno al modo in cui verranno filtrati i contenuti.
E’ chiaro che sarà impossibile un filtro umano, manuale, uno ad uno, di tutti i contenuti presenti sul Web:
ci penseranno degli algoritmi,
in base a dei parametri,
esattamente come funziona già sui Social Network.
I social, tuttavia, sono un esempio lampante di
filtri molto larghi
e che si fanno scappare molti contenuti pericolosi.
I Parental Control degli operatori Internet, invece, potrebbero essere
più stretti e rigorosi
e, magari, soffrire del difetto opposto:
la censura eccessiva.
Inutile dire, poi, che dei filtri automatizzati su contenuti riguardanti la
violenza, l’
odio e la
discriminazione,
possono facilmente andare in tilt e bloccare contenuti informativi
e giornalistici su temi come le guerre in corso in Ucraina e a Gaza
oppure la salute ed i vaccini.
L’AGCOM, infatti, descrive queste categorie di contenuti così:
Siti che presentano o promuovono violenza o lesioni personali, comprese le lesioni autoinflitte, il suicidio, o che mostrano scene di violenza gratuita, insistita o efferata. Siti che promuovono o supportano l’odio o l’intolleranza verso qualsiasi individuo o gruppo.
Persino la descrizione della categoria “
sette” potrebbe generare più di una polemica:
Siti che promuovono o che offrono metodi, mezzi di istruzione o altre risorse per influire su eventi reali attraverso l’uso di incantesimi, maledizioni, poteri magici o essere soprannaturali.
Chi decide quali sono le religioni e quali le sette?