Tiscali, arriva Pompei con azioni e strategie
L’ex amministratore delegato e fondatore di Wind dai prossimi giorni alla guida della holding dell’Isp. Sarà anche socio. All’inizio con una quota dell’1% ma potrà anche aumentare. In attesa di fare l’operatore mobile virtuale
GIUSEPPE TURANI
Tommaso Pompei, uno dei migliori delle telecomunicazioni in Italia con un passato in StetTelecom e in Olivetti, da pochissimo uscito da Wind (dove era amministratore delegato e di cui era stato il fondatore) ha scartato tutte le offerte che gli sono arrivate dall'estero per approdare a Tiscali come amministratore delegato. Ma c'è molto di più di questo.
Una quindicina di giorni fa, a pranzo con amici, Pompei aveva pronunciato una battuta, alla quale sul momento nessuno aveva prestato molta attenzione, ma che oggi si rivela centrale. Già si sapeva che stava per uscire da Wind, e aveva detto: "Non so ancora dove andrò e che cosa farò. L'unica cosa sicura è che il mio prossimo impegno professionale non sarà più solo come manager, ma anche come imprenditore".
E infatti si viene a sapere che in Tiscali non entrerà solo come amministratore, ma anche come azionista. Partirà con una quota quasi simbolica dell'1 per cento, ma si sa già che la sua partecipazione è destinata a salire. E questo, al di là delle scelte personali di Pompei, significa un'altra cosa: e cioè che uno dei migliori uomini delle Tlc in Italia credere in Tiscali, al punto da volerne diventare oltre che gestore anche azionista.
Ma che cosa vuole fare Pompei di Tiscali? In realtà nessuno oggi è in grado di rispondere a questa domanda. Lui, d'altra parte, si insedierà solo l'11 novembre e quindi prima non parla e non dice nulla.
Per cercare di capire dove sta andando a parare Tiscali, quindi, non rimane che vedere che cosa è oggi questa compagnia e che cosa può diventare, anche sulla base di quello che è il pensiero di Pompei.
Tiscali è sostanzialmente un grande Internet Provider. Anzi, è l'unico Internet Provider italiano con una solida presenza all'estero.
Ha abbonati infatti in Italia, Germania, Olanda e Inghilterra. Come tutti gli Internet Provider oggi Tiscali vende l'Adsl e le telefonate. E' insomma, una discreta Telecom, forse più internazionale della stessa Telecom.
Dopo qualche anno di difficoltà, oggi Tiscali va abbastanza bene e non ha più rilevanti problemi di soldi. Si trova, in sostanza, esattamente nella condizione in cui può ripartire, può andare avanti.
Digerita la prima fase (quella tutta Internet), e le successive fasi di espansione all'estero e quindi di problemi finanziari, oggi Tiscali può davvero pensare a che cosa fare da grande.
Nelle scorse settimane erano circolate due voci. La prima è che la società fosse in trattative con il magnate delle televisioni Rupert Murdoch (da qualche tempo molto interessato a Internet), ma sembra che non sia proprio vero. La seconda è che Pompei si sarebbe portato in dote la rete fissa di Wind. Ma anche su questo punto non ci sono conferme e forse non è vero niente. Anche perchè la nuova proprietà di Wind sta appena cominciando a gestire la società e certo non può far fuori la rete fissa nel giro di appena qualche settimana. Semmai, se ne parlerà fra qualche mese o qualche anno. Ma a quel punto è possibile che tutto lo scenario, italiano e internazionale, delle telecomunicazioni sia diverso da oggi.
Ma allora Pompei che cosa vuole fare? Si potrebbe rispondere con una sola parola: convergenza. Ma questo spiegherebbe molte cose agli addetti ai lavori, non agli altri.
Per convergenza si intende la convergenza fra Internet e i telefonini. Le stesse cose che si mandano in rete attraverso Internet possono andare anche sui telefonini (filmati, videoclip, telegiornali, ecc.).
Questa è l'idea fissa di Pompei (e, per la verità, di molti altri esperti del settore).
Ma, si dirà, quale convergenza, visto che Tiscali non ha telefonini? E' vero che la società aveva fondato, inizialmente, quella che poi è diventata 3, ma ne è uscita da tempo. E allora?
E allora accade che nel 2008 faranno il loro debutto gli operatori "virtuali" di telefonia cellulare. Operatori, cioè, che non hanno una rete (e quindi nemmeno una licenza), ma che passano attraverso la rete di altri (pagando, ovviamente). In Italia sembra che ci sia una mezza idea di anticipare questa scadenza al 2007.
E quindi Tiscali, che oggi ha solo Internet, nel giro di un anno o due potrebbe, se lo riterrà opportuno e se i piani industriali saranno convincenti, avere i suoi telefonini e lavorare quindi alla convergenza fra le "trasmissioni" (e i servizi vari)su Internet e quella sui telefonini.
In sostanza, Pompei è stato chiamato (anche perché la cosa gli piace molto) per lavorare alla seconda stagione di Tiscali. Per catapultare Tiscali nel mondo multimediale, fatto di tv, di contenuti di ogni tipo che viaggiano su vari supporti: in rete per quanto riguarda Internet e nei cieli per quanto riguarda i telefoni cellulari.
Per il momento, la strategia "visibile" di Tiscali e di Pompei è questa. Non si ripiega, non si vende al primo che passa, ma si cerca di piazzarsi in un buon posto in avanti, nelle prime file.
Poi, si vedrà che cosa succede. Che cosa farà Wind e che cosa faranno gli altri operatori, sia di rete fissa che cellulari.
In realtà, l'arrivo di Pompei a Tiscali significa solo una cosa, e cioè che i giochi nel mondo delle telecomunicazioni sono già ripartiti e che, ancora una volta, sarà la compagnia fondata da Renato Soru (oggi governatore della Sardegna) a fare un po' da guastatore e da apripista. O, comunque, a movimentare un po' le strategie del settore.