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Ad ottobre l’inflazione “evidenzia un netto calo, scendendo a +1,7 per cento,
dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9 per cento)”.

Una drastica discesa del tasso di inflazione che si deve
“in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici,
in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022,
quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto”.

Questa la fotografia dell’Istat, che precisa:

“Un contributo al ridimensionamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari,
il cui tasso tendenziale scende al +6,3 per cento,
esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del carrello della spesa (+6,1 per cento).

Infine, più contenuta è la flessione dell’inflazione di fondo,
che a ottobre si attesta al +4,2 per cento (dal +4,6 per cento di settembre)”.
 
L’inflazione si manifesta con un aumento non controllato dei prezzi
e, generalmente, viene affrontata con un aumento dei tassi di interesse
ma le cause possono essere diverse.

Il nostro Paese ha già affrontato un’inflazione negli anni Ottanta da Paesi sudamericani,
raggiungendo il 24 per cento di incremento
dovuto all’inflazione scaricata dalla politica monetaria degli Usa
,
a seguito della cancellazione del “gold exchange standard”.

Nel 1971, infatti, Richard Nixon abolì il sistema aureo del “gold exchange standard”
che legava la stampa di carta moneta a una quantità definita di oro
e gli accordi stabiliti nel 1944 a Bretton Woods.

Fino al 1971 i rapporti di cambio delle monete erano stabili
e un dollaro veniva scambiato per 645-650 lire.

L’inflazione era sotto il 4 per cento
ed il debito pubblico era di 41mila miliardi (rappresentava il 36 per cento del Pil).

La crescita economica del Paese era sorprendente, con un Pil che superava il 10 per cento.
Dopo la guerra si rinsaldava, dando vita al periodo più creativo della nostra storia.
 
Ma gli Usa, sotto la crescita del debito dovuta alla guerra del Vietnam
e alle proteste studentesche, chiusero gli accordi di Bretton Woods,
creando un’onda inflazionistica devastante,
procreando fittiziamente con il petrodollaro e il sistema Swift
la domanda di dollari, che svalutò la lira passata a essere scambiata a 2500 lire per dollaro.

Il debito si impennò, passando in dieci anni da 41mila miliardi a 234mila miliardi,
dando origine a quella base per la sua costante crescita.

Per fare fronte all’innalzamento del debito,
il Tesoro emise Bot trimestrali al tasso del 20 per cento;
si era abbattuta su di noi la tempesta perfetta
ma riuscimmo a venirne fuori,
grazie allo sviluppo dell’attività manifatturiera e all’economia reale.


La finanza aveva da poco avviato la stampa della moneta flat, cioè senza controvalore reale.
 
Oggi l’inflazione ha rialzato la testa ma con cause diverse tra Europa e Usa.

Negli Stati Uniti una politica di espansione illimitata della carta stampata,
unita allo sviluppo di tassi negativi sul debito,
ha creato una bolla della domanda che a sua volta ha partorito l’inflazione,
generando la risposta della Fed nell’alzare i tassi.

Ma le condizioni di liquidità diffusa hanno dato una spinta all’azzardo morale,
con investimenti e depositi sviluppatisi in un contesto irreale.

Ai primi rialzi dei tassi, le aziende più indebitate sono diventate aziende zombie.

La difficoltà di sviluppo degli Usa dipende dalla scarsa presenza
di attività manifatturiera e di economia reale a favore di una finanza fittizia,
che li sta conducendo alla depressione.


Non è casuale che sia Fitch che Moody’s stanno svalutando il rating americano.


In Europa la crescita dei prezzi è dovuta alla politica espansionistica della Bce che, a sua volta,
ha portato i tassi di interesse in negativo, offrendo credito fiat ma non denaro reale
che è una diffusione di futura ricchezza non ancora creata a cui si attinge nel presente
e alle sanzioni sulle materie prime energetiche, per contrastare la Russia nella guerra in Ucraina.

Questo aumento non ha toccato gli Usa,
he sono indipendenti da questo punto di vista,
ma ha danneggiato i Paesi europei maggiormente dipendenti dalle forniture russe.

Di fronte all’aumento dei prezzi reali,
la Bce ha avviato la politica di aumento dei tassi di interesse con una velocità inusuale.

I maggiori interessi hanno generato maggiori costi
che si sono tradotti in maggiori prezzi e quindi in maggiore inflazione.

La moneta si è svalutata e si è ridotto il potere di acquisto delle remunerazioni reali.


Ma, a differenza degli Usa, sono state penalizzate le aziende e la loro domanda di credito,
mettendo in difficoltà le stesse, producendo una situazione paradossale
di un sistema del credito che ha realizzato utili
da innalzamento dei tassi come mai in precedenza
.

E un sistema produttivo che,
data la scarsità di credito concesso, si trova alla sbarra.


È saltata la cinghia di trasmissione del credito alle imprese,
con riflessi negativi sulla crescita del Pil vicino all’1 per cento,
sull’occupazione e sul mercato immobiliare per il costo crescente dei mutui.
 
UN SENTITO RINGRAZIAMENTO ALL'EUROPA E GRAZIE ALL'EURO. TUTTINMERDA.

Questa manovra della Bce sta strangolando l’economia reale
e preparando un possibile sbocco in una fase depressiva.


È ora di ripensare le politiche sbagliate della Bce e cominciare, così, a ridurre i tassi il prima possibile.

Anziché pensare alle tasse sugli extraprofitti,
sarebbe necessario incentivare le aziende di credito
a rilasciare soldi in una politica di collaborazione condivisa per il rilancio del Paese,
da cui beneficerebbero esse stesse nel concedere credito ai settori maggiormente in difficoltà, a condizioni agevolate.

È ora che la Bce torni a mettere i piedi per terra,
smettendo di copiare le politiche della Fed
che rispondono a un contesto economico, finanziario e politico diverso.


Il problema investe in pieno la governance dell’Europa,
che sta mostrando chiaramente i suoi pericolosi limiti nell’incapacità ormai decennale
di avere una sua propria autonomia di pensiero e di azione.


Sarebbe utile smettere di farsi trainare al guinzaglio
da una guida pericolosa e attenta solo ai propri interessi.


COOOCODE' COOCOOODE'
 
Ahahahahahahah ma quelli dell'europa non riescono a far di meglio ?
Sempre figuredimmerda.

Dopo che le nazioni occidentali hanno annunciato lo scorso anno
sanzioni contro il petrolio russo in risposta all’invasione dell’Ucraina,
una raffineria greca che serve l’esercito statunitense si è mossa rapidamente per adeguarsi.

Nel giro di pochi mesi, ha detto agli investitori
che aveva smesso di accettare il petrolio interdetto e aveva invece trovato altri fornitori.

In effetti, il petrolio russo era stato rimosso dalla catena di approvvigionamento esclusivamente sulla carta. I prodotti petroliferi originari della Russia c
ontinuano a fluire verso la raffineria Motor Oil Hellas sul Mar Egeo in Grecia,
ma attraverso una nuova strada che, passando per un impianto di stoccaggio del petrolio in Turchia
, cela l’impronta russa, poiché la proprietà dei prodotti passa di mano più volte prima di giungere in Grecia.
 
I democratici sono in preda al panico
dopo che un sondaggio del New York Times pubblicato domenica
mostra che Trump ha spazzato via il presidente Biden
in 5 dei 6 stati oscillanti sul campo di battaglia che Biden ha sostenuto nel 2020.

In breve, se le elezioni del 2024 si tenessero oggi, secondo il Times , Trump colpirebbe assolutamente Biden.

Secondo il sondaggio del NYT e del Sienna College,
Biden perderebbe contro Trump con un margine che va dai tre ai 10 punti percentuali t
ra gli elettori registrati in Arizona, Georgia, Michigan, Nevada e Pennsylvania,
mentre Biden guida Trump solo del 2% nel 6° stato. , Wisconsin.
 
Biden risulta più debole nei sondaggi rispetto ai democratici alternativi,
inclusa la vicepresidente Kamala Harris.

Secondo il sondaggio, Trump precede Biden di 5 punti e Harris di 3,
mentre un candidato democratico generico e senza nome
se la caverebbe ancora meglio con un vantaggio di 8 punti su Trump (13% migliore di Biden).

Praticamente un “Signor Nessuno” potrebbe battere Trump, ma non lo batterebbe Biden.
Una situazione francamente imbarazzante per il presidente.


Secondo lo stratega democratico David Axelrod,
è “molto tardi per cambiare cavallo” in termini di corsa di Biden al 2024,
e questo sondaggio “accrescerà i timori nel partito”.
 
Ad ottobre l’inflazione “evidenzia un netto calo, scendendo a +1,7 per cento,
dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9 per cento)”.

Una drastica discesa del tasso di inflazione che si deve
“in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici,
in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022,
quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto”.

Questa la fotografia dell’Istat, che precisa:

“Un contributo al ridimensionamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari,
il cui tasso tendenziale scende al +6,3 per cento,
esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del carrello della spesa (+6,1 per cento).

Infine, più contenuta è la flessione dell’inflazione di fondo,
che a ottobre si attesta al +4,2 per cento (dal +4,6 per cento di settembre)”.

spesso quello che dicono trova poco riscontro nei fatti....
lo scorso anno si diceva che 2/3 dell'inflazione era data dall'aumento dei costi energetici.
Bene ora mi dicano perchè gran parte dei beni anzichè calare o son restati a quei livelli o son stati ulteriormente aumentati ( poi ci smenano che se alzano i tassi l'azienda deve alzare i prezzi per aumentare il profitto ). Io ad oggi ho visto la maggior parte delle aziende aver aumentato i profitti molto più della proporzione aumento costi/ricavi che c'è stata...
 
Esempio classico di una RADICAL CHIC DI SINISTRA
che ha vissuto con la servitù in guanti bianchi e che oggi pontifica,
ma senza rinunciare ai propri privilegi.....(belli, con il kulo degli altri)

Ginevra Bompiani.
Figlia di Valentino Bompiani
per la cui casa editrice ideò la collana di letteratura fantastica “Pesanervi”,
ha trascorso diversi anni a Parigi e d a Londra
per poi trasferirsi a Roma e nei dintorni di Siena.
Ha insegnato per una ventina d'anni letteratura inglese all'Università.



Ginevra Bompiani, scrittrice e figlia del fondatore della casa editrice che porta il suo nome,
è proprietaria di una di quelle abitazioni in uno degli angoli più suggestivi di Lerici, località Maralunga,
dove splendide ville a picco sul mare si nascondono tra la macchia mediterranea
e l'ombra del castello che caratterizza l'abitato dell'estremo levante ligure.
E per accedervi è costretta a transitare dal giardino di un'altra villa
che lei stessa nel 1999, vendette, riservandosi un diritto di passaggio.
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