captain sparrow
Forumer storico
SARDEGNA. UNA RIFLESSIONE
Mentre scriviamo, la candidata del centrosinistra Alessandra Todde viene proclamata vincitrice delle elezioni regionali in Sardegna. Si è imposta con il 45,3%. Il candidato del centrodestra Paolo Truzzu si è fermato al 45,0%. Al momento, la Todde ha raccolto 314.611 voti contro 312.544 del suo avversario. Una differenza di appena 2.067 voti. Quando sarà stata scrutinata anche l'ultima sezione, alla fine lo scarto difficilmente sarà di molto superiore a 3.000 voti.
Ma questo è il dato meno interessante. Non è certo il primo caso di testa e testa. Più rilevante, se mai, è il fatto che in Sardegna gli aventi diritto sono 1.447.753, dei quali solo il 52,3% ieri è andato a votare, pari a poco più di 757.000 votanti. La Todde, con i suoi 314.611 voti raccolti finora, è stata votata dal 21,73% di tutti gli aventi diritto in Sardegna. Esageriamo e diciamo che alla fine sarà il 22%.
Chi segue il nostro canale sa bene qual è la nostra posizione verso i due schieramenti e può facilmente immaginare quanto poco ci sentiamo coinvolti in questo momento nell'isteria da stadio che sta divampando in rete tra i sostenitori dei due candidati. Resta, però, un dato oggettivo: raccogliendo il voto di poco più di un elettore su cinque, la Todde governerà da domani il 100% degli elettori sardi.
Ecco la democrazia oggi. Non conta convincere l'80% dei cittadini, ottenere nelle urne maggioranze bulgare, dare 20 o 30 punti di scarto all'avversario. Basta convincere un quinto della società e si governa. Le democrazie moderne non sono governate da maggioranze, ma da minoranze coese. Il 48% che ieri non ha votato non conta, non pesa, non decide. Paga non tanto il suo astensionismo, che, a seconda dei casi, può essere più che motivato. Paga piuttosto la sua rassegnazione, la sua mancanza di iniziativa, la sua incapacità di impegnarsi e proporre soluzioni alternative. In breve, paga la sua incapacità di organizzarsi.
Chi si organizza vince, chi sta fermo perde. Così è, se vi pare.
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Ma questo è il dato meno interessante. Non è certo il primo caso di testa e testa. Più rilevante, se mai, è il fatto che in Sardegna gli aventi diritto sono 1.447.753, dei quali solo il 52,3% ieri è andato a votare, pari a poco più di 757.000 votanti. La Todde, con i suoi 314.611 voti raccolti finora, è stata votata dal 21,73% di tutti gli aventi diritto in Sardegna. Esageriamo e diciamo che alla fine sarà il 22%.
Chi segue il nostro canale sa bene qual è la nostra posizione verso i due schieramenti e può facilmente immaginare quanto poco ci sentiamo coinvolti in questo momento nell'isteria da stadio che sta divampando in rete tra i sostenitori dei due candidati. Resta, però, un dato oggettivo: raccogliendo il voto di poco più di un elettore su cinque, la Todde governerà da domani il 100% degli elettori sardi.
Ecco la democrazia oggi. Non conta convincere l'80% dei cittadini, ottenere nelle urne maggioranze bulgare, dare 20 o 30 punti di scarto all'avversario. Basta convincere un quinto della società e si governa. Le democrazie moderne non sono governate da maggioranze, ma da minoranze coese. Il 48% che ieri non ha votato non conta, non pesa, non decide. Paga non tanto il suo astensionismo, che, a seconda dei casi, può essere più che motivato. Paga piuttosto la sua rassegnazione, la sua mancanza di iniziativa, la sua incapacità di impegnarsi e proporre soluzioni alternative. In breve, paga la sua incapacità di organizzarsi.
Chi si organizza vince, chi sta fermo perde. Così è, se vi pare.
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