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La deriva culturale in Belgio è ben nota e l'asservimento alle tradizioni altrui,
considerato un sistema di inclusione, ha già mostrato tutte le sue lacune.

Eppure, nonostante tutto, ora c'è chi vuole mettere mano alla tradizione di San Nicola,
che in Belgio ha tradizioni antichissime.

Patrono dei bambini, è considerata una delle figure da cui prende spunto la tradizione di Babbo Natale.

Il 6 dicembre, giorno di San Nicola, è una ricorrenza molto sentita in Belgio
e in molte zone dell'Europa nord-occidentale, paragonabile alla figura di Santa Lucia nel profondo nord dell'Italia,
e pensare di sradicarla del suo significato dice molto sulla debolezza europea.

Per rendere una festa tradizionale "inclusiva", distorcendo il significato di quest'ultimo termine,
l'idea del sindaco socialista di Saint-Gilles, Jean Spinette, è quella di cambiare in primis il nome del patrono,
trasformandolo da "San Nicola" a "Sidi Nicola".

In sostanza, per fare sentire "inclusi" e accolti i membri della comunità musulmana,
in prevalenza provenienti dal Marocco, della cittadina del circondario di Bruxelles,
Spinette vorrebbe che venisse dato al personaggio un nome arabo.

"Sidi", infatti, è la traduzione in lingua araba di "Mio Signore", che viene usata per parlare dei santi.

In che modo l'utilizzo di una locuzione araba dovrebbe diventare inclusiva in un Paese europeo?

Se continuiamo a includere gli arabi, inevitabilmente escludiamo gli europei.

Quindi si viene a creare una discriminazione che, in questo caso,
è aggravata da una eradicazione di una tradizione secolare per un Paese europeo,
che si va sempre più ad appiattire sulla cultura musulmana.

Il ricordo dell'attentato di Bruxelles di ottobre,
in un cui un uomo ha ucciso due svedesi al grido di "Allah Akbar"
è forse già svanito dalle parti di Saint-Gilles,
paese quest'anno gemellato con il comune marocchino di Berkane,
noto per la produzione di clementine, dono tipico di San Nicola ai bambini il 6 dicembre.

"Per noi San Nicola deve essere rispettoso dell'ambiente, rispettoso dei culti e intersezionale.
Père Fouettard è stato anche licenziato da molto tempo", ha detto il sindaco,
mettendo definitivamente in soffitta la figura di "frate Fouettard",
tradizionalmente un aiutante di San Nicola nel portare i doni.


Per rispettare i culti basta togliere un suffisso cattolico per metterne uno arabo.
 
Continua lo sproloquio demenziale del politicamente corretto.

Un tempo dalle passerelle dei concorsi di bellezza si invocava "la pace nel mondo",
a dimostrazione di un impegno civile in realtà non richiesto alle reginette.


Ora invece il mantra è cambiato e segue anch'esso le mode.

Così, da quegli stessi palchi, si lanciano generici messaggi in linea con le attuali prassi del politicamente corretto.

È accaduto recentemente anche a Miss Universo:
il concorso, tenutosi quest'anno in Salvador, è stato trasformato
in una parata di ideali mainstream ormai validi per tutte le occasioni.

L'edizione 2023, vinta dalla 23enne Sheynnis Palacios, dal Nicaragua,
verrà infatti ricordata anche e soprattutto per la presenza di candidate transgender e curvy.

Ormai simili contesti vengono del resto utilizzati per declinare il concetto di inclusione,
in modo artefatto.

Così, Miss Universo 2023 ha visto la partecipazione di due candidate transgender: la rappresentante dei Paesi Bassi e quella del Portogallo.

Quest'ultima, Marina Machete, assistente di volo di 28 anni e attivista per i diritti Lgbt, si era detta
"orgogliosa di essere la prima donna trans a competere per il titolo".

E, nel luglio scorso, era arrivata l'incoronazione dell'olandese Rikkie Kolle,
una modella trans di 22 anni, diventata la prima donna transgender a essere incoronata Miss Paesi Bassi.

Entrambe sono volate sulla passerella internazionale di El Salvador.

Jane Dipika Garrett è stata invece la prima candidata "curvy" della storia di Miss Universo.
Infermiera di 23 anni, la giovane era risultata vincitrice di Miss Nepal, il suo Paese.
"Da persona curvy che non rientra in certi standard sono qui per rappresentare tutte le donne",
aveva affermato nel corso delle selezioni, ricevendo un ampio supporto sui social.
"Prendiamoci questa corona e mostriamo al mondo la vera bellezza che viene da dentro!",
avevano scandito i suoi sostenitori nelle conversazioni online e nei commenti alle sue fotografie.

E la tendenza a trasformare quella passerella in un palco "impegnato" per forza di cose
ha riguardato anche la vincitrice Sheynnis Palacios.

Appena incoronata, la giovane nicaraguense si è infatti apprestata a lanciare un messaggio sulla parità di salario fra uomini e donne.
 
Caro direttore,
sono un vecchio, non come età ma come generazione, medico di famiglia
(adesso chiamato medico di base) in pensione da due anni
per cui mi sono trovato in pieno nelle prime quattro ondate Covid.

Anche in piena emergenza sono sempre uscito a visitare i miei pazienti,
certo, ad ogni uscita ti cagavi sotto ma era il nostro lavoro, quello per cui avevamo studiato ed eravamo pagati.

Mai nessuno si è degnato di dedicarmi l'Ambrogino d'oro o di menzionarmi.


Adesso leggo che è stata proposta la ragazza che ha dato il via ai campeggiatori universitari abusivi,
non mi risulta che paghino alcuna tassa per occupazione suolo pubblico.

Questi studenti rivendicano il diritto ad una casa a prezzo calmierato vicino all'università, fare il pendolare è un disonore?

Faccio presente a questi ragazzi che questa è la vita che ho fatto io (laurea 1982)
insieme alla mia generazione di studenti residenti in provincia.

A quei tempi la provincia non era così ben servita da mezzi pubblici e l'auto non potevamo permettercela,
ma né noi né i nostri genitori abbiamo mai rivendicato alcun diritto, avevamo solo un dovere:

studiare per non far buttare via soldi ai nostri genitori che lavoravano per permetterci un futuro migliore del loro.


Non avevamo sotto casa le vie dello shopping e la movida,
ma vi assicuro che in provincia si vive meglio e gli affitti hanno prezzi più accessibili e lo spritz si beve anche da noi.

Direttore, secondo lei questa ragazza cos'ha fatto di meritorio?

Senza dubbio anch'io non ho fatto nulla di particolare, ma solo e semplicemente il mio dovere.
Gigi Re
 
Caro Gigi,

non ho mai ambito ad aggiudicarmi questo o quel premio
perché so bene come funzionano certe onorificenze, celebrazioni, nomine.

Di solito si premiano tra loro gli amici, o gli amici degli amici,
il che rende questi eventi alquanto noiosi e persino ridicoli.

Hanno un non so che di grottesco e addirittura di penoso.

Nel caso della ragazza che ha promosso il movimento cui ti riferisci,
ritengo che ella sia stata proposta come candidata per ricevere l'Ambrogino d'Oro
in quanto per la sinistra rappresenta una specie di vittima da onorare:

è una giovane donna che dorme dentro una tenda occupando il suolo pubblico
perché non ha un alloggio che pretende le venga fornito in quanto studia.

Non è la prima volta che i progressisti trasformano in eroi o in martiri gli abusivi.

La difesa della legalità, del resto,
non è uno dei grandi temi dei radical-chic,
preferiscono difendere il monopattino,
la bicicletta, la pista ciclabile, il motore elettrico e la ztl
.

Anche io, come te, ho fatto il pendolare.

Quando lavoravo a La Notte, ma anche al Corriere della Sera,
facevo avanti e indietro ogni dì dalla provincia di Bergamo a Milano
per mantenere una famiglia di cinque figli.

Sono andato avanti così per almeno tre decenni.

Viaggiavo anche di notte. O all'alba.

Per studiare, per guadagnarsi da vivere, si deve faticare.

Una volta accettavamo questa realtà,
ma i giovani di oggi si ribellano alla fatica,
sono insofferenti al sacrificio,
hanno schifo del sudore,
si sentono umiliati se devono sporcarsi le mani,
vorrebbero la pappetta pronta,
le cose servite, tutto cotto e mangiato,
ogni richiesta esaudita e consegnata sul vassoio d'argento
.

Se studiano, bisogna procurare loro la casa accanto all'università, così sono più comodi.
La pretendono come se studiare fosse un merito da riconoscere e premiare.

Eppure chi studia non fa un piacere alla società bensì a se stesso
e smettiamola con la retorica che chi studia contribuisce al progresso sociale.

No, si contribuisce nella misura in cui ci si rimbocca le maniche,
ci si dà da fare, ci si impegna, si compie qualcosa di buono e di utile.

Il valore non è nello studio in sé,
piuttosto è nella volontà di mettere a frutto gli studi o nella volontà di essere risorsa e non peso.

Quindi la candidatura della campeggiatrice metropolitana è perfettamente in linea, come ti dicevo, con lo spirito della sinistra.

Non meravigliarti.

Fosse per me darei una medaglia d'oro alla gente comune,
quella come te, quella che, nonostante le difficoltà,
compie il suo dovere quotidianamente,
mossa dal senso di responsabilità e da un sentimento di solidarietà,
che implica non la pretesa di ricevere bensì il bisogno di dare.


Tuttavia, uomini semplici come te, caro Gigi, non piacciono alla sinistra, che si cura soltanto

di clandestini (ma solo finché sono in mare, poi i progressisti li ignorano quando sono sulla strada),

di centri sociali,

di sfilate di omosessuali,

di diritto di prendere in locazione uteri,

di diritto di acquistare bambini fabbricati su misura,

di diritto dei fuorisede di avere consegnato un appartamento,

e tutte le altre diavolerie un po' modaiole per cui si scende in piazza, si urla e si protesta.

Grazie, Gigi, per avere fatto tutta la vita quello che ormai nessuno vuole più fare: il medico.
 
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Le dichiarazioni di Elena contengono

"il tentativo di quasi giustificare l'omicida dando la responsabilità alla 'società patriarcale'.
Più che società patriarcale dovremmo parlare di società satanista, cara ragazza.
Sembra una che recita una parte di un qualcosa predeterminato e precostituito".

«Ho ascoltato a Dritto e Rovescio le dichiarazioni della sorella di Giulia.
Posso dire che non solo non mi hanno convinto per la freddezza ed apaticità di fronte a una tragedia così grande
ma mi hanno sollevato dubbi e sospetti che spero i Magistrati valutino attentamente.
Non condivido affatto la dichiarazione che ha fatto.
Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita».

«E poi quella felpa con certi simboli satanici aiuta a capire molto…spero che le indagini facciano chiarezza.

Società patriarcale?? Cultura dello stupro?? Qui c’è dell’altro.
Fossi un Magistrato partirei da questa intervista la quale dice molto….e non aggiungo altro.
Basta andare a vedere i suoi social e i dubbi diventano certezze».
 
Che mente superiore

“Il femminicidio non è un delitto passionale,
il femminicidio è un delitto di potere,
il femminicidio è un omicidio di Stato
perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge
.

Bisogna prevedere dell’educazione sessuale e affettiva in maniera da prevenire queste cose.

Bisogna finanziare i centri antiviolenza in modo tale che se le persone debbano chiedere aiuto siano in grado di farlo.

E per Giulia vi chiedo non fate un minuto di silenzio.

Per Giulia bruciate tutto:-?
 

Colico. Incendio Seval, Un capannone bruciato.​

Origine dall’autoinnesco di alcune batterie litio-ione automotive

 

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