Cina: alla ricerca di Yin e Yang in un'economia pianificata - COMMENTO
di Michele Geraci * (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 28 set - Se la Cina fosse davvero un'economia di mercato - cosa che non e' - e non un economia pianificata - come, invece, rimane - allora bisognerebbe veramente preoccuparsi del futuro del modello di sviluppo di tale paese. Ai miei vecchi amici della City di Londra, che mi chiedono sempre quale sia il vero stato dell'economia in Cina, ormai da anni rispondo cosi': 'Se fosse un paese dove valessero le regole di mercato, sarebbe tutto una bolla'. E subito mi affretto ad aggiungere, 'ma, siccome, alle spalle di tutto c'e' un grande Mangiafuoco che tiene le redini di tutti i burattini, allora queste bolle in fieri potrebbero in realta' non esplodere mai, o potrebbero venire sgonfiate in modi e tempi appropriati, senza che creino grandi catastrofi'. Per tutti, basta ricordare, quando negli anni 90, il sistema bancario cinese versava in condizioni disastrose, roba da far impallidire la Grecia. Se tutto fosse stato in mano ai mercati, quasi sicuramente la Cina avrebbe attraversato una crisi bancaria sistemica di grandi proporzioni. Un analista finanziario, tra Londra e New York, seduto davanti al suo buon terminale avrebbe quasi sicuramente venduto allo scoperto tutti i titoli bancari - e non - quotati a Shanghai, probabilmente perdendo tutto (per fortuna loro, degli analisti, in quegli anni, il mercato azionario di Shanghai era nella sua infanzia e non c'era molta scelta su cosa shortare). Probabilmente perdendo tutto, si', perche', invece, il governo di allora, nella persona di Zhu Rongji, appronto' una grande manovra di ristrutturazione dei debiti detenuti dalle maggiori banche commerciali, scaricando la parte tossica di tali debiti in veicoli appositamente creati e, quindi, ripulendo i bilanci delle banche. Il risultato e' che oggi, ICBC e', fondamentalmente, la piu' grande banca al mondo (per capitalizzazione e/o per ammontare di assets, a seconda degli swings del mercato). E' da anni che vari 'bear' sull'economia annunciano un crollo economico, crash-landing e varie rivolte sociali. Tali analisi si basano su vari indicatori che, se fossero presenti nei mercati occidentali, potrebbero, si', scaturire in crisi: indicatori come, ad esempio, l'alto rapporto debito/Pil (circa 300% del debito nazionale complessivo di pubblico e privato), il basso valore dell'indice alla produzione, PMI, la continua politica monetaria espansionistica che tradisce una preoccupazione, da parte del governo. Sulla tenuta dell'economia; la grande percentuale del Pil derivante da investimenti e la, matematicamente conseguente, bassa percentuale del Pil derivante dai consumi e tanti altri indicatori, finendo con l'annuncio della leadership stessa del Nuovo Normale, quindi l'incoronazione ufficiale che da oggi non si crescera'' piu'' allo straordinario 10% trentennale, ma a qualcosa in meno, con l'obbiettivo, comunque, di raddoppiare sia il Pil che redditi pro-capite durante il decennio 2010-2020. Cio' implica una crescita media di circa il 7% annuo, che si traduce, per il rimanente quinquennio, in una crescita di circa 6.5% all'anno. Ci sono poi i vari aneddoti sulle tante citta'' fantasma, di interi quartieri e piccole citta'' completamente vuote, centri commerciali per la vendita di elettrodomestici vuoti; grattacieli di 70 piani con un solo piano occupato; autostrade deserte e tanto altro. Tutto vero, li ho visto con i miei occhi. Tutti questi sono aneddoti molto interessanti ed e' anche questo il valore aggiunto di noi analisti che viviamo sul campo; ma, attenzione, non bisogna cadere nella facile trappola di estrapolare tali esperienze, seppur utilissime, ed elevarle a statistiche nazionali. Tali aneddoti servono per iniziare un percorso analitico, triangolare dati, fare verifiche, stimolare la creativita', ma non possono mai sostituirsi alle statistiche ufficiali. Anche il cosiddetto indice Li-Keqiang che, invece del Pil, usa il consumo di energia come proxy per misurare la crescita economica, trova un po' il tempo che trova, dal momento che in una economia in transizione, dal manifatturiero ai servizi, e' possibile che l'efficienza energetica aumenti. Per quasi tutti questi aneddoti 'negativi' che indurrebbero ad una lettura un po' pessimistica sulla crescita economica, c'e' sempre una risposta opposta, positiva: lo Yin che si contrappone allo Yang, in Cina, qua dove niente e' bianco o nero, buono o cattivo, ma tutto ha sia un lato positivo ed uno negativo, una doppia lettura. I centri commerciali vuoti, quindi, possono, al contrario, venire interpretati come uno shift - di un certo modo di acquisto e di un certo strato della popolazione - verso gli acquisti on-line, da qui il grande successo di Alibaba e simili. Il vuoto del centro commerciale si trasforma, quindi, in speranza che la transizione verso un'economia avanzata stia avvenendo; i trasporti ed altre infrastrutture con bassissimo tasso di utilizzazione non sono altro che la posa di un primo mattone per la crescita futura; in altre parole 'costruiamo ora che i soldi ci sono, e ci pensiamo dopo a riempirli, tanto strade, grattacieli e case serviranno'. E poi, si', ci sono anche quegli investimenti che hanno solo creato sprechi, che non verranno mai usati, soldi persi, debito che aumenta inutilmente; sono quei progetti dove lo Yin e lo Yang vengono sostituiti da un chiarissimo nero. Ma anche questi sprechi e mal investimenti, possono considerati come 'effetti collaterali', costi di un modello di sviluppo che va troppo in fretta e lascia qualcosa, forse tanto, per strada. Diciamo, un male necessario che si deve subire. Infine nasce il dubbio, giustificato, che in fondo anche i dati ufficiali pubblicati dall'ufficio statistico nazionale (NBS) non siano corretti e che il Pil, ufficialmente in crescita del 7% nella prima meta' del 2015, in realta'' cresca di molto meno. Anche qui bisogna stare in guardia a non farsi prendere la mano da aneddoti, in un senso o nell'altro, che possono non risultare statisticamente significanti. Il Pil, di per se, e' un dato statistico, prono ad errori e correzioni. Per il momento, in assenza di avere una squadra di 100.000 persone che vadano in giro per la Cina a raccogliere dati, dobbiamo, nostro malgrado, prendere per buoni - o quasi - i dati ufficiali. La cosa che, invece, trova tutti d'accordo e' che la crescita del Pil sta rallentando, cosi'' come dalle attese e proclami fatti dal governo stesso in passato. Nessun dramma. Perche' anche una crescita piu' lenta puo' portare delle grosse opportunita' d'affari. Sappiamo che, fino ad ora, la fetta piu'' grossa della crescita economica e' andata alle imprese, con il reddito dei cittadini che e', si' cresciuto in termini Kreali, ma non cosi'' tanto quanto il Pil. E cio'' ha portato ad oggi ad una situazione dove l'incidenza dei salari sul Pil e' bassa e, di conseguenza, anche i consumi sono bassi. Ma qui' c'e' una possibile nota positiva. Proprio perche' salari e consumi sono soltanto una piccola parte del Pil, il margine di crescita di tali consumi e' maggiore di quanto potrebbe essere altrimenti. Ed anche a fronte di un'ipotetica crescita del Pil molto bassa, supponiamo perfino uno 0% - che, agli occhi di un analista tradizionale, sembrerebbe uno scenario negativo - sarebbe sempre possibile che il reddito dei cittadini continui a crescere lo stesso. In altre parole, in futuro, il reddito dei cittadini puo', anzi deve, crescere piu'' velocemente del Pil, cosi'' come e' cresciuto meno velocemente negli ultimi 30 anni. Ed e' questa la sfida del 'ri-bilanciamento' che la Cina sta tentando; sfida che, a seconda di come finisca, avra' dei vincitori e dei vinti. Ed e' qui che lo Yin e lo Yang rientrano i gioco: una crescita del Pil alta non e' necessariamente bene?ed una crescita bassa non e' necessariamente un male. Ci saranno dei settori che andranno in difficolta'' ed altri che ne beneficeranno; ci potra', forse, essere un effetto negativo sui profitti aziendali, ma un aumento dei consumi; forse, si vendera'' meno acciaio e cemento, ma piu'' beni di consumo. E'' bene quindi stare bene attenti alle mosse di Mangiafuoco per capire quali saranno i burattini sacrificali e quali emergeranno vittoriosi, perche' tutti, scusa caro Bennato, hanno i fili.
* Head of China Economic Policy Program and Ass't Prof of Finance - Nottingham University Business School, China Head of China Program - Global Policy Institute Senior Research Fellow and Adjunct Professor of Finance -
Zhejiang University
(RADIOCOR) 28-09-15