Perché Altman è stato licenziato?
Questa la situazione, al momento in cui scriviamo.
Ok, ma perché l’azienda leader del settore dell’IA generativa decide di licenziare il suo Ceo,
proprio nel momento di massima espansione?
Ci sono almeno un paio di risposte.
La prima è che OpenAI non è un’azienda.
Nasce, in realtà, come una no-profit nel 2015, con l’obiettivo di
“promuovere l’intelligenza artificiale nel modo che più probabilmente avvantaggerà l’umanità nel suo complesso,
senza essere vincolata dalla necessità di generare ritorni finanziari”.
Sull’organizzazione aleggia lo spettro dell’intelligenza artificiale generale (AGI):
ovvero il momento in cui l’IA eguaglia o supera le capacità umane in una gamma piuttosto ampia di compiti.
Nel 2018, dopo un tentativo da parte di Elon Musk (uno dei fondatori) di prendere il controllo dell’organizzazione,
Altman crea una divisione for profit, orientata alla commercializzazione dei prodotti e alla raccolta degli investimenti per finanziare.
OpenAI LP, questo il nome, è controllata dalla no-profit e la sua missione è
“garantire che l’intelligenza artificiale generale sicura venga sviluppata e porti benefici a tutta l’umanità”.
Nessuno sa esattamente cosa sia successo venerdì 17.
Ma una lettura è che il Consiglio di amministrazione di OpenAI, la no-profit,
possa aver ritenuto che la divisione orientata al profitto non stesse lavorando con l’obiettivo di avvantaggiare l’umanità.
Magari che stesse correndo troppo, senza fare la dovuta attenzione alla sicurezza.
Si tratta, secondo quanto racconta
un articolo di Karen Hao e Charlie Warzel su The Atlantic,
di un dibattito che va avanti da tempo all’interno dell’organizzazione,
fin dai tempi del lancio di ChatGPT, e che sarebbe esploso negli ultimi giorni.
Sì perché il mondo dell’intelligenza artificiale nasce, alla radice, con una importante divisione al suo interno.
Da un lato ci sono gli apocalittici, vicini a correnti di pensiero
come l’Altruismo Efficace e il Lungotermismo,
che ritengono che l’arrivo dell’intelligenza artificiale generale
possa portare all’estinzione del genere umano.
L’IA, dicono, diventerebbe talmente potente da trattare uomini e donne come noi trattiamo gli animali:
certo, li rispettiamo, ma non esitiamo a disporne per i nostri scopi.
Dall’altro, invece, ci sono i tecno-ottimisti:
insomma, quelli che più di ogni altra cosa credono nel profitto
e nella possibilità di sviluppare prodotti che possano portare benefici agli esseri umani.
"Non possiamo fidarci delle aziende per autoregolamentare l’intelligenza artificiale"
Saga appassionante, senz’altro.
Anche divertente, nella miglior tradizione dei drammi business americani, stile Billions o Succession.
Il punto è che, in questo caso, non c’è molto di cui esser contenti.