Tempo a Milano - Cap. 2

Ah bello così però, il mio ETF short 3 sul wti è fermo bloccato, credo che lo chiudono. Praticamente non vinco mai.
Che le regole le facessero come gli pare mi era già chiaro ma porcate così proprio.
Ieri ha fatto +130% oggi già ero pronto a sfancularlo con un altra performance super.
Ed invece. Che truffa
 
I BAR SPARIRANNO
Addio al caffè al banco E a tanti bar converrà non riaprire

Ma se i clienti dovranno fare i conti con il cambio di abitudini consolidate da una vita, gli operatori del settore dovranno vedersela con una vera e propria rivoluzione, che li costringerà a ripensare del tutto alla loro attività, al punto che in tanti potrebbero addirittura chiedersi se sarà più conveniente riaprire o chiudere definitivamente.
Uno scenario troppo catastrofico? Forse sì, ma è quello che immagina Giacomo Pini, amministratore di Gp Studios, società di consulenza di ristorazione e turismo, esperto delle dinamiche che regolano l’universo horeca in Italia. «I bar saranno gli esercizi pubblici più penalizzati – avverte – anche se finora se n’è parlato ancora poco».

Tanti bar, soprattutto nelle città, si dedicano da tempo alla ristorazione, con i pranzi di lavoro. Come immagina il loro futuro?
È un segmento che potrebbe addirittura scomparire ed essere assorbito dagli alberghi che, a loro volta, perderanno la possibilità di organizzare meeting e conferenze. Mi riferisco in particolare agli hotel del segmento business, che dispongono di spazi molto ampi.

giacomo-pini.jpg

Giacomo Pini

Nei bar, invece, si è andati sempre nella direzione opposta…
Esattamente. Per loro, tutto diventa molto più complicato, a meno che non si reinventino con una sorta di cucina take away. Ma credo che sia abbastanza improbabile, perché il momento del pranzo per chi è in ufficio è l’unica occasione della giornata per staccare dal lavoro e uscire.

Quindi?
I metri quadrati costano, finora la tendenza è stata quella di restringere i tavoli, che ora misurano quasi sempre 60x60 cm. Non vedo tante alternative e questo vale anche per chi ha i dehors: converrà ancora pagare l’occupazione di suolo pubblico per avere 4 clienti in 10 metri quadrati?

E le consumazioni al banco?
Quelle spariranno e i locali che non hanno spazi per le sedute, vivranno situazioni davvero complicate. Bisognerà ripensare completamente all’offerta; qualcuno potrebbe sperimentare il servizio di consegna a domicilio, ma serve una struttura diversa, un’altra organizzazione e soprattutto altri investimenti. Ci sarà bisogno di un cambio a livello culturale.

Tutti seduti, dunque, ma anche questo implicherà una riorganizzazione del lavoro.
Certo. I retrobanco, per esempio, misurano in genere un metro o addirittura 80 centimetri, perché sono concepiti con l’idea di far muovere l’operatore il meno possibile, ma quando un bar è pieno e i baristi si scambiano di posizione… come faranno? Dovremo tutti mascherarli? Inoltre si porrà il tema del servizio e del prezzo. Oggi le consumazioni al tavolo costano di più, tuttavia toccare la leva dei prezzi non sarà facile, parliamo di una questione molto delicata. È impensabile andare al bar e spendere 2 euro per un caffè. Per queste problematiche, al momento, non ci sono soluzioni in campo e sarà difficile trovarne, a meno che non si cambi proprio il concetto di bar.
 
scusa, ma questo (e tanti altri) parlano come se l'emergenza durerà 'per sempre' (questo scomparirà, quest'altro cambierà, ecc. ecc.).
L'umanità convive da sempre con germi, virus e malattie. Si guarisce e si muore anche. Nel frattempo si vive. Da sempre. Anche la spagnola o l'asiatica sono passate e i bar non hanno mai chiuso, né 'sono cambiati per sempre'. Ora, una cosa è parlare di misure e cambiamenti organizzativi di qualche mese, una cosa è usare la parola 'sempre' (esplicitamente o implicitamente). Non li capisco proprio...

I BAR SPARIRANNO
Addio al caffè al banco E a tanti bar converrà non riaprire

Ma se i clienti dovranno fare i conti con il cambio di abitudini consolidate da una vita, gli operatori del settore dovranno vedersela con una vera e propria rivoluzione, che li costringerà a ripensare del tutto alla loro attività, al punto che in tanti potrebbero addirittura chiedersi se sarà più conveniente riaprire o chiudere definitivamente.
Uno scenario troppo catastrofico? Forse sì, ma è quello che immagina Giacomo Pini, amministratore di Gp Studios, società di consulenza di ristorazione e turismo, esperto delle dinamiche che regolano l’universo horeca in Italia. «I bar saranno gli esercizi pubblici più penalizzati – avverte – anche se finora se n’è parlato ancora poco».

Tanti bar, soprattutto nelle città, si dedicano da tempo alla ristorazione, con i pranzi di lavoro. Come immagina il loro futuro?
È un segmento che potrebbe addirittura scomparire ed essere assorbito dagli alberghi che, a loro volta, perderanno la possibilità di organizzare meeting e conferenze. Mi riferisco in particolare agli hotel del segmento business, che dispongono di spazi molto ampi.

giacomo-pini.jpg

Giacomo Pini

Nei bar, invece, si è andati sempre nella direzione opposta…
Esattamente. Per loro, tutto diventa molto più complicato, a meno che non si reinventino con una sorta di cucina take away. Ma credo che sia abbastanza improbabile, perché il momento del pranzo per chi è in ufficio è l’unica occasione della giornata per staccare dal lavoro e uscire.

Quindi?
I metri quadrati costano, finora la tendenza è stata quella di restringere i tavoli, che ora misurano quasi sempre 60x60 cm. Non vedo tante alternative e questo vale anche per chi ha i dehors: converrà ancora pagare l’occupazione di suolo pubblico per avere 4 clienti in 10 metri quadrati?

E le consumazioni al banco?
Quelle spariranno e i locali che non hanno spazi per le sedute, vivranno situazioni davvero complicate. Bisognerà ripensare completamente all’offerta; qualcuno potrebbe sperimentare il servizio di consegna a domicilio, ma serve una struttura diversa, un’altra organizzazione e soprattutto altri investimenti. Ci sarà bisogno di un cambio a livello culturale.

Tutti seduti, dunque, ma anche questo implicherà una riorganizzazione del lavoro.
Certo. I retrobanco, per esempio, misurano in genere un metro o addirittura 80 centimetri, perché sono concepiti con l’idea di far muovere l’operatore il meno possibile, ma quando un bar è pieno e i baristi si scambiano di posizione… come faranno? Dovremo tutti mascherarli? Inoltre si porrà il tema del servizio e del prezzo. Oggi le consumazioni al tavolo costano di più, tuttavia toccare la leva dei prezzi non sarà facile, parliamo di una questione molto delicata. È impensabile andare al bar e spendere 2 euro per un caffè. Per queste problematiche, al momento, non ci sono soluzioni in campo e sarà difficile trovarne, a meno che non si cambi proprio il concetto di bar.
 
scusa, ma questo (e tanti altri) parlano come se l'emergenza durerà 'per sempre' (questo scomparirà, quest'altro cambierà, ecc. ecc.).
L'umanità convive da sempre con germi, virus e malattie. Si guarisce e si muore anche. Nel frattempo si vive. Da sempre. Anche la spagnola o l'asiatica sono passate e i bar non hanno mai chiuso, né 'sono cambiati per sempre'. Ora, una cosa è parlare di misure e cambiamenti organizzativi di qualche mese, una cosa è usare la parola 'sempre' (esplicitamente o implicitamente). Non li capisco proprio...

Effettivamente è così, nel corso della storia umana ci sono sempre state
tragedie dovute a guerre e malattie. Nel 501 d.c ,mi pare, una grave forma
di peste causò tra i 50 e 100 milioni di morti.

Per intanto buongiorno a tutti :)
 

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