Solo politica

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Dimentichi che quando non si è all'altezza del discorso e quindi si è impossibilitati a controbattere, si passa alla denigrazione, affibbiando un qualsiasi neologismo a loro tanto caro, tipo "complottista" piuttosto che dare del "rincoglionito" alla controparte.

E' stato fatto così con tutti coloro che hanno osato dissentire e argomentando diversamente, non omologandosi al pensiero unico.



Dicevamo?...com'era il detto?...male non fare paura non avere...e invece si sente puzza di m...a a kilometri, oltre ad un velato messaggio di "minaccia"


 
Ai signorotti sinistronzi bisogna ricordare questo.


L’attrice Luisa Ferida, all’ottavo mese di gravidanza,

fu fucilata da pavidi partigiani a guerra finita.

Per non dimenticare l’odio degli antifascisti ancora così vivo in Italia

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Luigia Manfrini Farnè, al secolo Luisa Ferida, fu una delle più acclamate dive cinematografiche.
Nata a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna, dotata di eccezionale bellezza,
dopo alcune esperienze teatrali, esordì nel cinema interpretando numerosi film,
che le procurarono i consensi della critica e la visibilità presso il grande pubblico
grazie al talento drammatico e alla recitazione intensa ed espressiva,
così dissimile dall’interpretazione esasperata ed enfatica tipica di molte attrici dell’epoca.


Il successo giunse tra il 1937 ed il 1938, quando recitò accanto al celebre Amedeo Nazzari
in pellicole quali “La fossa degli angeli” o “Il conte di Brechard”.


L’incontro con Osvaldo Valenti segnò un felice sodalizio sentimentale ed artistico per la Ferida,
che venne giudicata dai critici un’attrice di grande sensibilità interpretativa in film
quali “La corona di ferro” del 1941 o “Fari nella nebbia” del 1942,
per il quale ottenne il premio come migliore attrice italiana dell’anno.


Nella notte del 30 aprile del 1945, dopo un processo sommario in cui era stata accusata di collaborazionismo
e di tortura nei confronti di alcuni partigiani, Luisa Ferida, a soli 31 anni, nuovamente incinta,
cadde vittima di una raffica di mitra a Milano insieme ad Osvaldo Valenti.


Più tardi lo stesso responsabile dell’esecuzione materiale dell’attrice, Giuseppe Marozin,
ebbe a dichiarare che la donna era estranea ai fatti,
e che la sua morte fu semplicemente dovuta all’essere la compagna di Osvaldo Valenti.



La sua estraneità alle vicende politiche dell’epoca

e il suo non coinvolgimento in atti di sangue ai danni della popolazione civile o partigiana

furono successivamente confermati da un’inchiesta compiuta dai carabinieri di Milano
 

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