Ma quello che viene ignorato oggi, lo era anche ieri, quando gli ucraini - con le loro unità naziste -
bombardavano gli abitanti dei paesi di confine. Uccidevano persone. Bruciavano persone vive.
La stampa italiana, attenta al dibattito sulla dicitura il presidente del Consiglio o la presidente del Consiglio,
appare distratta su ciò che sta accadendo in Iran.
Come se quotidianamente non succedesse nulla da quelle parti.
Ma la realtà è un’altra.
Ultimo episodio, in ordine di tempo, è stata la commemorazione di Mahsa Amini,
la 22enne curda deceduta a Teheran il 16 settembre dopo essere stata arrestata,
perché non avrebbe indossato il velo in maniera corretta.
La folla si è radunata oggi presso la tomba della giovane, all’interno cimitero Aichin di Saqqez,
nella provincia del Kurdestan iraniano, nel 40esimo giorno dalla morte,
che in Iran tradizionalmente è celebrato come la fine del lutto.
Qui sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno aperto il fuoco e utilizzato il gas lacrimogeno per disperdere i manifestanti.
La morte di Mahsa Amini ha scatenato le proteste nel Paese, che si protraggono giorno dopo giorno.
E il sangue ha continuato a scorrere.
Alcuni giorni fa, le forze di sicurezza hanno ucciso un ragazzo di 17 anni, sparandogli con un fucile da caccia:
l’episodio è accaduto a Mashhad, città del nord-est iraniano.
L’adolescente non era andato a scuola per prendere parte alle manifestazioni di protesta, è stato freddato.
Manifestazioni, quelle in Iran, che si sono allargate anche al mondo del lavoro,
con scioperi di insegnanti, avvocati, operai, lavoratori dei bazar.
A ieri, le vittime dall’inizio dei disordini ammonterebbero a 248 di cui 33 bambini:
questo è quanto riportato dalla Bbc. Gli arrestati sarebbero, invece, diverse migliaia.