Titoli & commodities al vaglio 2010

...ecco il gas ...sembra quasi in fondo su questo futures ...va incrociato con euro/dollaro quindi per etf è tutto da vedere e non ho gli studi su questi ...si potrebbe pensare a tre ingressi ...un non lev in attesa sui tg ...ed un lev dopo ripartenza conclamata dal primo o ripartenza semplice dal secondo

FreeWind69;1827358[B ha scritto:
]...non ci sono stati grossi volumi dopo l'ultimo candelone ...potrebbe avere nelle gambe un'altra buona escursione verso l'alto[/B] ...gli oscillatori si stanno tirando un pò e ci si stanno disegnando delle figure di ritraccio ...forse bisognerebbe provare a farle correre mettendosi in vendita da subito sull'esagerazione

buon giorno a tutti,
grande free :up:

i futures stanno parlando troppo chiaro... son solo le 8 del mattino :rolleyes:

a brescia 7 gradi... chissà come stà il ns. wind :)
 
Mercati, ecco la regola per guadagnare: investite come fa Ben Bernanke
Negli asset finanziari, come dice Pimco, bisognerà continuare a comprare quello che compra la Federal Reserve (i bond, e indirettamente tutto il resto) e vendere quello che la Fed vende (il dollaro)

Il mandato duale della Fed e' pensare all’inflazione ma anche all’occupazione. Il mercato crede in buona fede di pensare anche lui all’occupazione. Dopotutto è adrenalina allo stato puro quella che scorre nel sangue dei trader ogni giovedì per i jobless claims, per non parlare delle palpitazioni nei secondi che precedono l’employment report il primo venerdì del mese.

Ai mercati, tuttavia, non importa nulla dell’occupazione come bene in sé (questo è un giudizio di fatto, non di valore, sia chiaro). Zero, centomila o trecentomila nuovi posti di lavoro significano per bond e borse più o meno crescita e tassi e utili in discesa o in salita. In una fase come questa, in cui i tassi sono a zero e gli utili sono alti e crescenti, i mercati sono a posto e non chiedono altro.

La Fed no. Non bastano l’inflazione bassa, la produttività elevata, la crescita decente e gli utili eccellenti. Non basterebbe nemmeno (e questo il mercato fa fatica a capirlo) una crescita buona o molto buona se a questa non si accompagnasse un assorbimento della disoccupazione. Questo e niente di meno chiede invece la legge che regola la Fed. Questo chiede anche il buon senso politico di un governatore che non voglia vedere il suo mandato revocato dal Congresso o, peggio ancora, la Fed trasformata d’autorità in un ufficio del Tesoro.

Con un’inflazione troppo bassa e una disoccupazione troppo alta la Fed si trova nella situazione di chi ha un lavoro fin troppo pagato e soddisfazioni professionali vicine a zero (o il contrario). Una situazione insostenibile. Meglio, molto meglio, un’inflazione al 4 per cento e una disoccupazione al 6 piuttosto che tenersi l’inflazione all’1 e la disoccupazione quasi al 10. Di solito queste sono cose che un banchiere centrale può pensare ma non dire, ma un centrista del Fomc come Evans non ce l’ha fatta a trattenersi e l’ha detto.

Naturalmente c’è chi, come la Bce, afferma severo come la vecchia Bundesbank di guardare solo alla bellezza interiore della virtù (la stabilità dei prezzi). La bellezza esteriore (la crescita) se c’è bene, se non c’è non fa niente. Martin Lutero prese in sposa la suora Katharina von Bora. Nessun dubbio sulla sua virtù, sulla sua bellezza ognuno si farà un’idea osservandola nel ritratto di Cranach il Vecchio.

Axel Weber della Bundesbank critica i facili costumi della Fed, dedita alla stampa e allo spaccio di dollari. Weber però non ha in casa sua il problema della disoccupazione. Grazie alle esportazioni (e grazie anche alla Kurzarbeit, il lavorare meno per lavorare tutti) i posti di lavoro sono oggi gli stessi di prima della crisi e continuano ad aumentare.

Si dirà che questo è il risultato della virtù, anche se Lutero si battè strenuamente contro l’idea della grazia attraverso le opere. Può essere, ma ogni volta che la Germania ha avuto problemi di occupazione o di export (li ebbe entrambi nel 2005) né Weber né i suoi hanno avuto niente da ridire contro la svalutazione dell’euro, un’altra delle pratiche suggerite dal demonio.

Tornando all’America, è bene soffermarsi su alcune sfumature di differenza tra le posizioni all’interno del Fomc. C’è la minoranza dei duri, che non sono poi nemmeno così tosti, dal momento che chiedono rispettosamente, come Honig, di non fare QE e di cominciare invece ad alzare i tassi non subito, si noti, ma nel caso in cui l’economia prenda seriamente ad accelerare.

Poi c’è la maggioranza, che vuole il quantitative easing, ma con importanti differenze. Bullard vuole che sia in funzione dell’andamento macro. Gli altri, la maggioranza della maggioranza, quelli che alla fine risulteranno decisivi, vogliono il quantitative easing senza condizioni.

In pratica la Fed che conterà nei fatti è molto più espansiva di quanto il mercato continui a credere. Abbiamo in mente, ad esempio, la recente analisi strategica trimestrale di BCA, una miniera di spunti brillanti molto bene argomentati, in cui tuttavia si ipotizza, partendo dal fatto obiettivo che i rendimenti reali lungo gran parte della curva sono negativi e che la crescita potrebbe riaccelerare, un ritorno dei decennali verso il 4 per cento nel 2011.

Una posizione bullardiana, intellettualmente molto degna, ma non la posizione di Bernanke, di Dudley, di Evans e della Yellen che sta per arrivare.
Certo, nemmeno la maggioranza della maggioranza potrà fare tutto quello che vuole. Dovrà mediare con la minoranza e soprattutto dovrà evitare che i bond vigilantes vengano sfiorati dal sospetto. Un piccolo aumento dei tassi nominali a un certo punto sarà effettivamente possibile, ma ai tassi reali negativi Bernanke e la Yellen non rinunceranno. I rendimenti dei bond verranno lasciati crescere non se ci sarà crescita economica, ma solo se ci sarà un corrispondente aumento dell’inflazione.

Le borse hanno fatto molto negli ultimi due mesi ma non sono certo care e, in mancanza di ostacoli, saliranno ancora. Gli ostacoli possibili più citati, come un’eventuale impasse in Congresso che porti per difetto a un aumento generalizzato delle tasse con l’anno nuovo, appaiono molto improbabili. Un eventuale nulla di fatto al G20 di Seoul indebolirà ulteriormente il dollaro e sosterrà per questa via borse e materie prime.

Negli asset finanziari, come dice Pimco, bisognerà continuare a comprare quello che compra la Fed (i bond, e indirettamente tutto il resto) e vendere quello che la Fed vende (il dollaro). Nelle materie prime bisognerà continuare a comprare quello che compra la Cina (il rame) e lasciare stare quello di cui la Cina in questo momento non ha particolare bisogno (alluminio e acciao). La Cina ha bisogno di rame non solo per l’imponente piano di edilizia popolare che la terrà occupata nei prossimi anni, ma anche per i piani di miglioramento della rete elettrica. Di smart grid parlano in molti nel mondo, a partire dagli Stati Uniti. Qualcuno ne fa un po’, qualcun altro ne fa di più. La Cina ne parla poco e lo fa più di tutti.
 
Buongiorno a tutti.....



Mercati: i dati macro italiani ed esteri di oggi
MILANO (MF-DJ)--Questi i dati macro-economici attesi per oggi sulla basedelle indicazioni dell'Ufficio Studi e Analisi Finanziaria di Banca Imi:

LUNEDI' 18 OTTOBRE *USA: 15h00 - flussi netti capitali esteri (precedente: +63,7 mld usd)
15h15 - produzione industriale settembre (precedente: +0,2% m/m previsione: +0,2% m/m; consenso: +0,2% m/m)
16h00 - indice Nahb mercato immobiliare ottobre (precedente: 13 punti; consenso: 14 punti)

*Si segnala il vertice dei ministri delle finanze dell'Eurogruppo inLussemburgo *Si segnala il discorso di Dennis Lockhart, presidente della Fed diAtlanta, previsto per le 18h30 *Si segnala il discorso di Mervey King, presidente della BoE, previstoper le 01h00
 
Nella notte è stato trovato l’accordo tra istituto e sindacati sugli esuberi della banca, nell’ambito del progetto di riorganizzazione del gruppo denominato Banca Unica. In uscita ci saranno complessivamente 4.700 dipendenti.
 
ci sono le basi per ulteriori interventi?
lo zio ben non si pone limiti...

:-?



Le speculazioni circa le prossime mosse della Federal Reserve sono finalmente state risolte da Bernanke venerdì con le parole “there would be a case for further action” che in italiano somiglia a “ci sono le basi per ulteriori interventi”. Il dollaro USA ha mostrato una reazione quasi da Payrolls, con una volatilità veramente notevole che ha riportato l’EurUsd da 1,4150 a 1,3936. L’Aussie, che ha toccato la parità poco prima che Bernanke parlasse, ha chiuso venerdì a 0,9880. QE2 non è più un’incognita, e rimane da vedere la dimensione dello stimolo: la Fed è preoccupata per il tasso elevato di disoccupazione e vede un rischio crescente per la deflazione. Attenzione: la Fed non utilizza la parola “Deflazione” con leggerezza, quindi il rischio è reale (il wording, come sappiamo, è stato a volte più market mover delle mosse stesse, basti pensare per esempio a Trichet che, dopo le decisioni sui tassi della BCE, faceva salire l’euro durante la conferenza stampa che seguiva la comunicazione delle decisioni dell’istituto centrale). La banca centrale americana dovrà anche rivedere la propria politica di comunicazione delle proprie analisi e decisioni, perché dopo il “misticismo” di Greenspan, lo stile asciutto di Ben Bernanke sembra aver dato sostegno al mercato ma si vuole andare oltre ed ancorare maggiormente le aspettative di mercato in maniera da poter infondere più fiducia possibile (e trasparenza) al mercato, senza perdere la propria indipendenza. In ogni caso, per questa settimana gli investitori guarderanno alla “pioggia” di utili aziendali che arrivano: diverse blue-chip rilasceranno i propri utili questa settimana, come IBM, Bank Of America, Johnson&Johnson, Caterpillar, McDonalds, American Express e Verizon. Se non bastasse, anche i giganti della finanza diventano protagonisti: Citigroup, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Wells Fargo; infine arrivano anche Apple e Yahoo. Fin’ora le aziende che hanno pubblicato gli utili del 3° trimestre sono state molto positive e l’83% ha battuto le stime degli analisti.

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EurUsd – grafico 240 minuti

Ora che il mercato ha pienamente “scontato” le mosse di Ben Bernanke, gli utili aziendali imposteranno il tono della settimana di trading. Passando ad una notizia politicamente importante, il Tesoro americano ha posticipato il rilascio del report sui manipolatori delle valute e questo potrebbe essere una mossa conciliatoria verso la Cina per dare il tempo necessario alla PBOC a rivalutare gradualmente lo Yuan. Questo dopo i commenti cinesi secondo cui “lo Yuan non dovrebbe essere utilizzata come un capro espiatorio per le problematiche americane” e “ procederemo con le riforme valutarie con il nostro passo”. Laddove gli USA vorrebbero una rivalutazione del 10%, la Cina sembra disposta a concedere un 3% al limite. Certamente i TICS di oggi illustreranno i flussi di dollari e la domanda generale da parte degli investitori internazionali; peccato che siano riferiti ad agosto e non a settembre, dove c’è stata comunque più attività. Passando all’Eurozona, i nostri policy maker sono preoccupati per la guerra valutaria e in particolare vorrebbero impedire che si trasformasse in una “corsa alla svalutazione”. Rimane il fatto che settembre ha visto grandi rialzi dell’euro che avrà sicuramente influito sulla fiducia degli investitori e degli analisti, e sugli utili aziendali. A livello di dati macroeconomici, questa settimana vedremo lo Zew e l’IFO. Questa settimana sarà importante anche per il Loonie: decisione sui tassi, report sulla politica monetaria, leading indicators, vendite al dettaglio e prezzi al consumo. La BoC non dovrebbe alzare i tassi vista l’incertezza che irradia dalla Federal Reserve e visto che l’economia canadese è molto legato all’economia a stelle e strisce.
Passiamo ora all’analisi tecnica cominciando dall’immancabile eurodollaro, sul quale abbiamo assistito al più classico dei “buy the rumor, sell the news” ipotizzato nelle ultime due settimane. Il mercato ha infatti consolidato dei guadagni di chi deteneva posizioni lunghe di euro, in virtù del fatto che dopo la volatilità iniziale sulle parole della Fed, si è cominciato ad assistere ad acquisti di dollari che hanno riportato la quotazione sotto 39 figura. Interessante notare come intorno ad area 1.4010/30 (lo si nota meglio da un grafico a mezzora) i prezzi abbiano trovato un’area di congestione (ricordate che questo livello era individuato come supporto di breve propedeutico a maggiori salite dell’EurUsd). Ora, il punto, o meglio l’area da tenere sotto controlla affinchè non si intraprenda la strada verso 1.3500 è dato da 1.3780/50 (sul grafico in pagina è possibile notare il supporto statico disegnato in nero ed il passaggio del supporto dinamico dato dalla media mobile esponenziale a 100 periodi) e da 1.3700, individuabile su un grafico orario a partire da un bel massimo fatto segnare ad aprile e coincidente con la media mobile esponenziale a 21 periodi, anch’essa utilizzabile come supporto dinamico).
Stessa reazione di iniziale vendita di dollari sulle parole di Bernanke, seguita da un fulmineo riacquisto sul UsdJpy, che non è però stato in grado di riportarsi sopra 81.50, punto che sarà da osservare insieme a 81.75 con attenzione, in caso di tentativo rialzista della quotazione e che potrebbe fungere da resistenza. La tendenza rimane senza dubbio ribassista e occorrerà rompere il doppio minimo fatto segnare venerdì a 80.86 per poter assistere ad ulteriori indebolimenti del dollaro. Ricordiamo che il minimo assoluto, fatto segnare dal cambio nel lontano ’95 è stato a 79 e ¾. Per assistere ad una ripresa duratura però, occorre tenere ancora sott’occhio area 83.00. Sull’euroyen ha funzionato perfettamente il livello di resistenza individuato intorno a 114.70 e dopo la rottura a ribasso dei supporti passanti per 113.90-114.00 abbiamo effettivamente assistito ad un indebolimento del cambio che ora trada in area 112.60. Le sorti di esso dipenderanno in forte misura dai movimenti dei cambi originali ad esso legati, tecnicamente sarà 111.50 l’area importante da tenere sotto controllo. Per quanto concerne il cable è utile notare come il supporto a 1.5915 abbia funzionato in maniera perfetta ed ora, in caso di sua tenuta potremmo rivedere la quotazione in area 1.6000. Potremmo assistere ad un’ulteriore discesa del cambio soltanto in caso, a nostro avviso, di una ripresa generale dei dollari e dovremo, a quel punto, tenere come punto di riferimento 1.5850, coincidente con la media mobile a 100 du un grafico a 4 ore, che fin’ora ha funzionato come buona linea di supporto dinamico.
Bella ripresa del UsdChf che si è riportato sopra 96 figura e che potrebbe tantare, sempre in caso di acquisti di dollari generalizzati, ad attaccare area 97.00, baluardo (estendibile fino a 97 ¼, bel massimo di settimana scorsa) che se rotto potrebbe aprire la strada verso 98 ¾, 99 ¼. A ribasso chiaramente, il punto è dato dai minimi assoluti.
Rotta la trandline cominciata lo scorso 10 settembre sul cambio EurGbp, occorre ora fare attenzione a 87.00 nel brevissimo mentre ad 86.30 per chi sta mettendo in piedi operazioni di più ampio respiro. Una rottura di questi livelli potrebbe aprire la strada verso 85.50. Concludiamo velocemente con l’EurChf, osservando come anche venerdì la media mobile a 100 su un grafico daily abbia funzionato da resistenza dinamica. Per assistere a movimenti importanti dobbiamo attendere ad una rottura o di questi livelli, o della media a 21, che stanno contenendo la volatilità del cambio
 
L’agenzia Fitch ha segnalato che le probabilità di un taglio del rating di Enel, ora fissato ad “A-” non sono elevate, in quanto la società si trova sulla giusta direzione nel cammino della riduzione del debito. Le prospettive sul rating per i prossimi trimestri, quindi, restano stabili.
 
Tema: riserve auree delle banche centrali. Prima cosa da dire: non si sa se ci sono e quante sono, perché JP Morgan, Goldman Sachs e compari le hanno messe sul mercato e dato alle banche una ricevuta che non vale nulla. Un controllo indipendente è impossibile, Ron Paul docet. Ricordiamo che dal 2008 è lo stato a salvare le banche, quindi le ricevute delle banche non hanno valore. Non si può ricomprare sul mercato l’oro già venduto; il prezzo esploderebbe e questo farebbe crollare il fiat-system. Per info, si consulti il sito del GATA, Gold Anti Trust Action Committee (http://www.gata.org/). Essendo queste mie note diffuse gratuitamente, non posso dedicarci troppo tempo. Il lettore dovrà fare ricerche personali.

Seconda cosa da dire: le riserve auree non vendute sono in gran parte prese in ostaggio dalle forze armate dell’Impero chiamato USA (non è chiaro chi stia dietro questa sigla). L’Impero vinse l’ultima guerra mondiale e quindi i profitti della deindustrializzazione delle nazioni sconfitte, Germania in primis, sono stati pagati in dollari e non in oro. Inoltre gli aumentati attivi in oro della Germania, post anni ’50, sono comunque rimasti nella disponibilità delle forze vincitrici. Ecco dove sono locate le riserve auree di Germania:

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Come vedete, sono sequestrate nel cuore del sistema imperiale, 33, Liberty Street, New York. Stesso dicasi per le riserve della cosiddetta Repubblica Italiana. Si vadano a riprendere al succitato indirizzo. Con una carica di bersaglieri. Chi segue le mie note dal 2002, sa cosa fare. Oro e argento fisico in possesso privato, 100%, non sequestrabile.
 

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