Spot

A supporto della ipotesi circa una consolazione per il sole al punto più basso: non conosco molto bene le tradizioni al nord, ma dalle mie parti (Napoli), sino ai tempi della guerra, i regali li portava Santa Lucia, il 13 dicembre.
A Trieste il portatore di regali è tuttora San Nicolò (che nulla altro è se non Nicola), che credo di ricordare esser vestito color oro, e non rosso bevanda per aspiranti caffeinomani…
Che poi, ovviamente, Santa Lucia era il dì del solstizio d'inverno prima dell'attuazione del calendario Gregoriano (lo dico per chi si fosse perso). Certo, è il periodo in cui tutti siamo più uniti e più buoni. Nel forum c'è addirittura chi mi vuole regalare medicine, immagino sperando che ne abbia bisogno.

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Passiamo oltre le bassezze umane e celebriamo dunque il Natale con questa Madonna di tipo bizantino, molto ben dipinta da Michela Giordani, che ha trovato in questo stile la propria strada, ed è una spanna sopra a tutti gli altri i quali anche oggi continuano la tradizione ortodossa.

(opera dipinta rispettando le antiche regole come prescritte)
 
A supporto della ipotesi circa una consolazione per il sole al punto più basso: non conosco molto bene le tradizioni al nord, ma dalle mie parti (Napoli), sino ai tempi della guerra, i regali li portava Santa Lucia, il 13 dicembre.
A Trieste il portatore di regali è tuttora San Nicolò (che nulla altro è se non Nicola), che credo di ricordare esser vestito color oro, e non rosso bevanda per aspiranti caffeinomani…
Al Nord ha pure molto spazio la Befana, cioè l'Epifania di N.S., quando i Re Magi portano i loro doni al fanciullino. L'aspetto consolatorio si potrebbe anche estendere al fatto che tra S. Nicola, Santa Lucia, Natale, Capodanno, Befana siamo sempre nell'inverno più triste e freddo, si sta chiusi in casa, e lì qualche regalo serve ancora di più.
A Pasqua non si fanno sti gran regali, mi pare.
 
La felicità è andare in bagno.
Nella gara a chi è più volgare, stupido, di cattivo gusto avete vinto.
Alla pari di quella seduta sul Water di qualche tempo fa.
Che cazzo di televisione è quella che ci prende per il culo in questo modo?
Per non trascurare quei quattro canterini che "senza fare un cazzo" sostenevano di guadagnare (in realtà erano interessi ri-di-co-li).
Siamo all'orrore, al brutto infilato a forza nei cervelli.
Per questo motivo
facciamo girare la voce che quel lassativo provoca il cancro
che quella banca imbroglia
che quegli assorbenti procurano le peggiori infezioni.
Tra l'altro, non è affatto detto che non sia vero.
Poi orinare nelle sedi di quella banca, danneggiare quel lassativo e quegli assorbenti nei negozi
sarà il livello subito superiore.
La guerra è una cosa brutta
ma ogni cosa brutta mi fa la guerra. Sempre.
 
Sono bravissimi.
Come si chiama una sequenza di spot?
Pubblicità?
Macché! Si chiama Superspot. Ovviamente di super non c'è nulla, ma chiamandoli così il telespettatore si sentirà subconsciamente:
gratificato, perché avrà comunque ricevuto qualcosa di super (almeno così definita)
più attento, perché se è super ne vale la pena
più soddisfatto, perché pare si navighi ad alti livelli
ecc. ecc.
Se poi si accorge che lo stanno prendendo per le natiche, che può fare? a parte spegnere quella roba là, intendo. Nulla, continueranno a chiamarli superspot anche se di super non hanno una beata minchia
e così le parole continueranno a perdere il loro significato
fino ad assumere quello contrario
come predisse Orwell
per i tempi e luoghi della dittatura.
 
Nel lontanissimo 2009 presi una decisione drastica: nessuna televisione in casa.
Non si trattava di decidere di accenderla solo la sera, o un paio di ore la domenica. Mi conosco e avrei disatteso il proposito.
No, ho proprio deciso di non averla.
Anzi, quando ho iniziato a convivere, mi sono impuntato e ho chiesto alla mia compagna di vendere la sua.
Odio le pubblicità e non sopportavo l'80% e più del palinsesto.
Da quel che vedo quando sono ospite dai miei, quell'80% probabilmente è stato ritoccato all'insù.
Non vivo nelle caverne, e non mi interessa nessuna decrescita felice.
Leggo i giornali che mi interessano, guardo i film che dico io (ebbene sì, le biblioteche sono anche zeppe di dvd), ci rimpinziamo di libri e gioco a più non posso con l'erede (anche quando proprio non mi va o sono stanco).
Qualche volta mi è stata rinfacciata come scelta radical chic.
Boh.
Incattivisciti, amico Baleng, anzi, imbestialisciti, ne hai tutte le ragioni e solo non sei.
La tua è una scelta sana e coraggiosa ma ammetto che non sarei capace di farla, Di televisione ne guardo poca, sopratutto i dibattiti televisivi la sera, film praticamente mai perchè non ne ho la pazienza. Invece quelli che una volta si chiavano "varietà" li detesto.
Il punto è che rispetto al passato, quando la televisione rappresentava la realtà, si è passati alla neotelevisione degli anni '80 (cit. Umberto Eco), e poi oggi alla televisione che politicamente plasma la realtà nel senso che certe iniziative vengono pensato proprio per andarle a pubblicizzarle in televisione, si pensi ad esempi a certe iniziative di Renzi, personaggio che proprio per questo ho sempre detestato, o al fatto che, comunque la si pensi su Berlusconi, è un fatto che la televisione ha espresso un presidente del consiglio che ha dominato la politica italiana per venti anni.
Insomma, la televisione oggi è imprescindibile per capire la realtà.
Ora il problema è: che uso farne? La risposta che do io è che la si può guardare senza lasciarsi istupidire, e che a livello familiare bisognerebbe stabilire un limite, io dico una o al massimo due ore al giorno. Ne siamo capaci? Questo è il punto.
 
Beh, a 15 anni (la TV era in cucina, si cenava sotto il TG) me ne andavo a mangiare da solo in un'altra sala per non vederla. E non è vero che fosse migliore: era stupida, e prevedibile come i discorsi delle portinaie. Sono cresciuto senza sapere che cosa fossero i cantanti [dopo Modugno e Buscaglione, perché da piccolo erano comunque la cosa migliore in giro].
Ma la TV un giorno mi affascinò, con una musica potente: era l'ouverture de La Forza del Destino, cose mai udite prima. L'anno dopo prendevo lezioni di piano, dopo un po' ero iscritto al Conservatorio. Non sapevo, fin allora, che esistesse questa musica (e nota che dopo breve tempo ero un wagneriano convinto, altro che Verdi).
Perciò, almeno per questo, la TV cambiò in meglio la mia vita. Come un porcino in un campo di amanite velenose. Dal letame nascono i fior ...

Per anni ne feci totalmente a meno ("Professore, ma lei non la guarda?" "Non ce l'ho" "E come fa a sapere le notizie?" "Leggo i giornali" "Sì, ma il giorno dopo" "Meglio, mi informo con più calma e ci capisco di più".)
Molto più tardi, già in pensione, comprai una di quelle minuscole, grandi una spanna, con la sua antennina, per udire i telegiornali (vedere no, si vedeva ben poco). La tenevo in un bidone di plastica per immondizie: era il SUO giusto posto, e per di più non ero abbonato, e non si sa mai ... Alla fine la 32" fu per accontentare una graziosa fanciulla. La uso ancora per odiare i TG e guardare talora qualche sport, perché ormai, per età, non posso sempre muovermi io. :d:
 
Non è uno spot. Ma è come lo fosse, perché tutte le squadre appaiono sponsorizzate, e di conseguenza ...

Trovo orribile la consuetudine che hanno le squadre di pallavolo di incontrarsi tutti con grandi abbracci al centro del campo AD OGNI PUNTO BATTUTO, SIA PERSO CHE GUADAGNATO. Lo trovo veramente atto fuori controllo, nonché antisportivo. Un rituale di guerra discretamente fuori posto: un tempo credo tale scomposto comportamento sarebbe stato punito e deplorato. Non dico altro, se non che peggio ancora pare quello della scherma, dove esultano come se l'avversario lo avessero squartato per davvero, e non c'è nulla di bello in ciò: però, quantomeno, gli schermidori non portano sulla schiena la pubblicità di nulla.

Lo sport è la sublimazione della guerra, non la sua ripetizione a livello fancazzistico.
 
E ora parliamo di offerte. Eccezionali, di solito. Che finiscono per 99, di solito.
Non troverai scritto prezzo 16 euro, ma 15,99. Le scarpe costano 39,99. La benzina non costa 1,75, ma 1,749.
Sappiamo tutti che ci prendono per il culo, che 39,99 sembra psicologicamente assai minore che 40, più leggero, persino, insomma un po' frufrù. Lo sappiamo, ma sopportiamo, e così siamo pronti ai sacrifici più estremi.
Personalmente ho deciso di rifiutare tutto ciò che costi XX,x9, o addirittura XX,99. Per una questione di dignità. Perché quel ,99 dichiara la nostra sconfitta nella guerra per un prezzo equo, giusto, sincero. Mostrando un prezzo x,99 tu mi prendi apertamente per il culo, no? Non lo accetterei facilmente da nessuno, figurati da un mercante che vive del mio denaro! Chissà che un giorno nasca una rivolta da parte di quelle associazioni dei consumatori, incapaci di incidere davvero sulla sostanza, che mai hanno alzato il sopracciglio per tale ripetuta barbarie. Perché, va bene liberi, ma l'aperto dileggio anche no, grazie.
 
Molti spot televisivi all'inizio sono piuttosto lunghi ed elaborati. Poi, col tempo, ripetendosi, vengono "misteriosamente" accorciati. Un'inquadratura in meno qua, una sequenza tolta là, lo spot diventa pian piano un riassunto di sé stesso.
Chiaramente si tratta di una strategia, volta non solo a risparmiare sulla spesa (enorme) degli spazi televisivi. Si tratta anche di penetrare il cervello dello spettatore, condizionandolo all'essenziale finché esso non risulti reso profondamente nell'inconscio più profondo ed automatico. Il sogno di ogni pubblicitario: che ad ogni risonare del brand corrisponda meccanicamente una serie di riflessi nel tuo disastrato cervello. L'importante è peraltro non riflettere sulle assurdità che vengono dette.
Si tratta dunque di una tecnica che non ha rispetto per la mia autonomia di pensiero (non è l'unica, ovvio). A cui si risponde ignorando per sempre i prodotti di quella casa: tu mi vuoi condizionare con un addestramento occulto, e io ti lascio fuori della porta. Spot abbreviato, marchio evitato.

Anche perché, diciamolo, con quello che costano gli spazi televisivi, solo i marchi già grossi possono farsi conoscere: il marchio piccolo ed eventualmente di qualità si arrangi. Cioè, lo spot TV distorce la concorrenza inserendo un elemento di forza economica, estraneo alla qualità. Sta dunque al consumatore difendersi, cercando anche di essere informato. Per esempio: quanti sanno che una marca di caffè piuttosto scadente, oggi famosissima, si è fatta strada con la forza del suo capitale e non certo con quella della qualità. In pratica, i bar che sceglievano quella marca venivano finanziati abbondantemente e a tassi irrisori (in periodo di tassi alti), le altre così venivano scalzate. Tra questo e i metodi mafiosi c'è solo la differenza del mancato spargimento di sangue ... si tratta sempre della legge del più forte, come quando "se non lasci vincere Caio ti spacchiamo la testa".
 
Molti spot televisivi all'inizio sono piuttosto lunghi ed elaborati. Poi, col tempo, ripetendosi, vengono "misteriosamente" accorciati. Un'inquadratura in meno qua, una sequenza tolta là, lo spot diventa pian piano un riassunto di sé stesso.
Chiaramente si tratta di una strategia, volta non solo a risparmiare sulla spesa (enorme) degli spazi televisivi. Si tratta anche di penetrare il cervello dello spettatore, condizionandolo all'essenziale finché esso non risulti reso profondamente nell'inconscio più profondo ed automatico. Il sogno di ogni pubblicitario: che ad ogni risonare del brand corrisponda meccanicamente una serie di riflessi nel tuo disastrato cervello. L'importante è peraltro non riflettere sulle assurdità che vengono dette.
Si tratta dunque di una tecnica che non ha rispetto per la mia autonomia di pensiero (non è l'unica, ovvio). A cui si risponde ignorando per sempre i prodotti di quella casa: tu mi vuoi condizionare con un addestramento occulto, e io ti lascio fuori della porta. Spot abbreviato, marchio evitato.

Anche perché, diciamolo, con quello che costano gli spazi televisivi, solo i marchi già grossi possono farsi conoscere: il marchio piccolo ed eventualmente di qualità si arrangi. Cioè, lo spot TV distorce la concorrenza inserendo un elemento di forza economica, estraneo alla qualità. Sta dunque al consumatore difendersi, cercando anche di essere informato. Per esempio: quanti sanno che una marca di caffè piuttosto scadente, oggi famosissima, si è fatta strada con la forza del suo capitale e non certo con quella della qualità. In pratica, i bar che sceglievano quella marca venivano finanziati abbondantemente e a tassi irrisori (in periodo di tassi alti), le altre così venivano scalzate. Tra questo e i metodi mafiosi c'è solo la differenza del mancato spargimento di sangue ... si tratta sempre della legge del più forte, come quando "se non lasci vincere Caio ti spacchiamo la testa".
Si tratta di ripetere certi messaggi all'infinito in modo che ti entrino in testa e non se ne vadano più. Però riducendo progressivamente il tempo dell'indottrinamento si evita di indurre fastidio nell'ascoltatore sostituendo il convincimento con il richiamo breve, e ovviamente si riduce il costo speso per la pubblicità. Certe reti minori non l'hanno capito e occupano un quarto d'ora per mesi e mesi ogni giorno almeno una volta ogni mezza giornata per proporre il divano, il materasso ecc... con la conseguenza che quando attaccano uno sa già cosa li aspetta e quindi cambia canale.
 
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