Tempo a Milano - Cap. 1 (4 lettori)

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Grifo104

Forumer storico
Il condono del debito greco: volere è potere

Il vertice euro che ha avuto luogo un paio di settimane fa a Bruxelles sembra aver posto fine almeno temporaneamente alla crisi del debito greco. Il temuto scenario di uscita della Grecia dall’UE è stato scongiurato (almeno per il momento) e il governo greco è riuscito a rimborsare i suoi pagamenti arretrati al FMI e alla BCE utilizzando il prestito ponte di 7,2 miliardi di euro da parte del Consiglio Europeo. Guardando al futuro, questo prestito di breve termine offre alla Grecia e ai suoi creditori una boccata d’ossigeno per stabilire un “Memorandum d’Intesa” relativo a un pacchetto di salvataggio più completo, che dovrebbe raggiungere circa 85 miliardi di euro nei prossimi tre anni. In termini di concessioni da parte del governo greco, il Primo Ministro Tsipras è stato costretto ad oltrepassare numerosi dei “limiti invalicabili” del suo Partito su tasse e tagli alla spesa, e queste misure di austerità continueranno probabilmente ad esercitare pressioni sull’economia greca per i mesi e gli anni a venire.
Mentre da una parte le lunghe trattative finora si sono concentrate principalmente sulle riforme che il governo ellenico deve attuare, trovo piuttosto interessante che siano stati messi a segno molti pochi progressi al fine di apportare un qualche tipo di sgravio del debito alla Grecia e al suo popolo. Di fatto, nonostante una sostanziosa riduzione nel 2012, il debito greco rispetto al PIL è di nuovo schizzato da meno del 130% nel 2009 a oltre il 180% attuale, e, stando al FMI, dovrebbe toccare un picco del 200% entro i prossimi due anni. Il fatto che le dinamiche di debito in Grecia continuino ad apparire estremamente preoccupanti è ancora più allarmante, in quanto il continuo slittamento a livello fiscale e le deludenti cifre di crescita (la Commissione Europea ha recentemente ridotto le sue previsioni di crescita per la Grecia per il 2015 da 2,5% a 0,5%) indicano che la situazione continuerà a peggiorare prima di migliorare.
Più recentemente, la chiusura forzata delle banche e l’imposizione di controlli patrimoniali non ha fatto che esacerbare le sofferenze del Paese, in quanto un’iniezione di capitale più ampia del previsto nel settore bancario greco sarà ora necessaria per tenerlo a galla.
Per via di questi recenti sviluppi, il fatto che il debito del governo greco non sia sostenibile nella sua forma attuale appare ormai come un fatto largamente accettato. Ciò è stato non solo menzionato piuttosto esplicitamente dal FMI nell’aggiornamento alla sua “bozza preliminare dell’analisi di sostenibilità del debito” (pubblicata lo scorso 14 luglio), ma anche da molte persone coinvolte nella questione, come il Commissario per gli Affari Finanziari ed Economici dell’UE, Pierre Moscovici. La questione cruciale discussa attualmente è relativa a come verrà apportato lo sgravio sul debito greco, ovvero se avverrà tramite una riduzione anticipata (nota anche come “haircut” o “condono del debito”) come richiesto da Tsipras e dal governo greco, o tramite una ristrutturazione del debito (l’opzione auspicata dall’Eurogruppo guidato da Angela Merkel), che lascerebbe invariato il valore totale del debito ma implicherebbe l’estensione delle sue scadenze e ridurrebbe i costi di interesse.
Dall’inizio della crisi, Angela Merkel e i suoi partner dell’Eurozona hanno sempre affermato che un condono del debito fosse fuori questione per la Grecia, e per quest’intransigenza sono stati aspramente criticati dagli osservatori internazionali e dal popolo greco stesso. Ad essere onesti, è vero che l’idea di un condono del debito presenta alcuni inconvenienti:
• Contribuirebbe, ad esempio, ad alimentare voci populiste in altri Paesi debitori, in particolare in Spagna dove il partito Podemos vedrebbe rafforzata la sua posizione.
• Avrebbe anche un impatto negativo immediato sul settore bancario greco, che possiede ancora approssimativamente 26 miliardi di euro di titoli di Stato greci (anche se ciò rappresenta meno del 10% del debito greco totale) e sarebbe quindi costretto ad incorrere in ulteriori perdite.
• La Banca Centrale Europea, che ha acquistato oltre 20 miliardi di euro di obbligazioni greche nel 2010 attraverso il suo Programma di acquisto di titoli di Stato, sarebbe inoltre costretta a realizzare perdite, e le conseguenze legali di quest’eventualità sono ancora incerte.
• Per finire, una tale mossa, e questa è l’obiezione principale di Angela Merkel al condono del debito, sarebbe impossibile in quanto andrebbe contro l’articolo 125 del Trattato di Lisbona (ora noto come “la clausola di non salvataggio”), che afferma che l’Unione non sarà responsabile o non assumerà impegni di altre entità pubbliche.
Personalmente metterei in discussione questa argomentazione, in quanto giunge da quella stessa Angela Merkel che lo scorso 29 maggio avrebbe replicato alla richiesta di David Cameron di riforme al trattato UE affermando “volere è potere”. È interessante notare che la Merkel ha ripetuto la stessa frase a Tsipras il 12 giugno, quando i negoziati erano giunti ad una fase di stallo, quindi a quanto pare in questo momento la cancelliera apprezza quest’espressione. Ciò nonostante, sembra che il Trattato di Lisbona possa essere modificato per le riforme di David Cameron sull’immigrazione europea e sulle pensioni, ma non per le esigenze di sgravio del debito della Grecia.
Credo sia un peccato perché, nonostante gli inconvenienti, ci sono comunque un paio di punti fortemente a favore di un haircut:
1. Dato che il debito geco era già stato ristrutturato prima nel 2010 e poi nuovamente nel 2012, il tasso di interesse medio che il governo greco corrisponde attualmente sul proprio debito è già piuttosto basso (circa 2,4% stando alla Commissione Europea) solo lo 0,2% più elevato di quelli di Francia e Germania.
Inoltre, la scadenza media del debito è già piuttosto lunga, ad oltre 20 anni. Per tali motivi, non solo una ristrutturazione ridurrebbe il costo del debito solo marginalmente, ma estenderebbe anche per numerosi decenni la tutela finanziaria della Grecia e la necessità di misure di austerità. Per esempio, ridurre il tasso di interesse medio sul debito greco dal 2,4% all’1,4% e estendere la scadenza media del debito di 30 anni (come hanno suggerito alcune istituzioni), ridurrebbe solo il valore attuale netto del debito di circa il 30% (ipotizzando un tasso di attualizzazione forfettario del 2,4%). Sarebbe un passo nella giusta direzione, ma probabilmente non darebbe comunque alla Grecia grande sollievo.
E se i tassi di interesse fossero ridotti e le scadenze estese per la Grecia, quale sarebbe la reazione dei partiti populisti in Europa? Sicuramente la loro tesi a favore dello sgravio sul debito sarebbe comunque quasi altrettanto forte, sia che lo sgravio avvenisse tramite il condono che tramite una ristrutturazione?
2. Mentre entriamo nel settimo anno di recessione per la Grecia, si potrebbe anche sostenere che il Paese e il suo popolo abbiano raggiunto i limiti di sopportazione in termini di misure di austerità. Un haircut greco permetterebbe un aumento della spesa sul breve termine, fortemente necessario, per stimolare gli investimenti e ridurre la disoccupazione.
Si spera che la Germania e i suoi partner dell’Eurogruppo siano sensibili ai benefici potenziali del condono del debito, e che finora abbiano rifiutato quest’opzione perché credono che il momento non sia quello opportuno. Con le imminenti elezioni nazionali in Portogallo,Spagna e Irlanda,e con le elezioni federali tedesche previste per il 2017, decisamente ora non è il momento migliore di cristallizzare una perdita sui prestiti elargiti alla Grecia.
In questo senso, la strategia della Germania ha probabilmente senso, e si può solo sperare che fra qualche anno (se la Grecia avrà dimostrato un solido impegno rispetto alle riforme e se le pressioni politiche in Europa saranno diminuite), l’idea di un condono del debito possa tornare di attualità. A quel punto, forse sentiremo persino Angela Merkel usare di nuovo il suo proverbio preferito…perché volere è potere, vero signora Merkel?


Pierre Chartres, Investment Specialist Fixed Income in M&G Investments
 

Grifo104

Forumer storico
USA, spese per consumi +0,2% a giugno, come da attese

Il Dipartimento del Commercio ha annunciato oggi che le spese per consumi (Personal Spending) sono aumentate negli Stati Uniti a giugno dello 0,2%. Il dato è conforme alle stime degli economisti. Il dato di maggio è stato rivisto al ribasso, da +0,9% a +0,7%.
Il reddito personale (Personal Income) è aumentato a giugno dello 0,4%. Gli esperti avevano previsto un aumento dello 0,3%.
Il PCE core, uno degli indicatori più seguiti dalla Federal Reserve per monitorare l'inflazione, è aumentato dello 0,1%. Il consensus era di un aumento dello 0,2%. Su base annua il core PCE è salito dell'1,3%.
La banca centrale statunitense tollera, non ufficialmente, una crescita dell'inflazione da anno ad anno tra l'1% ed il 2%.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

Forumer storico
Fiat Chrysler, vendite USA +6%, miglior luglio dal 2005

Fiat Chrysler (NL0010877643) ha annunciato oggi di aver aumentato a luglio le sue vendite negli USA del 6% a 178.027 veicoli. Si è trattato per il costruttore italo-americano, del miglior luglio dal 2005. Gli analisti avevano previsto vendite di circa 176.000 veicoli.
Le vendite di automobili di FCA sono aumentate lo scorso mese sul mercato statunitense del 6% a 38.268 unità e quelle di camion del 6% a 139.759 unità.
Le vendite di Jeep sono cresciute del 23% a 73.216 unità. Si è trattato del miglior luglio nella storia del marchio dei fuoristrada. Per quanto riguarda gli altri marchi del gruppo FCA, le vendite di RAM sono aumentate dell'1% e quelle di Chrysler del 10%. Le vendite di Fiat sono scese del 15% e quelle di Dodge del 13%.
Reid Bigland, Responsabile commerciale per gli Stati Uniti, ha dichiarato: "La settimana scorsa FCA ha annunciato un utile netto in aumento del 69 per cento rispetto al secondo trimestre 2014 e oggi annunciamo le migliori vendite negli Stati Uniti dal 2005. Il contributo del marchio Jeep, in crescita del 23 per cento, ci ha permesso di raggiungere il sessantaquattresimo mese consecutivo di aumenti".
Durante i primi sette mesi dell'anno FCA ha venduto negli USA 1,27 milioni di veicoli, il 6% in più rispetto allo stesso periodo del 2014.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

Forumer storico
USA, inatteso calo dell'ISM manifatturiero a luglio

L'indice ISM manifatturiero è sceso a luglio, rispetto a giugno, da 53,5 a 52,7 punti. Gli economisti avevano previsto un aumento a 53,7 punti.
Ricordiamo che un dato superiore a 50 punti indica una crescita, mentre un dato inferiore segnala una contrazione del settore manifatturiero statunitense.
Il sottoindice relativo relativo all'occupazione è sceso da 55,5 a 52,7 punti e quello relativo alle scorte di magazzino da 53 a 49,5 punti.
Il sottoindice ai nuovi ordini è salito lo scorso mese da 56 a 56,5 punti e quello relativo alla produzione da 54 a 56 punti.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

Forumer storico
USA, spese per costruzioni +0,1% a giugno, sotto attese

Il Dipartimento del Commercio ha comunicato oggi che le spese per costruzioni (Construction Spending) sono aumentate negli USA a giugno dello 0,1%. Gli economisti avevano previsto un aumento dello 0,6%.Il dato di maggio è stato rivisto fortemente al rialzo, da +0,8% a +1,8%.
A giugno le spese per costruzioni di progetti privati sono calate dello 0,5%. Nel segmento residenziale le spese sono aumentate dello 0,4% mentre in quello non residenziale sono scese dell'1,3%.
Le spese per costruzioni di progetti pubblici sono salite a giugno dell'1,6%.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

Forumer storico
Auto Italia: Il mercato accelera, immatricolazioni +14,5% a luglio

Il mercato italiano dell'auto ha premuto sull'acceleratore a luglio. Le immatricolazioni di autovetture sono aumentate lo scorso mese, su base annua, del 14,5% a 131.489 unità. Nei primi sette mesi del 2015 la Motorizzazione ha immatricolato circa 1 milione di autovetture, con un incremento del 15,2% rispetto allo stesso periodo del 2014.
I trasferimenti di auto usate sono aumentati a luglio dell'11,6% a 406.614 unità. Nei primi sette mesi del 2015 il mercato dell'usato ha registrato 2.690.806 trasferimenti di proprietà (+8,7% sullo stesso periodo dello scorso anno).
Le immatricolazioni di Fiat Chrysler (NL0010877643) sono aumentate lo scorso mese del 19,3% a 37.248 veicoli. La quota di mercato del gruppo italo-americano è salita rispetto al luglio del 2014 dal 27,2% al 28,3%. Lo scorso giugno Fiat Chrysler aveva raggiunto una quota di mercato del 28,4%.


Redazione Borsainside
 

Grifo104

Forumer storico
Tesoro: Il fabbisogno peggiora leggermente a luglio

Le finanze pubbliche sono leggermente peggiorate a luglio. Lo scorso mese si è realizzato un fabbisogno del settore statale pari, in via provvisoria, a circa €2,2 miliardi, che si confronta con i €1,62 miliardi dello stesso mese dello scorso anno. Lo ha comunicato oggi il Tesoro.
Nei primi sette mesi dell’anno il fabbisogno si attesta a circa €23,9 miliardi, con un miglioramento di circa €19,2 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Al risultato del periodo hanno contribuito anche alcune operazioni di carattere straordinario, fra le quali, nello scorso anno, il pagamento ESM e l’accelerazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni e, per l’anno in corso, il riversamento in Tesoreria delle giacenze liquide delle Camere di Commercio. Al netto delle operazioni di carattere straordinario, il miglioramento del fabbisogno appare in linea con la riduzione dell’indebitamento netto tra il 2014 e il 2015 indicata nel DEF.
Il Tesoro spiega che il leggero peggioramento del fabbisogno nel mese di luglio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente è stato determinato da maggiori pagamenti delle amministrazioni, principalmente legati a rimborsi ai contribuenti. Gli incassi fiscali hanno invece registrato un aumento legato anche agli effetti dell’autoliquidazione. Gli interessi sul debito pubblico sono risultati in diminuzione rispetto a quelli pagati a luglio 2014.
Il miglioramento del fabbisogno dei primi sette mesi dell’anno è dovuto, oltre alle citate operazioni straordinarie, ai maggiori incassi, in particolare di natura fiscale e ai minori pagamenti delle amministrazioni centrali, inclusi i contributi netti all’Unione Europea.

Redazione Borsainside
 

Grifo104

Forumer storico
Petrolio: Quotazioni a picco, Brent sotto 50 dollari

Il prezzo del petrolio ha chiuso anche oggi in deciso ribasso. Il future sul WTI con scadenza settembre ha perso al NYMEX il 4,1% a $45,17 al barile. Si tratta del più basso livello dallo scorso 19 marzo.
Il future sul Brent con scadenza settembre ha chiuso all'ICE in calo del 5,2% a $49,52 al barile, ovvero ai minimi dal 29 gennaio.
A far precipitare le quotazioni del prezzo del petrolio sono stati diversi fattori. Innanzitutto i nuovi segnali di indebolimento dell'economia della Cina, il secondo maggiore consumatore al mondo di greggio. Markit ha comunicato oggi che il suo indice per il settore manifatturiero cinese è sceso a luglio ai minimi da due anni. Già sabato l'indice della CFLP (China Federation of Logistics and Purchasing) aveva segnalato un ulteriore rallentamento dell'attività manifatturiera cinese.
Gli investitori temono inoltre che l'offerta sul mercato petrolifero resterà elevata. Bijan Zanganeh, il ministro del Petrolio dell'Iran, ha dichiarato che il suo Paese potrà aumentare la produzione di 500.000 barili al giorno entro una settimana appena saranno rimosse le sanzioni internazionali.
A pesare è stata infine ancora la notizia del nuovo aumento del numero di impianti di trivellazione negli USA. Il dato, pubblicato venerdì scorso da Baker Hughes (US0572241075), ha ridotto le speranze del mercato che la produzione statunitense possa aver raggiunto un picco.



Redazione Borsainside
 

Smarmellatutto

Forumer attivo
Molto ma molto interessante quanto riportato ... non solo per quanto concerne la banca centrale svizzera ma anche per quanto riguarda la strategia di talune banche centrali di acquistare anche equity (mi risulta che la banca centrale norvegese lo fa da tempo ed il Fib e' sua riserva di caccia personale mentre la Boj ha iniziato ufficialmente da poco tempo ad acquistare azioni giapponesi anche se per il tramite formale di un fondo). Era ora che ti facevi sentire piu' spesso Smarmella. Hai molto di sensato da dire !!! :)
Troppo gentile, :bow:
comunque di mio non c'è nulla, mi limito ad unire i puntini..;);)
diciamo che la situazione svizzera da un'indea della strategia delle banche centrali, ognuna con i suoi particolarissimi guai tuttavia...
Potrei sbagliarmi, in tal caso vi prego di smentirmi ma... se per trasitività pensiamo :
1)alla Fed (non la voglio nemmeno guardare, mi manca il pelo sullo stomaco.)
2)alla BOJ che a marzo aveva 10TRILIONI, no dico TRILIONI in equity, cioè: 10 000 000 000 000 000 000: Bank Of Japan's 10 Trillion Equity Portfolio "Not Large" Says Bank Of Japan | Zero Hedge e dicono pure che non è ampio... :rolleyes:
3)alla BCE che ancora non compra equity, ma mi sembra di aver letto che si valutava l'acquisto a breve, nel frattempo hanno cominciato con i bond, e parliamo di botte da 60 miliardi al mese...
4)alla BOC vedi punto 1 più casini vari peggio degli amerikkiani

Queste premesse fanno si che non si possa ragionare in termini di libero mercato... ma come si fa?:rolleyes:
ma poi non dovevano essere indipendenti? me la chiami indipendente una banca centr. che ha il 15% del pil del proprio paese in blue chips?

E qui mi taccio se no sbrocco:ciao:
 
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gilles1

Forumer storico
DOW FINCHE' NON VI SEPARI

il bull market sembra non farcela più neanche col viagra...

e la dma200 sembrerebbe avere una mezza idea di incrociare al ribasso la dma200...
 

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Stato
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