Il centrodestra ha vinto a mani basse le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio.
Altro che Sanremo. Una colonna sonora firmata Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi,
che a questo punto pare proprio ci accompagnerà per i prossimi anni al netto di qualche inevitabile stecca.
Pd, 5 Stelle e il duo Calenda Renzi, rafforzato a Milano da una miliardaria, convinta che i voti si possano comprare, hanno perso.
Punto e a capo.
E hanno pure perso molto male.
Avrebbero perso, così dice il risultato, in qualsiasi modo, uniti, scissi, apparentati, si fossero presentati alle urne.
Avrebbero perso, aggiungo, a prescindere dall’affluenza che oggi, essendo stata bassa, sarà da loro usata come foglia di fico per provare a mitigare la debacle.
I fatti dicono una cosa chiara.
Nel 2014 le sinistre governavano il paese e 16 regioni su 20.
Oggi, Sanremo dopo Sanremo, è esattamente l’opposto.
Le destre governano a Palazzo Chigi e in 16 regioni.
Vogliamo quindi dire con ragionevole certezza che il problema sta nelle politiche della sinistra e non in quelle della destra?
Vogliamo dire che sbandierare i fantasmi del fascismo, le scollature della Ferragni,
che coccolare i trafficanti di immigrati e i deliri di Zan e delle sue teorie transgetiche non è cosa gradita agli italiani?
Vabbè, affare a loro.
A noi piace registrare che il risultato di ieri rafforza la stabilità del paese, cosa che è il presupposto per la crescita,
la quale crescita, alla faccia dei gufi e di osservatori interessati, da quando si è insediato il governo Meloni sta procedendo meglio del previsto.
Che dire, grazie Fedez, grazie Letta, grazie Conte, grazie a chi vive in un paese che esiste solo nella loro fantasia.