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Quando leggo queste frasi sconnesse, piene solo di livore per chi è al governo,
mi chiedo: ma dove eravate quando per 20 anni al governo c'era il centro-sinistra ?
Cosa hanno fatto in 20 anni quei governi ? VERGOGNATEVI

Che nesso intercorre fra questo omicidio e scrivere "omicidio di stato" ? Mah .....
Perchè se c'era adesione alla convenzione, questa persona non avrebbe ucciso ?
RI-VERGOGNATEVI

.........e cosa centra la vita privata della Meloni ? INVIDIA FORSE ?

Carlotta Vagnoli, attivista femminista, ricorda che "
la Lega insieme a FdI, che però ha scelto l'astensione,
a maggio ha votato contrariamente alla ratificazione della convenzione di Istanbul".

Vagnoli si riferisce all'adesione dell'Ue alla Convenzione del Consiglio d'Europa
sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica.

Le votazioni riguardavano una prima risoluzione che si occupava dell'adesione alla Convenzione nel settore pubblico
e una seconda sulla cooperazione giudiziaria e sull'asilo.

"Così nel caso voleste altri motivi per comprendere quanto il femminicidio sia un omicidio di Stato".

Vagnoli pochi giorni fa aveva firmato con altri duecento intellettuali e attivisti ( DI SINISTRA )
una lettera alla Rai contro la trasmissione di Nunzia De Girolamo
che aveva ospitato una ragazza vittima dello stupro di Palermo,
accusando il programma di spettacolarizzazione e di pornografia del dolore.

Ed è la stessa che, quando Meloni ad agosto 2022 aveva postato il video di uno stupro di avvenuto a Piacenza,
aveva scritto post come questo:

«Tenete le vostre mani fasciste lontano dalle survivor.
E Giorgia, donna, mamma, cristiana: agli abbracci noi ti rispondiamo con gli sputi».

E ancora:

«Giorgia, donna, mamma, cristiana e sciacalli fascista
pubblica il video di uno stupro sui social per fare propaganda.
Chissà quanti like vale una vita umana.
Nello specifico: chissà quanti like vale la vita di una donna».

Di recente ha criticato ancora la premier dopo la scelta di separarsi dal compagno:

«Qui non siamo davanti a una liberazione femminista della Presidente
- come ho amaramente letto un po' troppo in giro -
Qui siamo davanti alla volontà di arginare un danno d'immagine
e di dare un chiaro segnale politico () non c'è niente di femminista».

E sul noto spot dell'Esselunga che racconta una storia di genitori separati, commentava così:

«Lo spot si inserisce in un contesto filogovernativo ben preciso.
Alcune aziende () stanno attivando delle iniziative mirate a ricostruire
una solida immagine della famiglia tradizionale
tramite una serie di collaborazioni con il Ministero della famiglia, natalità e pari opportunità».
 
Ed ecco i commenti di questi poveri diavoli ormai emarginati dal popolo.

Non c'è stato neanche il tempo di metabolizzare il tragico omicidio di Giulia Cecchettin
che subito la notizia è stata strumentalizzata e politicizzata
mettendo sul banco degli imputati tutti gli uomini in quanto tali e il mondo della destra.

In un profluvio di dichiarazioni, tweet e articoli, politici e commentatori progressisti(AHAHAHAHAH)
hanno offerto una chiave di lettura surreale sull'uccisione di Giulia Cecchettin.

Dal «patriarcato tossico» al «maschio bianco» al teorema che «tutti gli uomini sono colpevoli»
fino a puntare il dito contro la «nostra educazione sessista, patriarcale, misogina, possessiva»,
le ultime ore sono state caratterizzate da un crescendo di generalizzazioni controproducenti.


Capofila è il segretario del Pd Elly Schlein che ha puntato il dito contro il «genere maschile»
sostenendo che «serve consapevolezza per sradicare la cultura patriarcale di cui è imbevuta la nostra società».


Secondo Monica Cirinnà l'«educazione al rispetto e all'affettività erano nella nostra legge Zan affossata in Senato dalla destra.
Ora tutti costoro devono tacere e sentirsi in colpa. Nel nome di Giulia Cecchettin basta lacrime di coccodrillo: ci ripensate?».
Il suo teorema è che, non essendo passato il Ddl Zan, la destra dovrebbe sentirsi in colpa per l'omicidio di Giulia Cecchettin.


Laura Boldrini non perde invece l'occasione per attaccare il governo scrivendo
«un'altra donna uccisa mentre chi potrebbe e dovrebbe si rifiuta di investire in prevenzione,
mentre nella maggioranza c'è chi definisce l'educazione sessuale e all'affettività una porcheria'»


mentre per Nicola Fratoianni «occorre liberare gli uomini dalla gabbia culturale machista».


Se la sinistra politica se la prende con gli uomini e la destra,
non va meglio nel mondo giornalistico con Michele Serra
che firma un articolo emblematico già dal titolo «La malattia del maschio»
in cui sostiene che «per molti maschi essere maschi è una malattia».


La colpevolizzazione dell'uomo in quanto tale è condivisa anche da Piero Pelù
«mi vergogno di essere uomo. Siamo tutti da rifare»


mentre l'attore Massimiliano Loizzi scrive «quando smetterete di insegnare ai bambini che ci sono giochi da maschi,
che i maschi sono forti per natura».


Così, tra gli influencer liberal, si diffonde la tendenza del «yes, all men»,
«una presa di coscienza collettiva, mai ascoltata prima, per gridare: Yes, all men. Sì, tutti i maschi»
poiché «siamo tutti parte di una violenza sistemica e strisciante».
 
Almeno adesso so che non e' colpa mia :mumble:
 
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Ussignur chissà in vaticano, quante lacrime

L'ascesa di Milei è stata una piccola rivoluzione.
L'economista nativo di Buenos Aires è stato in grado di creare una coalizione di destra
capace di rompere il dominio dei due poli della politica argentina: il macrismo e peronismo-kirchnerista,
protagoniste della cosiddetta "spaccatura" interna negli ultimi 20 anni.

Un duopolio che ha governato il Paese nei 40 anni di democrazia dalla caduta della dittatura militare, nel 1983.

La vittoria di Milei è anche una risposta del forte scontento degli argentini per il governo uscente di Alberto Fernandez,
che consegna al neo eletto un paese con il 140% di inflazione, il 40% di povertà e continui scandali di corruzioni.

Nelle ultime settimane il messaggio di Milei ha infiammato gli elettori.

Pur rifiutando l’etichetta di ultradestra, ha scelto come sua vice l'avvocata Victoria Villaruel
In più Milei ha firmato la Carta di Madrid, un documento proposto dalla destra spagnola di Vox
che propone di frenare l'espansione del comunismo in Sud America.

Oggi le ricette che propone sono più moderate di quelle lanciate dai comizi qualche settimana fa.

Ma al centro del suo programma rimane la necessità di una una drastica e rapida riduzione del deficit
e del debito pubblico con forti tagli alla spesa, così come la vendita delle principali imprese statali.

El Loco ha fatto dietrofront sulla privatizzazione di sanità ed educazione
promettendo un piano di riduzione degli ammortizzatori sociali graduale.
 

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