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Definitiva… :winner:



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Vergogna.
Con tutti i rpoblemi dei cittadini/contribuenti, questi incassano fior di euro per una canzone
e gli alltri....per presentare ........



Anche quest'anno i cachet dei conduttori e gli artisti di Sanremo 2023 sono da capogiro.

Per il 2022 la macchina della più grande festa canora italiana ha incassato 42milioni di ricavi.

Per questa edizione il budget a disposizione sarà inferiore ai 17 milioni stanziati per il 2022.

Tra le spese che la Rai deve mettere in conto, le più interessanti riguardano

il cachet di Amadeus,

delle quattro co-conduttrici,

e dei 28 cantanti in gara.


Sul tema vige ovviamente la privacy quindi ci si può solo affidare alle ipotesi più autorevoli per avere un'idea dell'ordine di grandezza.


Sempre secondo Money, il più cachet più alto è quello di Amadeus,
che svolge come sappiamo il doppio ruolo di direttore artistico e conduttore del Festival.

Una mole di lavoro, quindi, che va ben oltre le serate all'Ariston.

Si parla dunque di una cifra di 70 mila euro a serata per un totale di 350 mila euro.

Al suo fianco per questa 75esima edizione ci sarà Gianni Morandi
che, stando alle indiscrezioni, riceverà 60.000 euro a serata per 300 mila euro in totale.


Impossibile non notare il gap con la componente femminile:
le quattro co-conduttrici,
Chiara Ferragni
(prima e quinta serata),
Francesca Fagnani (seconda serata),
Paola Egonu (terza serata) e
Chiara Francini (quarta serata), otterranno ciascuna un compenso da 25 mila euro a serata.

Ferragni, quindi, dovrebbe arrivare a un totale di 50 mila
anche se alcuni sostengono che i conti siano sbagliati
e l'imprenditrice digitale abbia ricevuto un compenso non inferiore a 100 mila euro.

Ecco quanto guadagnano quest'anno gli artisti in gara a Sanremo 2023

Infine, veniamo ai 28 cantanti in gara a Sanremo 2023.

Il compenso dovrebbe essere uguale a quello degli anni scorsi: 48 mila euro a titolo di rimborso spese.
Paga tutto Zelya.

LOL





 
Sono molto pochi ma sono presenti anche detenuti in regime di 41 bis per motivi di terrorismo, in particolare islamico.

Sono 3 e il regime di detenzione applicato è dovuto al fatto che il 41 bis è stato nel tempo allargato ad altri tipi di reati,
oltre a quelli di mafia come, appunto, il terrorismo internazionale.

Si può comminare il 41 bis anche a condannati o sotto processo per sequestro di persona, violenza sessuale, prostituzione minorile o pedopornografia.


L’obiettivo del 41 bis, conosciuto anche come “carcere duro”, non è tanto punitivo ma preventivo:
la ratio è, cioè, impedire che il detenuto possa comunicare con altri soggetti,
sia all’interno che all’esterno del carcere, per proseguire le attività criminose.
 
Supermarkets Italiani (la società che controlla Esselunga) si conferma regina di utili cumulati tra il 2015 e il 2019: 1.340 milioni,

seguita da Eurospin a 1.016 milioni,

Conad a 879 milioni

e VéGé a 839 milioni.


Carrefour ha cumulato perdite per 603 milioni,

Coop per 252 milioni.


Coop Alleanza 3.0 è la maggiore cooperativa italiana con vendite, nel 2019, pari a 4.043 milioni,
seguita da Pac 2000 A (Gruppo Conad) a 2.851 milioni
e Conad Nord Ovest a 2.586 milioni che precede
Unicoop Firenze a 2.320 milioni.


L'aumento del fatturato dei supermercati italiani ha riguardato soprattutto le catene di discount.

Si tratta di supermercati che offrono prezzi più bassi della media, spesso attraverso l’offerta di prodotti a marchio.

Li si riconoscono dal modo molto spartano di proporre i prodotti sugli scaffali
che, spesso, nemmeno esistono
perché i prodotti vengono mostrati direttamente nello scatolone dell’imballaggio.

Nonostante i prezzi bassi, però, la qualità spesso non è inferiore a quella riscontrabile nei punti vendita di altre catene.

Apparsi in Italia tutto sommato da pochi anni, ormai i discount coprono tutt’Italia.

I loro nomi?

Dico,

Lidl,

Penny Market

ed Eurospin

ma troviamo anche molti punti vendita DPiù,

Ekom,

Forte HardDiscount,

MD Discount,

Todis

e Tuodì.
 
Ma andate a ..gare.


Ma quali sono i 19 server italiani presi di mira?
Secondo quanto ricostruito da Repubblica “sulla base di informazioni ritenute attendibili”, scrive il giornale,
si tratterebbe di server sparsi su e giù per l’Italia.

Ecco l’elenco, con città, regione, server e titolare (dove non indicato il titolare è perché risulta sconosciuto):


  1. Basiano – Lombardia – Irideos Spa – KPNQwest Italia S.p.a.
  2. Pescara – Abruzzo – Netsons s.r.l. – Netsons s.r.l.
  3. Pozzuoli – Campania – Vodafone
  4. Rende – Calabria – INTERBUSINESS
  5. Lagonegro – Basilicata – Fastweb Networks
  6. Milano – Lombardi – Seflow S.N.C. Di Marco Bramé &C. – Seflow
  7. Mazara del Vallo – Sicilia – Speed-net S.R.L – Speednetsrl
  8. Milano – Lombardia – SoftLayer – SoftLayer Technologies, Inc
  9. Pescara – Abruzzo – Netsons s.r.l – Netsons s.r.l.
  10. Arezzo – Toscana – Aruba S.p.A. Network – Aruba S.p.A.
  11. Roma – Lazio – INTERBUSINESS – Sistemi Avanzati srl
  12. Arezzo – Toscana – Aruba S.p.A. – Aruba S.p.A.
  13. Pomigliano d’Arco – Campania – THREEMINDS
  14. Daverio – Lombardia – 11-xDSL-CUST STATIC Aruba S.p.A. Network – InternetONE SRL
  15. Arezzo – Toscana – Aruba S.p.A. Network – Aruba S.p.A.
  16. Pescara – Abruzzo – Netsons s.r.l – Netsons s.r.l.
  17. Pescara – Abruzzo – Netsons s.r.l – Netsons s.r.l.
  18. Selci – Lazio – StiAdsl srl – StiAdsl
  19. Verona – Veneto – DIGISAT Main.

“A parte il caso dei tre server di Aruba, nessuno di questi nomi, a prima vista,
sembra collegabile a gestori di massicce quantità di dati in Italia, né di dati di interesse strategico o particolarmente sensibile” scrive Repubblica.

Aruba ha comunque dichiarato che i suoi tre server infiltrati sono “gestiti in totale autonomia da clienti”.


A questi server i criminali informatici hanno chiesto il pagamento di un riscatto pari a 2 bictoin – pari a circa 39.370 euro
per avere la chiave di decrittazione che dovrebbe consentire ai titolari dei dati esfiltrati di tornare a utilizzarli.

“Secondo me pagheranno tutti – ha raccontato a Repubblica un operatore della cybersicurezza che preferisce restare anonimo -,
anche perché in qualche caso potrebbe costare di più ripristinare i server.
Tra l’altro chi non fa un aggiornamento da due anni
potrebbe non avere fatto nemmeno un backup dei dati particolarmente aggiornato, ragione ulteriore per pagare il riscatto”.



Tim down, c’entra con il cyberattacco?

Non c’entra invece con il cyberattacco il Tim down.

Tim ha fatto sapere che il problema è rientrato e il servizio si è stabilizzato alle ore 16:55 del 6 febbraio.
Dalle verifiche effettuate, spiega Tim, il problema ha riguardato il flusso dati su rete internazionale che ha generato un impatto anche in Italia.


“L’azienda si scusa con i propri clienti per il disagio arrecato”, ma gli abbonati sono inferociti.

Come sempre è sceso in campo il Codacons,
chiedendo all’azienda di fornire garanzie ai cittadini coinvolti,
valutando indennizzi per chi ha subito danni a causa del down della rete.


Intanto, è attivo su Twitter il servizio tim.social/angie gestito dal customer care del Gruppo TIM
che è pronto a fornire informazioni e supporto sia per Tim Fisso che per Tim Mobile.
 

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