Spot

Abbiamo ragione entrambi cioè nella prima versione, il prete dava una patatina al posto dell'ostia, queste sono le immagini, non semplici da reperire anche perchè non sono iscritto a nessun social. Poi il prete guarda il volto sorpreso della ragazza e guardando all'interno del contenitore vede che ci sono le patatine. Poi, queste ragazza così belle come suore :d:, ci sarà anche della sensualità o sono troppo malizioso io?
Comunque, ci siamo capiti, lo scopo è fare scalpore e far parlare di sè e anche stavolta l'operazione è perfettamente riuscita, e su questo punto la storia è lunga. Peraltro, riguardo al sentimento religioso, questo può effettivamente essere infastidito.
Circa l'islam nessuno si permette di fare ironia perchè le frange più estremiste ti puntano direttamente il coltello alla gola, e lo usano anche.

Vedi l'allegato 735508

Vedi l'allegato 735507
Ah, ok, non sono uno spettatore così assiduo degli spot :D
 
Come detto a suo tempo, ho sospeso i commenti agli spot a causa del vergognoso comportamento della moderazione di questo forum. Non volevo apportare loro visite ulteriori, e da allora partecipo solo per questioni di mera utilità personale.
Tuttavia, mi sono pure detto come mettere un dito nell'occhio a certi tizi.
Pertanto, la rubrica degli spot prosegue in modo differente, come indicato nel post successivo.
 
D'ora in avanti indicherò, ed invito ad indicare, le ditte che non si fanno scrupolo di usare bambini nei loro spot, allo scopo di boicottarle attivamente. Aggiungo a queste le aziende che mandano spot pieni di personaggi fisiognomicamente estremamente minoritari in Italia, o anche solo ben minoritari, ma portandone la presenza ben al di là della comune normale percezione. In tal caso si ha infatti un fenomeno di razzismo inverso, utile ai piani di quella élite che sta provandosi a distruggere la cultura e la società europee.
Pertanto nessuna discriminazione razzista, ma, al contrario, l'evidenziazione di uno sfruttamento di tipo razzista/razziale proprio da parte di coloro che magari vogliono apparire "inclusivi" - al solo scopo di arricchire il proprio portafoglio.
Si chiama strumentalizzazione.

Pertanto ecco qui un primo elenco di ditte da boicottare (prolungabile, tenendo presente che sarò in ferie e non potrò starci dietro per un po').
Sopra a tutti BERETTA
poi Chiesa Cattolica e Uniceff (sì, con 2 effe, brutti ceffi)
I bimbi della PINGUì Kinder, tra l'altro succubi di una mamma all'evidenza cretina.
Foppapedretti (Sèmpre, sèèmpre, sèèèèèèèmpre?)
AXA Italia
Olio De Santi
Farchioni
(e qui mi chiedo che c'entrino i bambini con l'olio di pseudo-oliva, pseudo almeno stando alle statistiche). (Come no? C'entrano perché indicano la continuità nel tempo, quindi l'antichità della ditta, sinonimo di qualità, se ha resistito per tutto questo tempo ... dal 1780 ... in effetti, all'epoca non era scandaloso mettere i minori nelle pubblicità :pollicione: ) Faccio comunque notare che i bambini non sono quelli che spendono per l'olio, anzi, credo che tanto tanto non gli piaccia.
Novi
Carnidyn Plus
Vodafone
Eurospin
Allianz
Ortomio
U Power


Per ora pausa (ho indicato soprattutto colpevoli già snidati in passato). Non senza ripostare una lettera pubblicata dal Gazzettino (NB Hugo Marquez non sono io)

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D'ora in avanti indicherò, ed invito ad indicare, le ditte che non si fanno scrupolo di usare bambini nei loro spot, allo scopo di boicottarle attivamente. Aggiungo a queste le aziende che mandano spot pieni di personaggi fisiognomicamente estremamente minoritari in Italia, o anche solo ben minoritari, ma portandone la presenza ben al di là della comune normale percezione. In tal caso si ha infatti un fenomeno di razzismo inverso, utile ai piani di quella élite che sta provandosi a distruggere la cultura e la società europee.
Pertanto nessuna discriminazione razzista, ma, al contrario, l'evidenziazione di uno sfruttamento di tipo razzista/razziale proprio da parte di coloro che magari vogliono apparire "inclusivi" - al solo scopo di arricchire il proprio portafoglio.
Si chiama strumentalizzazione.

Pertanto ecco qui un primo elenco di ditte da boicottare (prolungabile, tenendo presente che sarò in ferie e non potrò starci dietro per un po').
Sopra a tutti BERETTA
poi
Inizierei dalle società umanitarie come Save the children, uno degli spot più gravi
 
E quindi sì, questi ultimi anni passati mi hanno incattivito - anche se non è la parola più esatta. E tornando dopo 5 settimane da un luogo dove la televisione non trasmette alcuna pubblicità, mi ritrovai improvvisamente insofferente a quella delle nostre TV. Al punto che da allora (fine settembre 24) non guardo più la televisione se non con il telecomando a portata di mano, pronto a sopprimere l'audio, proprio come quando in fondo ai TG parlano di "musica", cioè di chiasso demoniaco come oggi la si intende.
Ora, ovviamente non è questa mia reazione che deve interessare, ma la specifico perché giustificata da alcune osservazioni che seguono.

Intanto la frequenza degli spot: una volta :rolleyes: so che esistevano dei limiti abbastanza severi, ed ogni canale doveva rispettare delle regole quantitative e relative agli orari. L'impressione è che adesso tutto ciò sia stato scavalcato, e la pubblicità deborda talmente che - si provi - sintonizzandosi a caso su, diciamo, una decina di canali, almeno 4 stanno trasmettendo "réclame" di vario tipo. Altrimenti detto, per deduzione, la pub occupa ben il 40% dei tempi televisivi, peto più peto meno.

In secondo luogo, pur non mitizzando AFFATTO la vecchia TV, tipo il bianconero (riguardiamole quelle trasmissioni idiote, quegli ammiccamenti vomitevoli, quei balletti da liceali, quelle battute piùcheprevedibili), occorre capire che la presa per il cu|o, la sciatteria, la stupidità, la volgarità, l'insipienza, il cattivo gusto rendono quei minuti ormai non più sopportabili nemmeno da un archimandrita. Senza contare che, a guardar bene, il più delle volte si canta un peana per ... un formaggio, si parla di prodotti inerti come fossero dei soggetti e non degli oggetti la cui importanza rispetto all'umano è zero virgola. Non siamo noi a guardare il frigorifero, è lui che ci guarda. Addirittura talora si umanizzano le verdure o c'è un sofficino che vuol dire la sua a noi. A NOI! Questa è perversione rivolta al nostro buon senso (e buon gusto, e senso dei valori).

In terzo luogo, quando recitano recitano da cani. Non che nelle serie italiane non appaiano vette di incapacità (non le guardo, ma bastano pochi secondi di passaggio per sbaglio...): e un vecchio attore spiegava come, essendo scarsi in dizione, moltissimi che recitano usino parlare quasi sottovoce e sibilando rapidamente le parole, talché ne viene una marmellata tipica dove l'incapace e il capace non possono distinguersi, mentre il nostro inconscio (o meno) fastidio cresce esponenzialmente. Parlare così nasconde le proprie carenze di dizione, insomma, e non è affatto una scelta espressiva. Lo fanno tantissimi, e sono i-na-scol-ta-bi-li.

In quarto luogo, si usano dei manierismi ossessivi che dimostrano come la voglia di esprimersi decentemente sia stata gettata alle ortiche. Si notino, per esempio, le perverse espressioni che assumono donne giovani e signore quando si mettono in bocca un qualche cibo di cui devono far capire la squisitezza. Occhi al cielo come Santa Teresa, bocca ben chiusa a contenere quel piccolo tesoro, espressioni di godimento inesprimibile - la contraddizione in termini non è certo mia. Mi aspetto solo che prendano ad arrampicarsi su qualche tenda a mo' di scimmia ex tarzan o che si buttino dalla finestra per aver ormai sperimentato il meglio della vita, e addio! E invece sempre questo piacere viene contenuto, compresso anzi, in quell'essere che, essendo femmina, secondo i pubblicitari deve solo implodere nel suo org ... godimento, sta agli altri capire che sta succedendo. Mai nessuno che sbotti "Ca220, che fregola di tortelloni". I personaggini degli spot devono essere fruibili come persone perfettamente inserite ed equilibrate, controllate, composte, significativi come un divano pronto ad accogliere il nostro augusto sedere senza protesta alcuna. Le famiglie felici stanno sempre in cucine enormi, spaziose, immerse nel verde e nella luce che i riflettori spacciano dall'esterno delle finestre, in case fredde e prive di oggetti culturali (libri, bei quadri ...) che diventano inconsci modelli a furia di riproporli.

Perché questi, si sa, mica lavorano sul nostro conscio, con tutte le resistenze che potremmo opporre, noi orgogliosi delle nostre conoscenze. Lavorano sotto, ma sotto, senza dircelo. Le auto viaggiano senza conducente (invisibile), ma se caso mai c'è si diverte un sacco (e ti credo, corre per strade deserte vicino al mare). I giovani dimostrano di essere cretini senza speranza, persi felici davanti a un bicchiere di liquido semialcolico, rosso di schifose, orripilanti cocciniglie (basta non saperlo), intenti a ballare con la grazia dei pistoni in un motore, su e giù, in quel ritmo binario che un tempo era considerato opera del demonio - e solo ora capiamo bene perché. Un'acqua minerale pubblicizza il suo amore per la natura facendo esibire un celebre pisquano a due ruote sul bordo di spaventosi burroni, dove rischierebbe la vita per affermare che là in mezzo ci sta da dio (ma l'acqua, che c'entra?) mentre in realtà sta solo dimostrando che chi lo approva è un cretino: rischiare la pelle, per bravi che si sia, è un insulto alla vita e un'offesa per chi ne ha un godimento ridotto. Confesso che sotto sotto ogni volta spero che si faccia male, almeno un po', ma tanto so che non funziona così.
 
E quindi sì, questi ultimi anni passati mi hanno incattivito - anche se non è la parola più esatta. E tornando dopo 5 settimane da un luogo dove la televisione non trasmette alcuna pubblicità, mi ritrovai improvvisamente insofferente a quella delle nostre TV. Al punto che da allora (fine settembre 24) non guardo più la televisione se non con il telecomando a portata di mano, pronto a sopprimere l'audio, proprio come quando in fondo ai TG parlano di "musica", cioè di chiasso demoniaco come oggi la si intende.
Ora, ovviamente non è questa mia reazione che deve interessare, ma la specifico perché giustificata da alcune osservazioni che seguono.

Nel lontanissimo 2009 presi una decisione drastica: nessuna televisione in casa.
Non si trattava di decidere di accenderla solo la sera, o un paio di ore la domenica. Mi conosco e avrei disatteso il proposito.
No, ho proprio deciso di non averla.
Anzi, quando ho iniziato a convivere, mi sono impuntato e ho chiesto alla mia compagna di vendere la sua.
Odio le pubblicità e non sopportavo l'80% e più del palinsesto.
Da quel che vedo quando sono ospite dai miei, quell'80% probabilmente è stato ritoccato all'insù.
Non vivo nelle caverne, e non mi interessa nessuna decrescita felice.
Leggo i giornali che mi interessano, guardo i film che dico io (ebbene sì, le biblioteche sono anche zeppe di dvd), ci rimpinziamo di libri e gioco a più non posso con l'erede (anche quando proprio non mi va o sono stanco).
Qualche volta mi è stata rinfacciata come scelta radical chic.
Boh.
Incattivisciti, amico Baleng, anzi, imbestialisciti, ne hai tutte le ragioni e solo non sei.
 
Natale 2024
Osservo gli spot sul Natale. Musiche, stile e quant'altro celebrano un Natale consumistico.ok.ma soprattutto americanizzato all'inverosimile. Musiche, ambienti, personaggi sono gli stessi che se fossimo in USA, persino i bimbi negretti onnipresenti (inella realtà sono assai di meno e stanno con genitori africani ...) fanno tanto american life.
Presepi non pervenuti.
Non dico per nazionalismo. Ma come colonia non possiamo che essere una brutta caricatura dell'originale.

PS OK, lo so anch'io che il Babbo Natale corrente, vestito di rosso bordato di bianco e col barbone, fu creato dalla Coca Cola. E sarebbe Santa Claus, cioè San Nicola di Bari
La sua figura ha dato origine alla tradizione di San Nicolò, che passa nella notte tra il 5 e il 6 dicembre portando doni ai bambini. Tale tradizione spiega anche la sovrapposizione tra San Nicola e la figura moderna di Babbo Natale, il cui nome inglese Santa Claus deriverebbe da Sinterklaas o Sint-Nicolaas, cioè due nomi del santo stesso in olandese, probabilmente derivanti a loro volta dal latino San[ctus] Nicholaus. Anche San Nicola, non a caso, è tradizionalmente raffigurato con una lunga barba e una veste rossa, oltre ad essere egli stesso protettore dei bambini.

Questo panzone consumista pubblicitario ha spodestato il San Nicola vero, la Befana, cioè i Re Magi dell'Epifania, e pure il bambin Gesù, che i regali li riceveva (6 gennaio), mica li metteva sotto l'albero (bellissimo l'albero, però quanti sanno che è legato al Nord Europa?). E contribuisce la sua parte a creare quel clima mielocaramelloso di zuccherosa melassa che ammorba i nostri natali da sempre, ormai. Suggestivo, ma falso, o quantomeno falsato. E con la stessa violenza hanno imposto Halloween, caricatura satanica del dì dei santi e dei morti, che certo in quel periodo ci sono più vicini, ma proprio per questo non andrebbero fatti scappare negandoli. E dov'è l'origine spirituale del black friday, che solo il nome mi muove le budella?
E le immagini di alberi e stelle vengono riprodotte su opachi biscotti pieni di velenoso zucchero.
Quei regali di San Nicola sono la consolazione per avere il sole al punto più basso (6-12 dicembre, con l'antico calendario), quando non offerte sacrificali perché non scenda di più. Sono la luce interiore che vorremmo scambiarci. Non sono un obbligo, e nessuno ha autorizzato un corrotto personaggio reclamistico a scendere per camini che molti ormai non hanno più per proporci merce scadente che spinge un mondo che non è il nostro. Il mondo americano, un passo più in là nella degradazione, nell'incultura.
Se mi entra in casa, lo spoglio e lo lascio in mutande, il panzone. E subito fuori, al freddo. Più buoni sì, ma tre volte buoni ... proprio no.

Si narra che Nicola, venuto a conoscenza di un pover uomo decaduto con tre figlie che non potevano sposarsi perché non avevano soldi per pagare la dote, avesse preso una buona quantità del proprio denaro, lo avesse avvolto in un panno e l'avrebbe gettato nottetempo nella casa dell'uomo, per tre notti consecutive, in modo da garantire la dote a tutte e tre le figlie.
Un'altra leggenda narra che egli, già vescovo, avesse resuscitato tre bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne. :eek: Per questi episodi è ritenuto un santo benefattore e protettore, specialmente dei bambini
 
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Aggettivi e avverbi manipolatori

Alcuni esempi di “artistica” manipolazione del consumatore. Prendo una confezione di 5 buste di Nescafé Gold Cappuccino. Già accostarla all’oro è tutto un programma. Abusivo, ma vabbè, tutte le marche di caffè lo fanno. Così quella misera polverina diventa immediatamente più preziosa. Almeno immaginativamente, oltre che per il portafoglio.

La massima manipolazione oggi si ottiene tramite gli aggettivi (e gli avverbi), che toccano la parte emotiva del consumatore. E subito il sottotitolo sulla facciata della peraltro eccessivamente grande scatola recita: un incontro perfetto tra ingredienti di origine naturale. Quanto “naturale” sia poi un prodotto liofilizzato, di questo accuratamente non si discute. Che sia perfetto lo insinui tu, ancor prima che io veda l’ombra del prodotto.

Il rospo però sta sul lato stretto della scatola, cioè con ben minore evidenza. Dall’alto: Come preparare un delizioso Cappuccino in pochi e semplici gesti. Ohlalà, Cappuccino maiuscolo! Dev’essere una personalità importante! E per noi, viceversa, pochi e semplici gesti: ma se scrivono così abbiamo capito che devono coprire una preparazione fastidiosamente complicata, come infatti vedremo. E già dal frontespizio questo intruglio sarebbe delizioso, ma chi lo dice, il produttore, ah ecco, e perché? Per abbindolarti già dall’ingresso senza che tu te ne accorga chiaramente. Potenza degli aggettivi, tanto inutili, talvolta, quanto strumentali, spesso!

Versa il contenuto della busta nella tua tazza da cappuccino (minuscolo, la tazza è tua :) ) preferita. Qui il venditore passa arbitrariamente dall’infinito generico a darmi del tu, il che riduce le distanze e mi rende più responsabile: come mai? E poi, che c’entra preferita? Vuoi forse darmi l’illusione che sto esercitando una narcisistica libertà? Libertà che si esplica preferendo-amando … una tazza, tra le altre che ho (secondo te)? Annamo bene, annamo …

2 Aggiungi gradualmente 150 ml d’acqua calda non bollente (la figura indica 85°!!!) mescolando con un cucchiaino. Come come? Ma non era cosa da pochi semplici gesti? Qui dovrei essere capace di valutare quando l’acqua, che di solito lascio bollire, arriva a 85 gradi, cosa che neanche i Nobel della Fisica troverebbero semplice in cucina. Il tutto poi versando gradualmente e mescolando col cucchiaino, che non è una operazione necessariamente semplice da coordinare. Anzi, son oramai non poche le operazioni per la massa dei bipedi appena svegli, ma anche dopo a occhi ben aperti. E non è un “difetto”, almeno commercialmente parlando, che il prodotto non sopporti, a quanto pare, la solita acqua bollita a 100°? De eso no se habla, cumpà. Si tace.

3 La perfezione richiede tempo. Aspetta circa 20 secondi e poi mescola nuovamente. Il nostro premio Nobel è definitivamente in crisi. Starà immoto nel suo frettoloso mattino a guardare la tazza contando mentalmente milleuno milledue milletre e pensando alla sfilza di cose da fare. Ma il capolavoro è all’inizio: quello che sarebbe un difetto, o almeno una complicazione del prodotto, che accidenti non è subito pronto come servirebbe e come lui, il Nobel, si aspetterebbe, diventa, allo scopo di coprire la contrarietà che potrebbe bloccargli il diaframma (Cazzo, devo aspettare ancora e pure contare i secondi!) diventa, dicevo, la via verso la “perfezione”. Sottintendendo che il prodotto, già definito aprioristicamente delizioso, è addirittura perfetto. La parola copre tutte le evidenti manchevolezze. E pertanto il prodotto perfetto ha ben il diritto di richiedere tempo, il TUO tempo, concessione che ti rompe le balle (tantopiù nella fretta del mattino) ma che appunto un risultato “perfetto” di solito in altri campi lecitamente richiede. Ma quale perfezione, o parolai che siete?! Ricorda piuttosto quella barzelletta ebrea della sposa promessa che, al primo incontro, risulta guercia, sdentata e, alla fine, anche zoppa: al che lo sposo promesso prima si lamenta (guercia?!) poi protesta (sdentataaaa?) infine (zoppaaaaaaa!) sbotta, ma il padre della sposa subito si fa avanti: “Nessuno è perfetto”:D. (Che, poi, anche il cappuccino, si sa, a qualcuno piace caldo :D).

4) Per una schiuma più densa e compatta batti gentilmente la tazza sul tavolo. Ora non rimane che gustarlo. (il tavolo?). Qui il capolavoro mistificatorio è compiuto. Non di poche e semplici operazioni si trattava, ma di un penoso e complicato percorso di guerra, e siccome all’ennesima prescrizione il Premio Nobel stava ormai per lanciare imbufalito la tazzina dalla finestra, allora, miracolo, appare l’angelo tranquillizzante sotto forma di avverbio: gentilmente, peraltro abbinato ad una operazione di inaudito e periglioso sbattimento (metti che la tazza sia colma, come quasi sempre accade, e come fai?). Sia poi detto tra parentesi, questa operazione al sottoscritto non è mai riuscita (le 4 o 5 volte, eh) , ma forse avevo già oltrepassato i miei umani limiti.

Ho evidenziato in corsivo non solo aggettivi e avverbi manipolatori del produttore, ma pure quelli che ho usato io per, in certo senso, lo stesso scopo, cioè far penetrare la suggestione del dettato nella mente del lettore più in profondità, per via emotiva e senza che se ne accorga o quasi. Avvertendolo ora conto che si svegli (per contro, infatti, lo scopo del venditore è ridurti in una situazione sognante, quindi indifesa e fuori dal reale).

Infine la scatola recita: Assicurati che la polvere (ma prima non era il contenuto della busta? Nella zona ruffiana "polvere"era forse un brutto termine da evitare per via di troppe associazioni mentali negative, fin disgustose, anzi? Polvere in bocca, puah!) si sia sciolta completamente prima di mettere la bevanda in un recipiente con un coperchio come un thermos o una tazza da viaggio. Per evitare il rischio di scottature non agitare il recipiente per sciogliere la polvere. (ancora la volgare polvere, qui l’autore sbraca proprio: si vede che occorre allontanare la già concentrata attenzione del lettore facendo leva su aspetti piuttosto ripugnanti).

Tali avvertenze finali (queste NON evidenziate dal fondo arancio scuro) comprendono tutto quanto di chiaramente negativo e rischioso l’operazione potrebbe ulteriormente comportare. Introducono per la prima volta solo alla fine le odiose proibizioni, ovverosia ciò che non si deve fare. E ricordano quelle chiose pubblicitarie a 240kmh èunmedicinaleleggereattentamenteleavvertenzenonusar…… Ma richiamando le “avvertenze” cumulativamente, e quindi compattandole di fronte alla nostra ormai esaurita attenzione, anche qui difetti, pericoli e complicazioni, vengono furbescamente presentati come una secondaria cortesia che il produttore ci riserva. Attenti allo scalino! Oh, grazie! Ma non era il maledetto scalino?

NB il prodotto me lo hanno regalato, eh. Passeranno imperi prima che io compri quella roba.
 
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Natale 2024
Osservo gli spot sul Natale. Musiche, stile e quant'altro celebrano un Natale consumistico.ok.ma soprattutto americanizzato all'inverosimile. Musiche, ambienti, personaggi sono gli stessi che se fossimo in USA, persino i bimbi negretti onnipresenti (inella realtà sono assai di meno e stanno con genitori africani ...) fanno tanto american life.
Presepi non pervenuti.
Non dico per nazionalismo. Ma come colonia non possiamo che essere una brutta caricatura dell'originale.

PS OK, lo so anch'io che il Babbo Natale corrente, vestito di rosso bordato di bianco e col barbone, fu creato dalla Coca Cola. E sarebbe Santa Claus, cioè San Nicola di Bari


Questo panzone consumista pubblicitario ha spodestato il San Nicola vero, la Befana, cioè i Re Magi dell'Epifania, e pure il bambin Gesù, che i regali li riceveva (6 gennaio), mica li metteva sotto l'albero (bellissimo l'albero, però quanti sanno che è legato al Nord Europa?). E contribuisce la sua parte a creare quel clima mielocaramelloso di zuccherosa melassa che ammorba i nostri natali da sempre, ormai. Suggestivo, ma falso, o quantomeno falsato. E con la stessa violenza hanno imposto Halloween, caricatura satanica del dì dei santi e dei morti, che certo in quel periodo ci sono più vicini, ma proprio per questo non andrebbero fatti scappare negandoli. E dov'è l'origine spirituale del black friday, che solo il nome mi muove le budella?
E le immagini di alberi e stelle vengono riprodotte su opachi biscotti pieni di velenoso zucchero.
Quei regali di San Nicola sono la consolazione per avere il sole al punto più basso (6-12 dicembre, con l'antico calendario), quando non offerte sacrificali perché non scenda di più. Sono la luce interiore che vorremmo scambiarci. Non sono un obbligo, e nessuno ha autorizzato un corrotto personaggio reclamistico a scendere per camini che molti ormai non hanno più per proporci merce scadente che spinge un mondo che non è il nostro. Il mondo americano, un passo più in là nella degradazione, nell'incultura.
Se mi entra in casa, lo spoglio e lo lascio in mutande, il panzone. E subito fuori, al freddo. Più buoni sì, ma tre volte buoni ... proprio no.

Si narra che Nicola, venuto a conoscenza di un pover uomo decaduto con tre figlie che non potevano sposarsi perché non avevano soldi per pagare la dote, avesse preso una buona quantità del proprio denaro, lo avesse avvolto in un panno e l'avrebbe gettato nottetempo nella casa dell'uomo, per tre notti consecutive, in modo da garantire la dote a tutte e tre le figlie.
Un'altra leggenda narra che egli, già vescovo, avesse resuscitato tre bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne. :eek: Per questi episodi è ritenuto un santo benefattore e protettore, specialmente dei bambini
A supporto della ipotesi circa una consolazione per il sole al punto più basso: non conosco molto bene le tradizioni al nord, ma dalle mie parti (Napoli), sino ai tempi della guerra, i regali li portava Santa Lucia, il 13 dicembre.
A Trieste il portatore di regali è tuttora San Nicolò (che nulla altro è se non Nicola), che credo di ricordare esser vestito color oro, e non rosso bevanda per aspiranti caffeinomani…
 
Dice una diffusa bevanda corrosiva : il mondo ha bisogno del Babbo Natale che è in te.
Ma Babbo Natale in me è piuttosto inquazzato. Con quelli che "è Natale e i bambini vanno spiccicati in primo piano sputtanandoli (vero Bauli?) per tutta la vita".
A Natale puoi
tutto l'anno pure
fare schifo.
Buttati che è morbido
questo letamaio
televisivo.
 

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