Un unico aggettivo : VOMITEVOLI
Per gli irriducibili odiatori non c'è sangue al volto o proiettile che tenga:
se alberga a destra, c'è sempre una radice di colpa,
una motivazione intrinseca per cui se la sono cercata
o, peggio ancora, trattasi di una messinscena.
In queste ore gli spargitori di livore diffondono le proprie teorie sui social,
a volte celandosi dietro finte identità, altre vergando messaggi che poi cancellano sperando di farla franca.
Come quello dell'autorevole professoressa dell'Università della British Columbia, Karen Pinder,
che, suscitando lo stupore di altri esimi colleghi, ha scritto:
«Accidenti, così vicino. Peccato. Che giornata gloriosa sarebbe potuta essere».
Ma ci sono anche volti noti del progressismo nostrano che ci mettono la faccia
insinuando dubbi o dispensando discutibili teorie e improbabili paragoni.
Come Roberto Saviano, che ha vergato in un post una versione che ha prestato il fianco all'ambiguità e alla contraddizione:
«Sangue sul viso di
Donald Trump.
La storia politica insegna che il proiettile che manca il bersaglio lo rafforza.
Il proiettile che ha sibilato all'orecchio di Trump, ferendolo, ha trasformato Trump in vittima.
Chi in queste ore si danna per quei pochi centimetri
che avrebbero permesso al proiettile di chiudere la partita con uno dei peggiori leader politici dei nostri tempi
..................................».
Ma basta scorrere i commenti in calce al suo post
per capire come il messaggio abbia suscitato non poche controversie.
«Comunisti della peggior specie. Scusi se mi permetto, ma il suo post è indegno di essere letto.
Credo si debba vergognare. Dice una cosa per far intendere un'altra (peggiore)»
E ancora: «Quanta ipocrisia e contraddizione in queste parole...
Prima lo definisce uno dei peggiori leader politici poi parla di violenza...
È proprio questa continua violenza verbale che poi degenera in violenza fisica».
Il conduttore e giornalista Gad Lerner si spinge invece ancora oltre
postando la fotografia che ritrae
Silvio Berlusconi con il volto insanguinato
a seguito della statuetta scagliatagli addosso da Tartaglia
e azzardando un ardito paragone condito da una buona dose di dietrologia:
«Da noi era successo nel 2009, sia pure in forma grottesca: il corpo del capo trasformato in bersaglio.
Le democrazie vacillano e non saranno gli uomini forti, gli estremisti al potere,
quelli che se perdo per gli Usa sarà un bagno di sangue, a salvarle».
Un tweet che ha scatenato la reazione di diversi utenti che hanno puntato il dito contro la mancanza di umanità
e il poco spessore dell'opinione dell'intellettuale.
Più o meno sulla stessa linea il pensiero del giornalista di Repubblica, Paolo Berizzi:
«Trump è rimasto vittima della spirale di violenza che lui stesso ha creato e che alimenta da anni. La violenza uccide la democrazia».
In sostanza, il tycoon se l'è cercata e forse anche un po' meritata.
Poteva poi mancare la filosofa Donatella Di Cesare? Domanda retorica.
Infatti, dopo aver incensato le opere della brigatista Barbara Balzerani,
la professoressa ha espresso la sua teoria anche sull'attentato al tycoon:
«È certo che quel sangue sul volto del nemico finisce per rafforzarlo e la violenza bellica, che dilaga ovunque, uccide la democrazia».
Insomma, se un alieno atterrasse sulla Terra oggi e leggesse questo florilegio
non capirebbe un accidenti dal momento che si parla soltanto di altre violenze
e mai di quella esercitata contro Trump che, fino a prova contraria,
si è visto recapitare contro una scarica di proiettili che solo per una fortuita coincidenza
o per un aiuto divino non l'ha ucciso.
E in quel caso c'è da scommettere che qualcuno avrebbe anche brindato.