Val
Torniamo alla LIRA
"Carissima Preside,
davanti a certe immagini di violenza, si radica sempre più in me
il sogno di una scuola che sia davvero libera e liberata dalla politica partitica,
dall’imposizione di un’ideologia, dai docenti che presentano visioni parziali ai loro allievi.
La politica, diceva San Paolo VI, figlio di un deputato antifascista, è la più alta forma della carità:
quanto sarebbe bello se i nostri giovani fossero portati a conoscere quei fulgidi esempi di uomini e di donne
che si sono dati alla politica per voler dare libertà ai loro concittadini.
Spesso, Preside carissima, converrà con me che a scuola si parla di politica come contrapposizione,
destra e sinistra allo scontro, si compiono azioni di proselitismo, indottrinamento e, chissà,
forse si discriminano gli studenti che la pensano in modo diverso.
Viene, cosi, svilita la figura del docente che si fa forza del proprio ruolo.
Invito Lei e tutti i suoi colleghi Presidi a verificare che la libertà di espressione dei docenti
non si tramuti in indirizzi di pensiero imposti agli studenti bensì sia strumento dato loro per aiutarli ad orientarsi.
Non so se nella scuola italiana tutto ciò avviene. Mi auguro di sì.
Forse i tempi sono cambiati rispetto a quando ero una studentessa.
Sull’onda di tutto questo, si è radicata in me la convinzione che la scuola italiana deve essere libera,
che non può esserci solo la scuola pubblica statale ma anche la scuola pubblica paritaria.
Non a caso la Legge 62/2000 che ha istituito il sistema pubblico dell’Istruzione,
fatto dalla scuola pubblica statale e dalla scuola pubblica paritaria, porta la firma di Berlinguer, Luigi,
non Enrico, certo, ma sempre un comunista, un comunista vero, aggiungo.
Il rischio è, infatti, il monopolio educativo anticamera sempre del regime.
Mi sono sempre chiesta come possa un docente imporre la propria idea su giovani studenti,
ricorrendo ad un vero abuso del proprio potere.
Sicuramente Lei, Preside, non avrà mai compiuto simili atti e li avrà prevenuti nel suo corpo docenti.
Allo stesso modo curerà che nelle programmazioni di Letteratura italiana
autori come Dante, Tasso e Manzoni godano del posto che meritano
e non siano considerati dei reietti per far posto a visioni più moderne, al passo con i tempi".
davanti a certe immagini di violenza, si radica sempre più in me
il sogno di una scuola che sia davvero libera e liberata dalla politica partitica,
dall’imposizione di un’ideologia, dai docenti che presentano visioni parziali ai loro allievi.
La politica, diceva San Paolo VI, figlio di un deputato antifascista, è la più alta forma della carità:
quanto sarebbe bello se i nostri giovani fossero portati a conoscere quei fulgidi esempi di uomini e di donne
che si sono dati alla politica per voler dare libertà ai loro concittadini.
Spesso, Preside carissima, converrà con me che a scuola si parla di politica come contrapposizione,
destra e sinistra allo scontro, si compiono azioni di proselitismo, indottrinamento e, chissà,
forse si discriminano gli studenti che la pensano in modo diverso.
Viene, cosi, svilita la figura del docente che si fa forza del proprio ruolo.
Invito Lei e tutti i suoi colleghi Presidi a verificare che la libertà di espressione dei docenti
non si tramuti in indirizzi di pensiero imposti agli studenti bensì sia strumento dato loro per aiutarli ad orientarsi.
Non so se nella scuola italiana tutto ciò avviene. Mi auguro di sì.
Forse i tempi sono cambiati rispetto a quando ero una studentessa.
Sull’onda di tutto questo, si è radicata in me la convinzione che la scuola italiana deve essere libera,
che non può esserci solo la scuola pubblica statale ma anche la scuola pubblica paritaria.
Non a caso la Legge 62/2000 che ha istituito il sistema pubblico dell’Istruzione,
fatto dalla scuola pubblica statale e dalla scuola pubblica paritaria, porta la firma di Berlinguer, Luigi,
non Enrico, certo, ma sempre un comunista, un comunista vero, aggiungo.
Il rischio è, infatti, il monopolio educativo anticamera sempre del regime.
Mi sono sempre chiesta come possa un docente imporre la propria idea su giovani studenti,
ricorrendo ad un vero abuso del proprio potere.
Sicuramente Lei, Preside, non avrà mai compiuto simili atti e li avrà prevenuti nel suo corpo docenti.
Allo stesso modo curerà che nelle programmazioni di Letteratura italiana
autori come Dante, Tasso e Manzoni godano del posto che meritano
e non siano considerati dei reietti per far posto a visioni più moderne, al passo con i tempi".