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Lo stile di vita dei due genitori anglo-australiani protagonisti della vicenda in esame,
forse proteso verso una direzione di rigido primitivismo esistenziale,
probabilmente pendente sul versante di un ecologismo radicale,
magari oscillante tra un tardivo hippiesmo e un precoce eremitaggio anti-tecnologico,
può non essere condivisibile, ma,
in assenza di solide prove contrarie,
non può essere considerato presuntivamente foriero di danni psico-fisici nei confronti dei figli.
 
Se così non fosse,
chi potrebbe stabilire il confine di quale sia lo stile di vita idoneo?

In un Paese di atei si potrebbe educare religiosamente la propria prole?

In un quadro culturale oramai rassegnato alla menzogna della fluidità di genere
si potrebbe spiegare ai propri figli la verità biologica della dicotomia cromosomica della sessualità?

In uno Stato totalmente digitalizzato in cui l’umano è ridotto ad essere un semplice QR-Code
si potrebbe insegnare una realtà umana, intellettuale, morale non virtuale ai propri figli?
 
Di più:

coloro che

– senza acclarate violazione di norme penali –

decidono di adottare uno stile di vita insolito
e al di fuori del contesto dei canoni comuni

potrebbero un domani essere sanzionati,

seguitando così i più foschi scenari da distopia fantascientifica e fantapolitica?
 
Qui ci si trova dinnanzi a due visioni contrapposte e alternative.

Da un lato, la prospettiva per cui
la famiglia è una unità esistenziale di diritto naturale
in cui gli interventi dello Stato devono essere comprovati da urgenze,
devono essere di carattere eccezionale e sempre mirati a sostenerla più che a dissolverla.

Dall’altro lato, invece, la prospettiva diametralmente opposta,
cioè quella per cui lo Stato può e deve intervenire a sua discrezione
nell’ambito famigliare, poiché soltanto lo Stato sa cosa è bene
per ogni singolo individuo e per la famiglia soprattutto.

IO STO CON LA PRIMA.
 
In conclusione, potendosi molto altro aggiungere, ma dovendosi altro tacere per motivi di spazio,
sembrano tornare alla mente le caustiche parole di chi è nato e cresciuto in un sistema
in cui proprio i diritti anteriori e superiori di ordine naturale
venivano sistematicamente negati e stropicciati dalle autorità,
cioè Aleksandr Solženicyn che per tutti e per sempre, come novello Socrate, ha insegnato come:

“I diritti naturali non dovrebbero costituire oggetto di negoziati”.
 

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