La campanella sta per suonare.
Eppure, il ritorno a scuola – e tutto il contorno che ne segue – tiene banco, verrebbe proprio da dire.
In primis il caro libri e la stangata finita sul groppone delle famiglie.
Zaini, astucci, quaderni: un salasso.
A seguire, i problemi legati al costo dell’energia.
A tal proposito, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a Radio Anch’io, su Radio 1, commenta:
“La scuola ha bisogno di una presenza chiara ed esplicita, non soggetta agli andamenti del prezzo del gas”.
Tra pannicelli caldi e provvedimenti che seguono l’onda dell’emotività, Bianchi insiste:
“Stiamo investendo sui tempi prolungati, sui tempi pieni, stiamo dando risorse per le mense e per le palestre ma questo è un altro piano.
Quando i ragazzi arriveranno a scuola, troveranno tutti i docenti, quelli che sono già in cattedra da moltissimo tempo…
abbiamo già fatto tutte le assunzioni che potevamo fare per le supplenze lunghe”.
La sensazione, però, è che – come succedeva una volta – i ragazzi dovranno stare in classe con indosso sciarpe e cappotti.
Così, mentre la scuola è con la mano sul gas, le “avidi e giovani menti” di domani potranno avere una scusa per scioperare
(per il freddo, mica per le colpe della classe dirigente di un Belpaese che va a rotoli).
In parallelo, inoltre, spuntano anche le nuove regole per i positivi Covid.
L’isolamento, sulla base dei contagi, passa da sette a cinque giorni, ma sempre previo l’esito del tampone.
Come riportato da una circolare del ministero della Salute,
“per i casi che sono sempre stati asintomatici, oppure sono stati dapprima sintomatici ma risultano asintomatici da almeno due giorni,
l’isolamento potrà terminare dopo cinque giorni, purché venga effettuato un test, antigenico o molecolare, che risulti negativo, al termine del periodo d’isolamento.
In caso di positività persistente si potrà interrompere l’isolamento al termine del quattordicesimo giorno dal primo tampone positivo, a prescindere dall’effettuazione del test”.
Fine delle ferie e stessi discorsi.