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12 maggio 2016
AVVENTURE IN ELICOTTERO
La testimonianza di un pilota
Alla base c’è una certa eccitazione. Era da qualche tempo che vedevamo
degli strani personaggi aggirarsi tra gli hangar e gli uffici. Decisamente dei
civili e sempre con gli occhiali scuri. Cercavano forse di farsi passare per
gente dei servizi o della sicurezza ma a noi era chiaro che non lo erano.
Gessati troppo eleganti, niente auricolare e soprattutto quell’aria da pesci
fuor d’acqua.
Finalmente ci hanno radunati e ce li hanno presentati. Prima però ci
hanno fatto firmare una montagna di carte con cui ci siamo impegnati al
silenzio assoluto. Questi signori, ci hanno detto, sono funzionari di
importantissime istituzioni finanziarie internazionali. Vi prepareranno a una
missione speciale. Voi siete i migliori dei vostri corsi di volo, avete tutti anni
di esperienza e siete addestrati ai teatri di guerra, alle operazioni di soccorso e
di ordine pubblico e al trasporto dei civili. Ma qui si tratta di qualcosa di
assolutamente nuovo. Attenzione, però. La missione non è ancora certa, e in
ogni caso non conosciamo ancora i tempi e i modi. Soprattutto non è chiaro
se si tratterà di un una tantum o se
diventerà per voi un’attività regolare,
quasi di routine. Voi dovete essere
comunque pronti ed è per questo che
vi verrà data una preparazione teorica
e motivazionale. Verrete inquadrati in
un corpo scelto e guadagnerete bene.
Un giorno sarete anche molto popolari
e benvoluti, ma sappiate fin da ora
che l’addestramento sarà intenso e
severo.
Ed è così che è iniziato il corso più strano e affascinante che ci sia mai
capitato di seguire. Hanno iniziato in modo leggero e subliminale, con il
filmato di D’Annunzio che nell’agosto 1918 getta volantini irredentisti su
Vienna dal suo aeroplanino e con la scena del Batman del 1989 in cui Jack
Nicholson getta dollari come fossero coriandoli da un carro da parata lungo
le strade di Gotham City. È qui che quelli degli elitaxi, che si sono messi in
proprio, hanno fatto soldi e leggono la stampa economica, hanno fatto la
faccia di chi aveva già capito tutto.
Settimanale di strategia
Creazione di base monetaria a titolo definitivo.
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AVVENTURE IN ELICOTTERO
La prima lezione ce l’ha tenuta uno
storico. Vi parlerò, ha esordito, del
rapporto tra sovrano e moneta nella
storia. Fino alla fine del XVII secolo il
sovrano ha deciso da solo quanta
moneta emettere. Certo, c’era il vincolo
del valore intrinseco delle monete, il
loro contenuto di oro o argento, ma il
sovrano poteva imbrogliare le carte e
imporre ai sudditi di accettare monete
il cui contenuto d’oro era stato diluito.
I paesi che avevano rifiutato di ricorrere a questo stratagemma, come
l’Inghilterra, trovarono a un certo punto comodo appoggiarsi su una banca,
in questo caso la Bank of England, per farsi periodicamente rifinanziare i
debiti di guerra, offrendo al pubblico titoli irredimibili con un buon tasso in
cambio dei vecchi titoli redimibili. Per qualche tempo la banca centrale
conservò una certa autonomia, ma già con la Rivoluzione Francese e le
guerre che ne seguirono i sovrani si presero il pieno controllo dei loro istituti
di emissione.
Fino al 1951 le banche centrali furono in pratica uffici distaccati dei
rispettivi ministeri del Tesoro. Furono sempre frequenti i casi in cui le banche
centrali finanziavano il disavanzo del Tesoro, risparmiando a questo il ricorso
al debito pubblico. Nel 1951, superati gli squilibri creati dalla guerra e
riportato il debito pubblico a proporzioni accettabili, il Tesoro americano e la
Federal Reserve firmarono un’intesa in base alla quale la Fed non avrebbe
mai più finanziato direttamente il Tesoro. Questa separazione, adottata per
responsabilizzare il sovrano e costringerlo ad affrontare il mercato senza la
comoda rete protettiva della banca centrale, fu poi adottata in tutti i paesi
industrializzati ed è oggi regola generale.
Bella cosa, direte voi, ma dal 1951
a oggi il debito pubblico non ha fatto
che crescere e si è riportato in molti
paesi sui livelli che in passato erano
stati tipici dei tempi di guerra. Dopo
la crisi del 2008 lo stock è salito di
altri 20-30 punti percentuali su Pil
(minori introiti fiscali e maggiori
spese per gli ammortizzatori) ed è
ancora gestibile solo perché i tassi da
pagare sono a zero o negativi. Ma che
succederebbe se ci fosse un’altra crisi,
anche più piccola di quella del 2008?
Lo avete già capito, si tornerà al mondo pre-1951. I dettagli ve li
spiegheranno gli altri docenti, ma intanto siano chiare due cose. La prima è
che non è storicamente vero che la monetizzazione del debito genera sempre
inflazione, così come non è vero che tutti quelli che oggi bevono un bicchiere
The Dark Knight. 2008. L'annullamento dei
titoli di stato comprati dalla banca centrale.
Batman 1989. The Joker distribuisce denaro
di nuova creazione.
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AVVENTURE IN ELICOTTERO
di vino ai pasti finiranno i loro giorni da alcolizzati. Tutti ricordano i guai
della Germania del 1923, quando 2300 tipografie lavoravano giorno e notte
per stampare marchi e tutti hanno in mente lo Zimbabwe degli ultimi due
decenni. Pochi però ricordano il
Giappone degli anni Trenta, che evitò
la deflazione e la crisi con svalutazione
e monetizzazione di nuova spesa
pubblica. E nessuno cita il Canada, che
dal 1935 al 1975 fece più volte ricorso
alla monetizzazione dei programmi di
investimenti pubblici senza incorrere
in inflazione aggiuntiva.
Spesso del resto non si distingue come si dovrebbe l’inflazione creata dalla
banca centrale e quella creata dalle banche ordinarie attraverso il
moltiplicatore del credito. A chi fa giustamente notare come il credito
bancario finisca spesso con il creare inflazione nell’immobiliare e in borsa si
potrebbe rispondere, come fa Adair Turner, che la futura monetizzazione del
debito pubblico potrebbe essere bilanciata da un inasprimento, questa volta
pienamente giustificato, delle ratio patrimoniali delle banche ordinarie.
La seconda cosa che è importante capire è che, mentre storicamente la
monetizzazione è stata imposta alle banche centrali dai sovrani, quella che si
sta discutendo in questo periodo è una monetizzazione decisa
autonomamente dalle banche centrali su considerazioni generali di politica
monetaria. È una bella differenza.
Il giorno successivo, dopo avere dormito sonni agitati, siamo stati travolti
dalla lezione di un funzionario di una banca centrale non meglio specificata.
Ci ha parlato del Quantitative easing e dei suoi limiti. Con il Qe, ci ha
raccontato, la banca centrale compra debito pubblico ma non lo estingue. Il
Qe è presentato come un’operazione temporanea. I titoli comprati verranno
un giorno venduti. Che sia vero o che sia una finzione (chi parla più di exit
strategy?), al pubblico restano comunque bene impressi i dati allarmanti
sullo stock di debito pubblico. Il 270 di debito Pil fa paura ai giapponesi e il
133 non rassicura certo gli italiani.
Scatta allora, in giapponesi, italiani e
molti altri, la cosiddetta equivalenza
ricardiana, ovvero la consapevolezza che
questo debito un giorno andrà pagato
(verosimilmente con nuove tasse) per cui,
invece di gioire e spendere per i tagli di
tasse di oggi, sarà il caso di risparmiare
quello che ci viene dato oggi perché ci
verrà tolto domani.
Sia chiaro, Ricardo era un uomo sobrio e
razionale che viveva in mezzo a uomini
The Dark Knight. The Joker esamina le
nuove passività della banca centrale.
Batman 1989. Joker dollar.
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AVVENTURE IN ELICOTTERO
sobri in un’epoca sobria. Oggi, se vi arrivasse a casa un assegno di 10mila
dollari dal governo, molti di voi correrebbero a spenderlo o a giocarlo ai dadi
senza pensare al corrispondente aumento del debito pubblico (brusio di
consenso in sala). Nel sobrio Giappone e tra i ricchi di tutto il mondo
l’equivalenza ricardiana funziona però benissimo anche al giorno d’oggi ed è
per questo che il Qe fatica a fare crescere la propensione al consumo.
Pensate invece che cosa succederebbe se il 270 giapponese di debito Pil, in
mano per metà a alla banca centrale e ad altri enti pubblici, venisse da
domani abbassato al 135 grazie alla cancellazione dei crediti della Banca del
Giappone. Tutti si sentirebbero un grosso peso in meno e sarebbero più
pronti a spendere. Ci sarebbe anche lo spazio per aumentare di nuovo la
spesa pubblica di 5 o 10 punti percentuali senza creare particolari problemi.
Certo, qualcuno farebbe notare che la banca centrale si troverebbe a quel
punto con un grosso buco, ovvero con un patrimonio negativo, e che questo
equivarrebbe più o meno alla fine del mondo. Passerebbe però un giorno, ne
passerebbero due e si vedrebbe che la vita continua come prima (meglio di
prima) anche con una banca centrale in default tecnico. Tutti
continuerebbero ad accettare volentieri le banconote emesse dalla Banca del
Giappone, che potrebbe comunque sistemarsi i suoi conti creandosi nuovi
yen e depositandoseli sull’attivo.
Ma come, si dirà, ci deve pur essere il trucco da qualche parte, non
esistono i pasti gratis. E invece no. Nelle dosi giuste 100 dollari di
monetizzazione funzionano molto meglio di 100 dollari di Qe. Il solo
problema, non piccolo, è che i governi, alleggeriti da una parte del debito,
non avrebbero incentivi per rendere più efficienti se stessi e il paese che
governano. Ma questa pigrizia la vediamo già oggi con il Qe, che ha di fatto
deresponsabilizzato le classi politiche.
E allora, se ci dobbiamo fare di
qualcosa, insomma, che sia almeno
divertente e non la tristezza infinita
dei tassi negativi.
Il terzo giorno ha parlato un esperto
di questioni legali. I politici, ci ha
detto, non si tagliano mai i ponti
dietro le spalle e il divorzio tra
governi e banche centrali non è mai
stato reso irreversibile e totale come
sembra. Per noi avvocati è un gioco da ragazzi trovare le possibili scappatoie
nella legislazione esistente. Il Regno Unito, del resto, ha utilizzato nel 2008,
una clausola che permette alla banca centrale di anticipare soldi al Tesoro
senza una scadenza precisa. Il Tesoro americano, che batte moneta (ma non
stampa banconote), potrebbe dal canto suo emettere una moneta da uno,
cinque o dieci trilioni e depositarla alla Fed o spenderla come vuole (se ne era
discusso già nel 2009).
A little help from my friends. A fine 2008 la
Bank of England passò al Tesoro alcune centinaia
di milioni di sterline.
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AVVENTURE IN ELICOTTERO
La Germania, nel suo furore antinflazionistico, ha imposto alla Bce il
divieto di finanziare governi, enti locali e imprese, ma si è dimenticata delle
persone fisiche. Ed è qui che entrate in gioco voi e i vostri elicotteri. La Bce
non violerebbe nessuna regola se decidesse di farvi lanciare banconote dai
vostri apparecchi su tutta l’eurozona. Oh certo, ci sarebbero milioni di ricorsi
alla Corte di Giustizia europea, ma voi sareste già tornati alle vostre basi a
missione compiuta. E in tempo per effettuarne una seconda, cui forse non
avete ancora pensato, quella di rovesciare nell’Etna o nel Vesuvio (non è
colpa di nessuno se gli unici vulcani attivi dell’eurozona sono in Italia) i
titoli del debito pubblico acquistati in questi anni dalla Bce.
Troppo spettacolare? Vero, ma in queste cose esiste un costo di
opportunità. L’accredito sul conto corrente o un bonus fiscale sarebbero più
seri e per bene del denaro buttato dall’elicottero ma colpirebbero meno
l’immaginazione e sarebbe quindi necessaria, per raggiungere l’obiettivo,
una monetizzazione più grande. Se il Tesoro dei vari paesi europei emettesse
uno zero coupon perpetuo (che se ci pensate un attimo non vale
assolutamente niente) e lo desse alla banca centrale in cambio dei Btp e dei
Bund da questa detenuti l’effetto sarebbe lo stesso, contabilmente, del
vostro lancio di titoli nel cratere dei vulcani. Psicologicamente, però, sarebbe
diverso.
Le giornate successive del corso sono state
dedicate a questioni tecniche (quanto è possibile
avvicinarsi a un cratere in eruzione, come
gettare soldi in condizioni di particolare
ventosità) ma i signori coi gessati hanno
continuato a mescolarsi con noi in mensa e alle
machine del caffè. In quel clima più informale si
sono lasciati andare un po’ di più. Voi siete una
metafora, ci hanno confidato, e non andrete mai
in missione. Ma come metafora sarete preziosi,
perché potenzierete l’effetto di misure
dall’apparenza asettica.
Quanto ai tempi, ci hanno detto sottovoce,
sono più vicini di quello che si pensa. Se è
bastata la paura di gennaio e febbraio (senza
recessione, senza default, senza crolli veri di
borsa) per imprimere un’accelerazione così forte al dibattito sulla
monetizzazione, figuriamoci che cosa succederà in presenza di una recessione
vera, anche molto superficiale.
Il Giappone sarà il primo a esplorare questa strada, anche in assenza di
recessione. L’America dovrà aspettare comunque le elezioni, ma che sia
Trump o Clinton nessuno metterà ostacoli alla Fed se questa riterrà maturi i
tempi. L’America, in ogni caso, è il paese che meno ha bisogno di helicopter
money nell’orizzonte prevedibile. Prima della monetizzazione faremo infatti
in tempo a vedere il pieno impiego e altri rialzi dei tassi.
Whirlybirds (in Italia Avventure
in Elicottero). 111 episodi tra il
1957 e il 1960.
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AVVENTURE IN ELICOTTERO
L’Europa arriverà per ultima, come fa sempre. Prima griderà allo
scandalo, come ha fatto con la svalutazione americana post-2008 (salvo poi
svalutare l’euro nel 2014), con il Qe degli altri (salvo poi adottarlo anche lei)
e con i tassi a zero degli altri, giudicati sleali e poi adottati con entusiasmo.
Si comincerà con quantità modeste, per minimizzare l’impatto negativo
sulla parte lunga della curva del debito. L’effetto sulle borse sarà positivo.
Rovesciare una tendenza alla stagnazione o alla recessione farà infatti
premio sulla compressione dei multipli derivante da un aumento dei tassi.
Si riuscirà a evitare la dipendenza da una cosa così bella e divertente? Chi
vivrà vedrà.
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Alessandro Fugnoli
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