Default o non default? Non guardate troppo alla Grecia, fate attenzione all’Argentina. Già, perché il Paese sudamericano il prossimo dicembre potrebbe fare bancarotta un’altra volta, un bel pacco da 24 miliardi di dollari di debito sotto l’albero di Natale. Nella tarda serata di mercoledì (ora statunitense) e alla vigilia del giorno del Ringraziamento, la Corte distrettuale di New York, nella persona del giudice Thomas Griesa, ha infatti respinto l’appello del governo argentino e dato ragione a un consorzio di hedge funds capitanato NML Capital – parte dell’aggressivissimo vulture fund Elliott Associates che negli anni Novanta trasportò di fronte ai giudici il Perù e guadagnò il 400% dalle sue detenzioni obbligazionarie – che si rifiutarono di aderire alla ristrutturazione dei debiti del Paese nel 2001.
Quindi, Buenos Aires dovrà pagare 1,3 miliardi di dollari entro il 15 dicembre, che la cosa gli piaccia o meno. Il problema è che proprio il mese prossimo l’Argentina dovrà già pagare 3,4 miliardi in totale a vari detentori dei bonds ristrutturati su regolari scadenze, il primo appuntamento – di piccola entità – è previsto già per il 2 dicembre.
Se però entro il 15 non verranno pagati i due hedge funds, si bloccheranno automaticamente tutti gli altri pagamenti regolari ai detentori post-swap e sarà molto probabilmente un nuovo default sovrano, uno scherzo da 24 miliardi di dollari per un Paese che già non naviga in buone acque economiche, come RC sta monitorando da tempo. Non a caso, sul mercato nelle ultime due settimane i grandi players hanno fatto scorpacciate di credit default swaps argentini, saliti a livelli tali da prospettare già oltre il 70% la possibilità di bancarotta. La storia si ripete ma questa sentenza rischia di creare un pesante precedente.
Speciale Argentina: sotto l