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I democratici la prendono sempre bene. :rotfl:

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Intanto la Cina.


LA CINA INAUGURA UFFICIALMENTE UN MEGA-PORTO DA 3,5 MILIARDI DI DOLLARI IN PERÙ
via BRICS News

Giovedì il presidente cinese Xi Jinping ha partecipato all'inaugurazione di un importante porto finanziato da Pechino a Chancay, in Perù, elogiando il progetto da 3,5 miliardi di dollari come "la nascita di un nuovo passaggio terra-mare per una nuova era".
Nel suo discorso alla cerimonia di inaugurazione del mega-porto, il leader cinese ha elogiato il progetto definendolo "un caso di successo di cooperazione sino-peruviana sotto l'egida della Belt and Road Initiative".
Xi ha affermato che l'investimento creerà un nuovo corridoio marittimo tra la Cina e l'America Latina, "collegando il grande cammino Inca e la Via della seta marittima, aprendo la strada alla prosperità comune del Perù e delle altre nazioni della regione".
 
Se arriviamo al punto che anche un sinistronso lo ammette .....Ahahahahahahah

Il superbonus è una misura uscita "un po' fuori controllo"
e che ha avuto "un impatto certamente più negativo che positivo",
sui conti pubblici italiani.

È il giudizio del commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni,
che a Bruxelles ha presentato le previsioni economiche della Commissione europea.


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Sul superbonus l'Ue dà ragione a Meloni: "La misura è uscita fuori controllo"
 
La verità del potere e la verità dei fatti
L’11 novembre, il mio rapporto di lavoro con la rivista MicroMega si è concluso, consensualmente. Ero arrivata in MicroMega due anni fa, per una collaborazione che inizialmente doveva essere di qualche mese in sostituzione di una collega, e che era stata poi convertita in un rapporto a tempo indeterminato. Il primo della mia vita.
Il terremoto che si è abbattuto su di me in questo ultimo mese, con una serie di attacchi in batteria ricevuti dalla comunità filoisraeliana italiana, ha coinvolto in pieno – secondo una classica modalità intimidatoria e ritorsiva – anche l’azienda per cui lavoravo; questo nonostante tutte le reazioni fossero state suscitate da post scritti sui miei profili social personali. Post che la propaganda non ha gradito, giacché osavano mettere in discussione alcuni dei cardini narrativi attraverso i quali la comunità filoisraeliana in tutto il mondo giustifica la barbarie che Israele sta dispiegando da oltre un anno in Palestina. Hanno pensato bene di colpirmi dove sapevano di trovarmi più vulnerabile, come sempre fanno: nei rapporti di lavoro. Per zittirmi si sono mobilitati i loro più famosi esponenti sui media. Associazioni, giornali e pseudo-giornali, giornalisti e pseudo-giornalisti, leoni e leonesse da tastiera e via discorrendo hanno messo in campo la loro capacità d’influenza e di pressione e hanno utilizzato i social, la stampa, le comunicazioni private per diffamare la mia persona, macchiare la mia immagine professionale e deteriorare il mio rapporto di lavoro. Volevano fare paura, a questo servono le comunicazioni intimidatorie. E sono efficaci: riescono a fare paura. In queste settimane ho avuto, sinceramente, paura.
Hanno riversato sul mio conto una incessante quantità di menzogne, tanto sulle mie idee e posizioni, quanto sulle vicende che venivano via via prese a pretesto per colpirmi: i presunti stupri del 7 ottobre 2023; la vicenda della giovane iraniana denudatasi a Teheran e trasformata in un meme propagandistico alla velocità della luce; e infine, gli avvenimenti di Amsterdam, il cui racconto da parte dei media mainstream e delle principali istituzioni politiche europee ha segnato credo il punto di scollamento massimo, nelle formalmente democrazie occidentali, fra la realtà come la rappresentano le élite e quella che la gente comune esperisce. Tutto questo, come scrivo e dico da ormai oltre un anno, non è semplicemente un modo violento di stare al mondo; è parte di un sempre più espliciti passaggio a nuovi regimi totalitari, anche nella nostra Europa; regimi che mirano ad asservire le popolazioni a nuove forme di suprematismo di classe e razziale, e che non riuscirebbero mai a instaurarsi senza colpire, come da manuale, innanzitutto la ricerca della verità e chi la porta avanti.
La mia convinzione profonda, perciò, è che la resistenza democratica a questi nuovi totalitarismi passi, così come è sempre stato nei frangenti che hanno fatto la Storia, dall’affermare testardamente la verità dei fatti su quella del potere. E dalla solidarietà, altrettanto testarda, contro chi subisce vili attacchi squadristici perché ciò che fa non va giù ai detentori del potere.
Per me, in questo momento la priorità è continuare a esprimere il mio pensiero, senza cedere al ricatto della violenza e della paura; praticare le libertà politiche di cittadina garantite dalla Costituzione, mai così minacciate per tutti e tutte; e creare le condizioni per continuare a esercitare il mio mestiere in piena coscienza e dignità. Anche a costo di doverci rinunciare, come già fatto più volte in passato, se tali condizioni non dovessero più sussistere. Chiunque mi abbia accusata di antisemitismo, di “negazionismo” dell’Olocausto o dello stesso 7 ottobre nella sua gravità e orrore, e persino di fiancheggiare formazioni terroristiche, ovviamente non si è premurato di leggere nulla degli articoli e neanche dei post che ho scritto nel corso degli anni, prima di muovere tali pesanti accuse; ne risponderà davanti ai giudici.
Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine in queste settimane, e in primis il sindacato Stampa Romana per la sua assistenza calorosa e solidale. Da un punto di vista professionale torno a essere una giornalista indipendente, dai tempi ponderati, esattamente come lo ero prima che cominciasse la mia imprevista avventura da redattrice. La mia unica amarezza è la consapevolezza che indietro, veramente, non si torna. Due anni fa, quando entravo in MicroMega, c’era ancora mio padre con me, ad appoggiarmi nelle mie battaglie, nei traguardi e nelle peripezie. Oggi non c’è più. La mia famiglia mi è vicina, mi sostiene con amore e solidarietà ogni giorno; l’abbraccio di Alessio, ovunque si trovi in questo momento – nei nostri pensieri innanzitutto –, ci riscalda.


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Interessante ragionamento sulla vittoria di Trump.

▪️C'è una maggioranza, negli Usa, che ha votato Trump. Eppure nessun esponente della cultura, dei media, dell'accademia, ha espresso una preferenza per lui. Esiste una scollamento fra popolo ed élite. E anche tanto buon senso nel popolo.

La vittoria di Trump è stata come un carotaggio sociale: ha provato che non esiste solo quella tipologia di homo minus sapiens che non dorme la notte se non viene approvata una legge anti-omofobia, che appende in sala il ritratto di una scimmia credendolo un proprio antenato, che spegne i condizionatori d’estate altrimenti il pianeta si ammala e che, a parte la sedia, vorrebbe tutto elettrico, che mangia locuste a posto della fiorentina, che non fa la corte ad una donna perché non è sessista, che vorrebbe cancellare Cristoforo Colombo e Dante perché refusi di stampa sul libro di storia, che prova vergogna ad essere bianco, eterosessuale e sposato.
No, esiste anche un’altra specie di umanità che vive sulla Terra e non viene da Marte: uomini e donne a cui piace essere uomini e donne e a cui piace essere attratti gli uni dalle altre e viceversa, che uccidono gli animali per mangiarseli e non uccidono i figli nascituri per esprimere la propria libertà, che hanno odiato la Co2 solo ai tempi delle interrogazioni in chimica ma che oggi, tanto per rimanere in tema, non gli fa né caldo né freddo, che si sentono anche loro un po’ darwinisti a sentire parlare certe persone, che credono più in Dio che nella biosfera, che amano riconoscere un padre nella nazione e la chiamano patria, nella religione e lo chiamano Santo Padre e nei Cieli e lo chiamano Dio Padre, perché chi è senza padre è un bastardo. C’è un sottobosco vivo che aspetta solo l’occasione di crescere.


Fonti: Il risveglio della realtà - Marcello Veneziani


❗Non condividiamo totalmente l'analisi, ma è un analisi comunque interessante.

 

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