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Il successo imprenditoriale si intreccia con la politica.

Tanzi è legato a Ciriaco De Mita e alla DC:
apre uno stabilimento a Nusco, sponsorizza l’Avellino, presta aerei e risorse.

Allo stesso tempo si lancia in settori costosi e poco redditizi:

nel 1982 crea Euro TV, poi Odeon TV (spese da 160 miliardi di lire in dieci anni, share mai oltre il 3,5%).

Tenta anche di comprare Rete 4 da Berlusconi, senza riuscirci.


Intanto nel 1989 i debiti esplodono.

Parmalat è già "tecnicamente fallita",
ma Tanzi ottiene un prestito da Monte dei Paschi a patto di vendere Odeon TV.
(esce dalla dc e si attacca ai comunisti)


Per consolidarsi, nel 1990 porta Parmalat in Borsa tramite una scalata a Finanziaria Centronord.
 
Nel 1990 Tanzi compra il Parma Calcio, appena salito in Serie A.

In tredici anni di gestione, la squadra vive un’epopea irripetibile:
tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana, due Coppe UEFA, una Supercoppa UEFA e una Coppa delle Coppe.

Il Parma diventa simbolo dell’Italia vincente di provincia, alimentato dai soldi di Parmalat.

Gli anni ’90 segnano l’espansione selvaggia.

Tanzi compra :

tour operator (che confluiranno in Parmatour, costata mezzo miliardo),
aziende alimentari in mezzo mondo e perfino
la Eurolat di Sergio Cragnotti (700 miliardi di lire, utile soprattutto a ripianare i debiti della Cirio)

(tutto alimentato dalla sinistra che oggi fa finta di non sapere)
 
Nel frattempo Parmalat diventa strumento
per "ripulire" crediti deteriorati, diventa una "lavatrice di debiti".


È lo schema delle operazioni a incaglio:

Tanzi rileva aziende decotte con soldi presi da nuove obbligazioni,
i debiti passano alla Parmalat e finiscono in mano ai piccoli risparmiatori.

Un gioco, replicato anche nel 2002 con l’acquisto della Ciappazzi da Giuseppe Ciarrapico.
 
Nel dicembre 2003 scoppia la bomba.

Parmalat dichiara di avere 4 miliardi depositati alle Cayman,
ma Bank of America svela che il documento è falso.

Il 19 dicembre viene dichiarata insolvente.

Il 27 dicembre Tanzi viene arrestato a Milano, di ritorno da Quito
(dove si sospettava stesse spostando parte del "tesoro", mai provato).

È l’inizio del più grande crack finanziario europeo.

Travolti circa 80mila risparmiatori tra istituzionali e privati.
 

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