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Altre preoccupazioni in casa Partito Democratico.

Dopo i numerosi addii dall’inizio della segreteria Schlein,
ora è anche il senatore Carlo Cottarelli ad abbandonare il partito.

L’annuncio è arrivato ieri sera durante la trasmissione “Che tempo che fa”,
il talk show di Fabio Fazio, motivando la decisione per “il disagio” che prova “verso il Pd di Elly Schlein”.

Sarebbero già iniziati i contatti con il partito di Carlo Calenda.
 
In dissenso con Elly Schlein si menziona anche l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia,

nonché le deputate Marianna Madia e Lia Quartapelle,

ormai da mesi protagoniste di un ciclo di seminari per “rispondere al vuoto del governo”,

ma anche per fronteggiare la nuova segreteria.


Tanti addii nel giro di pochissimi mesi.

I rumors hanno riguardato anche il deputato Piero De Luca, che sarebbe pronto a lasciare.
 
haber-meloni.jpg


Ahahahahahahah un altro poveretto . Uhhhhhhh come mi piace. Con quella faccia .....

“Vedo che c’è sempre una parte di italiani che ha bisogno di sentirsi dominata,
anche un po’ violentati, mentre la maggior parte vuole la democrazia”, esordisce l’attore.

“A me la Meloni e Salvini stanno veramente sul cazzo.
Fanno l’occhiolino agli estremisti, con quelle dichiarazioni che poi subito dopo ribaltano.
Non mi piacciono quel tipo di persone”.

“C’è una cosa che però mi ha turbato più di ogni altra.
Quando Giorgia Meloni in Spagna ha tenuto quel comizio dove diceva:
‘Sono una donna, sono una madre, sono cristiana’.

Con quella faccia da matta che era molto vicina a quella di Hitler.
Certo ha una forza che ti prende e ti ribalta come un calzino, ma a me piace gente come Letta o Gentiloni.
Le persone pacate con capacità lessicale, che non sono esaltati. Chi ha piedi per terra, chi è propositivo
Gli estremismi li condanno”.


La Meloni, dunque, avrebbe la faccia da matta,

secondo Haber. Ahahahahahahahahah

Ma si è guardato allo specchio. Un fallito. Andiamo bene, sì.
 
Nuove e vecchie generazioni hanno bene in mente la storica agenda Smemoranda.

Ebbene, un mese fa c’è stato il licenziamento di 160 persone
dell’azienda che per anni è stato un baluardo della sinistra italiana.


Voi avete sentito un solo fiato?

No?

Neppure noi.

E infatti non c’è stato.


Ma il silenzio più assordante è stato quello dei sindacati, in particolare della Cgil
che, ancora una volta, finisce nella bufera.

Dopo la polemica sul suo responsabile della comunicazione
che ha avuto un contratto milionario con Ita che stava intanto licenziando lavoratori,

e dopo le polemiche rivolte ai sindacati per essersi fatti pagare parte del concertone del Primo maggio
da una multinazionale dei rider e del delivery food,

ora scoppia un altro caso.

Il fallimento di Smemoranda, che come gruppo comprendeva anche

Zelig, Gut distribution, i punti vendita C’Art e Nava, è un vero disastro.
 
Sul fallimento di Smemoranda, dicevamo, la Cgil non si è neppure scomodata con un comunicato di solidarietà.

Hanno scelto il silenzio totale.

Eppure all’interno ha ben 2 rappresentanti.


Ma come raccontano alcuni ex dipendenti ad Alessandro Da Rold,

“per anni non hanno mai risposto alle richieste dei lavoratori
che avevano avvertito i vertici sui rischi degli investimenti a Shanghai, Miami o nella televisione Zelig”.

E ancora:

“In molti si erano rivolti ai due esponenti della Cgil per una mobilitazione di protesta
o almeno un comunicato per rendere nota la situazione drammatica dei conti dell’azienda”.

Ma niente.

Ecco perché puzza ancora più di bruciato il fatto che

– caso vuole – tra i 160 licenziati,

i 2 rappresentanti sindacali siano tra le poche decine di persone

rimaste in cassa integrazione.
 
Quello che lascia sbigottiti, si diceva,

è il silenzio trasversale della sinistra su questo fallimento.


Non solo la Cgil, ma anche il gruppo di Repubblica,

il gruppo Gedi, o le trasmissioni televisive amiche.


Il sindaco di Milano, Beppe Sala, non dice nulla?

E il vignettista Altan?


Eppure parliamo di 160 lavoratori licenziati che hanno pure degli stipendi in arretrato.
 

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