Meglio sentire più campane...
Alberto Bagnai, l’economista anti-euro telecamerizzato
30 maggio 2013
By
Ars Longa
Eccolo ancora Ars Longa, il sagace fustigatore delle propensioni criminali -dice lui- dei liberisti. Se devo dire la verita’ non sono d’accordo su niente di quel che dice, il fatto pero’ e’ che lo dice bene, e questo ai miei occhi e’ gia’ un gran merito. Poi qualche volta ci prende pure, ma non vi diro’ mai quando, almeno secondo me, cio’ accade. Questa volta fulmina Bagnai, l’economista con l’euro che gli e’ andato di traverso. Avra’ ragione Ars Longa? Chissa’. Luciano Priori Friggi.
Alberto Bagnai
Ne ho parlato di striscio. E francamente non meriterebbe di più. Ma è un caso umano che ben dipinge la deriva degli economisti italiani. Anni fa la star era l’imprenditore e la parola “manager” infarciva qualsiasi curriculum. Oggi la star sono gli economisti. Parliamoci chiaro: non tutti gli economisti, ma quelli che hanno fiutato odore di potere. Quando li vedo apparire in televisione mi fanno pensare a quei medici che nelle grandi ondate di peste dispensavano mignatte ai malati e nulla più. Ma si sa: quando la gente è disperata fa appello a chiunque. Nei talk-show ci vuole l’economista, basta uno qualsiasi, uno che dica un paio di imbecillità e magari le dica in modo un po’ curioso. Così abbiamo Boldrin che se ne va in televisione con la sua solita camicia semiaperta, la barba caprina, l’aria di quello che sì, insegna, ma sa godersi la vita. Un misto tra un vitellone e Michele, l’intenditore del Glen Grant, C’è poi Zingales che supplisce ad un evidente disagio nel pronunziare certe consonanti assumendo l’aria annoiata del compagno di banco secchione. Il registro di Bisin è l’aria alla Briatore, quello di Zingales è l’antipatia recitata con tono nasale. Ma se questi sono gli economistar liberisti sotto altre tendenze non si scherza. Ne è l’esempio Alberto Bagnai. Il nostro eroe ha trovato il bandolo della matassa pigliando coraggiosamente l’ascia di guerra contro l’euro. Il problema è che – non so quanto furbescamente – Bagnai ha capito che a parlare di Euro sic et simpliciter si finisce in televisione. Intendiamoci, anche su queste pagine virtuali, s’è parlato assai male dell’Euro. Ho già detto varie volte che la Grecia avrebbe fatto bene a uscire dall’Euro e che l’Islanda ci ha dato un esempio importante. Ma il problema è che a prendere l’Euro come un “per sé”. come la somma di tutti i mali è una fessaggine. Sorvolo sulla dialettica che Bagnai sfodera sul suo blog, un parlar oscuro inframmezzato da volgarità. Il problema di Bagnai è che ha trovato un calcagno da mordere e non lo molla.
La fessaggine che Bagnai spaccia e che lo ha condotto ad essere l’economistar alternativo ai già citati Bisin & Zingales, è che tutto il problema nasca dall’essere agganciati all’Euro. A seconda delle trasmissioni addolcisce la pillola parlando di una possibilità di Euro governato alternativa all’uscita. Ma la gallina dalle uova d’oro è la litania: l’Euro non funziona, è fatto male ed è tutta colpa dell’Euro. Certo che Bagnai non può pensarlo veramente. La crisi non è con tutta evidenza frutto dell’Euro, semmai l’Euro – nato male, se non malissimo – con le sue debolezze e squilibri ha dato una bella mano alla crisi. Semplicemente Bagnai per starsene davanti alla telecamera è costretto a semplificare sino al grottesco. Questa necessità semplificatoria alla fin fine riduce la “divulgazione seria” che Bagnai si vanta di diffondere, ad una macchietta.
Ars Longa
Ma la macchietta funziona. Schiere di adoranti fans accolgono questo verbo come i malati di peste sussultavano di piacere vedendo arrivare il medico con le mignatte. Ma come il medico del Seicento che non aveva alcuna idea di quali fossero le cause della peste, Bagnai si accanisce sul bubbone scoppiato sulla pelle del malato.Applica il salasso e via.
Sarebbe infatti difficile per un economista di provincia spiegare le noiose cause sistemiche della crisi che stiamo attraversando. Già è difficile su un blog figuriamoci in televisione. Recentemente è apparso nelle librerie un libro di David Harvey, dal titolo “L’enigma del capitale”. Un libro affascinante che – con grande semplicità – fornisce una spiegazione della crisi che stiamo attraversando. E siccome Harvey – povero lui – ha insegnato ovunque meno che a Pescara a differenza di Bagnai fa un lavoro serio. Non deve andare in televisione, non deve cercare di vendere i suoi libri mettendo la copertina al posto della foto nel profilo di Twitter. provate ad indovinare quante volte Harvey in 309 pagine di analisi nomina l’Euro? Neanche una volta. Ed una ragione c’è: Harvey fa una analisi sistemica, Bagnai va in televisione. Scegliete voi.
Ars Longa – “irradiazioni” blogger