Macroeconomia Usa-Europa strategie di investimento

........buon w.....

Nella «Grande depressione», la politica monetaria restrittiva ha contribuito notevolmente alla spirale ri-
bassista dell'economia e dei prezzi. I banchieri centrali vogliono assolutamente evitare una ripetizione.
La deflazione in sé non deve necessariamente avere effetti negativi: le riduzioni dei prezzi dovute all'of-
ferta rafforzano il potere d'acquisto, per esempio in Svizzera. Anche l'economia del Giappone mostra la
stessa dinamica pro capite degli Stati Uniti, nonostante un lungo periodo di deflazione moderata. L'in-
vecchiamento ha un effetto tendenzialmente frenante sull'inflazione.
ƒ
Anche per i debitori la deflazione non determina necessariamente un peggioramento della sostenibilità
del debito, grazie agli interessi nominali contemporaneamente inferiori. Sono determinanti gli interessi
reali che in Giappone erano rimasti stabili, diversamente che negli Stati Uniti, durante la «Grande depres-
sione». Dall'altro lato, una maggiore inflazione non alleggerisce i debitori, se i creditori possono adeguare
al rialzo il loro premio di rischio.
ƒ
Le banche centrali lo impediscono però con la politica della «repressione finanziaria», che con l'aumento
della massa monetaria punta attivamente alla riduzione degli interessi reali. Ciò significa una ridistribu-
zione dai risparmiatori ai debitori. In caso di interessi reali negativi, il potere d'acquisto del patrimonio
monetario scende addirittura. Poiché gli interessi reali nella periferia dell'Eurozona diminuiscono solo da
poco tempo, la BCE non dovrebbe terminare così presto la manipolazione dei tassi per sostenere il pro-
cesso di riduzione del debito. Anche in Svizzera, i valori reali rimangono interessanti nonostante il livello elevato delle valutazioni
 
.....scusate


Politica d'investimento


Tutti sanno che dallo scoppio della bolla dei subprime il
mondo finanziario è confuso.
«Positivi o negativi?» era la
domanda che ci si poneva ogni volta alla pubblicazione di
nuovi dati congiunturali.
E poiché i banchieri centrali di
fatto hanno dovuto coprire le spalle a tutti, i dati negativi
hanno dato il via
a reazioni positive, perché i mercati rite-
nevano che il supporto monetario sarebbe rimasto in es-
sere senza variazioni.
E notizie sorprendentemente posi-
tive hanno scatenato paradossalmente timori di un irrigi-
dimento della politica monetaria e conseguenti c
orrezioni
del mercato verso il basso.
Fino a poco tempo fa gli USA
sembravano registrare segnali indicanti una certa norma-
lizzazione, tuttavia sono riapparsi dei punti interrogativi.
I
deludenti dati sull'occupazione degli USA nelle prime set-
timane di apri
le hanno causato forti oscillazioni nelle
aspettative sui tassi.
La Fed quando inizierà a essere attiva piuttosto che
comunicativa?
Di fatto si tratta di qualcosa di più della semplice questione
di quanto sia stabile il mercato del lavoro negli USA.
Infine la risposta a questa domanda è univoca.
Dall'estate del
2008 la disoccupazione negli USA non è mai stata così
bassa.
A inizio aprile 2015 la percentuale di disoccupa-
zione si attestava al 5.5%.
Quindi l'economia statunitense
si sta muovendo quasi verso la
piena occupazione.Ma cio'


che i mercati finanziari non conoscono non è la congiun-
tura e nemmeno il mercato del lavoro, ma come la politica
monetaria in America reagirà ai dati complessivamente
positivi, e quando.
Ancora all'inizio di marzo molti operatori di mercato ten-
devano a pensare che la Fed potesse aumentare i tassi
prima del previsto forse gia' a fine maggioLa borsa

si era rassegnata a un aumento dei tassi, ossia ha
accolto questa aspettativa con un movimento laterale, in


base al motto: meglio aspettare.E i rendimenti a lungo


termine erano di nuovo aumentati a molto più del 2% per
i Treasury a dieci anni.
Ma tutto questo è ormai storia passata
I rendimenti sono nuovamente scesi sotto quota 2%,un segnale

che indica che i mercati ora prevedono un rin-
vio dell'irrigidimento della politica monetaria.Cio' grazie a


Janet Yellen, che osserva minuziosamente la congiuntura,
la commenta, comunica le sue aspettative al riguardo, ma
poi non concretizza nulla.Dichiarazioni incomprensibili dei
banchieri centrali dal crash dei mercati finanziari sono ef-
fettivamente all'ordine del giorno, ma la loro emivita dimi-
nuisce rapidamente, almeno negli USA, dove i mercati ora
vogliono sentire qualcosa di chiaro.E poiche' finora questo

non è successo, interpretano le argomentazioni titubanti
come un metodo per prendere tempo ovvero rimandare.
Ma tale rinvio non sembra così benvenuto.Altrimenti le

borse negli USA sarebbero sicuramente aumentate maggiomente

l vantaggio congiunturale degli USA sull'Europa giustifica un ritorno alla normalità dominante prima della crisi finan-
ziaria, ovvero:
dati sorprendentemente positivi sono posi-
tivi anche per la borsa, dati deludenti scatenano corre-
zionimercati USA in particolarene sono perfettamen consapevoli
, ma la gestione di tale consapevolezza gli riesce ancora difficile
.In Europa, dove almeno è chiaro che
l'ambulanza monetaria sarà presente ancora fino al 2016
inoltrato, i dati economici sono meno al centrodell'attenzione che negli usa

In America si è diffuso invece il timore
di un passaggio alla normalità, cosa di cui la Fed ha una certa responsabilità.
Più a lungo la Fed continuerà a filoso-
fare su quando sia arrivato il momento giusto per il primo
aumento dei tassi, più questo potrà slittare.
E poiché gli USA sono decisamente più avanti nel ciclo, devono assu-
mere il ruolo di apripista prima che sia troppo tardi x farlo.
el caso in cui la normalizzazione partendo dagli USA si affermi e nei prossimi mesi si giunga a un
aumento dei tassi USA, ciò lascerà certamente tracce sui mercati.
Tuttavia, una normalizzazione sarebbe auspicabile.
Infatti, i mercati potrebbero a quel punto pensare che la congiun-
tura sia ora così solida da non temere ripercussioni negative dalla svolta dei tassi.
Ciononostante bisogna per il mo-
mento partire dal presupposto che la Fed attende, cosa
che rende le azioni relativamente interessanti nel breve ter-
mine e soprattutto ancora prive di alternative
:mumble::mumble:
 
..... petrolio....

Focus:
L'elevata
produzione di petrolio USA
offre basi poco solide alla ripresa del Brent
Nonostante il massiccio calo di pozzi petroliferi attivi negli
USA, la produzione di greggio statunitense negli ultimi mesi
ha subito una riduzione solo molto ridotta.
Gli americaniestraggono ancora circa 9.2 milioni di barili al giorno.
Dall'autunno 2008 la quantità estratta quotidianamente è aumen-
tata di quasi 2.4 volte: questo notevole incremento della pro-
duzione degli ultimianni si può spiegare con il boom del frac-
king, favorito dal contesto dei prezzi del petrolio in salita.
E ilfracking è in fondo anche il motivo della sorprendente resi-
stenza dell'elevato livello di estrazione americano, nonostante
la continua eccedenza dipetrolio e i conseguenti prezzi bassi.
A livello netto, anche nei grandi Shale-Basin (grandi depositi,
sfruttabili solo mediante il fracking) è stata registrata una no-
tevole riduzione negli impianti di trivellazione e nel contempo
le nuove trivellazioni sono caratterizzate da una produttività
iniziale in costante aumento.na sede di trivellazione allestita
oggi, rispetto a una del 2010, raggiunge una produttività iniziale .
pari a 3,5 volte

 
....riprendo regolarmente... a copiare..

Nei mesi scorsi i prezzi in Svizzera sono stati fortemente sotto
pressione. Dai livelli minimi di gennaio il prezzo del petrolio è
aumentato quasi del 50%, ma il petrolio è ancora nettamente
più conveniente rispetto all'anno precedente. La rivalutazione
del franco di gennaio ha rafforzato inoltre la tendenza ribassista
dei prezzi. Dall'estate del 2014 i prezzi al consumo per i
prodotti importati sono diminuiti del 5% circa, mentre i prodotti
nazionali hanno registrato un leggero aumento. I prezzi
alla produzione e all'importazione che saranno pubblicati la
prossima settimana dovrebbero confermare questo quadro e
l'aumento del prezzo del petrolio dovrebbe determinare una
stabilizzazione.
Il forte franco comporta aumenti del potere d'acquisto per i
consumatori svizzeri, ma dall'altro lato causa grossi problemi
per i settori come il turismo. Ancora a febbraio i dati relativi ai
pernottamenti sono stati sorprendentemente forti (+6% rispetto
all'anno precedente), influenzati dalle vacanze dello
sport in Svizzera parzialmente anticipate rispetto all'anno precedente.
Con un calo del 7.4%, il mese di marzo relativizza
però il buon risultato del mese precedente. Soprattutto il calo
dei turisti dalla Germania incide molto. Pertanto, per il T1
2015 risulta complessivamente una flessione dei pernottamenti
dell'1% rispetto al T1 2014. La tendenza negativa dovrebbe
continuare anche durante i mesi estivi in caso di persistente
forza del franco. Anche i turisti nazionali non causeranno
un boom nonostante l'aumento del potere d'acquisto.
Il recente sondaggio sulla fiducia dei consumatori mostra un
risultato moderato. Come nell'ultimo trimestre 2014, l'indice
è a -6 punti. Gli indicatori, come per esempio i fatturati delle
vendite al dettaglio, avevano fatto prevedere un valore ancora
più basso.
Il consumo privato sta invece diventando per l'Eurozona un
crescente fattore di crescita. Per l'andamento economico nel
T1 2015 prevediamo un ulteriore consolidamento della ripresa
con una solida crescita trimestrale
La crescita dell'economia USA si trova in una fase di calo, ma
nei prossimi trimestri dovrebbe di nuovo aumentare. Gli indicatori
anticipatori suggeriscono questa previsione: la fiducia
delle imprese nel settore dei servizi è stata sempre buona in
aprile. E nell'industria manifatturiera la situazione degli ordinativi
viene stimata nuovamente in modo più ottimistico. La
prossima settimana per la produzione industriale non prevediamo
quindi alcuna flessione come avvenuto nel mese precedente.
In molti settori, ad es. nell'industria automobilistica,
la dinamica è solida nonostante il forte dollaro statunitense.
Una ripresa netta non è però probabile. La flessione della produzione
industriale nel T1 è da attribuire soprattutto alla correzione
nell'industria petrolifera, che provoca ancora dei problemi.
Per i dati sulle vendite al dettaglio per gli USA prevediamo
invece un valore decisamente positivo. Dopo l'andamento
sorprendentemente negativo in inverno, la migliore situazione
reddituale dei consumatori dovrebbe riflettersi passo
dopo passo anche nel fatturato delle vendite al dettaglio.
Contrariamente all'attuale andamento dei prezzi svizzeri al
consumo, le aspettative inflazionistiche per l'Eurozona e gli
USA mostrano una tendenza rialzista. L'aspettativa del mercato
per l'inflazione nei prossimi 10 anni è aumentata nell'Eurozona
da gennaio da meno dell'1% all'1.5%. Negli Stati
Uniti, le aspettative per questo periodo sono aumentate di
circa 30 punti base, arrivando a oltre il 2%. I forti aumenti del
prezzo del petrolio hanno determinato una nuova valutazione
delle aspettative inflazionistiche, che tuttavia possono spiegare
solo parzialmente l'aumento dei rendimenti obbligazionari
degli ultimi giorni. La svendita delle obbligazioni è stata
la conseguenza di una correzione inevitabile, dopo che i rendimenti
avevano raggiunti valori estremi. Dopo il calo dei
corsi, i titoli della Confederazione a 10 anni offrivano temporaneamente
rendimenti superiori allo 0.25%. La tendenza a
medio termine dei tassi dovrebbe essere ancora rialzista, ma
dopo questo movimento violento prevediamo a breve termine
una battuta d'arresto.
I premi di rischio per i titoli di stato greci sono invece leggermente
diminuiti di nuovo, sebbene il Presidente del gruppo di
lavoro dell'Eurogruppo, Thomas Wieser, per il vertice dell'Eurogruppo
di lunedì prossimo non ha lasciato alcuna speranza
di un accordo con la Grecia. Le discussioni di un possibile inasprimento
dei criteri per la liquidità di emergenza per le banche
greche potrebbero però accelerare gli forzi della Grecia
per arrivare a un accordo.
 
.................

La ripresa congiunturale nell'Eurozona continua​
§​
I verbali della Fed dovrebbero rafforzare l'aspettativa

di un intervento ritardato sui tassi​

Nei primi tre mesi l'economia dell'Eurozona è cresciuta dello​
0.4% qoq e consolida la tendenza di ripresa. L'aumento dei​
consumi nei paesi centrali è stato già segnalato dall'incremento​
della fiducia dei consumatori. Infatti per una volta perfino​
i paesi in ritardo cronico nelle riforme hanno sorpreso positivamente:​
con lo 0.3% l'Italia ha registrato una crescita superiore​
alle aspettative (0.2%) ed è quindi uscita dalla recessione.​
Segnali ancora più forti sono giunti dalla Francia che​
con una crescita trimestrale dello 0.6% ha sorprendentemente​
superato di molto le stime (0.4%) e ha pertanto registrato​
il più elevato tasso di crescita da quasi due anni, il che​
per l'indice della fiducia delle imprese annuncia il terzo aumento​
consecutivo.​
Un po' diversa è la situazione in Germania. Con lo 0.3% il numero​
uno dell'Unione monetaria rimane su un percorso di crescita,​
ma dopo lo 0.7% nel trimestre precedente la dinamica​
si è più che dimezzata. La domanda di consumi privati e pubblici​
e gli investimenti edilizi e nelle attrezzature hanno determinato​
impulsi nettamente positivi, mentre soprattutto il contributo​
del commercio estero ha avuto un effetto negativo. Il​
forte consumo nazionale e l'ulteriore ripresa nell'Eurozona​
non dovrebbero tuttavia peggiorare in maniera duratura l'umore​
in Germania.​
Da ben altre preoccupazioni rimane colpita la Grecia. Dopo​
che durante la riunione dell'Eurogruppo non è stato raggiunto​
alcun accordo in merito alla controversia sul debito, il calo​
dell'economia di -0.2% è un ulteriore freno per i greci. La situazione​
per la Grecia diventa sempre più difficile. Il governo​
greco ha trasferito in modo ostentato la rata di credito in scadenza​
dell'FMI di circa EUR 750 milioni un giorno prima della​
scadenza, ma di quest'importo evidentemente EUR 650 milioni​
derivavano dal proprio conto di emergenza FMI. I margini​
di manovra per Atene diventano chiaramente sempre più limitati​
e i tempi per una soluzione nel poker del debito sempre​
più stretti. Infatti secondo Giannis Varoufakis, la liquidità della​
Grecia può diventare un serio problema già nelle prossime due​
settimane.​
Negli Stati Uniti, la dichiarazione dell'ultima riunione della Fed​
ha già fatto sì che le aspettative riguardanti il primo aumento​
dei tassi venissero ulteriormente posticipate. I verbali che saranno​
pubblicati la prossima settimana sveleranno ulteriori​
dettagli in merito alle preoccupazioni dei membri del FOMC,​
anche se queste nel frattempo sono state in parte superate​
dalla realtà. Infatti, con 225'000 nuovi posti di lavoro in aprile​
(al di fuori dell'agricoltura) per esempio il mercato del lavoro​
USA si trova già di nuovo sulla buona strada. Tuttavia, il settore​
petrolifero e del gas rimane un problema, mentre il settore​
edilizio ha fornito un forte contributo alla crescita, il che​
dovrebbe riflettersi anche nei dati sull'attività edilizia. Dopo il​
rallentamento della crescita nel T1, la congiuntura dovrebbe​
quindi accelerare di nuovo e l'indice dei responsabili degli acquisti​
per l'industria manifatturiera dovrebbe aumentare ancora​
leggermente.​
La Cina deve affrontare una dinamica di crescita sempre in​
calo e una flessione delle esportazioni. Come previsto, la​
Banca centrale cinese ha reagito con una nuova riduzione
tassi di riferimento. Una misura che non da ultimo punta a un​
aumento dell'inflazione che in aprile con l'1.5% rispetto​
all'anno precedente è stata di nuovo bassa e fa sembrare sempre​
più improbabile l'auspicata inflazione annua del 3% circa,​
comunicata ancora a marzo. Tuttavia, contro l'aumento dei​
costi salariali e la pressione dovuta alla forte valuta per il momento​
la riduzione dei tassi dovrebbe avere un effetto modesto,​
per cui l'indice PMI di maggio per l'industria manifatturiera​
dovrebbe di nuovo rimanere sotto i 50 punti.​
Per quanto riguarda il Giappone invece, l'economia è esposta​
a tendenze disomogenee. Mentre l'industria delle esportazioni​
si vede esposta a un calo della domanda estera, per​
quanto riguarda le imprese orientate al mercato nazionale si​
registrano tendenze molto incoraggianti, il che dovrebbe manifestarsi​
in una leggera crescita nel T1.

:mumble:m
 
....................in attesa del sole...buon wee..

Dopo lo sguardo retrospettivo sulla produzione svizzera nel
primo trimestre, venerdì prossimo nello stesso giorno è prevista
la pubblicazione del barometro congiunturale KOF per
maggio, che fornisce importanti indicazioni sull'attuale dinamica
di crescita. Dopo il crollo del barometro all'inizio
dell'anno, dovuto ai tassi di cambio, l'indicatore si è stabilizzato
attorno ai 90 punti. Gli incoraggianti dati congiunturali
dall'Eurozona non sono stati ancora sufficienti a generare una
ripresa. Prevediamo che nelle prossime pubblicazioni i positivi
dati dall'Eurozona si rifletteranno gradualmente in un leggero
aumento del barometro congiunturale. Sono favorevoli a un
leggero miglioramento anche la stabilizzazione del tasso di
cambio EUR/CHF attorno a 1.05 e il lieve miglioramento degli
ordinativi, già registrato nel mese precedente. I dati del commercio
estero svizzero per aprile dovrebbero confermare le
continue difficoltà che gli esportatori hanno con la forte valuta
e anche qui gli effetti della domanda dall'Eurozona che si
stanno avviando lentamente dovrebbero impedire un calo
maggiore.
I dati economici dall'Eurozona rimangono positivi. Dopo la solida
crescita nel T1, i recenti indici dei responsabili degli acquisti
per maggio hanno indicato una persistente espansione. Il
lieve calo dell'indice aggregato per l'Eurozona non è preoccupante
dopo il forte incremento da novembre 2014. I dati del
PIL per l'Eurozona hanno confermato che i consumatori privati
hanno fornito un notevole contributo alla crescita economica.
A maggio, rispetto al mese precedente la fiducia dei
consumatori è stata leggermente in calo, ma rimane su un
valore nettamente superiore alla media pluriennale. Il consolidamento
a un elevato livello non è sorprendente dopo il forte
incremento dei mesi precedenti, soprattutto dopo il venir
meno dell'effetto positivo dovuto al basso prezzo del petrolio.
Dal minimo annuo di gennaio, il prezzo per un barile di greggio
del tipo Brent è aumentato da USD 45 a USD 65 e si riflette
ora in un aumento dei prezzi della benzina.
Rispetto all'Eurozona, ultimamente l'economia USA ha mostrato
poco slancio. La prima revisione dei dati del PIL relativi
al T1 dovrebbe mostrare addirittura un calo della produzione. Nel verbale della Banca centrale statunitense,
relativo all'ultima riunione sui tassi, anche il debole
nizio dell'anno è stato un tema centrale. In questo contesto,
un intervento sui tassi a giugno sembra poco probabile. Ma vi
sono anche membri della Fed che ritengono che entro l'estate
i dati miglioreranno a tal punto che l'economia potrebbe supportare
un primo intervento sui tassi già a giugno. Continuiamo
a prevedere che la Fed aspetterà fino a settembre per
l'aumento dei tassi.

m::
 
......................
wearable sono piccolissimi computer che vengono indossati direttamente sul corpo, ad esempio come indumenti «smart», cerotti o accessori intelligenti – sotto forma di braccialetti o spille. In tal modo il microcomputer può misurare e registrare l'attività e il benessere della persona che lo indossa o indicargli se ha avuto un sonno tranquillo o agitato. Il gadget intelligente può inoltre ricordare di praticare l'attività fisica quotidiana programmata e dare consigli. I wearable non rivoluzionano però solo il campo dello sport, ma anche quello medico. Grazie alle loro caratteristiche tecnologiche possono infatti creare soluzioni del tutto innovative per il controllo della salute, la prevenzione e il trattamento di malattie. Che sia sotto forma di pompe per insulina intelligenti adesive o di t-shirt biometriche, i wearable aprono nuove strade per applicazioni rivoluzionarie in importanti ambiti della nostra vita. Il potenziale è grande e la proliferazione dei wearable è solo all'inizio.

Investire in wearable
Sarà probabilmente un trend duraturo, forse una potenziale nuova rivoluzione tecnologica. Per gli investitori che desiderano partecipare al possibile boom dei wearable è stato creato il nuovo «Solactive Wearable Tech Performance-Index», che viene adeguato due volte all'anno. L'indice riflette le performance di fino a 15 azioni internazionali di aziende promettenti, che conseguono una parte importante del loro fatturato nel segmento wearable, dispongono di un modello commerciale promettente e soddisfano importanti criteri quantitativi e qualitativi. L'indice equiponderato contiene attualmente soprattutto «pure plays» che beneficiano della dinamica del settore fitness e salute. Con il............ gli investitori partecipano in modo pressoché speculare ai suoi potenziali guadagni, ma anche a sue possibili perdite

m:
 
.....................
Negli USA, i recenti dati congiunturali sono stati per lo più
superiori alle aspettative di mercato. La dinamica a breve termine
dell'inflazione di base è robusta dall'inizio dell'anno e
questo era il caso anche in aprile, nonostante i prezzi delle
importazioni sempre bassi. Ultimamente sono aumentati anche
i prezzi dei prodotti, mentre il rincaro dei servizi è rimasto
a un livello relativamente elevato. Dall'altro lato, gli ordinativi
di beni di capitale, depurati dalle componenti volatili, un indicatore
dell'attività d'investimento delle imprese, sono aumentati
notevolmente a marzo e ad aprile dopo molti mesi di tendenza
ribassista. Soprattutto i dati sull'inflazione hanno dato
una forte spinta all'USD e hanno alimentato di nuovo le discussioni
sui tassi. La Presidente della Fed, Janet Yellen, ha
inoltre ribadito che un aumento dei tassi nel corso dell'anno
sarebbe opportuno, se ci fossero sufficienti segnali di un andamento
dell'inflazione nella direzione desiderata e un ulteriore
miglioramento sul mercato del lavoro. Con i prossimi indici
dei responsabili degli acquisti e in particolare con il rapporto
sul mercato del lavoro, anche la prossima settimana la
Banca centrale statunitense rimarrà quindi al centro dell'interesse
del mercato. L'aumento dei posti di lavoro a maggio dovrebbe
ammontare di nuovo a circa 200'000 unità. E per i dati
ISM si delinea un andamento stabile. Gli indici regionali dei
responsabili degli acquisti sono stati disomogenei, ma non
fanno pensare a un generale peggioramento della fiducia
delle imprese. Nel complesso, un aumento dei tassi a settembre
dovrebbe quindi essere sempre possibile.
Il forte movimento ribassista dell'EUR/USD, da quasi 1.15 a
meno di 1.10 in due settimane, è da attribuire in gran parte
anche agli andamenti all'interno dell'Eurozona. La BCE ha comunicato
che a maggio ha accelerato il volume degli acquisti
dei titoli di stato (ved. Focus a pagina 2). Tuttavia, sui mercati
finanziari è passata di nuovo in primo piano la problematica
della Grecia. Senza accordo con i creditori, l'ultima tranche
del credito del programma di aiuti che termina alla fine di giugno
è ancora bloccata. E nelle prossime quattro settimane dovranno
essere versati complessivamente EUR 1.5 miliardi al
Fondo Monetario Internazionale (FMI). La divisione all'interno
del partito di governo greco Syriza rende inoltre molto più difficile
una soluzione delle trattative. Oltre a ciò, il governo fatica
a pagare le spese correnti nazionali. I dubbi che la Grecia
alla fine della prossima settimana possa effettuare un rimborso
di quasi EUR 300 milioni all'FMI sono pertanto grandi.
Se questo rimborso non venisse effettuato, da parte dell'FMI
non sono però previste a breve termine conseguenze dirette.
Solo tra alcuni mesi alla Grecia dovrebbe essere tolto il diritto
di voto. E le Agenzie di rating non riterrebbero il ritardo un'insolvenza
ufficiale, poiché il credito dell'FMI non è uno strumento
negoziabile del mercato dei capitali. Per il momento,
la Banca centrale europea non dovrebbe ancora bloccare i
crediti di emergenza ELA al settore bancario greco per mantenere
le possibilità di una soluzione delle trattative. È critico
soprattutto il 20 luglio, quando è previsto il prossimo rimborso
per le obbligazioni detenute dalla BCE, per un importo
di EUR 3.5 miliardi. Se ciò non avviene senza un precedente
accordo, la BCE deve bloccare i crediti di emergenza alla
Banca centrale greca
 
............
§ Nuova svendita sui mercati obbligazionari
§ Misure espansive a supporto del PIL cinese

Come un mese fa, anche questa settimana abbiamo assistito
a un'improvvisa svendita dei titoli di stato, in particolare di
quelli europei. La causa sono stati in primo luogo i migliori
dati sull'inflazione. Nell'Eurozona l'inflazione di base in maggio,
con lo 0.9%, ha registrato un aumento rispetto all'anno
precedente superiore al previsto. Poi, durante la conferenza
stampa della BCE di giovedì, i tassi hanno registrato un nuovo
forte aumento: il Presidente della Banca centrale ha lasciato
intendere che i mercati obbligazionari dovranno abituarsi
a fasi di maggiore volatilità dei corsi, cosa che non è
stata di loro gradimento. Particolarmente forte è stata la
correzione per i titoli di stato tedeschi e francesi: i rendimenti
dei Bund decennali sono ad esempio schizzati in pochi giorni
dallo 0.5% a quasi l'1.0%. A nostro avviso, fondamentalmente,
l'attuale livello dei tassi non è eccessivo. E con la
prevista prosecuzione della ripresa congiunturale nell'Eurozona,
in linea di principio i tassi dovrebbero proseguire nella
loro tendenza rialzista, tuttavia in forma più attenuata, dopo
il repentino aumento degli scorsi giorni. Infatti, con la continuazione
degli acquisti di titoli da parte della BCE gli effetti
frenanti sui rendimenti persistono. Il programma di acquisti
di obbligazioni prosegue, poiché secondo il Presidente della
BCE, Mario Draghi, è ancora troppo presto per poter constatare
in modo definitivo un'eventuale svolta della dinamica
inflazionistica.
Anche i rendimenti decennali statunitensi sono aumentati e
con poco meno del 2.4% si muovono nei limiti delle nostre
aspettative. Gli attuali dati congiunturali nel T2 sottolineano
lo scenario di una moderata ripresa della congiuntura, per
cui un aumento dei tassi di riferimento più avanti, in settembre,
resta ancora in vista. Nel settore industriale, particolarmente
agitato negli ultimi tempi, l'umore è di nuovo migliorato.
La componente degli ordinativi – orientata al futuro –
dell'indice dei responsabili degli acquisti negli ultimi mesi ha
registrato un netto aumento. Infine gli esperti economici
della Fed (Beige Book) confermano il migliore momentum
congiunturale. Anche il mercato del lavoro continua ad essere
robusto. Conseguentemente per i fatturati delle vendite al
dettaglio della prossima settimana ci attendiamo un solido
aumento, anche se negli ultimi tempi i consumatori si sono
mostrati piuttosto prudenti. A prescindere dalle vendite al
dettaglio, i dati USA della prossima settimana non forniranno
sostanzialmente alcuna nuova informazione sull'attuale
sviluppo dell'economia.
Il calendario dei dati cinesi per la settimana prossima è invece
ben pieno. E gli indicatori congiunturali di maggio dovrebbero
consentire delle conclusioni sull'andamento del PIL
nel T2. Attualmente non è praticamente possibile affermare
se la dinamica congiunturale nel T2 si è nuovamente ripresa
dopo l'indebolimento nel T1. Gli indici dei responsabili degli
acquisti hanno registrato un andamento laterale e non permettono
di trarre conclusioni. Tuttavia si percepiscono timidi
segnali del fatto che le misure di allentamento fiscale e politico-monetarie
degli ultimi mesi lentamente influiscono anche
sui dati forti. Nelle più grandi città della Cina inoltre i
prezzi degli immobili non sono ulteriormente calati. Nel T2
intravediamo potenziale per impulsi di crescita anche nel
consumo privato. Secondo l'ufficio di statistica del governo,
la fiducia dei consumatori è chiaramente migliorata da inizio
anno. Negli ultimi mesi il mercato azionario cinese ha registrato
una performance fulminante. Inoltre anche la minore
pressione sui prezzi dovrebbe aver contribuito a rasserenare
l'umore.
Nel T2 ci attendiamo una migliore dinamica del PIL anche
per la Svizzera. Attualmente i responsabili degli acquisti svizzeri
si mostrano nuovamente più ottimisti, dopo il crollo di
inizio anno. I componenti dell'indice, ordini e produzione si
attestano nuovamente al livello di espansione, con un chiaro
aumento negli ultimi tempi soprattutto per la produzione.
Sulla scia dell'attuale movimento rialzista dei tassi europei si
è ripresa anche la coppia EUR / CHF. Ciononostante il franco
resta sopravvalutato, il che risulta anche nei dati congiunturali.
La settimana prossima l'inflazione dovrebbe rimanere
chiaramente in territorio negativo.
 
....che tempo...... buon w...........

§ La Fed ancora non aumenterà i tassi la prossima settimana
§ L'economia statunitense di nuovo in ripresa

Per l'imminente riunione di giugno della Banca nazionale USA
non prevediamo alcuna sorpresa. In occasione della conferenza
stampa la Presidente dalla Fed Janet Yellen dovrebbe
sottolineare l'adeguatezza di un aumento dei tassi quest'anno,
a condizione che l'andamento congiunturale soddisfi
le aspettative di crescita. Secondo i Fed Funds Futures il mercato
si attende tuttavia un aumento dei tassi già in autunno,
motivo per cui questa affermazione non dovrebbe più essere
fonte di nervosismo.
Un aumento dei tassi la settimana prossima o a luglio si può
escludere con sufficiente certezza. Nel frattempo l'economia
USA è di certo nuovamente in ripresa. Sul mercato del lavoro,
analogamente al 2014, si creano notevoli quantità di posti di
lavoro. Inoltre, per la prima volta da mesi, i fatturati del commercio
al dettaglio hanno soddisfatto le aspettative, segno
che il consumo è nuovamente in crescita. Per la Fed è tuttavia
ancora troppo presto per poter concludere in modo definitivo
che la dinamica congiunturale è giunta a un punto di svolta.
Nemmeno i dati che saranno pubblicati poco prima della riunione
della Fed dovrebbero cambiare questa situazione: nella
produzione industriale si registra solo un lieve incremento,
dopo mesi di cali. Contrariamente all'industria manifatturiera,
dall'attività di trivellazione sul mercato del greggio non giungono
ancora impulsi positivi. Anche per gli avvii dei lavori di
costruzione e per le licenze edilizie, dopo l'inaspettatamente
forte aumento a massimi post-crisi, non è previsto alcun ulteriore
balzo verso l'alto. A maggio la fiducia delle imprese edili
è leggermente peggiorata e anche le domande di ipoteca
erano in calo.
Intravediamo tuttavia ancora buone opportunità per un aumento
dei tassi a settembre: gli indicatori anticipatori si trovano
chiaramente in territorio positivo e in particolare il settore
dei servizi invia costantemente segnali positivi. Inoltre,
l'inflazione di base misurata sull'indice dei prezzi al consumo
da inizio anno risulta sorprendentemente robusta, situazione
che dovrebbe confermarsi anche alla fine della settimana
prossima. Se la dinamica resta invariata, a fine anno dovrebbe
risultare un'inflazione di base del 2.5%. Non ci aspettiamo
tuttavia un valore così elevato, in quanto i bassi prezzi all'importazione,
con un certo ritardo di tempo, dovrebbero esercitare
un effetto frenante. Il tasso annuo attuale, vicino al 2%,
mostra tuttavia chiaramente che è già presente una certa
pressione sui prezzi.
Per scongiurare il rischio di non tenere il passo con l'inflazione,
la Fed dovrebbe pertanto lasciarsi aperta l'opzione di un aumento
dei tassi a settembre. Nel contempo Janet Yellen dovrebbe
tranquillizzare i mercati e ribadire che i tassi di riferimento
verranno aumentati solo gradualmente.
Fatta eccezione per l'inflazione USA, la settimana prossima
non vi saranno praticamente indicatori congiunturali che potenzialmente
possano aumentare la volatilità del mercato.
Nell'Eurozona il calendario dei dati è decisamente scarno. E in
Cina la dinamica dei prezzi degli immobili non dovrebbe peggiorare
di nuovo notevolmente, per lo meno a breve termine.
I recenti dati economici per lo più sono stati leggermente migliori
e pertanto nei limiti delle aspettative, il che indica che le
misure di allentamento della politica fiscale e monetaria cominciano
lentamente ad avere effetto. Le opportunità per una
crescita del PIL leggermente più forte nel T2 sono pertanto
intatte

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