E quindi sì, questi ultimi anni passati mi hanno incattivito - anche se non è la parola più esatta. E tornando dopo 5 settimane da un luogo dove la televisione non trasmette alcuna pubblicità, mi ritrovai improvvisamente insofferente a quella delle nostre TV. Al punto che da allora (fine settembre 24) non guardo più la televisione se non con il telecomando a portata di mano, pronto a sopprimere l'audio, proprio come quando in fondo ai TG parlano di "musica", cioè di chiasso demoniaco come oggi la si intende.
Ora, ovviamente non è questa mia reazione che deve interessare, ma la specifico perché giustificata da alcune osservazioni che seguono.
Intanto la frequenza degli spot: una volta
so che esistevano dei limiti abbastanza severi, ed ogni canale doveva rispettare delle regole quantitative e relative agli orari. L'impressione è che adesso tutto ciò sia stato scavalcato, e la pubblicità deborda talmente che - si provi - sintonizzandosi a caso su, diciamo, una decina di canali, almeno 4 stanno trasmettendo "réclame" di vario tipo. Altrimenti detto, per deduzione, la pub occupa ben il 40% dei tempi televisivi, peto più peto meno.
In secondo luogo, pur non mitizzando AFFATTO la vecchia TV, tipo il bianconero (riguardiamole quelle trasmissioni idiote, quegli ammiccamenti vomitevoli, quei balletti da liceali, quelle battute piùcheprevedibili), occorre capire che la presa per il cu|o, la sciatteria, la stupidità, la volgarità, l'insipienza, il cattivo gusto rendono quei minuti ormai non più sopportabili nemmeno da un archimandrita. Senza contare che, a guardar bene, il più delle volte si canta un peana per ... un formaggio, si parla di prodotti inerti come fossero dei soggetti e non degli oggetti la cui importanza rispetto all'umano è zero virgola. Non siamo noi a guardare il frigorifero, è lui che ci guarda. Addirittura talora si umanizzano le verdure o c'è un sofficino che vuol dire la sua a noi. A NOI! Questa è perversione rivolta al nostro buon senso (e buon gusto, e senso dei valori).
In terzo luogo, quando recitano recitano da cani. Non che nelle serie italiane non appaiano vette di incapacità (non le guardo, ma bastano pochi secondi di passaggio per sbaglio...): e un vecchio attore spiegava come, essendo scarsi in dizione, moltissimi che recitano usino parlare quasi sottovoce e sibilando rapidamente le parole, talché ne viene una marmellata tipica dove l'incapace e il capace non possono distinguersi, mentre il nostro inconscio (o meno) fastidio cresce esponenzialmente. Parlare così nasconde le proprie carenze di dizione, insomma, e non è affatto una scelta espressiva. Lo fanno tantissimi, e sono i-na-scol-ta-bi-li.
In quarto luogo, si usano dei manierismi ossessivi che dimostrano come la voglia di esprimersi decentemente sia stata gettata alle ortiche. Si notino, per esempio, le perverse espressioni che assumono donne giovani e signore quando si mettono in bocca un qualche cibo di cui devono far capire la squisitezza. Occhi al cielo come Santa Teresa, bocca ben chiusa a contenere quel piccolo tesoro, espressioni di godimento inesprimibile - la contraddizione in termini non è certo mia. Mi aspetto solo che prendano ad arrampicarsi su qualche tenda a mo' di scimmia ex tarzan o che si buttino dalla finestra per aver ormai sperimentato il meglio della vita, e addio! E invece sempre questo piacere viene contenuto, compresso anzi, in quell'essere che, essendo femmina, secondo i pubblicitari deve solo implodere nel suo org ... godimento, sta agli altri capire che sta succedendo. Mai nessuno che sbotti "Ca220, che fregola di tortelloni". I personaggini degli spot devono essere fruibili come persone perfettamente inserite ed equilibrate, controllate, composte, significativi come un divano pronto ad accogliere il nostro augusto sedere senza protesta alcuna. Le famiglie felici stanno sempre in cucine enormi, spaziose, immerse nel verde e nella luce che i riflettori spacciano dall'esterno delle finestre, in case fredde e prive di oggetti culturali (libri, bei quadri ...) che diventano inconsci modelli a furia di riproporli.
Perché questi, si sa, mica lavorano sul nostro conscio, con tutte le resistenze che potremmo opporre, noi orgogliosi delle nostre conoscenze. Lavorano sotto, ma sotto, senza dircelo. Le auto viaggiano senza conducente (invisibile), ma se caso mai c'è si diverte un sacco (e ti credo, corre per strade deserte vicino al mare). I giovani dimostrano di essere cretini senza speranza, persi felici davanti a un bicchiere di liquido semialcolico, rosso di schifose, orripilanti cocciniglie (basta non saperlo), intenti a ballare con la grazia dei pistoni in un motore, su e giù, in quel ritmo binario che un tempo era considerato opera del demonio - e solo ora capiamo bene perché. Un'acqua minerale pubblicizza il suo amore per la natura facendo esibire un celebre pisquano a due ruote sul bordo di spaventosi burroni, dove rischierebbe la vita per affermare che là in mezzo ci sta da dio (ma l'acqua, che c'entra?) mentre in realtà sta solo dimostrando che chi lo approva è un cretino: rischiare la pelle, per bravi che si sia, è un insulto alla vita e un'offesa per chi ne ha un godimento ridotto. Confesso che sotto sotto ogni volta spero che si faccia male, almeno un po', ma tanto so che non funziona così.