MOLTI GRANDI SOCI HANNO MANTENUTO LE POSIZIONI DI CRITICA
Unicredit, giallo su Profumo
Lungo cda sulle sue dimissioni
Battaglia sul futuro dell'ad. In mattinata incontri per evitare lo scontro nel board dell'istituto bancario
MILANO - Un lungo cda sulle dimissioni dell'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo. L'addio doveva essere sancito dalla lettera del banchiere al consiglio di amministrazione dell'istituto di credito di Piazza Cordusio, riunito alle 18 di martedì dopo una giornata frenetica per i soci, tra riunioni e incontri che avrebbero dovuto evitare, appunto, una battaglia in consiglio di amministrazione. Invece in serata, con il cda in corso, la situazione è tornata a essere incerta.
L'INTESA - L'accordo tra le parti era stato raggiunto in mattinata, in vista del consiglio di amministrazione della banca, che era stato indetto proprio per discutere del rapporto tra azionisti e top management. L'accordo raggiunto prevedeva l'addio dell'amministratore delegato come voluto fortemente dalla maggioranza dei grandi azionisti al termine di una mattinata di riunioni e incontri. Nella fase degli incontri preventivi, a nulla è servito l'intervento a favore di Profumo di uno dei principali azionisti di Unicredit, Salvatore Ligresti che aveva spezzato una lancia a favore dell'ad dichiarando: «Sono favorevole alla stabilità».
I MOTIVI - Alla base del redde rationem di Piazza Cordusio pare non ci sia solo la questione libica, ovvero il ruolo della Banca centrale libica - che detiene il 4,99 per cento - e quello del fondo Libyan Authority Investment (Lia), che ha ufficializzato alla Consob di essere salito al 2,594 per cento. Alcuni azionisti - in primis i «falchi» Luigi Maramotti e Fondazione Cariverona - sembra fossero critici da tempo sul ruolo dell'ad, criticato anche per il progetto «One4C», il cosiddetto «bancone». Sulla questione libica è intervenuto anche l'imprenditore franco-tunisino, e membro del patto di sindacato di Unicredit, Tarak Ben Ammar che ha detto di non credere che i soci di Tripoli siano irritati per la vicenda Profumo.
LA GIORNATA - La giornata, caratterizzata innanzitutto dalla flessione del titolo in Borsa e dai forti scambi azionari, si è aperta con i grandi azionisti che, in particolare tramite il presidente Dieter Rampl, avevano tenuto ferme le posizioni di aspra critica verso Profumo. E l'amministratore delegato aveva capito che i margini per un accordo in extremis risultavano pressoché inesistenti. Un peso decisivo ha avuto la reazione dei consiglieri di amministrazione tedeschi, infastiditi anche dal pressing della politica che nelle ultime ore si era fatto insistente nel tentativo di supportare Profumo.
GOVERNATORE BANCA CENTRALE LIBIA - Nel pomeriggio è poi arrivato nella sede di Unicredit Farhat Omar Bengdara, Governatore della Banca centrale Libica azionista con il 4,98 per cento dell'istituto. È la prima volta che Bengdara, vice presidente di Piazza Cordusio, viene visto varcare la sede della banca per un consiglio di amministrazione.
TOSI: STOP ALLA LIBIA - «Quella su Profumo e sul suo successore è una scelta che spetta al cda e ai soci. Dopodiché, io auspico soprattutto che adesso gli organismi di controllo, Bankitalia, Consob, fermino la scalata libica a Unicredit» il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi, commenta le dimissioni di Profumo. «In questa vicenda - ha ricordato Tosi - io sono intervenuto come sindaco che rappresenta un territorio nel quale questa banca, Unicredit, ha molti interessi. A prescindere dal ruolo di Profumo, io ho manifestato la preoccupazione riguardo alla possibilità che l'istituto, per il legame che ha con il nostro territorio, potesse passare sotto il controllo libico». Il Comune di Verona esprime diversi consiglieri in Cariverona, la cui Fondazione detiene il 4,98% di Unicredit.
Redazione online
21 settembre 2010
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