I BAR SPARIRANNO
Addio al caffè al banco E a tanti bar converrà non riaprire
Ma se i clienti dovranno fare i conti con il cambio di abitudini consolidate da una vita, gli
operatori del settore dovranno vedersela con una
vera e propria rivoluzione, che li costringerà a
ripensare del tutto alla loro attività, al punto che in tanti potrebbero addirittura chiedersi se sarà più conveniente riaprire o chiudere definitivamente.
Uno scenario troppo catastrofico? Forse sì, ma è quello che immagina Giacomo Pini, amministratore di Gp Studios, società di consulenza di ristorazione e turismo, esperto delle dinamiche che regolano l’universo horeca in Italia. «I bar saranno gli esercizi pubblici più penalizzati – avverte – anche se finora se n’è parlato ancora poco».
Tanti bar, soprattutto nelle città, si dedicano da tempo alla ristorazione, con i pranzi di lavoro. Come immagina il loro futuro?
È un segmento che potrebbe addirittura scomparire ed essere assorbito dagli alberghi che, a loro volta, perderanno la possibilità di organizzare meeting e conferenze. Mi riferisco in particolare agli hotel del segmento business, che dispongono di spazi molto ampi.
Giacomo Pini
Nei bar, invece, si è andati sempre nella direzione opposta…
Esattamente. Per loro, tutto diventa molto più complicato, a meno che non si reinventino con una sorta di cucina take away. Ma credo che sia abbastanza improbabile, perché il momento del pranzo per chi è in ufficio è l’unica occasione della giornata per staccare dal lavoro e uscire.
Quindi?
I metri quadrati costano, finora la tendenza è stata quella di restringere i tavoli, che ora misurano quasi sempre 60x60 cm. Non vedo tante alternative e questo vale anche per chi ha i dehors: converrà ancora pagare l’occupazione di suolo pubblico per avere 4 clienti in 10 metri quadrati?
E le consumazioni al banco?
Quelle spariranno e i locali che non hanno spazi per le sedute, vivranno situazioni davvero complicate. Bisognerà ripensare completamente all’offerta; qualcuno potrebbe sperimentare il servizio di consegna a domicilio, ma serve una struttura diversa, un’altra organizzazione e soprattutto altri investimenti. Ci sarà bisogno di un cambio a livello culturale.
Tutti seduti, dunque, ma anche questo implicherà una riorganizzazione del lavoro.
Certo. I retrobanco, per esempio, misurano in genere un metro o addirittura 80 centimetri, perché sono concepiti con l’idea di far muovere l’operatore il meno possibile, ma quando un bar è pieno e i baristi si scambiano di posizione… come faranno? Dovremo tutti mascherarli? Inoltre si porrà il tema del servizio e del prezzo. Oggi le consumazioni al tavolo costano di più, tuttavia toccare la leva dei prezzi non sarà facile, parliamo di una questione molto delicata. È impensabile andare al bar e spendere 2 euro per un caffè. Per queste problematiche, al momento, non ci sono soluzioni in campo e sarà difficile trovarne, a meno che non si cambi proprio il concetto di bar.