Gli avvoltoi politici dovrebbero ricordare che l'Ana,
la più grande associazione d'arma al mondo, con i suoi 319mila iscritti
è composta da uomini del fare, sempre in prima linea in caso di emergenze e calamità.
E in maniera ancora più nobile operano in silenzio
con 2,5 milioni di ore di volontariato l'anno al servizio della comunità nazionale.
Sicuramente amano «grappa e fiasco de vin», ma pochi sanno che il summit mondiale dei premi Nobel
ha assegnato all'Ana il premio «Uomo della pace» per impegno sociale e spirito di sacrificio.
Facile dimenticare che la Protezione civile degli alpini conta su 13mila volontari
sempre pronti ad intervenire in qualsiasi emergenza.
Dal 1963 con il Vajont al terremoto del Friuli nel 1976, all'Irpinia, Valtellina, Armenia,
Albania fino all'alluvione dell'Emilia Romagna nel 2023 le penne nere sono sempre state in prima linea.
L'Ana ha un ospedale da campo aviostrasportabile,
che è stato utilizzato per lo tsunami nello Sri Lanka
e più di recente negli spazi della fiera di Bergamo durante la pandemia del Covid.
A Biella gli alpini sono stati pure accusati dalle femministe di propaganda di guerra nelle scuole
senza sapere che nel 1993 hanno messo in piedi a Rossosch, in Russia,
sede del comando delle penne nere nel secondo conflitto mondiale, l'Asilo del sorriso.
A Brescia, per il 40esimo anniversario della spaventosa ed eroica battaglia della ritirata di Russia,
è stata costruita la «Scuola Nikolajewka» diventata la più grande e moderna struttura socio sanitaria in Italia
per l'assistenza alle persone con disabilità fisiche gravi e gravissime.
L'uso strumentale di Faccetta nera non potrà mai infangare il valore degli alpini.