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Falliti allo sbaraglio ........

Proprio qualche giorno fa ha depositato il suo quinto bilancio.

A fronte di un capitale di 10mila euro
e di debiti che anno su anno sono schizzati da 128mila euro ad oltre 2,8 milioni,
i ricavi netti sono crollati da 901mila euro a 147mila euro
e l’utile è sceso da 203mila euro a 31mila euro.

E tuttavia il valore complessivo della produzione è cresciuto a 1,7 milioni grazie alle “rimanenze di prodotti”
che la nota integrativa spiega essere riferite “alla commessa di una produzione di un programma di intrattenimento televisivo,
di durata inferiore a un anno, in corso di realizzazione alla chiusura dell’esercizio e valutata secondo il criterio della commessa completata”.
 
E' arrivato il momento di ribaltare il tutto.
e pensare che l'autonomia l'ha approvata un governo di sinistra.


La Corte Costituzionale si prepara ad emettere la sentenza
che la stessa Corte ha anticipato ieri pomeriggio con un comunicato.

La legge che nel giugno scorso ha tradotto in pratica l' autonomia differenziata, così come previsto dalla Costituzione,
viene dichiarata incostituzionale in una sfilza di articoli così lunga da modificarne sostanzialmente l'impianto e probabilmente l'efficacia.

La Consulta rinvia in parte la palla al Parlamento perché siano le Camere a modificare altre parti della legge,
avvisando che se non si adegueranno alla sua linea tornerà ad intervenire.

ARROGANZA DI DIRITTO


Ad impugnare la Legge erano state quattro regioni guidate dalla sinistra: Campania, Puglia, Toscana e Sardegna,
le stesse che insieme all'Emilia Romagna hanno anche promosso referendum popolari contro la riforma.

Nel loro ricorso, le regioni rosse chiedevano alla Consulta di abrogare completamente la legge,
accusandola di essere interamente in contrasto con i principi di unità nazionale,
o almeno di dichiararne incostituzionali una lunga serie di articoli.

Davanti alla complessità dei temi sollevati, i giudici avevano annunciato che si sarebbero espressi «entro un mese».

Invece sono bastate quarantott'ore a comunicare una decisione che evidentemente era già maturata,
nelle discussioni preventive tra i quattordici giudici costituzionali
presieduti da Augusto Barbera, ex deputato del Pci/Pds per cinque legislature
 

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