Tempo a Milano - Cap. 1 (18 lettori)

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Smarmellatutto

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Buongiorno ragazzi,
Settimana positiva, per me, non per i crukki :D
Neccessito di un paio di giorni, i miei ritmi mi stanno logorando,
per fortuna la sicilia offre un sacco di simpatiche alternative per il fine settimana
Ci sarebbero da ripescare i post di Italicus che parlava del 17 agosto come data di setup, e quello mio e di Iulius dove c'era scritto l'andamento della settimana... Ma è necessario davvero farlo?
Vi lascio con l'aggiornamento del quadrato di gann sul dax, che è sempre interessante,e che, se non erro, come setup proponeva il 5 di Agosto...
In teoria c'è un incrocio martedì, in teoria area 9950 dovrebbe essere un buon supporto per ribalzare...
Boh vedremo
 

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iulius

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Quì c' è il grafico DSI del Mib corretto.
Note:
In alto ci sono i valori del livelli Fibo rappresentati nel grafico
dalle linee colorate orizzontali.

In fondo al grafico principale c' è un secondo contenente il relativo
oscillatore.

Con un piccolo sforzo iniziale si vedrà che è facile.
 

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Grifo104

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Cina: la crisi si allarga, perso 11% in 5 sedute e l'economia frena - FOCUS


(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 21 ago - Una nuova flessione complessiva dell'11% in cinque sedute e mercati nuovamente a ridosso di quota 3500 punti, che secondo gli analisti rappresenta per le autorita' di Pechino una linea da difendere a ogni costo. La crisi cinese e' ormai esplosa in tutta la sua forza e rischia di dominare la scena internazionale a lungo anche perche' i problemi non appaiono piu' circoscritti a livello finanziario ma anche all'economia reale, come dimostrato oggi dalla performance molto negativo del Pmi manifatturiero sceso in luglio a 47,1 punti, il livello piu' basso da 77 mesi. Il problema e' che l'impressionante arsenale di misure messo in campo dalle autorita' cinesi a inizio luglio per contrastare quello che era stato un primo grave crollo dei mercati che avevano visto bruciare 3000 miliardi di dollari nel giro di poche sedute, non sembra aver dato i frutti di lungo periodo sperati. Dopo aver visto crollare l'indice da 5100 a 3500 punti nel giro di un mese, le autorita' avevano infatti tagliato i tassi di interesse a nuovi minimi storici, annullato tutte le nuove ipo, impedito le vendite allo scoperto e autorizzato due agenzie statali a investire massicciamente in compagnie quotate in borsa. A distanza di un mese, e dopo che sono state spese somme enormi e molte aziende sono ormai finite sotto il controllo statale, Pechino si ritrova sugli stessi livelli di inizio luglio e con un calo drastico della fiducia da parte degli investitori internazionali nei suoi mezzi. Lo dimostra il ritmo con cui gli investitori stranieri stanno facendo rientrare dalla Cina i propri fondi e il trend rischia di peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi per due ragioni: la prima e' che la banca centrale cinese ha permesso una svalutazione dello yuan che riduce di fatto i profitti realizzati nella valuta locale dagli stranieri e la seconda e' che quando la Fed iniziera' ad alzare i tassi di interesse, il debito americano, nettamente piu' sicuro, tornera' ad essere maggiormente attraente. I problemi non si limitano a questo: la mossa della Cina sulla propria moneta rischia infatti di scatenare una guerra valutaria nella zona perche' tutti i paesi dell'area dipendono in larga parte dalle esportazioni. Il Vietnam ad esempio ha gia' consentito una lieve svalutazione del dong e nel corso dell'ultimo anno due divise come la rupia indonesiana e il ringgit malese hanno perso oltre il 15% del loro valore, per cui non appaiono improbabili nuovi interventi delle autorita' a fronte dell'offensiva cinese. Per le imprese occidentali, la crisi cinese comporta numerosi elementi di rischio: da una parte sono penalizzate le aziende, come quelle del lusso, che guardavano con sempre maggiore interesse al mercato locale. Dall'altra la crisi cinese si traduce in minore richiesta di commodities i cui prezzi sono in effetti in continuo calo. E per le aziende occidentali attive nella produzione e trasformazione delle materie prime, ma anche per quelle che producono macchinari, le conseguenze di lungo termine potrebbero essere molto pesanti.


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(RADIOCOR) 21-08-15
 
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