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Studio svizzero, solo 8,5% aziende Ue e G7 ha lasciato la Russia
Sono solo l'8,5% le aziende occidentali che hanno deciso di chiudere le loro attività in Russia nonostante la dura reazione dei loro Paesi alla cosiddetta operazione militare in Ucraina e le conseguenti sanzioni adottate contro Mosca. E' quanto emerge da uno studio svizzero i cui risultati sono stati pubblicati oggi dal Moscow Times. "Quanto emerge contrasta con la narrazione secondo la quale sarebbe in atto un vasto esodo di società occidentali" dal mercato russo, sottolinea in un comunicato l'università di San Gallo, che ha curato la ricerca insieme con l'istituto Imd di Losanna.
 
Gas, crisi energica, price cap, fonti rinnovabili.

Sono stati numerosi i temi toccati durante la prima tavola rotonda de La Ripartenza 2023.
Dopo Una Zanzara nella Zuppa, la consueta irriverente rassegna stampa di Giuseppe Cruciani e Nicola Porro, tra gli ospiti si sono susseguiti:


  • Luigi Ferraris, Amministratore Delegato Gruppo FS Italiane;
  • Mario Abbadessa, Senior Managing Director & Country Head Hines Italy;
  • Simone Demarchi, Amministratore Delegato di Axpo Italia;
  • Paolo Scaroni, Deputy Chairman di Rothschild & Co.;
  • Tommaso Ferrario, Partner fondatore di AMTF Avvocati;
  • Filippo Ghirelli, Executive Chairman & Founder at Genera Group.
Il primo ad aprire la tavola rotonda è stato Luigi Ferraris,
ricordando la “grande responsabilità” che l’Italia dovrà affrontare nell’attuale crisi energetica:

“Siamo i primi consumatori di energia, con 6 terawatt/ora,
e quindi il 2% della domanda complessiva del Paese, e abbiamo una grande responsabilità.
Abbiamo approcciato il problema vedendo innanzitutto come utilizzare al meglio gli spazi che abbiamo
non destinati al trasporto passeggeri e abbiamo individuato circa 30 milioni di metri quadrati,
parte del quale può essere facilmente usata per installare impianti di rinnovabile,
prevalentemente solare/fotovoltaico e una parte di eolico”.

Questo è possibile, però, “perché abbiamo siti vicini alla rete di trasmissione:
significa che allacciare l’impianto alla rete sarà di facile attuazione.
Il 40% dei consumi lo facciamo noi.
Diventeremo autoproduttori con solare e eolico, oltre a stoccaggi,
e diventeremo anche primi operatori di energia rinnovabile tutto per i nostri consumi”.


“Maggior speculatore? La Commissione Europea”

La parola passa a Demarchi:

“Il vicepremier tedesco ha affermato che la colpa per la crescita dei prezzi di agosto è nostra.
Il maggior speculatore sui prezzi del gas è la Commissione Europea.
Nel momento in cui la politica decide di comprare tutto quello che c’è, la risposta è: “Ma dove vanno i prezzi?”.
Una politica che si era già applicata in modo fallimentare per l’acquisto delle mascherine,
secondo il modello “mi approvvigiono qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo”.


Una tesi sostenuta anche dall’ex ceo di Eni ed Enel, Paolo Scaroni:

“L’Europa, invece di fare un’operazione congiunta, ha lasciato i Paesi da soli.
Andava coordinata l’operazione. La crisi dei prezzi, ovvero il loro aumento, è databile ai primi mesi del 2021.
 
“Price cap non serve”

E riprende Demarchi, sulla scelta della fissazione di un tetto comune europeo al prezzo del gas:

Il price cap non serve a niente perché non è mai stato un vero price cap, questo perché dipende dal prezzo asiatico”.

Se il cap ci fosse sempre stato, che cosa avremmo avuto?

“Avrebbe impattato per meno di un mese, in cui i prezzi sarebbero passati da 300 a 240.
I prezzi sono scesi perché Germania, Finlandia e Olanda hanno fatto i rigassificatori”.


Filippo Ghirelli, invece, interviene sulle risorse rinnovabili:

“Il comune dice di mettere i pannelli fotovoltaici, alimentando sé stesso, a cui si aggiungono anche le imprese.
Si tratta di una politica di autosostenibilità e a quel punto nascono sistemi che sono indipendenti.
Le rinnovabili sono una evoluzione continuativa, il biogas ed il biometano sono gli elementi fondamentali”,
tra le migliori rinnovabili presenti in questo momento.



“Petrolio e gas? Servono per sempre”

La palla poi è passata ancora a Paolo Scaroni, questa volta sulle riserve di gas disponibili.
E la risposta è sorprendente:

“Useremo ancora idrocarburi per molti anni, almeno per i prossimi venti o trent’anni,
anche se ci sono riserve di gas per almeno 200 anni e di petrolio per 100 anni”.

Una condizione che, ancora secondo Demarchi, obbliga nei fatti la Russia
a tornare ad esportare in Europa, con seri problemi nel 2023″.


E sentenzia: “Il petrolio ed il gas serviranno per sempre”.


l’Italia ha una marcia in più: noi abbiamo l’Eni e la Germania no.
Questo ci consente di mettere al servizio del nostro Paese risorse che i tedeschi non hanno.
Faccio fatica a pensare che il prossimo presidente della Russia sia tipo Tony Blair”.

Si parla tanto di sostenibilità, ma nel 2022 abbiamo
“consumato 102 milioni di barili di petrolio al giorno: siamo al record storico”.
 
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....e ci lamentiamo pure.
 

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