Panico a Wall Street: nuovo crollo dei listini. In caduta libera Merrill Lynch
La furia ribassista continua a imperversare sulla piazza azionaria americana che rimane stretta nella morsa dei venditori, la cui azione diventa sempre più incisiva. Anche la seduta odierna si è trasformata in un vero e proprio bagno di sangue, schiacciando gli indici su livelli che non si vedevano ormai da quasi un anno.
Inizialmente si era avuta l’impressione di assistere ad un rimbalzo dei listini, che si sono spinti in avanti nella prima mezz’ora, sulla scia dell’incoraggiante dato sul mercato del lavoro. Le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione sono scese a sorpresa a 301mila unità, anche se la buona notizia è stata subito offuscata dal pessimo aggiornamento sul settore immobiliare. Le licenze di costruzione e i nuovi cantieri edili sono sprofondati ai minimi degli ultimi 16 anni, deludendo ampiamente le attese degli operatori. Il colpo di grazia è arrivato con l’indice Philadelphia Fed, crollato a -20,9 punti, a fronte di un recupero atteso a -1,5 punti.
A nulla è servito l’intervento del presidente Bernanke, che in un’audizione al Congresso ha confermato un peggioramento dell’outlook economico, pur escludendo per ora una recessione. Il numero uno della Fed ha chiarito che quest’ultima è pronta ad intervenire in maniera sostanziale sui tassi di interesse, sperando nel contempo in un pacchetto di misure fiscali. Quest’ultimo, insieme agli interventi di politica monetaria, dovrebbe aiutare a rilanciare un’economia che appare sempre più zoppicante.
A deprimere l’umore degli investitori sono state anche le cattive notizie arrivate dal mondo societario, con particolare riferimento alla pessima trimestrale di Merrill Lynch. Gli operatori hanno visto così accrescere il loro pessimismo, sempre più spaventati dallo spettro di una recessione per la congiuntura a stelle e strisce.
Tanto basta per spiegare l’ennesimo crollo dei listini che a fine giornata si sono presentati al suono della campanella con un bilancio ancor più pesante di quello della vigilia. Il Dow Jones è arretrato del 2,46%, ma è andata ancora peggio all’S&P500 che ha lasciato sul parterre il 2,91%. Battuta d’arresto anche per il Nasdaq Composite che riesce a difendersi meglio degli altri, con una flessione comunque dell’1,99% a 2.346,9 punti, dopo aver segnato un minimo a 2.343 e un massimo a 2.416 punti.
Tra i titoli del Dow Jones, nessuno riesce a chiudere in positivo, anche se alcuni, come Wal-Mart e General Motors si fermando a ridosso della parità, con un frazionale calo dello 0,02% e dello 0,04%. Si difende meglio di altri anche McDonald’s che ha chiuso in ribasso dello 0,82%, sostenuto anche dal giudizio positivo di Lehman Brothers che ha confermato la raccomandazione “overweight”, definendo esagerata la reazione degli investitori ai dati sulle vendite del mese di dicembre.
Si salva Microsoft che cede appena lo 0,36%, grazie alla promozione di Goldman Sachs che ha inserito il titolo nella sua conviction buy list, fissando un prezzo obiettivo a 40 dollari.
In calo del 3,03% Exxon Mobil, complice il nuovo ritracciamento dei prezzi del petrolio, ma le vendite hanno colpito ancor più il settore finanziario. Dopo il buon rialzo di ieri Jp Morgan ha ceduto il 3,36%, mentre American Express e Citigroup sono arretrati del 3,55% e del 4,88%.
Al New York Stock Exchange si segnala il crollo di Merrill Lynch che ha perso il 10,24%, per via della negativa trimestrale consegnata oggi. Il gruppo ha riportato una perdita per azione di 12,01 dollari, a fronte dei 4,57 attesi dal mercato, annunciando svalutazioni per oltre 11 miliardi di dollari.
Sul tabellone elettronico del Nasdaq Composite, tra i pochi in positivo troviamo Garmin e Biogen
che portano a casa un rialzo rispettivamente del 3,63% e dell’1,77%. Risale la china anche Dell che avanza dello 0,87% e si risolleva Apple che dopo il tonfo di ieri riesce a recuperare lo 0,78%.
In frazionale progresso dello 0,11% eBay, mentre vive un’altra seduta in rosso Nvidia dopo il calo a due cifre di ieri. Annulla i guadagni della vigilia Oracle che scende del 2,33% e chiude nuovamente in rosso Google che scende del 2,46%, al pari di Intel che flette del 2,77%, pagando ancora pegno per la deludente trimestrale diffusa martedì sera.