Ma andate a ..gare.
Ma quali sono i
19 server italiani presi di mira?
Secondo quanto ricostruito da Repubblica “sulla base di informazioni ritenute attendibili”, scrive il giornale,
si tratterebbe di server sparsi su e giù per l’Italia.
Ecco l’elenco, con città, regione, server e titolare (dove non indicato il titolare è perché risulta sconosciuto):
- Basiano – Lombardia – Irideos Spa – KPNQwest Italia S.p.a.
- Pescara – Abruzzo – Netsons s.r.l. – Netsons s.r.l.
- Pozzuoli – Campania – Vodafone
- Rende – Calabria – INTERBUSINESS
- Lagonegro – Basilicata – Fastweb Networks
- Milano – Lombardi – Seflow S.N.C. Di Marco Bramé &C. – Seflow
- Mazara del Vallo – Sicilia – Speed-net S.R.L – Speednetsrl
- Milano – Lombardia – SoftLayer – SoftLayer Technologies, Inc
- Pescara – Abruzzo – Netsons s.r.l – Netsons s.r.l.
- Arezzo – Toscana – Aruba S.p.A. Network – Aruba S.p.A.
- Roma – Lazio – INTERBUSINESS – Sistemi Avanzati srl
- Arezzo – Toscana – Aruba S.p.A. – Aruba S.p.A.
- Pomigliano d’Arco – Campania – THREEMINDS
- Daverio – Lombardia – 11-xDSL-CUST STATIC Aruba S.p.A. Network – InternetONE SRL
- Arezzo – Toscana – Aruba S.p.A. Network – Aruba S.p.A.
- Pescara – Abruzzo – Netsons s.r.l – Netsons s.r.l.
- Pescara – Abruzzo – Netsons s.r.l – Netsons s.r.l.
- Selci – Lazio – StiAdsl srl – StiAdsl
- Verona – Veneto – DIGISAT Main.
“A parte il caso dei tre server di Aruba, nessuno di questi nomi, a prima vista,
sembra collegabile a gestori di massicce quantità di dati in Italia, né di dati di interesse strategico o particolarmente sensibile” scrive Repubblica.
Aruba ha comunque dichiarato che i suoi tre server infiltrati sono “gestiti in totale autonomia da clienti”.
A questi server
i criminali informatici hanno chiesto il pagamento di un riscatto pari a 2 bictoin – pari a circa 39.370 euro –
per avere la chiave di decrittazione che dovrebbe consentire ai titolari dei dati esfiltrati di tornare a utilizzarli.
“Secondo me pagheranno tutti – ha raccontato a Repubblica un operatore della cybersicurezza che preferisce restare anonimo -,
anche perché in qualche caso potrebbe costare di più ripristinare i server.
Tra l’altro chi non fa un aggiornamento da due anni
potrebbe non avere fatto nemmeno un backup dei dati particolarmente aggiornato, ragione ulteriore per pagare il riscatto”.
Tim down, c’entra con il cyberattacco?
Non c’entra invece con il cyberattacco il Tim down.
Tim ha fatto sapere che il problema è rientrato e il servizio si è stabilizzato alle ore 16:55 del 6 febbraio.
Dalle verifiche effettuate, spiega Tim, il problema ha riguardato il flusso dati su rete internazionale che ha generato un impatto anche in Italia.
“L’azienda si scusa con i propri clienti per il disagio arrecato”, ma gli abbonati sono inferociti.
Come sempre è sceso in campo il Codacons,
chiedendo all’azienda di fornire garanzie ai cittadini coinvolti,
valutando indennizzi per chi ha subito danni a causa del down della rete.
Intanto, è attivo su Twitter il servizio tim.social/angie gestito dal customer care del Gruppo TIM
che è pronto a fornire informazioni e supporto sia per Tim Fisso che per Tim Mobile.