buon giorno a tutti,
ci sono i volumi sul gas?
"La Grecia va salvata"
Ci crede anche Berlino
Il presidente della Bundesbank apre: «Siamo obbligati a farlo»
La Grecia va salvata»: lontano da orecchie indiscrete, in questi giorni di febbrili trattative attorno alla ristrutturazione greca il presidente della Bundesbank Jens Weidmann avrebbe condensato in questa frase la sua idea sull’estenuante negoziato in corso da mesi. Anche se la Bce continua a smentire un coinvolgimento nella trattativa sul taglio del debito greco volontario, sono settimane che si ragiona attorno al «piano B» tra le principali cancellerie europee e Francoforte. Anche perché nell’Eurotower c’è piena consapevolezza che un fallimento greco avrebbe ancora effetti devastanti sul resto d’Europa. La soluzione, secondo indiscrezioni, potrebbe venire da Bruxelles, dal Consiglio europeo che comincia domani e potrebbe togliere le castagne dal fuoco anche alla Bce. I titoli detenuti da Francoforte verrebbero ceduti al governo greco che per affrontare le perdite attese da circa 15-20 miliardi riceverebbe nuovi aiuti europei che si aggiungerebbero al nuovo pacchetto già previsto da 130 miliardi facendolo salire a 145-150 miliardi (e bloccato proprio in attesa di un accordo sulla ristrutturazione).
Una soluzione che aiuterebbe anche il negoziato tra i creditori privati e il governo greco che per la milionesima volta è stato dichiarato ieri «vicino a una soluzione»: i 15-20 miliardi diluirebbero l’onere pagato dagli altri detentori di bond. Il problema è che in Portogallo la situazione si sta aggravando e l’Italia e la Spagna non sono ancora al sicuro da un effetto domino che travolgerebbe inevitabilmente i rendimenti sui loro titoli, al riparo solo da pochissimi giorni dall’ondata di sfiducia che li aveva messi sotto pressione per tutto l’inverno. La situazione è ancora troppo delicata, insomma, per «lasciar andare la Grecia al suo destino», l’epilogo che in molti (troppi) ambienti finanziari viene ormai dato per scontato.
C’è inoltre il fatto che l’Fmi e alcuni creditori hanno cominciato a fare pubblicamente pressione perché Francoforte sia coinvolta dall’haircut. E qualcuno sta iniziando a additarla esplicitamente come capro espiatorio di un eventuale fallimento delle trattative tra i privati e il governo di Atene. «La Bce non può fare la figura dell’unica istituzione che non accetta sacrifici e intascherà solo i ricchi rendimenti dei titoli greci» sintetizza brutalmente una fonte vicina al dossier. E pazienza se è anche l’unica istituzione che ha accettato per mesi bond greci come collaterale dalle banche assetate di liquidità.
C’è un problema legale, però, che frena la Bce molto più del nodo delle eventuali perdite sui circa 40 miliardi di euro detenuti in titoli dalla Bce e che verrebbero comunque spalmate su tutto l’Eurosistema. E’ il fatto che in base ai Trattati la Banca centrale europea non può partecipare al salvataggio di un Paese dell’Eurozona come accadrebbe nel caso dello scambio tra vecchi titoli e nuovi che è alla base del negoziato in corso. Dunque si era profilata da giorni l’idea di «girare» i titoli di Stato greci in mano all’Eurotower (il debitore singolo più grande, tra l’altro) al fondo salva-Stati Efsf. Nelle ultime ore, tuttavia, starebbe guadagnando quota tra i governi europei la soluzione di girare i bond in mano alla Bce direttamente ad Atene assumendosi l’onere delle perdite. Ma vincolando il secondo pacchetto di aiuti da 145-150 miliardi di euro a condizioni dure. La Germania, com’è ormai noto, chiede addirittura un commissariamento della Grecia. Una soluzione, d’altra parte, che spazzerebbe dal tavolo l’ipotesi di un coinvolgimento della Bce nel negoziato diretto. E che sarebbe anche politicamente più digeribile: i bond greci, infatti, tornerebbero in mani greche.