Nel modello cinese ad ogni cittadino vengono assegnati dei punti.
Ne viene poi monitorato e valutato digitalmente il comportamento.
I cittadini, anche se il termine appare oramai pleonastico,
aumentano i propri punti donando sangue, denaro,
lodando il governo o compiendo le azioni che il governo richiede.
In questo modo si potranno pagare meno tasse,
portare i bambini a scuola o avere un lavoro,
altrimenti si resterà ai margini.
Le punizioni includono la pubblica vergogna con il proprio nome “affisso” in piazza su grandi video wall,
vista la funzione della reputazione nelle nostre società
(sarebbe la versione moderna della tortura medioevale dei reprobi),
il non accesso ai mezzi di trasporto pubblici e privati,
dove cioè bisogna per forza di cose dare la propria identità e ad altri servizi.
Il progetto pilota che farà da apripista alla European Digital Identity Wallet sarà guidato dal consorzio Nobid.
Il piano dovrebbero iniziare nella prima metà del 2023 e l’Italia è tra i Paesi pilota.
Il sistema entrerà in vigore a fine settembre 2024.
Coinvolti con l’Italia nella prima fase anche Danimarca, Germania, Islanda, Lettonia, Norvegia.
Il consorzio riceverà finanziamenti dal programma Digital Europa della Commissione Europa.
Dopo l’implementazione il sistema verrà gestito dall’Intelligenza artificiale.
Quindi se ci sarà un problema o un mal funzionamento
non si presenteranno le proprie rimostranze a un ufficio, che non esiste,
e non si avrà un essere umano col quale interagire, ma le macchine, l’Intelligenza artificiale.
Per le macchine “no”, vuol dire “no”,
anche se la pillola potrà essere indorata con tante belle argomentazioni dialettiche e citazioni colte.
Vedremo i tempi di attuazione reali e problemi che si creeranno i corso d’opera perchè nulla è ancora scritto.
La European Digital Identity Wallet è un’iniziativa paneuropea:
ne faranno parte oltre i Paesi della UE anche Norvegia, Regno Unito e Ucraina.