Aggettivi e avverbi manipolatori
Alcuni esempi di “
artistica” manipolazione del consumatore. Prendo una confezione di 5 buste di Nescafé Gold Cappuccino. Già accostarla all’oro è tutto un programma. Abusivo, ma vabbè, tutte le marche di caffè lo fanno. Così quella
misera polverina diventa immediatamente più preziosa. Almeno immaginativamente, oltre che per il portafoglio.
La massima manipolazione oggi si ottiene tramite gli aggettivi (e gli avverbi), che toccano la parte
emotiva del consumatore. E subito il sottotitolo sulla facciata della peraltro
eccessivamente grande scatola recita:
un incontro perfetto tra ingredienti di origine naturale. Quanto “naturale” sia poi un prodotto liofilizzato, di questo
accuratamente non si discute. Che sia
perfetto lo insinui tu, ancor prima che io veda l’ombra del prodotto.
Il rospo però sta sul lato
stretto della scatola, cioè con ben minore evidenza. Dall’alto:
Come preparare un delizioso Cappuccino in pochi e semplici gesti. Ohlalà, Cappuccino maiuscolo! Dev’essere una personalità
importante! E per noi, viceversa, pochi e semplici gesti: ma se scrivono così abbiamo capito che devono coprire una preparazione
fastidiosamente complicata, come infatti vedremo. E già dal frontespizio questo intruglio sarebbe
delizioso, ma chi lo dice, il produttore, ah ecco, e perché? Per abbindolarti già dall’ingresso senza che tu te ne accorga chiaramente. Potenza degli aggettivi, tanto inutili, talvolta, quanto strumentali, spesso!
Versa il contenuto della busta nella tua tazza da cappuccino (minuscolo, la tazza è tua
) preferita. Qui il venditore passa arbitrariamente dall’infinito generico a darmi del tu, il che riduce le distanze e mi rende più responsabile: come mai? E poi, che c’entra
preferita? Vuoi forse darmi
l’illusione che sto esercitando una
narcisistica libertà? Libertà che si esplica preferendo-amando … una tazza, tra le altre che ho (secondo te)? Annamo bene, annamo …
2
Aggiungi gradualmente 150 ml d’acqua calda non bollente (la figura indica 85°!!!) mescolando con un cucchiaino. Come come? Ma non era cosa da
pochi semplici gesti? Qui dovrei essere capace di valutare quando l’acqua, che di solito lascio bollire, arriva a 85 gradi, cosa che neanche i Nobel della Fisica troverebbero
semplice in cucina. Il tutto poi versando gradualmente e mescolando col cucchiaino, che non è una operazione necessariamente
semplice da coordinare. Anzi, son oramai non poche le operazioni per la massa dei bipedi appena svegli, ma anche dopo a occhi ben aperti. E non è un “difetto”, almeno commercialmente parlando, che il prodotto non sopporti, a quanto pare, la solita acqua bollita a 100°? De eso no se habla, cumpà. Si tace.
3
La perfezione richiede tempo. Aspetta circa 20 secondi e poi mescola nuovamente. Il nostro premio Nobel è
definitivamente in crisi. Starà
immoto nel suo
frettoloso mattino a guardare la tazza contando mentalmente milleuno milledue milletre e pensando alla sfilza di cose da fare. Ma il capolavoro è all’inizio: quello che sarebbe un difetto, o almeno una complicazione del prodotto, che accidenti non è subito pronto come servirebbe e come lui, il Nobel, si aspetterebbe, diventa, allo scopo di coprire la contrarietà che potrebbe bloccargli il diaframma (Cazzo, devo aspettare ancora e pure contare i secondi!) diventa, dicevo, la via verso la “
perfezione”. Sottintendendo che il prodotto, già definito
aprioristicamente delizioso, è addirittura
perfetto. La parola copre tutte le evidenti manchevolezze. E pertanto il prodotto
perfetto ha ben il diritto di richiedere tempo, il TUO tempo, concessione che ti rompe le balle (tantopiù nella fretta del mattino) ma che appunto un risultato “
perfetto” di solito
in altri campi lecitamente richiede. Ma quale perfezione, o parolai che siete?! Ricorda piuttosto quella barzelletta ebrea della sposa promessa che, al primo incontro, risulta guercia, sdentata e, alla fine, anche zoppa: al che lo sposo promesso prima si lamenta (guercia?!) poi protesta (sdentataaaa?) infine (zoppaaaaaaa!) sbotta, ma il padre della sposa subito si fa avanti: “Nessuno è perfetto”
![Big Grin :D :D](https://cdn.jsdelivr.net/joypixels/assets/8.0/png/unicode/64/1f600.png)
. (Che, poi, anche il cappuccino, si sa,
a qualcuno piace caldo ![Big Grin :D :D](https://cdn.jsdelivr.net/joypixels/assets/8.0/png/unicode/64/1f600.png)
)
.
4)
Per una schiuma più densa e compatta batti gentilmente la tazza sul tavolo. Ora non rimane che gustarlo. (il tavolo?). Qui il capolavoro mistificatorio è compiuto. Non di
poche e
semplici operazioni si trattava, ma di un
penoso e
complicato percorso di guerra, e siccome all’ennesima prescrizione il Premio Nobel stava ormai per lanciare imbufalito la tazzina dalla finestra, allora, miracolo, appare
l’angelo tranquillizzante sotto forma di avverbio:
gentilmente, peraltro abbinato ad una operazione di
inaudito e periglioso sbattimento (metti che la tazza sia colma, come quasi sempre accade, e come fai?). Sia poi detto tra parentesi, questa operazione al sottoscritto non è mai riuscita (le 4 o 5 volte, eh) , ma forse avevo già oltrepassato i miei
umani limiti.
Ho evidenziato in
corsivo non solo aggettivi e avverbi manipolatori del produttore, ma pure quelli che ho usato io per, in certo senso, lo stesso scopo, cioè far penetrare la suggestione del dettato nella mente del lettore più in profondità, per via emotiva e senza che se ne accorga o quasi. Avvertendolo ora conto che si svegli (per contro, infatti, lo scopo del venditore è ridurti in una situazione sognante, quindi indifesa e fuori dal reale).
Infine la scatola recita:
Assicurati che la polvere (ma prima non era il
contenuto della busta? Nella zona ruffiana "polvere"era forse un brutto termine da evitare per via di troppe associazioni mentali negative, fin disgustose, anzi? Polvere in bocca, puah!)
si sia sciolta completamente prima di mettere la bevanda in un recipiente con un coperchio come un thermos o una tazza da viaggio. Per evitare il rischio di scottature non agitare il recipiente per sciogliere la polvere. (ancora la volgare
polvere, qui l’autore sbraca proprio: si vede che occorre allontanare la già concentrata attenzione del lettore facendo leva su aspetti piuttosto ripugnanti).
Tali avvertenze finali (queste
NON evidenziate dal fondo arancio scuro) comprendono tutto quanto di
chiaramente negativo e rischioso l’operazione potrebbe ulteriormente comportare. Introducono per la prima volta solo alla fine le
odiose proibizioni, ovverosia ciò che
non si deve fare. E ricordano quelle chiose pubblicitarie a 240kmh
èunmedicinaleleggereattentamenteleavvertenzenonusar…… Ma richiamando le “avvertenze” cumulativamente, e quindi compattandole di fronte alla nostra ormai esaurita attenzione, anche qui difetti, pericoli e complicazioni, vengono
furbescamente presentati come una secondaria cortesia che il produttore ci riserva. Attenti allo scalino! Oh, grazie! Ma non era il
maledetto scalino?
NB il prodotto me lo hanno regalato, eh. Passeranno imperi prima che io compri quella roba.