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Tema transizione green: Il climatologo Franco Prodi ha raccontato
che gli è stato vietato di mettere piede in un laboratorio di ricerca meteorologica del Cnr fondato e gestito da lui per anni.

Praticamente intorno a lui e ai molti scienziati che non ritengono che il riscaldamento del pianeta sia di origine antropica
bensì un fenomeno ciclico dipendente dal sole e dal cambio di inclinazione dell’asse terrestre, è stata fatta terra bruciata.

Le loro opinioni non solo non vengono discusse, ma semplicemente censurate.



Tema gender: anche a chi si permette di criticare l’occupazione manu militari da parte dell’ideologia Lgbtq di ogni mezzo di intrattenimento e informazione
(per non parlare di scuole, imprese e università), viene impedita persino una semplice forma di dibattito.

L’autrice di Harry Potter, J.K. Rowlings, ne sa qualcosa:
“Ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzare la casa, ma non ho smesso di parlare”.

Alla Hachette hanno pure fatto uno sciopero nel tentativo di impedire la stampa delle sue favole per bambini.


C’è un fatto che non può non colpire:
riguardo a tutte e tre le tematiche,
gli alfieri del pensiero dominante non solo non accettano che si possano discutere le loro granitiche posizioni,
ma si impegnano nell’impedire e cancellare qualsiasi incontro o convegno,
qualsiasi articolo di giornale in cui si avverta il profumo della critica, fino ad arrivare a incredibili e intollerabili minacce di morte.

Molti professionisti e docenti sono stati poi privati del lavoro o del tutto delegittimati e considerati complottisti
solo per aver provato ad esprimere un minimo di pensiero critico.

Durante una puntata di In Mezz’ora, Lucia Annunziata si è rivolta così a Francesco Toscano, l’editore di VisioneTv: “Lei che dirige una tv complottista…”.

No comment.
 
È stato pubblicato di recente il pregevole saggio del docente di psicologia clinica dell’Università di Ghent, Mattias Desmet,
il cui titolo adombra il contesto in cui stiamo vivendo: Psicologia del totalitarismo.

Secondo Desmet, una ben orchestrata “formazione di massa” ha inculcato nella mente della popolazione mondiale
– tramite l’induzione di paure di ogni tipo, da quella per i virus al timore per il cambio del clima –
la convinzione che gravi restrizioni della libertà o costosissime transizioni cosiddette green debbono essere accettate senza discutere.

Anzi, debbono essere considerate al pari di una indiscutibile religione e addirittura una bandiera da sventolare,
come nel caso delle teorie Lgbtq, secondo le quali non esiste il sesso biologico:
chiunque non le condivida viene stigmatizzato come un vergognoso omofobo,
mentre tutto il mondo della cultura, dell’industria, dell’informazione e dello spettacolo
si impegna con insistenza nel promuoverle ad ogni occasione, contribuendo alla loro ulteriore diffusione (“formazione di massa”, per l’appunto).

Avviene così che sulla base di proposizioni prive di reali supporti scientifici o logici, o comunque notevolmente discutibili,
istituzioni mondiali e governi di tutto il mondo prendano decisioni assai improprie dal punto di vista scientifico e intollerabili per il loro inaccettabile costo sociale.


– Per quanto riguarda l’ambiente, come mai non si parla mai
delle critiche seriamente documentate ai dati delle Ipcc e delle diverse Conferenze della Nazioni Unite,
rivolte alle istituzioni da migliaia di ricercatori e autorevoli accademici tra cui il prof. Zichichi, nonché da Premi Nobel come il prof. Rubbia?


Come mai il mondo viene costretto ad una transizione green dai costi mostruosi,
quando non è affatto dimostrato che il riscaldamento climatico sia di origine antropica?



Studi approfonditi dimostrano inoltre che se si include lo sfruttamento di miniere di metalli rari,
la fabbricazione e lo smaltimento delle batterie (che già non si sa dove mettere),
un’auto elettrica risulta più inquinante di una diesel.

Senza contare che non si capisce da dove si potrebbe prendere tutta l’energia necessaria.


Per non parlare dei costi semplicemente insostenibili della cosiddetta riqualificazione degli immobili:

in base a calcoli aggiornati, si stima che con un costo di 1.400 miliardi

si eliminerebbe lo 0,1% delle emissioni di cui il patrimonio immobiliare italiano sarebbe responsabile.
 
Ultima modifica:
Quanto al gender, siamo di fronte ad una insistente forma di propaganda
che spinge governi e grandi industrie verso una grave forma di autolesionismo.

Perché un conto è combattere ogni odiosa discriminazione,
un conto è promuovere continuamente una opzione sessuale che contribuisce inevitabilmente a quella denatalità
che viene descritta come un grave pericolo (tranne che dai fautori del Great Reset come Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum).


Pochi sanno che già nel 1969 Frederick Jaffe, vice-presidente della Planned Parenthood Federation,
redasse per l’Oms un memorandum strategico con l’esplicito obiettivo di diminuire la fertilità umana.

E tra i mezzi funzionali alla contrazione delle nascite, Jaffe individuò i seguenti:

Ristrutturare la famiglia, posticipando o evitando il matrimonio;

alterare l’immagine della famiglia ideale;

educare obbligatoriamente i bambini alla sessualità;

incrementare percentualmente l’omosessualità


(Elisabetta Frezza ne La sindrome del Criceto, La Vela 2020).


Una prima risposta alle domande poste
la si può abbozzare osservando il gruppo di potentati finanziari che governano realmente il mondo:

ai vertici c’è un intreccio inestricabile di alcuni fondi di investimento come BlackRock, Vanguard, StateStreet, JPMorgan etc.,
partecipati a loro volta dalle storiche grandi famiglie della finanza:
si tratta di fatti oggettivi che risultano dall’esame degli intrecci azionari.

Tali fondi sono oramai presenti in tutte le tipologie di imprese:
industriali, farmaceutiche, alimentari, media, spettacolo,
in sostanza in tutte le multinazionali possibili e immaginabili.

Direttamente o tramite le proprie partecipate governano istituzioni come Oms, Ipcc, Wef eccetera,
oltre che i grandi organismi regolatori, attività che dovrebbe essere vietata per principio a dei privati
.


Oramai non c’è istituzione mondiale che non li abbia presenti nella propria governance
o non sia influenzata dalla loro longa manus.

Senza contare che il loro principale consigliori, Klaus Schwab,
ha un enorme ascendente su governanti come Trudeau o Marin,
ansiosi di essere à la page e in sintonia con i vertici dell’inner circle che governa il mondo.


Padroneggiando i media grazie a robuste lobby e a sostanziosi investimenti pubblicitari,
ottengono quella “formazione di massa”
di cui parla Desmet.

Con buona pace di grandi e piccole firme di stampa e tv
che si ritrovano ridotte a riprendere le tesi e le veline imposte da editori sempre più in crisi e quindi a caccia di soldi.


Nonostante tutto ciò, diversi sociologi affermano che la cosiddetta area del dissenso,

definita malignamente e frettolosamente complottista,

sembra essere passata da uno striminzito 5% ad un più corposo 15-20%.



Certamente grazie a quei coraggiosi ricercatori che accettano di pagare di persona perché davvero indipendenti
e perché sinceramente preoccupati per una grave deriva scientifica spinta dalle sopraffazioni e dalle sovvenzioni a vario titolo.

E anche grazie a un crescente gruppo di medici, politici, giornalisti altrettanto indipendenti
e molte persone comuni che hanno cominciato a costruire tra mille difficoltà una rete di resistenza.


Fino a qualche anno fa si parlava della “mano invisibile del mercato”, capace di creare una sana concorrenza.

Oggi non esiste più, sostituita da una unica grande mano che muove tutte le leve.

Contrastare una simile piovra appare quindi un’impresa mostruosamente difficile,
anche perché è pure in grado di scatenare e gestire guerre.

Ma sta anche commettendo errori.

Un solo esempio? Se mai si realizzasse l’ipotesi di una moneta basata su oro e metalli rari ad opera dei Brics,
il colossale impero di carta gestito da questi fondi potrebbe implodere con effetti devastanti sugli equilibri mondiali.


Naturalmente ci sarebbero macerie ovunque.

Ma potrebbe essere la fine del periodo chiamato “khali yuga” nelle Sacre Scritture induiste,
che significa “un’età delle tenebre che vive sotto il segno della disgregazione e deve finire con una catastrofe”.

Profezia poi ripresa da Mircea Eliade e René Guénon, che meritano di essere letti e riletti.

Insieme a George Orwell (1984), Aldous Huxley (Il mondo muovo), Robert H. Benson (Il padrone del mondo).


Romanzi di fantascienza che contengono veri e propri messaggi di avvertimento all’umanità
scritti da chi ha saputo vedere nel futuro di una società minata alla base dalla brama di denaro.
 
il gennaio più freddo di sempre in antartica(dove sarebbe estate...-40°) :eek:

record assoluto di freddo in maine(costa est usa...-77°) :eek::eek:

E' DUDDA GOLBA DEL RISGALDAMENDO GLIMADIGO... :eek::eek::eek:

ma come? :mmmm:

ZI, ME LO HA DEDDO S-BORRRRRRRRRRRRRRRRR :lol::DD::lol:
 
Cambia Nazione. Cambia Continente.
La categoria è sempre quella :

Piddioti rincollioniti che vogliono la supremazia del loro pensiero idiota sulla LIBERTA'

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Ahahahahahahahahahah uuuuuuuuhhhhhhh come gli gira il nasello che potrebbe innescare un vero travaso di bile nel centrosinistra.


In Italia è il tempo di una donna al governo e sono tempi duri per il Partito democratico e le opposizioni di sinistra del Belpaese,

ancora avvinghiate al secolo scorso e affezionate - oltreché alle tensioni tra di loro (basti guardare alle primarie del Pd con il segue dibattito e polemiche) -

alla litania vetusta di quanto siano cattive le destre in Italia, come unico argomento politico per criticare il governo.


Un armamentario di pregiudizi e di passatismi spazzato via, ieri,

da un lungo articolo che il giornale inglese "The Sunday Times" ha dedicato a Giorgia Meloni,

la presidente del Consiglio italiano alla guida di un governo di centrodestra.


«Definito un pericolo, ora Giorgia Meloni è il leader più popolare dell’Unione europea».

«La prima donna premier italiana ha attenuato la retorica feroce e tiene Bruxelles a distanza, facendo emergere il suo fascino.
I suoi avversari più accaniti la presentavano come un pericolo per il suo Paese e l’Europa»
 

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