Tariffe Auto al 25%: La Mossa di Trump Che Potrebbe Cambiare Tutto

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Cosa ne pensate della decisione di Trump di alzare le tariffe al 25% su tutte le auto importate negli Stati Uniti?

La notizia è ufficiale: a partire dalla prossima settimana, chiunque esporti veicoli verso gli USA dovrà fare i conti con questo pesante aumento, che rappresenta un salto enorme rispetto all’attuale 2,5%. Una mossa che potrebbe avere effetti a catena sull’intera economia globale.

Chi colpisce davvero questa misura?

Non si tratta solo di un attacco ai costruttori stranieri come Volkswagen o Hyundai-Kia, che sono tra i gruppi più esposti, ma anche le case automobilistiche americane rischiano di subire contraccolpi. Molti modelli venduti negli Stati Uniti vengono infatti prodotti all’estero o assemblati con componenti importate. Prendiamo ad esempio Toyota, che ha stabilimenti negli USA ma dipende da pezzi prodotti altrove: anche questi rientrano nel nuovo dazio.

Quindi la vera domanda è: questa tariffa protegge davvero il lavoro americano? Oppure rischia di colpire anche aziende e lavoratori locali?

E per i consumatori?

Qui la questione si fa ancora più delicata. Secondo diverse analisi, l’impatto sui prezzi finali delle auto potrebbe essere pesante: si parla di migliaia di dollari in più per veicolo. In un periodo in cui la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è già sotto pressione, questa misura potrebbe frenare ulteriormente la domanda.

Siete disposti a pagare di più per un’auto solo per sostenere il “made in USA”?

Le reazioni internazionali: rischio guerra commerciale?

Diversi Paesi stanno prendendo posizione. Il Canada ha definito questa misura un vero e proprio attacco. L’Unione Europea, il Giappone, la Corea del Sud stanno valutando contromisure. Solo UK e Messico per ora sembrano voler evitare ritorsioni dirette, ma è chiaro che la tensione sta salendo.

Pensate che si arriverà a una nuova guerra commerciale come quella sui dazi dell'acciaio e dell’alluminio?

E non è solo questione di auto…

Secondo Bloomberg, altri settori potrebbero presto finire nel mirino: semiconduttori, farmaceutica, legname. Insomma, il rischio è che questa mossa apra la strada a una spirale di dazi e ritorsioni in vari comparti strategici.

Effetti sul mercato azionario

Uno degli aspetti più interessanti – e potenzialmente preoccupanti – della decisione di Trump riguarda l'impatto sui mercati finanziari, in particolare sull'azionario. Le borse, si sa, non reagiscono bene all'incertezza, e l'annuncio di nuove tariffe auto al 25% ha già cominciato a generare movimenti significativi.

Le prime a risentirne sono state le azioni delle case automobilistiche estere con forte esposizione al mercato americano, come Volkswagen, BMW, Toyota e Hyundai. Ma non è finita lì. Anche alcuni titoli USA legati all’automotive – da GM a Ford – hanno registrato flessioni, proprio perché molti di questi gruppi fanno affidamento su supply chain internazionali che verranno colpite dai dazi.


Un altro fronte da monitorare è quello dei componentisti e fornitori di tecnologie. Aziende che producono chip per auto, sistemi di infotainment, sensori o impianti frenanti – spesso con impianti in Asia o Europa – potrebbero subire una contrazione della domanda o un aumento dei costi di produzione.

Da non sottovalutare anche l’impatto sulle azioni consumer: se il prezzo delle auto aumenta e la fiducia dei consumatori cala, il rischio è un rallentamento nella spesa, con ricadute su tutto il settore dei beni durevoli.

E voi? Avete già visto reazioni particolari su titoli in portafoglio o settori da tenere d’occhio?

Qualche spunto di riflessione:
  • ETF come XLY o VCR (consumer discretionary) potrebbero iniziare a soffrire?
  • I titoli growth legati alla mobilità elettrica come Tesla o NIO, che già viaggiano su valutazioni elevate, sono a rischio volatilità?
  • Potrebbero esserci opportunità di acquisto su titoli penalizzati eccessivamente a breve termine?
Chi segue il settore auto o fa trading nel breve potrebbe voler restare liquido o sfruttare eventuali ipervenduti. Ma attenzione: se le tensioni commerciali dovessero allargarsi ad altri settori, potremmo essere solo all’inizio di una correzione più ampia.

Cosa ne pensate? Avete strategie in atto per gestire questo tipo di rischio geopolitico?

Condividete le vostre opinioni, dati, analisi o fonti. Sarebbe utile confrontarci per capire chi davvero ci guadagna (e chi no) da tutto questo
 
Il danno grosso al settore automobilistico l'aveva già fatto l'Europa con l'imposizione dell'auto elettrica a partire dal 2035. Poi chiaramente si aggiunge Trump con i suoi dazi e quindi piove sul bagnato.
 
Premesso che è un argomento troppo complesso per affrontarlo in un post e in un forum un come questo

In generale i dazi colpiscono innanzitutto il paese che li impone, storicamente non hanno mai portato benefici. Personalmente sono poco interessato agli impatti domestici (US) posso solo sperare che EU reagisca :

1) ritornando ai suoi principi di collaborazione e cooperazione che l’hanno fondata, recuperando relazioni commerciali con la Russia e rinforzando i rapporti con la Cina (ripartendo dalla via della seta per esempio)

2) allontandi una generazione di leadership maldestra che a forza di parlare di guerra ci porteremmo davvero la , dietro la ridicola minaccia sventolata di una imminente invasione russa

3) la vera minaccia per EU oltre che originata dalla sua leadership attuale, secondo me , è la sua implosione demografica soprattutto se valutato rispetto a quanto previsto accadere in Africa, continente le cui stime di crescita demografica sono esattamente opposta. Dovremmo focalizzarci per investire in Africa , contribuire allo sviluppo sostenibile della stessa perché quella di potrebbe diventare una minaccia fisica neil prossimo futuro

la Cina lo sta già facendo, invece di demonizzarla farlo insieme. Emanciparsi dalla logica che dobbiamo essere la costola di USA, senza contribuire all escalation ma dichiarando che siamo pronti ad andare da soli

Con questa premessa i dazi americani spero siano una spinta a guardare al resto del mercato , la Cina ha già vinto la sfida su molte tecnologie , EV batterie infrastrutture nucleare intelligenza artificiale, collaborare e facilitare investimenti piuttosto che demonizzare consentirà di recuperare competitività
Se ci isoliamo anche noi con i dazi dal mio punto di vista accelereremo l’arretramento tecnologico del nostro caro vecchio continente
 

Più che l’inizio della liberazione dell’America è l’inizio della recessione ufficiale, quella che in realtà è iniziata da tempo e tutti vi tengono nascosta.

Questa guerra commerciale sarà un massacro per l’economia mondiale, un massacro per l’inflazione e un trionfo per la deflazione.

La von der Leyen si rammarica profondamente, ma tiene un profilo basso al momento, in fondo lei è tedesca e gli unici che hanno da perdere da questa decisione sono i tedeschi soprattutto.

Diversa la reazione di Canada, Giappone e Brasile, che promettono guerra ad oltranza.

Solo un pirla sarebbe entusiasta di un simile casino, solo un pirla può credere che qualcuno sia disposto a spendere il 25 % in più per un’auto che già prima era estremamente cara.

Lo stesso pirla che ha paura dell’inflazione, quando l’economia mondiale sarà travolta dalla deflazione, dalla recessione globale.

E’ la deflazione da debiti bellezza, il mondo intero la sta sperimentando, la deflazione da bolla finanziaria e la Cina è il principale esportatore oggi.
 
Cosa ne pensate della decisione di Trump di alzare le tariffe al 25% su tutte le auto importate negli Stati Uniti?

La notizia è ufficiale: a partire dalla prossima settimana, chiunque esporti veicoli verso gli USA dovrà fare i conti con questo pesante aumento, che rappresenta un salto enorme rispetto all’attuale 2,5%. Una mossa che potrebbe avere effetti a catena sull’intera economia globale.

Chi colpisce davvero questa misura?

Non si tratta solo di un attacco ai costruttori stranieri come Volkswagen o Hyundai-Kia, che sono tra i gruppi più esposti, ma anche le case automobilistiche americane rischiano di subire contraccolpi. Molti modelli venduti negli Stati Uniti vengono infatti prodotti all’estero o assemblati con componenti importate. Prendiamo ad esempio Toyota, che ha stabilimenti negli USA ma dipende da pezzi prodotti altrove: anche questi rientrano nel nuovo dazio.

Quindi la vera domanda è: questa tariffa protegge davvero il lavoro americano? Oppure rischia di colpire anche aziende e lavoratori locali?

E per i consumatori?

Qui la questione si fa ancora più delicata. Secondo diverse analisi, l’impatto sui prezzi finali delle auto potrebbe essere pesante: si parla di migliaia di dollari in più per veicolo. In un periodo in cui la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è già sotto pressione, questa misura potrebbe frenare ulteriormente la domanda.

Siete disposti a pagare di più per un’auto solo per sostenere il “made in USA”?

Le reazioni internazionali: rischio guerra commerciale?

Diversi Paesi stanno prendendo posizione. Il Canada ha definito questa misura un vero e proprio attacco. L’Unione Europea, il Giappone, la Corea del Sud stanno valutando contromisure. Solo UK e Messico per ora sembrano voler evitare ritorsioni dirette, ma è chiaro che la tensione sta salendo.

Pensate che si arriverà a una nuova guerra commerciale come quella sui dazi dell'acciaio e dell’alluminio?

E non è solo questione di auto…

Secondo Bloomberg, altri settori potrebbero presto finire nel mirino: semiconduttori, farmaceutica, legname. Insomma, il rischio è che questa mossa apra la strada a una spirale di dazi e ritorsioni in vari comparti strategici.

Effetti sul mercato azionario

Uno degli aspetti più interessanti – e potenzialmente preoccupanti – della decisione di Trump riguarda l'impatto sui mercati finanziari, in particolare sull'azionario. Le borse, si sa, non reagiscono bene all'incertezza, e l'annuncio di nuove tariffe auto al 25% ha già cominciato a generare movimenti significativi.

Le prime a risentirne sono state le azioni delle case automobilistiche estere con forte esposizione al mercato americano, come Volkswagen, BMW, Toyota e Hyundai. Ma non è finita lì. Anche alcuni titoli USA legati all’automotive – da GM a Ford – hanno registrato flessioni, proprio perché molti di questi gruppi fanno affidamento su supply chain internazionali che verranno colpite dai dazi.


Un altro fronte da monitorare è quello dei componentisti e fornitori di tecnologie. Aziende che producono chip per auto, sistemi di infotainment, sensori o impianti frenanti – spesso con impianti in Asia o Europa – potrebbero subire una contrazione della domanda o un aumento dei costi di produzione.

Da non sottovalutare anche l’impatto sulle azioni consumer: se il prezzo delle auto aumenta e la fiducia dei consumatori cala, il rischio è un rallentamento nella spesa, con ricadute su tutto il settore dei beni durevoli.

E voi? Avete già visto reazioni particolari su titoli in portafoglio o settori da tenere d’occhio?

Qualche spunto di riflessione:
  • ETF come XLY o VCR (consumer discretionary) potrebbero iniziare a soffrire?
  • I titoli growth legati alla mobilità elettrica come Tesla o NIO, che già viaggiano su valutazioni elevate, sono a rischio volatilità?
  • Potrebbero esserci opportunità di acquisto su titoli penalizzati eccessivamente a breve termine?
Chi segue il settore auto o fa trading nel breve potrebbe voler restare liquido o sfruttare eventuali ipervenduti. Ma attenzione: se le tensioni commerciali dovessero allargarsi ad altri settori, potremmo essere solo all’inizio di una correzione più ampia.

Cosa ne pensate? Avete strategie in atto per gestire questo tipo di rischio geopolitico?

Condividete le vostre opinioni, dati, analisi o fonti. Sarebbe utile confrontarci per capire chi davvero ci guadagna (e chi no) da tutto questo
Tanto domani li toglie
 
Premesso che è un argomento troppo complesso per affrontarlo in un post e in un forum un come questo

In generale i dazi colpiscono innanzitutto il paese che li impone, storicamente non hanno mai portato benefici. Personalmente sono poco interessato agli impatti domestici (US) posso solo sperare che EU reagisca :

1) ritornando ai suoi principi di collaborazione e cooperazione che l’hanno fondata, recuperando relazioni commerciali con la Russia e rinforzando i rapporti con la Cina (ripartendo dalla via della seta per esempio)

2) allontandi una generazione di leadership maldestra che a forza di parlare di guerra ci porteremmo davvero la , dietro la ridicola minaccia sventolata di una imminente invasione russa

3) la vera minaccia per EU oltre che originata dalla sua leadership attuale, secondo me , è la sua implosione demografica soprattutto se valutato rispetto a quanto previsto accadere in Africa, continente le cui stime di crescita demografica sono esattamente opposta. Dovremmo focalizzarci per investire in Africa , contribuire allo sviluppo sostenibile della stessa perché quella di potrebbe diventare una minaccia fisica neil prossimo futuro

la Cina lo sta già facendo, invece di demonizzarla farlo insieme. Emanciparsi dalla logica che dobbiamo essere la costola di USA, senza contribuire all escalation ma dichiarando che siamo pronti ad andare da soli

Con questa premessa i dazi americani spero siano una spinta a guardare al resto del mercato , la Cina ha già vinto la sfida su molte tecnologie , EV batterie infrastrutture nucleare intelligenza artificiale, collaborare e facilitare investimenti piuttosto che demonizzare consentirà di recuperare competitività
Se ci isoliamo anche noi con i dazi dal mio punto di vista accelereremo l’arretramento tecnologico del nostro caro vecchio continente
Sì, è vero: il tema dei dazi è estremamente complesso, e un forum come questo può solo grattare la superficie. Tuttavia, proprio perché riguarda temi strategici — economia, geopolitica, rapporti transatlantici — vale la pena discuterne anche in contesti informali, stimolando riflessione critica.

Hai perfettamente ragione nel dire che i dazi spesso finiscono per colpire il paese che li applica. Storicamente è stato così: basti pensare agli effetti nefasti delle politiche protezionistiche durante la Grande Depressione. I dazi creano distorsioni nei prezzi, aumentano i costi per imprese e consumatori e possono rallentare l’innovazione.

Detto ciò, bisogna anche riconoscere che i dazi oggi vengono usati non solo come leva economica, ma come strumento di pressione geopolitica, spesso con finalità che vanno ben oltre il semplice "riequilibrio commerciale"
 

Più che l’inizio della liberazione dell’America è l’inizio della recessione ufficiale, quella che in realtà è iniziata da tempo e tutti vi tengono nascosta.

Questa guerra commerciale sarà un massacro per l’economia mondiale, un massacro per l’inflazione e un trionfo per la deflazione.

La von der Leyen si rammarica profondamente, ma tiene un profilo basso al momento, in fondo lei è tedesca e gli unici che hanno da perdere da questa decisione sono i tedeschi soprattutto.

Diversa la reazione di Canada, Giappone e Brasile, che promettono guerra ad oltranza.

Solo un pirla sarebbe entusiasta di un simile casino, solo un pirla può credere che qualcuno sia disposto a spendere il 25 % in più per un’auto che già prima era estremamente cara.

Lo stesso pirla che ha paura dell’inflazione, quando l’economia mondiale sarà travolta dalla deflazione, dalla recessione globale.

E’ la deflazione da debiti bellezza, il mondo intero la sta sperimentando, la deflazione da bolla finanziaria e la Cina è il principale esportatore oggi.
Hai toccato punti molto forti, e in parte condivisibili.

Sì, questa guerra commerciale rischia di essere un boomerang per l’economia globale. I dazi possono creare inflazione sui beni importati, ma il vero pericolo — come giustamente dici — è la deflazione da debito: meno domanda, margini compressi, crescita al palo. Un mix che può degenerare in recessione globale, già silenziosamente in atto secondo molti indicatori.

Sul fronte europeo, è evidente l’imbarazzo: la Germania ha molto da perdere, ma tutta l’UE mostra ancora mancanza di visione autonoma. Continuare a seguire gli USA, senza una propria strategia industriale, ci espone al rischio di isolamento tecnologico e arretramento competitivo.

Infine, la Cina: da demonizzare o da comprendere? Oggi esporta sì deflazione, ma anche leadership tecnologica. Ignorarla significa restare indietro.

Il punto è proprio questo: vogliamo restare osservatori passivi o costruire un’alternativa credibile?
 

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